Poesie dal
libro
-
- Giovanna Gelmi,
Caleidoscopio bugiardo (poesie), editrice Montedit,
1998, pp. 32, Lit. 6.000, ISBN
88-86957-47-5
-

- Asfalto
-
- Ridotte in briciole
- sui marciapiedi
- nelle aureole di gesso
- di qualche madonnaro
- ci sono stelle cadute.
-
- Il traffico insegue ore
- circolari, felici e erranti
- prima e ormai rapaci,
- con orgoglio.
-
- Unto e zuppo
- di pioggia e polvere
- è il petrolio
- caleidoscopio bugiardo.
-

-
- Arcologie
feroci
-
- Han crediti di verde e spie
turchine
- questi quartieri che convincono
- a grigie cimase aeree,
- quando il cielo si inghiotte interi
boccali
- di stelle e ne trabocca svilimenti
- d'oro in orinali di pioviggine.
- Senza ligustri e siepi non san
- dei ricci ch'escono in sordina nei
cortili,
- senza i pini non san
- di assioli dai grandi occhi
- appannati da lacrime di notte.
- Arcologie feroci, che trafugano ai
parchi
- collane di cancelli, mentono
- al vento perché scorti
- notizie di bellezza, cicalecci
- con foglie polverose
- lungo il Lambro correo.
- Smaniano il viola i glicini
- sogguardando cementi soggioganti,
- finiscono i tralicci e non vi posso
- appendere il respiro soffocato
- come Ciaula alla luna.
-
-

-
- Parcheggi
-
- Cosa aspettano le auto
- con pause di fumi
- nei posteggi tristi
- dopo svolte lente,
- come attese?
-
- E se qualcuno
- giunge coi suoi silenzi
- frettolosi e scuri,
- cosa le mette in moto?
-
- Anche il destino
- ha qualche area solo
- di parcheggio
- senza segni d'accolta,
- d'entusiasmo.
-
- Solo auto
- vuote, che andranno.
-

-
- Riti
condominiali
-
- Conoscono i ragazzi
- i riti condominiali del vento
- sotto un alito grigio.
- Gli invidian d'esser scalzo nel
cortile,
- di sbattere le porte con ruggiti
- e sciamano inseguiti
- da fuchi portinai
- pecchiando il miele
- di gaiezza altrove.
- Ma poi con silenziosi
pseudopòdi
- eccoli ancora a celebrare
- quelle zampate d'orso
- della folata che li ammusa
- e li induce a proibite schienate
- nell'arcoscenio dell'androne
gessato,
- con contorni di refoli e starnuti.
- E sformano depositi di sole
- sopra i riflessi della granitura;
- dentro casa disebriano
- l'arcano polveroso
- d'astro pungente e fiato sbarazzino
- insufflato dai vetri.
-

-
- Effimeri canti
rosa
-
- Effimeri canti rosa a pallidi
- pensieri di sabbia
- nel vaso sul balcone,
- fiori di cactus.
- Ed hanno struggicuore di deserti
- nel disseccarsi
- in lunghe connessioni ombelicali
- a spinosi turgori,
- tronchi di nostalgia.
- Ma intorno hanno confini
- circolari di cocci
- e muri di pilastri.
-
- Fiati di trombe delicate
- e mute, dentro dune
- dell'anima e cemento.
-

-
- Uomini
-
- E i ragazzi ci vedono morire
- come quei tordi
- euforici del volo
- incontro alla vetrata
- della scuola,
- inganno trasparente.
- E siamo sordi,
- un dietro l'altro
- suicidi o uccisi,
- senza poter far niente
- se la città ha soltanto
- trasparenze false
- di cieli, perché
- abbiam messo l'ali
- sotto gli agi e sgabelli
- di sbadigli.
-

-
- Custodi
-
- Le foglie
- davanti all'ingresso
- infastidiscono,
- morte,
- così le spazza
- e chiude
- nel sacco nero,
- al loro posto,
- come operai
- infilati nella tuta,
- l'ordinato sacrista
- dell'ordine
- liberale,
- il custode
- della premiata legatoria.
-

-
- Nuove
necropoli
-
- Le auto in coda
- presso nuove necropoli
- strepitano fumo
- senza incenso ai defunti,
- umani carichi
- spingono
- a ipermercati
- di fuochi fatui,
- sulle strade deviate
- per parcheggiar bisogni
- ed affossare i sogni.
- Nemmeno i merli
- piangon la penuria
- di semi e terra
- in lustri cimiteri
- senza cittadinanza,
- frastornati.
-

-
- Camposanto in
collina
-
- Hanno i cancelli rudimenti
- di forgia, sotto gioghi viola
- e bianchi di passiflora,
- schiusi su miracoli d'erba;
- i fremiti dei grilli supplementi
- di fiato per le salme,
- tra i ranuncoli flessi,
- in un inchino.
- Vi ragnano le pozze
- ed i ramarri, sgusciando
- tra la ghiaia, allungano
- le code per dare foggia
- a guizzi di umili fregi
- per gli epitaffi.
-
- Salotto per le ombre
- poggiate ai dossi e a noi,
- seduti su sarcofagi amici
- in mezzo a questo verde,
- l'immanenza ha una scia
- d'argento, d'alito di lumaca.
- L'eternità vi arriva
- coi saltelli del passero
- e agli scriccioli ruba
- le briciole del tempo
- e certe piccolissime paure.
-

-
- Inutile
concime
-
- Lo vedi,
- squallido,
- come un sacchetto di plastica
- nel gran polverone del vento,
- sopra le foglie
- inutile concime,
- l'onanismo della città.
-
|