IL CLUB DI

LETIZIA

Dedicato alla lesione cerebrale infantile

A cura di Maria Simona Bellini

 

IL "RAPPORTO POLLACK"

CONTRO BETTELHEIM

di Stefano Palazzi

 
Quando la generazione degli anni di piombo decideva di dedicarsi alla neuropsichiatria infantile venti anni fa, Bruno Bettelheim (nato nel 1903, morto nel 1990) era un mito.

A Siena si organizzavano giornate celebrative. Gli editori italiani di psicologia divulgativa pubblicavano (con ritardo) tutte le sue opere. I libri che ancora conservo sono stati da me sottolineati e annotati. Oggi posso ammettere che la mia lettura era un po' a salti, perché lo trovavo fin da allora suggestivo ma ripetitivo nel ribadire le sue tesi. A questo proposito ora esiste una biografia che spiega come Bettelheim si facesse editare i testi da collaboratrici di madre lingua inglese, e le ripetizioni concettuali derivino dal fatto che fossero ritessuti insieme da brani di suoi discorsi con parole diverse e, talora, gli stessi esempi, cambiando nomi di pazienti che erano gli stessi.

Il libro di Richard Pollack, "The Creation of Dr. B., A Biography of Bruno Bettelheim" (Simon & Schuster, 1997) è paragonabile al "Rapporto Starr" contro Bill Clinton per il polverone che ha sollevato nel settore specifico. Tuttavia, differentemente dal caso del Presidente degli Stati Uniti, non si tratta solo di un attacco sul piano personale. E' invece un'elegante e terribile operazione, che mira a distruggere il mito di Bettelheim anche sul piano scientifico. E' un'opera di vendetta minuziosamente documentata, molto ben scritta da un autore che è stato in analisi lui stesso e che non rinnega affatto la psicoanalisi. Nella lettura ci si istruisce sul mondo degli psichiatri viennesi cui appartennero anche Leo Kanner (come Bettelheim emigrato negli Stati Uniti) e Hans Asperger (rimasto in Austria). Al lettore italiano potrebbero venire in mente alcune analogie con uno psicologo letterato, abile manager, che operava a Milano nella seconda metà degli anni '70, il quale, diversamente da Bettelheim, neppure era onesto in campo patrimoniale.

La vendetta del libro si riferisce ad un episodio capitato a Chicago nel giugno 1969, quando Pollack, fratello di un soggetto autistico, si rivolse al Direttore dell'Istituto che aveva seguito il problema che tanto aveva angustiato la famiglia, sentendosi dire: "E' tutta colpa dei vostri genitori". La persona con autismo era morta attorno al 1950 in drammatico incidente domestico. Il direttore in questione, psicologo letterato, era Bruno Bettelheim. Pollack divenuto scrittore giornalista, ha raccolto una ricchissima documentazione che è diventata negli anni una radiografia esistenziale di 478 pagine che ne demolisce la fama mondiale. Il libro svolge la propria missione mirando all'incoerenza sia della persona sia della teoria da lui sviluppata, e meriterebbe di essere tradotto in italiano tanto per il suo valore documentale intrinseco, quanto come antidoto verso gli imbonitori che imperversano in ogni campo, non escluso quello psicologico.

Pollack ripercorre il romanzo formativo dell'uomo, con la concatenazione delle causalità e delle raccomandazioni che crearono il fenomeno "Dr. B.", come diventerà poi noto tra studenti e dipendenti dell'Università di Chicago, suggerendo in sostanza che le radici della sua scarsa stima per le figure parentali risalissero a quella per le proprie: il padre morto di sifilide, e la madre anaffettiva quanto bastava. Tra le due Guerre Mondiali, consolidando la propria cultura liceale viennese mentre commerciava legname, Bettelheim si era laureato in filosofia ben 12 anni fuori corso. Negli Stati Uniti, dopo la guerra, si fece credere analizzato da uno dei pionieri della psicanalisi e laureato in storia dell'arte e psicologia. Autodidatta nel tempo libero dal lavoro e nei mesi di prigionia a Dachau e Buchenwald, finì con l'apparire un fragile intellettuale sopravvissuto all'olocausto, abile di parola, di aspetto brutto ma seducente per molte donne e invidiato da molti uomini. "Furbo" è il termine che meglio potrebbe definirlo in lingua italiana.

La biografia scritta da Pollack dimostra alcune falsificazioni e plagi scientifici operati da Bettelheim prima e dopo quando, nella prospettiva di avere un'affiliazione con l'Università di Chicago a 40 anni, accettò l'incarico di responsabile della struttura residenziale per bambini "Orthogenic School". Insieme a psichiatri via via allontanatisi o passati in secondo piano, selezionò nel giro di pochi anni solo casi non organici, realizzando il primo therapeutic milieu d'America. Lo staff riabilitativo ed educativo aveva la responsabilità diretta dell'intervento, mentre a Bettelheim e agli psichiatri consulenti era riservata la supervisione del personale. Venivano chiamati psicotici bambini che oggi sarebbero definiti disturbi della condotta, sintomi borderline o casi sociali. Di casi autistici secondo l'ICD o il DSM il Dottor B. ne vide realmente pochi, fino a quando a 87 anni, in discreta salute fisica, compì il proprio ciclo vitale uccidendosi alla scrivania. Non è etico né di buon gusto interpretare perché si decide un gesto del quale non si può poi chiedere ragione all'interessato. E' difficile però dimenticarlo.

Oggi la meravigliosa ma falsa terminologia di Bettelheim trova spazio solo nella storia delle scienze psichiatriche, così come l'astrologia è l'ineludibile passato degli astronomi. Di fatto, i sostenitori del Bettelheim-pensiero hanno colto il riduzionismo psicopatologico del Dottor B. relativo alla sola dimensione relazionale. Ciò è servito a contribuire all'improvvisa dicotomia tra sfera psichica (relazionale, non organica) e sfera mentale (cognitiva, comportamentale) che è circolata nel gergo di molti servizi di salute mentale. Il biografo iconoclasta di Bettelheim non intende contribuire all'evoluzione delle teorie psicoanalitiche o altro.

Accessoriamente però Pollack svela il cinismo che caratterizza quanti siano rimasti indifferenti al male che, involontariamente come autore di lavori di successo, Bettelheim ha portato ad una generazione di genitori e operatori a contatto con bambini sia autistici (considerandone colpevoli i genitori), sia non autistici (chiamandoli autistici e millantando illusorie guarigioni).Se le famiglie più abbienti o avvantaggiate culturalmente hanno comunque potuto ricorrere a trattamenti alternativi, quelle con meno risorse si sono trovate in balia del pregiudizio di una loro insanabile carenza sul piano relazionale.

Il lavoro necessario a recuperare il danno derivato dal Bettelheim-pensiero è davvero smisurato. Per conoscere le innumerevoli situazioni in cui l'atteggiamento giudicante ed espropriante ha agito iatrogenicamente basta riascoltare i racconti dei genitori di casi di autismo entrati in contatto con operatori che hanno creduto in Bettelheim.

Ancora nei primi anni '90 potrei testimoniare di casi denunciati dai servizi sociali al tribunale minorile perché la psicosi del bambino sembrava attribuibile a genitori non idonei per cultura, reddito o capacità parentali. Sono noti altri casi effettivamente allontanati dalle proprie famiglie come se fossero vittime di abusi o negligenze gravi, ma è difficile e triste rilevarne le responsabilità istituzionali. La vigilanza delle organizzazioni dei genitori anche per le situazioni di svantaggio potrebbe riuscire a scongiurare questo tipo di soprusi istituzionali, così come i tristi casi di reale maltrattamento familiare, dei quali si è parlato nel seminario Daphne di Autisme Europe del settembre scorso.

Stefano Palazzi
 

Osservatorio Autismo della Regione Lombardia (Tel. 167 102 184)

Diffusione a cura dell'ANGSA, Associazione Nazionale Genitori

Soggetti Autistici, Segreteria Nazionale: Tel. 081 807 55 73


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