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- Il vecchio
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- Il vecchio (così lo chiamavano tutti in
paese, perché non si sapeva quale fosse il suo
nome, o forse non ne aveva neppure uno) entrò
con discrezione quasi religiosa, come sua abitudine.
Gli metteva paura l'idea che fosse la sua figura grave
e massiccia a smorzare il ronzio cantilenante delle
chiacchiere dei paesani. Gente modesta, in gran parte
pescatori come lui, che la sera si ritrovavano a
svuotare la loro giornata e il boccale di scura. Il
vecchio richiuse piano la porta, percorse con una
lenta occhiata il locale da destra a sinistra, quasi
cercasse un tavolo libero. Ma tutti sapevano che il
vecchio sedeva anni testardamente allo stesso tavolo,
sebbene nessuno fosse mai riuscito a sapere
perché; nessuno aveva mai osato sedersi a quel
tavolo, quasi temendo di irritare una divinità
bonaria ma severa con un gesto che a tutti (nessuno
escluso) sarebbe apparso sacrilegio.
- Il vecchio si riaggiustò il collo del
cappotto, appoggiò la mano al muro e diresse i
suoi passi verso un vecchio tavolo di quercia ,
proprio nell'angolo più buio del locale, non
distante però dal focolare in cui ardeva
guizzante un grosso ceppo. La luce fioca delle poche
lanterne ad olio gli era sempre piaciuta, fin da
bambino, quando suo padre lo portava là dove
c'era la vita, diceva, a sentire i discorsi degli
uomini. Ora sapeva che in fondo suo padre aveva
ragione. Ora che aveva visto città brulicanti e
operose formiche, tormentate da luci metalliche e
irreali che violavano la verginità religiosa
della notte, dove la luna era quasi come una palla di
Natale, solo un po' più grossa e goffa, che lui
pensava da bambino poter spegnere e accendere con un
bottone, beh, ora che aveva visto tutto questo, capiva
il senso delle parole di suo padre. Non rimpiangeva di
essere scappato di casa ancora fanciullo; no, questo
no! Ma dopo tanti anni riusciva ancora a stupirsi che
suo padre non lo avesse cercato, e di come lo accolse
quando lo vide tornare stanco e deluso, senza rancore
nella voce, senza astio nel cuore. Era proprio il
ricordo violento di quelle luci fredde, scolpito
indelebilmente nella sua anima, che gli permetteva ora
di godere con una gioia intatta giorno dopo giorno,
quasi miracolosamente autoricreantesi di volta in
volta, della fiamma sonnolenta e tremolante nascosta
dietro alle ragnatele di quelle lampade...
- Il tepore del focolare non tardò ad
arrossare le sue guance e la fronte bassa e rugosa,
tanto che lentamente si aprì il cappotto sul
petto, incrociò le mani posando i gomiti sul
tavolo, e rimase lì quasi immobile, lo sguardo
fisso verso chissà dove.
- Dinanzi a lui il futuro, il presente e il
passato nelle braccia irsute di un giovane pescatore,
schiumante di rabbia mentre raccontava come quel
grosso pesce spada gli era scappato dopo un'ora di
lotta, e le risate di scherno dei compagni, sempre
composte,mai eccessive, rinchiusi fra le pareti
ovattate di un mondo senta tempo. Il vecchio si
lisciò la folta barba bianca; le sue labbra
dure accennarono un sorriso benevolo. Poi, lento,
cominciò con cura a sistemare il tabacco nella
pipa, la accese, e cominciò calmo a sbuffare.
Non disse una parola, ma in compenso ascoltava in
silenzio i discorsi dei ragazzi, e gli piaceva
rinnovare il piacere di sentire l'incoscienza dei
vent'anni, il profumo delle ragazze in fiore, le corse
a piedi nudi sulla spiaggia, accarezzati dal tepore
del sole, o le notti in barca in solitudine; gli
sembrava ogni volta di sentire lo sciabordare delle
onde sullo scafo, il guizzare dei pesci, e il maestoso
silenzio del mare.
- Si alzò, fece solo un leggero cenno di
saluto col capo, e uscì. Si riassestò il
cappotto per respirare le folate gelide del vento
d'inverno e si avviò con passo grave verso la
spiaggia deserta. Sebbene fosse ormai notte inoltrata,
riusciva con chiarezza a distinguere le povere barche
dei pescatori ancorate sulla riva. Alzò lo
sguardo verso la luna, vide quanto era tonda e
luminosa, e sorrise. Pensò alle barche che non
c'erano, perché erano fuori al largo. Ma non
c'era pericolo con questa luna, chi lo sapeva meglio
di lui? Ebbe un fremito improvviso, insensato; strinse
i denti, si fece cupo. Un lampo quasi diabolico
percorse i suoi occhi, una scintilla inattesa, un
pensiero folle, di quelli che accendono il cuore a
vent'anni. Scoprì la sua vecchia barca, la
accarezzò, la spinse in acqua e vi balzò
dentro con un'agilità che lo sorprese. Prese a
remare con una foga assurda, tanto da non sentire
neppure la fatica.
- Si accorse di ansimare solo quando fu al largo,
ma il cuore gli scoppiava di entusiasmo, per che di
fatica. Aveva cercato quella solitudine, era andato a
stanarla.
- Voleva riabbracciare il mare, cui doveva
così tanto, e che ancora non rifiutava di
svelargli i suoi infiniti segreti. Si accorse di avere
gli occhi lucidi quando vide le poche luci del
villaggio più tremolanti del solito. Osservare
il mondo lontano dalla riva... lontano abbastanza per
vederlo tutto insieme, in una volta, ma non
così tanto da pensare che non ti appartenga. Il
vecchio remò freneticamente ancora per
mezz'ora, poi stremato, si distese sul fondo della
barca.
- Cominciava a tremargli la vista ormai, non
riusciva a rialzarsi, neppure appoggiandosi sui gomiti
e facendo leva su di essi. Sapeva che non sarebbe
più riuscito a tornare a riva da solo, e non
gli restava altro da fare che aspettare. Il mare
avrebbe deciso la sua sorte, e questo pensiero gli era
dolce. Abbozzò un sorriso affaticato,
sospirò, poteva vedere ormai solo il cielo
sopra di lui; non riusciva più ad alzare la
testa sopra il bordo della barca, non vedeva
più la costa e neppure il mare stesso. Poteva
ascoltarlo però, e cercare di decifrarne il
linguaggio nello sciabordare delle onde contro la
chiglia della barca. Tutte le cose avevano una loro
voce, tanto più il mare... bastava solo saper
ascoltare, soleva dire il vecchio ai ragazzini ansiosi
che in cerchio attorno lui gli chiedevano casa succede
là, quando si lascia la riva per consegnarsi
all'umore del mare, quando si sfida sé stessi
per cercare qualcosa che non afferra mai del tutto...
e il vecchio di solito taceva, sapeva che non avrebbe
mai potuto spiegarlo fino in fondo, e sapeva anche che
ognuno avrebbe finito per trovarci un proprio senso,
una strada solo sua, esperienze
incomunicabili.
- Un profondo senso di amore per tutte le forme
della vita lo colse improvvisamente e lo spinse fino a
quelle regioni oscure della coscienza, dove la gioia
non si distingue più dal dolore, e si fa
l'esperienza del tutto. Non chiedeva null'altro il
vecchio che aveva sfidato il mare per tornare giovane;
vi era tornato, in effetti, e ora ne pagava volentieri
il prezzo, ora che non poteva far altro che
abbandonarsi al suo destino, cullato dalle onde del
mare sul fondo della barca che aveva condiviso con lui
così tanta parte della propria esistenza ... Si
lasciò a poco a poco vincere dalla stanchezza e
cadde in un sonno pesante.
- Il sole forte del pomeriggio successivo lo
scoprì ancora inerme, lui, la barca e il mare,
come in una fissità senza tempo. Ma il vecchio
aveva già fatto il grande salto e lo aveva
fatto con un cuore traboccante di vita. Ora era
là, steso sulle assi della sua bara
galleggiante, abbandonato per sempre al volere del
mare. Tutto intorno si erano radunate le barche dei
pescatori del villaggio, quasi a celebrare un rito
funebre dove il silenzio sostituiva le parole. Avevano
capito tutti, anche i più giovani, per se non
nella piena chiarezza della coscienza; e tutti
sapevano che il vecchio doveva rimanere lì, che
sarebbe stato il mare a custodire le sue spoglie, con
un rispetto che spesso gli uomini non conoscono. Poi,
a sera, pian piano tutti se ne tornarono al villaggio
con nell'anima un pezzo di vita in più da
spendere. E il vecchio tornò ad essere solo,
come aveva sempre desiderato, solo lui e il
mare.
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