
-
- Ci si domanda chi fossero quelle due e belle
ragazze, che, con il fascio di legna in testa,
percorrono sotto il sole rovente la strada che
dalla campagna porta in paese. Quasi tutti qui le
conoscono. Si chiamano Rosetta e Francesca e hanno
22 anni. Non sono sposate, ma la tengono già
rotta. Ha reso loro questo servizio colui che
professò loro il primo amore. Due o tre
volte al giorno devono compiere questo tragitto,
sempre a piedi.
- È inutile per loro sentirsi stanche,
in quanto nessuno è disposto più ad
ascoltare le solite lamentele. Ormai sempre
insieme, hanno preso l'abitudine di parlare e
sparlare di tutto e di tutti. Alla fine si
lamentano sempre della propria triste condizione e
della mancata occasione offerta da qualche
giovanotto per toglierle da quel dannato posto. La
speranza di andar via un giorno le lascia in
un'ansia tutta femminile, rivolta continuamente al
desiderio non appagato. Svogliate perciò
nell'eseguire qualsiasi lavoro, non sono più
chiamate nei campi e devono quindi andare nel bosco
a fare la legna. Quel paese, poi, sperduto
lì su una rupe, quasi a dispetto lontano dal
mondo e dalle comunicazioni, con un'anima sua tutta
particolare, contribuisce a quell'isolamento non
desiderato. La gente, che abita in case larghe e
tozze, è taccagna, disposta solo al lavoro
al fine di aumentare il proprio gruzzolo per la
vecchiaia. Fra il paese e la campagna, in una forma
cava, quasi il figlio nel grembo della madre,
esiste l'ampio stagno pieno di rifiuti che tutti
chiamano "Pantano" per la quiete apparente della
superficie delle acque, piana quasi come un
tavolato.
- A guardarlo dalla sponda sembra immenso,
bello, accogliente e largo. Esiste nei suoi paraggi
una stradina laterale asfaltata, costruita di
recente con ampi parcheggi di tanto in tanto.
Più volte, nel passato, hanno cercato di
riempirlo, ma inutilmente. Il pantano, più
forte della volontà e della capacità
dell'uomo, ha sempre reclamato con un forte boato
gli ettari di terreno occupati con le sue acque. Ha
reso vano, così, ogni tentativo di
distruzione.
- Da quel pantano nasce un rigagnolo che si
perde serpeggiando nelle campagne, che rende
fertili. Le due ragazze, sempre chiacchierando,
oltrepassano il pantano, entrano in paese e si
recano al centro, dove vi è la piccola
chiesa con il campanile aguzzo e la bella facciata.
Appoggiano le fascine al muro dell'abitazione del
notaio, si avvicinano al grande e antico portone di
legno e bussano in malo modo, svogliatamente. Viene
ad aprire immediatamente la signora Concetta,
moglie del notaio. Capisce il da farsi con
un'occhiata intelligente e invita le ragazze ad
entrare in un ampio cantinato, per deporre la legna
al suo posto. La donna è svelta, ma anche
molto precisa. Non ha per nulla l'aria autoritaria
dei piccoli borghesi dei nostri paesi, che si sono
arricchiti da poco. Bassa di statura e rubiconda,
tendente all'obesità, ha portato quale dote
un grosso patrimonio, consistente in vari immobili
e in una cospicua somma di denaro.
- Nessuno per la verità ne conosce bene
la misura. Le più svariate ipotesi si fanno
al riguardo con un'evidente imprecisione
sull'effettiva quantità.
- La signora Concetta ha anche studiato e
perciò le è stato permesso di
contrarre matrimonio con il notaio, assai
più vecchio di lei, ma con un avvenire
sicuro.
- Tutto quanto per un'esistenza modesta, ma
tranquilla, lontana dai travagli e incurante della
sorte. Hanno scelto di sposarsi tardi, piuttosto
che vivere in ristrettezze economiche. È
vero che è stata con altri uomini, prima di
conoscere il notaio, ma ormai queste sono storie
appartenenti al passato.
- Non hanno avuto figli. Hanno desiderato
diventare genitori a tutti i costi e sono stati
appagati presto con l'adozione di un marmocchio,
preso all'orfanotrofio regionale ed educato con
tutti i riguardi per un'esistenza
borghese.
- "Povera creatura, la madre è morta
subito dopo il parto. Il padre, con il cuore
spezzato e affranto dal dolore, lo ha affidato
all'orfanotrofio con la speranza che una nuova
famiglia accudisse amorevolmente il figlio"
così fu fatto credere alla gente del
luogo.
- Si fanno ignorare le vere origini
dell'adottato. Il notaio e la moglie conoscono
queste fin troppo bene e le mantengono in gran
segreto.
- Don Filippo è stato in questo modo
nell'agio allevato ed è diventato giovane.
Il denaro, l'ossequio, l'arretratezza del paese e
il rispetto di tutti lo presentano amabilmente
spavaldo. Tutte le ragazze sperano in quel
giovanotto e s'illudono. Don Filippo questo lo sa e
perciò non ha rivali neanche in amore,
potendo disporre di tutto ciò che
vuole.
- Un paesino di provincia non può
appagare per niente tutti i desideri del
giovanotto, che, terminate le scuole del luogo, si
è stabilito in città. Il padre ha
acquistato per lui un appartamento, che gli serve
da studio, da soggiorno e da ritrovo. Il suo
passatempo preferito è sperperare
l'abbondante denaro del notaio, amabilmente
trasfuso nelle sue tasche dall'amorevole signora
Concetta, che, ricambiata, non ha segreti per suo
figlio.
- Egli alterna in ogni caso alla città
continui soggiorni in paese. Per tale motivo in
sostanza non ha fissa dimora.
- Ultimamente ha preso simpatia per Teresa,
una ragazza esile e bella e nel granaio, tra
scherzi e reticenze, ne ha approfittato.
- Quella volta le disse: "Ti voglio
bene"
- La ragazza gli rispose subito:
"Anch'io"
- È stufo adesso di farci all'amore.
Non sa proprio come fare per sbarazzarsene. Una
sera, all'osteria con gli amici, mentre si gioca e
si è allegri, ne ha parlato in modo cattivo
e con molta franchezza.
- "Bene ragazzi, sapete l'ultima? Sono proprio
stufo di Teresa. È possibile che nessuno di
voi trovi il modo di togliermela dai piedi? Pensate
che con quella ci ho fatto..." e giù a
raccontare, mettendo bene in risalto la sua
spavalderia.
- "L'uomo deve sempre illudere la donna da
possedere con la più grande stupidaggine:
l'amore. Peggio per lei, che non sa guardare la
realtà" lo assicurano in tal modo gli amici,
sorridendo alle malizie e alle finezze di un
racconto amoroso. Avrebbero provveduto ad
allontanare da lui quell'invadente
ragazza.
- In quell'osteria pulita, ma stretta, ogni
ragionamento è ammesso. Non è
frequentata da donne ed è luogo di ritrovo
dei soliti giocatori. È un'abitudine parlare
e sparlare di tutto. Il gestore stesso non fa
più caso ai ragionamenti ed è
diventato anche lui un accanito giocatore. Il gioco
in ogni caso lo assorbe tutto e assorbe anche il
miserevole guadagno.
- Alla "cantina", come familiarmente è
chiamato quel locale, tavolini verdi e sedie sono
allocati alla rinfusa. È affollata nelle ore
serali ed è vuota di mattina.
- Vi vengono tutti a giocare, ma è
un'abitudine familiare soprattutto il poker del
maresciallo, del farmacista, del notaio e di don
Mimì, di professione giocatore.
- Elegante e raffinato, don Mimì si
siede al tavolo da gioco, come se si preparasse a
una cerimonia religiosa, a un rito. Vestito
impeccabilmente, prende il bocchino dalla tasca,
v'infila la sigaretta, che accende con un
accendisigaro con il fodero di pelle.
- Don Mimi, senza fretta, quando due boccate
di fumo si spandono nell'aria, ripone la
macchinetta a gas nel fodero e il tutto nelle
tasche. Allontana la sedia dal tavolo da gioco e vi
si siede, riaccostandosi dolcemente. È ora
pronto per giocare, muto e serio. Uomo sulla
cinquantina, non è sposato. Non lo desidera
per niente. Ha sempre disdegnato le complicazioni e
non ultime quelle matrimoniali. Vive da solo e
mangia all'osteria. Spera di morire presto, senza
affrontare il disagio di una lunga
malattia.
- Il maresciallo, invece, presta servizio
nell'esercito in città. È molto ricco
e per tale motivo può permettersi il lusso
di perdere abbastanza denaro. Gli rifornisce il
denaro perduto il vino cattivo pagato per buono
dall'esercito o i contadini, che lavorano il
terreno per lui. È sposato da molti anni ma
ha un solo figliolo.
- Il farmacista è un giovane molto in
gamba ed è anche scapolo. Si è
avviato da poco, consumando molto denaro per
acquistare e arredare la nuova farmacia in paese.
Si sarebbe rifatto in breve, tenuto conto che la
sua professione è la sola a fornire alle
malattie un interessato conforto.
- Il notaio, infine, al quale il gioco non si
presenta come un vizio, ma come un passatempo, uno
svago necessario dopo l'intensa giornata di lavoro,
è gentile e amabile. Non iniziano a giocare,
quando qualcuno di loro non è ancora
arrivato. Stanno tutti insieme chiassosamente. Per
porre rimedio all'attesa che tutta la compagnia si
riunisca al completo, prendono le carte, discutono
con gli altri avventori e consumano bevande al
banco.
- Una volta che si mettono a giocare, si forma
una schiera di curiosi intorno al tavolo, che si
divertono ad osservare in silenzio l'andamento del
gioco.
- Don Filippo viene raramente alla "cantina".
In quella sera rigida d'inverno si era presentato
nel suddetto locale, perché era tornato
dalla città con una ragazza e aveva urgente
bisogno di denaro. La madre gliene aveva dato, ma
poco per la verità. Con il pretesto di
salutare il padre, coglie l'occasione per portargli
via qualche biglietto da centomila. È vero
che non è sua abitudine chiedere denaro in
pubblico, ma questa è un'occasione
straordinaria.
- Ha agito, poi, in modo che fosse il padre ad
offrirglielo e non lui a chiederlo. I biglietti di
banca scivolano nelle sue tasche sotto la continua
e diretta sorveglianza dei curiosi
presenti.
- Sono il mezzo opportuno per una serata
allegra da trascorrere in un luogo scelto e sicuro
con una bella ragazza. La riflessione dei presenti
è sempre la stessa: "Cosa può volere
di più un uomo, quando ha bellezza, donna e
denaro e un gran desiderio di godersi la vita? Don
Filippo, in barba alle sue origini, è un
fortunato".
-
- * * *
-
- Bruno è un ragazzo caparbio, ma in
fondo per questo è d'animo buono. È
tanto caro, perché si affeziona facilmente e
prende a cuore le situazioni del prossimo
cristiano. Ha vent'anni, ma già a dispetto
della sua giovane età dimostra una
sensibilità adulta. Ha qualcosa di strano
nel suo volto giovanile, dal quale traspare
un'infanzia non goduta. È orfano e fu
affidato alle cure di un lontano parente, che gli
ha insegnato il mestiere.
- È diventato un bravo meccanico e ha
messo bottega in paese. Giovane e bello con un
mestiere, che rende, adesso scoppia dalla gioia,
perché ha anche la sua ragazza.
- Mariuccia è entrata nella sua misera
vita quasi improvvisamente, nonostante sia stata
sempre desiderata.
- "Mi chiamo Bruno", disse nel presentarsi a
lei. Poi non profferì altro per l'intera
serata, essendo già felice di quella dolce
compagnia.
- Il modo vigoroso, ma tacito, di comportarsi
attrasse Mariuccia fin da quel primo incontro e
quando il ragazzo le disse: "Ti vorrei accompagnare
a casa", nell'accettare, ne fu intimamente
contenta.
- L'incontro è stato per la fanciulla
il principio di un amore tenero e dolce. È
d'accordo per le scelte del suo ragazzo, con il
quale fa lunghe passeggiate per le campagne a piedi
o con la moto. È un dolce passatempo per il
ragazzo guidare questa bella moto con il suo
frastuono assordante, che infrange la quiete del
paese. Mariuccia avverte sempre dove si trova
Bruno; anzi molte volte insieme percorrono a gran
velocità le strade del paese giammai per
portare a termine delle incombenze, ma solamente
per il piacere di godere la vita. Viene a trovarlo
sempre più spesso alla bottega.
- "Sei tanto cara" le ha detto Bruno. Lei si
è lasciata accarezzare i capelli e poi si
è fatta baciare.
- Da un bacio ne sono venuti altri, tanto che
adesso, appena lo intravede, gli corre incontro,
dandogli un bacio sulla guancia o sulla bocca. Lo
slancio è troppo spontaneo e vigoroso per
essere frenato dalla presenza d'estranei.
- In quel mondo, poi, c'è posto
solamente per loro due. Gli altri non possono per
nulla comprendere. Il desiderio reciproco di vivere
insieme ha maturato la decisione di
sposarsi.
- "A quando le nozze?" domandano i
conoscenti.
- "A presto" rispondono entrambi con il
sorriso sulle labbra.
- Un bel giorno devono fissare veramente la
data delle nozze. Dopo i baci, le carezze, un forte
desiderio ha preso piede. Prima hanno avuto
contatti leggeri, ma poi sempre più spesso
desiderano fare all'amore.
- Bruno si sente maturo come uomo e, quel che
è peggio, trascina Mariuccia a comportarsi a
suo modo. Cerca di vincere con l'affetto le prime
inutili reticenze di quell'animo femminile, vergine
in tutto e non solamente nel godimento dei
sensi.
- La ragazza resiste, temendo il vero e
definitivo contatto, ma si tormenta nell'attesa.
È titubante, pregustando d'altronde appieno
tutte le nuove esperienze discendenti dal suo
attuale manifestarsi, temute, ma non per nulla
precluse. A sospingere quest'animo gentile a
tentare esistono la passione umana e il
sentimento.
- La vita è bella, anche se trascorre
inesorabilmente. È tanto forte il desiderio
di godere e tanto grande n'è il godimento
quanto più si vive intensamente la propria
tormentata esistenza.
- Con la bellezza di una vita in comune e
riscoprendone la gioia ogni giorno, i due giovani
con il sentimento superano il destino umano.
Richiedono pertanto di vivere o di morire sempre
insieme.
- La gente del paese, che ogni giorno deve
parlare di qualcosa, non fa più caso alla
passione travolgente che ha preso i due ragazzi.
È un fatto normale vederli insieme,
considerarli già sposati e pronti a riempire
la casa di figli.
- Solo il prete borbotta: "Dovete unirvi in
matrimonio per far contento il Signore". Si
è inoltre tanto prodigato da ottenere
l'impegno di fissare la data delle nozze dopo il
Santo Natale. Fervono così i preparativi per
la cerimonia, in quanto fra un mese è
Natale.
- Mariuccia rassetta la casa presa in fitto da
Sergio, il commerciante, un uomo con quell'aria
bonacciona, che ha preteso quattro mensilità
anticipate. Il denaro prima d'ogni cosa e poi gli
auguri e i confetti.
- Il motto del commerciante è sempre lo
stesso: "Prima gli affari, poi tutto il
resto".
- Nell'agire con tali intenzioni per un
siffatto scopo, raggranella molto denaro. Con un
gruzzolo molto abbondante acquista sempre
ciò che ancora non possiede.
- Dà in ogni modo lavoro e intrattiene
affari con tutti, in particolare con coloro che
sono con lui obbligati per qualsivoglia ragione e
che non se ne possono liberare se non prestando la
propria opera lavorativa.
- È un uomo che sa veramente agire in
questa società. Appare agli occhi di tutti
come colui che promette e mantiene gli impegni per
far mangiare, anche se in buona sostanza è
un affamatore del popolo e una sanguisuga.
- Tutti in paese ricorrono per una ragione o
un'altra a lui. Si fa sempre pagare in ogni modo,
ma piange sempre miseria.
- Non gli si può per nulla negare che
sappia proprio godersi la propria fortuna. Non gli
si può imputare alcuna negligenza al
riguardo. Gli è sempre piaciuto mangiare
bene, vestire decentemente, ma soprattutto
viaggiare molto.
- Ama le avventure galanti e appare agli occhi
delle donne non solo gentile e a modo, ma anche
cortese e compiacente. Buon parlatore si circonda
d'amici e pone la sua massima cura nella scelta
oculata di un'élite, al solo esclusivo scopo
di godere maggiormente la vita.
- In lui vi è un gran desiderio d'amare
che non riesce mai ad appagare. In ogni modo un
solo pensiero lo tormenta, quello di essere
ammirato ed amato solamente per il suo sporco
denaro. I veri amici lo sanno e al riguardo
tacciono.
- Una tale opinione l'opprime e lo fa
impazzire, dal momento che non ancora conosce la
verità al riguardo. A dispetto di tanto si
comporta in modo disinvolto ed è anche
spendaccione, ben sapendo che tutto il denaro speso
in paese alla fine passa nelle sue tasche.
- In ogni modo si può largamente
affermare che in quel posto il suo potere non
conosce limiti. Ha fatto eleggere suo fratello
sindaco e lo zio è parroco. Proprio questa
la sua famiglia con un Comune amministrato senza
opposizione.
- Laureatosi in giurisprudenza, Dario ha fatto
fortuna solamente ricorrendo al fratello. È
stato così eletto sindaco. Per tale carica e
con il denaro dello Stato ha creato una vasta
influenza in politica. Da tanto gli deriva una
discreta fortuna.
- Lo zio prete, invece, ha una gran ricchezza,
ma è pigro ed è taccagno. In Chiesa
parla molto bene, ma i suoi fedeli non lo ascoltano
più. Durante il rito sacro è tutta
misericordia per il prossimo.
- Fuori incomincia a gridare, quando qualcuno,
che non può, non gli rende quello che gli
deve. Non conosce i limiti di questa sua
contraddizione, la ignora.
- Uno strano mondo è questo. Si predica
bene, ma si agisce male. Solamente la nostra
condotta di vita può essere testimone di
quello che abbiamo predicato.
- Per don Fiorenzo le scritture sacre sono
cose che si leggono in chiesa e che assolutamente
non si mettono in pratica. Fa finta di ignorare che
colui che ha interpretato la realtà ha
suggerito anche di viverla coerentemente.
- Mariuccia è una buona parrocchiana e
ha ascoltato il prete, quando in confessione le ha
affermato che deve sposare Bruno, perché
è peccaminoso il loro comportamento per il
Signore.
- La ragazza non riesce proprio a comprendere
cosa sia peccaminoso, forse amare più della
vita il proprio uomo. Una volta sposati, questo
comportamento non è sindacabile.
- Lei, invece, è terrorizzata dal
praticare gli atti sessuali nel matrimonio. Teme
questo proprio perché deve offrire il suo
corpo alla potenza di Bruno.
- Pensando così alla paternale del
prete, torna a casa. Sua madre le ha insegnato che
occorre fuggire le cattive tentazioni e, quel che
è peggio, non amare l'uomo solamente per la
sua prestanza fisica.
- È turbata dal pensiero di essere
posseduta dal suo uomo, anche se non può
frenare il desiderio di conoscere, di verificare.
Nel momento in cui intravede il suo ragazzo, ha il
coraggio di domandarglielo.
- "Sei proprio sciocca - afferma lui,
sorridendo. - Ma ti sembra che se fosse disgustoso
fare all'amore, tutti continuerebbero a provarci
gusto. Capisci che tutti hanno rapporti
sessuali".
- Mariuccia si sente rassicurata e bacia
più forte Bruno sulle labbra. Siedono nella
casa nuova, discutendo dei vari preparativi delle
nozze.
- S'interrompono bruscamente e si guardano
fissi negli occhi. Lui tocca le gambe della
ragazza, poi le cosce e i seni e sente il pene
turgido. A lei un piacere tranquillo pervade il
corpo, fino a quando dice: "Voglio essere tua
stasera stessa". È così sua
completamente.
- È questa una prima esperienza temuta,
ma felice, che avvolge i due amanti in
quell'amplesso improvvisato. La felicità che
deriva è tanta e improvvisa, che ci
riprovano, ottenendo un godimento maggiore del
primo.
- Mariuccia si rammarica, pertanto, d'aver
ascoltato tante stupidaggini dette sull'amore. E
d'aver finalmente allontanato le false credenze su
di esso, al fine di poter effettivamente godere la
vita. Il rimpianto per non aver provato prima
è troppo. Bisogna proprio cedere alle
insistenze dell'uomo, in quanto ogni attimo
piacevole non ritorna più.
- La donna è felice del suo amore, di
averlo tenuto stretto finalmente a sé,
formando un solo corpo e un'anima. Nei giorni
successivi ci riprovano sempre di più,
dimenticando quel primo incerto tentativo in cerca
sempre di nuove esperienze per più completi
godimenti.
- Ora fanno continuamente all'amore, tanto da
non poterne più astenersi. Ogni volta
succede la fine del mondo. Questo solo per il
piacere di provare sempre più sovente,
stando insieme, consumando quel dolce caro
sentimento che li tiene uniti.
-
- * * *
-
- Piove da molti giorni in questo dannato
paese avvolto da un'aria fredda. Vi è
umidità dappertutto e non si può
uscire all'aperto. Tutti, tralasciando i lavori nei
campi, si rintanano nella propria calda abitazione
al tepore del camino. Gli insofferenti a questa
vita domestica passano il tempo, annoiandosi, al
pubblico ritrovo a giocare e marcire.
- I contadini si lamentano, in quanto non
riescono a raccogliere le olive in questo mese di
novembre.
- La loro cupidigia è tanta e tale,
che, per il raccolto già pronto, desiderano
affrettarsi, non tralasciando alcun'occasione per
lavorare.
- Il torrente, che nasce dal pantano,
già da vari giorni, ha rotto gli argini e ha
inondato le campagne circostanti. Dal paese si
osserva un'enorme distesa d'acqua che si riversa
nella vallata sottostante.
- È uno spettacolo naturale
affascinante e attraente con gli alberi sommersi
fino alle cime, che ondulano al vento.
- Questo, d'altronde, non porta alcun
giovamento al contadino, che deve raccogliere i
frutti della sua terra e si tormenta di non poterlo
fare, in quanto continua a piovere.
- Passa, allora, dalla tavola al focolaio e
poi al letto. Scruta il mattino seguente il cielo,
che si presenta sempre nuvoloso. Un'altra giornata
da trascorrere in casa, oziando, mentre il raccolto
nelle campagne va alla malora.
- Occorre fare qualcosa e non rassegnarsi
solamente alla pioggia, che non vuole smettere di
venire giù. Solo quando il cielo si presenta
nuvoloso, ma non piove, il contadino allora
è contento di recarsi in campagna, lavorare
per mezz'ora o un'ora, il più delle volte
per mezza giornata.
- La raccolta delle olive ricade proprio in un
periodo dell'anno così infausto per la
pioggia e il freddo e, per questi motivi, è
laboriosa. Occorre capire gli attimi propizi della
giornata per ripararsi dal tempo cattivo e non
prendere malanni nell'umidità.
- Si deve avere tanta pazienza di riempire il
piccolo sacchetto. Piano piano, si raccolgono una
per una le olive con le mani. Alcune sono fatte
cadere su un telone, steso ai piedi dell'albero,
mentre le altre sono raccolte nel fango.
- Sergio viene spesso in campagna sia per
sorvegliare gli operai sia per amore della sua
terra. Alla sua tempra d'uomo, il freddo e l'acqua
non fanno paura.
- Nella tenuta ha costruito una casa, dove
durante la raccolta delle olive vi è il
camino sempre acceso. Al pianterreno ammassa tanti
arnesi e i sacchetti pieni per andare al
frantoio.
- Al piano superiore ha ricavato una stanza da
letto con il bagno. Nel periodo della caccia, vi
resta anche a dormire per le anitre selvatiche, che
si fermano durante l'emigrazione sulle sponde del
pantano.
- In quest'abitazione ha anche la cucina con
tavolo e sedie per il pranzo degli operai, ma anche
per ogni altra occasione.
- Oggi cucina Assunta, la figlia sedicenne
dello spazzino del paese. Fra gli operai vi
è la madre, che prende per quel lavoro,
piove o no, per sé e la figlia sei litri
d'olio.
- Sì, proprio così, per la
raccolta delle olive si compensa in natura. Si
contano le giornate e l'ultima macina è per
gli operai.
- Sergio lascia gli operai e si aggira in
cucina, dove Assunta apparecchia il pranzo. Prende
un pezzo di pane e lo immerge a metà nel
sugo. Fa così colazione.
- Si avvicina poi alla ragazza e accarezza il
suo bel sedere, che gli piace da morire. Certamente
un gesto volgare, ma ben accettato, dal momento che
spontaneamente la ragazza gli offre i
seni.
- Sergio, invece, senza pudicizia, infila la
mano nella sottoveste fra le gambe fino a toccare e
solleticare la vagina.
- Questo è il modo di comportarsi del
padrone. Non vale privarsi della sua compagnia e
dell'acceso desiderio. Non è da tutti
effettuare un lavoro leggero in casa, quando fuori
vi è fango e freddo.
- Il pranzo è preparato. Sergio avvisa
gli operai di lasciare il lavoro per il desinare.
Ognuno si accomoda dove più gli piace, su
una sedia o su uno sgabello. Qualcuno per terra in
disparte con la bottiglia di vino ai
piedi.
- Per tutti è il lavoro che ha
importanza. Il contadino si adatta alla natura e
perciò può sfruttarla per ricavarne i
frutti migliori. Il pranzo è servito a
questa gente semplice in tutti i modi, anche il
peggiore.
- Durante il desinare vi è abbastanza
brusio. Qualcuno dice barzellette. Altri raccontano
dei precedenti lavori e delle difficoltà
affrontate, d'esperienze di vita vissuta, della
fame sofferta in altri tempi.
- Si benedice, perciò, con una schietta
ingenuità l'attuale raccolto, che è
così faticosamente procacciato. In breve,
quasi come per incanto, gli operai ritornano al
proprio lavoro, lasciando vuota la cucina. Assunta
rassetta in un baleno il tutto, mentre Sergio
finisce di portare i sacchetti pieni d'olive in
casa. Alla fine si siede a tavola per
mangiare.
- È servito dalla bella e fascinosa
ragazza, che pranza con lui. Dopo Assunta lava i
piatti, mentre Sergio è sdraiato sul comodo
divano a guardarla. Ne ammira le belle gambe, che
fuoriescono dalla gonna e fanno venire
voglia.
- Alla fine le alza la gonna. Non si sorprende
per nulla che la ragazza, in tacita previsione dei
fatti, si è già tolta le mutandine.
L'uomo l'accarezza piano, piano. Lei si mette curva
con la faccia sul lavandino ed è in tale
posizione posseduta.
- Un modo naturale per fare all'amore, un atto
dovuto della schiava al padrone. La ragazza non si
scompone per niente, sembra non godere.
- L'uomo, invece, si dimena nel coito. Gioisce
per quella posizione, nella quale costringe la
ragazza con la viva illusione di un immane possesso
integrale. Raggiunge l'orgasmo. Si tira alla fine
su i pantaloni, si aggiusta per bene e ritorna in
poltrona. La ragazza, invece, con un gesto deciso
fa scendere la gonna e poi continua il proprio
lavoro.
- "Non appena sistemerò il raccolto, ti
farò passare una notte con me" le promette
Sergio.
- Assunta, con la sua calcolata
ingenuità, promette al padrone ciò
che più gli fa piacere, per illudersi
insieme con lui che la vita è bella e che il
far all'amore è ancora migliore.
- Sergio tenta di conoscere i propri limiti
come persona anziana e matura, ma che tuttavia non
perde occasione per godere la vita.
- Un vanto è per lui andare ancora con
una donna, ma riuscire con una sedicenne lo fa
letteralmente inorgoglire. Deve possedere per forza
una potenza occulta per far sua una ragazzina e
penetrarne tutte le intimità.
- S'illude d'essere un impeccabile ed
irriducibile cacciatore d'ogni donna, che si gloria
e vaneggia di essere posseduta. Non esiste tregua
tra la pretesa di quest'uomo di possedere e la
vanità femminile, soggiogata al desiderio.
L'amore stesso, in qualsiasi modo si manifesti,
è un atto sessuale o una complessità
di sentimenti inspiegabili, che tiene avvinti
l'uomo e la donna. Non può essere unico,
poiché ha necessità di un continuo
rinnovamento.
- Quest'attrattiva reciproca dà valore
alla vita terrena. Tutti gli altri rapporti umani
possono essere studiati, l'amore no. Sorge il meno
che te lo aspetti e nel modo più
impensato.
- Sergio confessa che nella sua vita la cosa
più bella che cerca di realizzare è
fare all'amore. Nel momento che si alza dal letto,
bacia sempre la compagna, ringraziandola del gran
dono che spontaneamente ha voluto concedergli. Non
ha preso mai una donna contro la sua
volontà, anche se ha varcato sempre i limiti
di tutti i pregiudizi umani.
- Ha fede piena nella compagna che a lui si
è donata. Non parla mai con estranei delle
sue relazioni amorose e non se ne vanta con gli
amici. Non è d'altronde geloso. Ricerca il
godimento dell'attimo per il piacere che gli
offre.
- Assunta, invece, ama molto quell'uomo forte
e abbastanza ricco. Le basta questo sentimento per
correre dovunque egli sia. Non desidera altro che
stargli accanto, anche se è più
anziano di lei. Trova in lui maturità e si
diletta, preferendolo ai suoi coetanei,
indifferenti e privi di passione. Vestiti male e in
eguale maniera, fanno persino rabbia per il loro
assenteismo a fronte d'ogni godimento. Non
apprezzano per nulla che la donna è
seducente per quelle acconciature attillate e
strette. Il corpo è uniformemente coperto da
quei pantaloni a jeans e le magliette unisex.
È vero che le ragazze sono lunghe e
slanciate e non hanno seni, in quanto non allattano
più, ma sono sempre pronte a far ogni dono
del proprio corpo a esseri che
sonnecchiano.
- Sergio, intanto, alla guida del trattore
impegna gli operai a caricare i sacchetti ricolmi
d'olive. A pieno carico va al frantoio, ma non vi
rimane. Ammucchia, infatti, le olive in un box di
legno che ha fittato.
- I contadini, che eseguono molte macine, non
perdono tempo nell'attesa della molitura e
prenotano quelle a farsi. Sergio è un gran
proprietario e si comporta in questo modo anche
lui.
- Durante il giorno effettua molti viaggi al
frantoio di tutte le olive raccolte. Di sera carica
l'olio ricavato dalla molitura e lo trasporta a
casa, sistemandolo in cantina.
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