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                   BAR. Si può morire a vent'annianche se campi fino a cento. Siamo stanchi, per niente tranquigià da un po'
                  sottotono
soprattutto sotto,sotto effetto stono lo siamo sempre
                  stati;nei bar gridiamo muti un disagioche sta per diventare emergenza,non siamo mortieppure l'erba cresce anche su di
                  noi,qualcuno suoni l'allarmeprima che esploda questa camera a
                  gasal primo che accende una sigaretta! Dispersi,tra la gente polvere e niente:fumo denso intorno alle luci,l'Estathè in mano che piano piano si
                  consumacon i minuti che passano veloci sugli Swatch
                  colorati,una birra solo per avere uno scontrino per
                  messaggioe una bottiglia per spedirlo,in fondo a destraun cesso alla turca per sognare
                  qualcosache vola via da un vetro opaco aperto a
                  compasso. Molti anfibi e Nike seduti e in
                  piedi,in movimento come un onda nel mareo una ola allo stadiocon le sigarette sul tavoloe tanti sogni in tasca spiegazzatiche non si realizzeranno mai,voli di aeroplani di cartache cadono dalle finestre
                  semiaperte. Tanti occhi pieni di speranzee interrogativi senza rispostache brillano come catarifrangenti di
                  autoferme in un parcheggio,simili a miriadi di stelle che appese in
                  cielooscillano incerte al vento,con lei che guarda e sorrideaprendo le porte a nuove fantasiecalde e perse, le stesse. I giorni l'uno dietro l'altro come
                  vengonoche strappiamo dal calendariocome petali da una margherita,senza sapere dentro ogni nuovo cosa
                  c'è,come i bambini che aprono i Kindere poi c'è sempre la stessa stronzata
                  di plastica. Orfani di speranze,prigionieri di un sogno,ostaggi del silenzioche immenso si estende dentro di
                  noiavremo sempre in tasca un sognoo una sigaretta da mandare in fumocon la noia che ci aspetta pazientefuori dal bar per riportarci a
                  casa.   C'ÈRCANDO. Confonderò le mie lacrime nella
                  pioggia,nasconderò il mio respiro nel
                  vento. Urlerò con lo sguardo negli occhi
                  degli altrifacendo a pezzi ogni muroche divide stanze e distanze. Fuggirò nel buio in cerca del
                  solee in ogni suo raggio cercherò la mia
                  ombra. Quello che voglioe di cui ho bisognoè solo un sogno
anche solo per un secondo. Le mie idee le puoi leggere sui muri a
                  spray,le mie mille voglie repressese chiudi gli occhi le vedrai
                  impressein una macchia di lucesui finestrini di un treno che fugge nel
                  silenziolasciando alle spalle fumo e
                  lacrime. Ruberò il solein un giorno di pioggiacosì chegoccia a goccianessuno se ne accorga. Salirò fino al cielocon l'ascensore di un solo sogno,sarà un capriccio
sarà solo un bisogno
di cercare qualcosa che c'è. In quanti letti?troppi sogni non lasciano segni. Gli anni passano come un ventoviolento ma sinceroe come l'estate lascia solo sabbiache scorre nella clessidra,la chiamano vita!anche se per qualcuno è già
                  finita,la chiamano vita!anche se qualcuno non l'ha capita. Cercheròchi distinguerà le mie lacrime dalla
                  pioggiae chi troverà il mio respiro nel
                  vento. Quello che voglioè tutto ciò di cui ho
                  bisogno,voglio un sogno
anche solo per un secondo. In qualunque giorno,in tutte le mie notti.    FARFALLE. La porta è chiusa,i want the key!nel corridoio
                  voices...voices...voices... L'ascensore scendementre il volume delle casse sale,sta per esplodere il palazzo di
                  cristalloi turn around myself, ma
ghiaccio, solo ice. Breveil volo di farfalle su una nube di
                  fuocoche diventano polvere portata via dal
                  ventoscandendone il tempo
che non c'è
                  più,it's empty. Sotto questo cielo di piombovia Margutta è solo un
                  ricordo:la gente finisce arrosto,non c'è un rimedio, un
                  diversivo,né un detersivo o un
                  lassativo. Formiche con l'Invicta sulle spallefuggono qua e là senza una direzione
                  precisa,come fosse caduta una goccia di
                  pioggiavicino alla minuscola tenebra,proprio sul mucchietto di terra,
                  soldi! Qual'è il gioco,what's the game? La luna: argento e bugie. BOOOOOOOOOOOOOOOOOOMMMMMMMMMMM!Animali, bestie e serpenti fuggono. (ad un passante)- Scusi... -(non risponde). Non capisco ma ricordo... Erano farfalletanto vicine che credevo ti
                  toccarlecome fragolema adesso sono solo larveincenerite da un sole lontano,need time
ime
me. Ricordo.   HO PERSO LA MIA OMBRA. Ho seguito la mia ombraattraverso fiumi in secca e prati
                  bruciati,nel delitto e il suo castigo,attraverso siepi di persone e il loro
                  buio,nel peccato e il suo falso e inutile
                  pentimento. Ho seguito la mia animae l'ho trovata incollata ad un murocome un manifesto di
                  pubblicitàma il vento l'ha portata viaassieme al sale e la sabbiadell'ultima estate. Ho davanti una siepe di nebbiama non bastano gli idranti del
                  ventoa disperderla nel tempo,è una sfida senza sensoil mio limite è qualche metro
                  più làforse oltre la realtà. Devo continuare a seguire la mia
                  ombrama non ho più idee,ormai sono in riservae cammino sul soffitto capovoltoanche se capisco ma non vedoche manca qualcosa che forse non
                  c'è. Come scompare il solemi accorgoche ho perso la mia ombramentre l'onda della nottemi porta via,sono tante ombre unite insiemea chiedere l'impossibile. Hanno rubato il sole!e insieme la mia, la tua, la sua
                  ombra.   IL TUFFO.(Tutto ciò che
                  voglio).  Voglio fuggire e lasciarmi alle spalle il
                  mondo,le sue false certezze e le scelte
                  obbligate:nel silenzio il deserto intorno a
                  meurlerà al vento il mio nome. Voglio scalare le montagne della
                  superbia,toccare la fiamma della vitae spegnerla con le mie lacrime. Voglio arrivare dove si ferma il
                  vento,va a cadere il solee le strade non hanno nome. Voglio rompere un illusorio
                  equilibrioe tuffarmi in caduta libera nel
                  vuotosfidando il vento,tentando di ingannare il tempoche perde significato e si dissolve nel
                  silenzio,osservando la fine che si avvicina
                  velocemente,orfano di pensierie schiavo della libertà. Tutto ciò che voglio è la luna
                  nera.  PROTAGONISTI E COMPARSE.(I ribelli). Giovani per la strada come vetri,la gente ci trapassa non se ne accorge
                  neanchema se ci sfiora tagliamo come lame,sguardi accesi nella nottepieni di rabbia,tanta è la voglia di
                  libertàe di aprire le porte chiuse dai no,condannati a dare un senso al
                  niente,costruendo un futuro sul sentito
                  dire,inutilmente eroiin un mondo che ci chiede lo scontrino dei
                  sogni. Venuti al mondo come fantasmi, non ancora
                  grandiin una società che getta i sogni in
                  una discarica abusiva,certi che il futuro sia una fotocopia del
                  presente,consapevoli di nuove crisi
                  esistenziali,gridiamo il nostro silenziodenunciando a piede libero la noia. Noi cuori in gabbia,anime in trincea,sottoinsiemi della folla,ci confondiamo tra tutte quelle facce senza
                  voltodall'espressione scontatatentando di rubare alla vita quelloche troppe volte distratta non ci
                  dà,egoisti di emozioni come un attaccante di
                  calcioma sempre pronti all'assist. Siamo quelli che non segneranno mai un goal
                  in tvma esulteremo ammucchiati sugli
                  spalti,non siamo dei divi del cinemama comparse della vita,non siamo dei cantanti illuminati dalle luci
                  in un concertoma nell'ombra,al di là del palco,con un accendino per stella riflettiamo
                  tutto il cielo. Non siamo angelima abbiamo aliper volare sopra la gente che,senza sapere cosa e come,giudica e passa,sopra le loro false convinzionie le loro ipocrite, fragili, retoriche
                  morali. Non abbiamo bisogno di profeti né di
                  pretiche condannano la contraccezionee nel confessionale perdonano ladri e
                  assassini,né ascolteremo gli altriche tra genitori e professorinon fanno che vomitarci parole
                  addosso. Noi che insieme ci sentiamo fortinon strisceremo maicoerenti alle nostre precarie idee,vivendo ogni giorno come fosse il
                  primo,come fosse l'ultimo,l'unico. Noi che abbiamo sempre ragionee vogliamo tutto subitosaremo migliori da domani. Siamo figli...non importa se delle stelle o di
                  puttana,gocce che formano un vasto mareche si scaglia con le sue onde sugli
                  scoglidi una società che a muso
                  duroci mette al muroe fucila i nostri sogni davanti agli
                  occhi. Abbiamo bisogno di evadere dal carcere della
                  monotonia,vogliamo rompere le righe e
                  trasgrediresempre in cerca dell'eccesso,magari finendo a vomitare in un
                  cesso,vagabondi della notte. Il mondo non ci cambieràné ci trasformerà:non giudicateci,amateci.   SABATOOasi di anarchia cerebrale. Forse già da adesso senza un
                  domanigridiamo di esistereanche se la gente non se ne accorgee Dio si scorda spesso il nostro
                  nome. Senza miti né eroi,assumendo sostanze che non saiper fuggire un po'per dimenticare un mondo avidoche divora le nostre animee appiattisce le nostre idee,vivendo un sorso di felicità
                  artificialelanciati in velocità sui nastri
                  d'asfalto,missili sulla provincialecol cielo orfano di stelleprossimo all'alba imminentefiniscono la loro corsa su muri, guard rail
                  o alberiin un intreccio di lamiere
                  incendiateche tagliano le vene ai sognie colano sangue sul terrenoinondato dalla schiuma degli
                  estintoriche accoglie il sacrificio e la
                  fugadi ragazzi nati per una sola nottementre la tv nelle casenarra storie di sesso e violenzanei film o telegiornali.Intanto che la realtà
                  strappala vita dalla pelle laceratadai rottami divelti di un GT.Suicidi inconsci di una
                  societàtroppo permissiva che ci prende
                  tutto,anche ciò che non abbiamo,morti che meritano rispettotra i pianti di un padree i rimpianti di un se.  
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