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"Abbazia antica"
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- Il cuore sobbalza fatiche,
- rimbocca guanciali caldi,
- echi di memorie antiche
- frastuoni dai volti spavaldi.
- Ritorna al remoto baluardo,
- cogli con lo sguardo ogni stelo
- un messaggio, anche se tardo,
- ma al cuor prezioso Vangelo:
- "Su quella sperduta vetta,
- messaggeri di Gloria Divina
- eran d'un tempo di vedetta
- dei cuori custodia sopraffina.
- A scriver di tempo trascorso
- rieccoli vagheggianti custodi,
- riposar sul Sacro libro il dorso
- di mani oneste a cantar lodi.
- Quante buone pietanze,
- misere porzioni di Pace
- rieccheggian ancor nelle stanze
- fumanti di preghiere e di brace.
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- File indiane di Carità
- porger modeste mani Sante
- operose di generosità
- accarezzar liete il mendicante.
- Da quelle virtuose mani
- rivolte al futuro della vallata,
- crebbero sani frutti quotidiani
- ancor grati per la risanata.
- Volle soggiornar Real minuta
- tal giovine fanciulla devota
- dalla Spagna su destrier venuta
- accolta da Bontà a tutti nota."
- S'ode dal fiume Bormida l'ebrezza,
- ritrovata, smaltita dal tempo,
- una nuova rocca di bellezza,
- ricostruita, imponente al vento.
- Vola gioioso cantor d'arte,
- ritorna stanco di giravolta festosa,
- ma porta la novella al viandante,
- per riposar in un libreria gloriosa.
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- Scritta e donata nel 6/2001 da Simona
Bellone per i restauri dell'Abbazia dei
Fornelli
- Pallare/Mallare/Bormida &endash; Savona
&endash; Italia
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- "Pietre lucenti"
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- Quelle inferme stagioni
- sono rinchiuse nelle sagome
- di nere e friabili pietre di fiume or avide
amiche,
- che diedero speranze accese
- a chi della valle ne respirò il
fragore.
- Vigili guardiane di quegli alberi ricurvi
- che ben presto lasciarono i monti
- promessi al mare per altri venti.
- E da lontano vennero a scaldar di fuoco
- quei lingotti scuri e a decimar montagne
- di ciocchi neri fumanti di pensieri.
- Ma di artigiane meraviglie fu il figlio di
quegli arbusti,
- nascer da mano esperta di grandi uomini
robusti.
- Qual bel tavolo corteggiato, da leggiadri echi
di bambini
- a sera era ricolmo stanco di manicaretti
chiacchierini.
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- La poesia di Simona Bellone racchiude i
mestieri antichi, tipici della Valbormida:
- Miniera, Doghe, Ferro, Carbonaia,
Segheria
- (pubblicata sul libro storico "Riofreddo,
una piccola Inghilterra nel cuore dell'Alta Val
Bormida" di Simona Bellone &endash; Ed. Le Stelle
&endash; Cengio - Savona &endash; 1998)
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- "Anime Erranti"
- di
- Simona Bellone
- 1996
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- by Simona Bellone productions Italia
1999
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- Un uomo a terra, assorto nei pensieri dei
passanti, soleva abbassare il pensiero, per far
propri i "sampietrini" che lo accoglievano, almeno
essi, senza pietà, come un banale vicino di
casa del "II piano". Ad un tratto, alzò le
sopracciglia per lasciar intravedere che anche lui
aveva uno sguardo, che anche lui aveva un'anima. Da
tempo aveva tralasciato la propria esistenza fra le
righe del racconto che gli altri sbadatamente
cucivano sul suo vestito rattoppato dalle speranze
vane. All'ennesimo sbadiglio distratto del suo
ultimo "assassino", lasciò trapelare un
brontolio fioco:
- "Non é vero!" Sbalordito e curioso, quel
passante che era davanti al suo corpo dolente,
osò chiedere:
- "Cosa,... scusi?!"
- "Io, non sono "uno di quelli"!"
- "Chi?... Io,... non ho detto niente!"
- "Avevo ragione, allora...!"
- "Di cosa?... Non capisco!"
- "Lei pensa che io sia qui per rubare un po' di
solidarietà e pietà... ma non
é vero!"
- "No, guardi che si sbaglia... Io, sono qui per
caso... sto andando in redazione,... se proprio
vuol saperlo!"
- "Si,... me lo sentivo,... lei é uno di
quelli che giudica sempre senza sapere quale sia la
sua preda!"
- "È proprio una mania di persecuzione la
sua... È certo lì, esposto al
pensiero di tutti... e proprio io devo
fare da capro espiatorio delle sue colpe? Io,...
anonimo fra gli anonimi?"
- "Ecco, lei ha già giudicato... ha
già emesso il suo verdetto... la sua amara
indignazione verso chi si abbandona alla
fine."
- Ed accasciò lo sguardo borbottando.
- "Certo,... qualcosa, anche la più
sbagliata l'avrei certo fatta, se io fossi nei suoi
panni, piuttosto che abbandonarmi allo stillicidio
della morte per rassegnazione!... ma tanto lei...
non sa nulla di me, di quelli come me,... é
lei l'anonimo fra di noi!"
- "Facile a dirsi. Lei ha proprio l'anima del
"giornalista": invece di domandarsi la causa,
analizza solo gli effetti per trarre sbagliate
conclusioni!"
- "Non offenda e mi lasci perdere... lei che
crede tanto di conoscermi e mi fa perder
tempo..."
- "Ah,... tempo... lei ce n'ha ancora di tempo?
Non l'ha già perso a giocare
a "Briscola" o a "Bridge" con quelli della sua
stoffa?"
- "Ma, insomma, cosa vuole da me,... l'ho pagato
con il mio onesto lavoro quest'abito!"
- "Non voglio niente da lei! Niente! Solo
indifferenza!... Odio la falsa pietà o
la ridicola superiorità del suo sorriso
di prima!"
- "Cosa vuole, allora, che scriva un articolo su
di lei?"
- "No, grazie,... non ho bisogno d'altro!... Una
piccola attenzione l'ho avuta da lei e mi
basta!"
- "E lei ha voluto fare solo "4" chiacchiere con
me per un pugno di mosche? No, adesso lei deve
parlare e dirmi che cosa ha tarpato le ali alla sua
grinta d'uomo qualunque, perché io possa
almeno conoscere chi é... "LEI"!"
- "Io,... nessuno ora,... Un pugno di mosche,...
ha parlato bene lei. Io ero "Qualcuno" al mio
lavoro, ero il "Migliore" fra gli amici, l'"Unico"
in famiglia, ed ora niente più. Sono uno tra
la folla... da quando mi hanno rubato la
serenità, la certezza di
appartenere sano a questo mondo. Mi hanno bruciato
il cuore ed io me ne sono andato. Ho lasciato
tutto, perché nessuno pianga per me...
lontano da chi possa riconoscermi per raggiungere
sempre più disperatamente la mia fine. Cosa
mi ha ferito? Saper di morire di cancro a soli
"40" anni! Da allora sono solo trascorsi due mesi
di attesa assillante e sono qui a palpare i miei
sintomi con la mano del cuore, con la voce di quel
poco di anima che mi é rimasta. E
chissà... chi sta pensando a me, questo
dolore soffocato accomuna il mio... Nulla lasciai
scritto, perché nulla volevo dire per non
appesantire questa sofferenza! Ed eccomi qui...
No,... non faccia nulla per me... vedo che il suo
sguardo cerca di capirmi, ma non
può. Lei ha solo false lacrime per me.
Pianga piuttosto per lei... che perde tempo
con me,... invano!"
- Un attimo di silenzio ruppe in commozione la
voce quasi roca di quell'uomo abbandonato alla
propria povera esistenza su quel misero pavimento
levigato dal passaggio lieve di altre storie simili
alla sua.
- Anche il giornalista aveva perso tutta la sua
grinta, la sua corazza d'uomo dei
"Mass-media", ma il coraggio miscelato alla
condivisione di quei fragili sentimenti e di quel
sofferto sospiro di morte, lo spinse a parlare
anche lui di se stesso:
- "Anch'io,...- si schiarì la voce con un
colpo di sommessa tosse, quasi per scandire i
tratti del suo carattere schivo al dialogo di cose
personali -Anch'io... sono nessuno ora..."
- E l'uomo a terra alzò il viso perplesso,
guardandolo fisso negli occhi per capire dalla sua
espressione se era vero quello che sentiva
dentro... con un po' di vergogna per aver assalito
"uno come lui". Il giornalista posò una mano
tremante sulla sua spalla, facendo capire quale
fosse quel strano brivido che lasciava intravedere
il luccichio dei suoi occhi,... e continuò
così a dire:"... Anch'io sono alla fine!...
come lei... ma forse i farmaci mi danno quel poco
di forza per capire che morire ancora in vita
é assurdo! Da sempre ho lottato per
accaparrarmi "4" soldi di felicità e
perché devo darla vinta a "4" molecole
impazzite? Sono io matto più di loro per
lottare e sconfiggere la morte! Arrivarci vivo...
fino in fondo! No,... non condivido la sua scelta
così... vigliacca, se posso dire! Io,...
giornalista? Ormai solo di me stesso! E lei...
un'egoista che soccombe senza saper dare un po' di
conforto a chi credeva in lei, nei suoi ideali! Sto
ultimando di scrivere circa la mia vita... Scrivo
per me, per i miei affetti, perché nessuno
un giorno possa dire che ero un debole! Io non ho
voluto ferire nessuno per inseguire la fuga dal
mondo! Ed adesso ho veramente pietà per lei,
per la sua debole esistenza perduta."
- Rammaricato, l'uomo a terra non seppe dire
altro che un fragile:
- "Scusi,... per me é troppo tardi... Non
le chiedo nulla, preferisco morire adesso! Ora so
per certo di essere un assassino della mia vita,
anche senza rimpianti, e per quel poco
che mi resta non avrò pace lo stesso! Spero
di incontrarla, un giorno..."
- "Anch'io... per raccontarle cosa lei ha perso
fra le righe che ha creduto di leggere su di me,
sul mio vestito a festa."
- L'uomo a terra non perse più di vista
quelle belle scarpe lucidate nere, che avevano
il destino uguale al suo, fra i passi
sconnessi della folla distratta. Pensava forse che
quel mondo che aveva già perso prima
del tempo a lui concesso, aveva voluto dargli una
flebile "scossa di vita", prima di morire.
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