- Recensioni
- di
- Donatella
Montalto Cessi
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- Maria Vittoria
Calvi,
- DIDATTICA DELLE
LINGUE AFFINI; SPAGNOLO E ITALIANO, Milano, Guerini Scientifica, 1995
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- Per comprendere le ragioni
del libro e per capire a chi è indirizzato niente di meglio
delle parole dell'autrice: "il presente volume... consiste nel
proporre una guida operativa agli insegnanti di spagnolo, che li
orienti nei labirinti di una ricerca sempre più
specializzata e li aiuti a compiere scelte metodo-logiche
rispondenti alle necessità dei discenti italofoni" (p.
10).
- La 'Parte Prima' traccia un
panorama storico dell'insegnamento dello spagnolo in Italia,
preceduto da un sintetico quadro della didattica della lingua
straniera nel corso dei secoli. Questo criterio è una
costante di tutto il lavoro: in prima istanza si offre un quadro
generale, poi si prende in considerazione l'insegnamento della
lingua spagnola, infine dello spagnolo per italofoni. Già
all'inizio emerge l'idea di fondo del saggio: nella didattica e
nell'elaborazione di materiali per l'insegnamento non si deve mai
dimenticare la lingua di partenza, si debbono tenere sempre ben
presenti i punti di contatto e di contrasto delle due
realtà. Riprendere oggi tale argomento, che trova i suoi
progenitori negli anni '50 (Weinreich e Lado), dimostra quanto
Calvi sia aliena dal seguire le ultime mode glottodidattiche,
tutta protesa al reperimento di ogni risorsa che favorisca
l'acquisizione della lingua straniera.
- La 'Parte Seconda',
intitolata Modelli di
apprendimento linguistico, che si occupa delle teorie sottese
all'insegnamento, presenta le ricerche sull'analisi dell'errore,
che, partendo da concezioni opposte a quelle dell'analisi
contrastiva, giungevano a sostenere che: "l'ipotesi di
identità poteva anche render conto di quegli errori
commessi dai discenti che l'AC non era in grado di spiegare,
dovuti alle caratteristiche della LS più che a interferenza
della LM" (p. 47). Affronta in seguito il modello
del
transfer e la teoria
dell'interlingua fino ai fenomeni di pidginizzazione, confermando
la convinzione che l'apprendimento di una lingua straniera non
possa avvenire indipendentemente dalla lingua materna (p. 54).
Tali affermazioni trovano una conferma negli studi delle scienze
cognitive e della neurolinguistica. Dopo queste tappe di
avvicinamento, nel capitolo quarto si entra nel vivo della
questione con la presentazione quasi provocatoria di una poesia di
Joseph Tusiani che, letta prescindendo dalla pronuncia, potrebbe
essere stata scritta tanto in italiano quanto in spagnolo (p. 83),
per mostrare con una iperbole la vicinanza dei due idiomi. Dopo
aver delineato differenze a livello fonologico e lessicale,
analogie e contrasti strutturali, convergenze pragmatiche e
culturali, conclude che la vicinanza dei due sistemi linguistici
se, a un primo livello di apprendimento, aiuta il discente
italiano, a livello intermedio e superiore "le affinità
presentano risvolti ingannevoli e le differenze strutturali sono
superiori al previsto. Parallelamente si fa strada la percezione
di una certa alterità culturale, che rafforza il senso di
distanza; ma le diversificazioni sono spesso sottili, occulte
dietro a facciate di somiglianza" (p. 96).
- Con l'avanzare della
ricerca si entra nel concreto per quanto si riferisce alla
didattica dello spagnolo per italofoni. Nella 'Parte Terza', dove
l'impostazione contrastiva si impone, l'autrice con ricchezza
bibliografica espone le strategie più adeguate per
conseguire risultati soddisfacenti, muovendosi nei tortuosi
meandri delle antologie interlinguistiche, si preoccupa di
delineare i problemi connessi all'ascolto e alla lettura, alla
produzione orale e scritta, allo sviluppo armonico delle diverse
abilità.
- Questa l'ossatura e il tema
centrale in una sintesi che sicuramente non restituisce né
la quantità di argomenti svolti, né la
vastità delle letture compiute da Calvi, né lo
sforzo di proporre, là dove possibile, delle soluzioni ai
problemi affrontati. Per rendere solo un po' di giustizia a questa
ricerca, che risponde alla reale esigenza di fare il punto sulla
didattica dello spagnolo e dello spagnolo per italofoni, che offre
molti spunti di riflessione nonché concreti apporti, non
rimane che continuare nell'analisi dei temi trattati.
- Emerge chiaramente come
oggi occuparsi di didattica delle lingue dal punto di vista
teorico significhi non ignorare gli studi di scienze quali la
psicologia cognitiva, l'etnolinguistica, la neurolinguistica, che
per l'autrice è "disciplina di raccordo tra scienze del
linguaggio e scienze dell'educazione" (p. 163), mutuando la
definizione dal titolo di un saggio di Giovanni Freddi1,
definizione che bene rende il livello di complessità
raggiunto oggi da questa disciplina, il cui compito primario
è "quello di raccogliere gli apporti più disparati e
unificarli in una sintesi armonica. Rispetto al passato, oggi
sappiamo abbastanza per poter definire con assoluta certezza il
metodo per eccellenza, dato che ogni proposta contiene aspetti
positivi da non trascurare" (p. 163). In più luoghi del
saggio la studiosa si esprime a favore di un approccio eclettico,
ribadendo che "la preferenza per il termine 'approccio' riflette
soprattutto la volontà di modellare le attività da
svolgere in aula a partire dalle richieste dei discenti, e non in
modo aprioristico" (p. 165). La scelta dell'eclettismo si va
imponendo oggi in opposizione ai sistemi puri che vengono
considerati pericolosi per l'implicita possibilità di
perdere di vista l'obiettivo finale, vale a dire che l'unico scopo
di un sistema non deve essere un impeccabile rigore, ma
l'apprendimento della lingua straniera. L'eventuale commistione di
metodi dovrà possedere naturalmente una sua coerenza
interna.
- L'opzione per un approccio
complesso2 poggia tanto su basi teoriche (l'analisi e la critica
ai metodi del passato e a quelli vigenti), quanto sulla pratica
didattica in classe, dove si constata ciò che da maggiori
risultati e ciò a cui l'alunno risponde meno. Tale scelta
trova un valido supporto nelle scoperte scientifiche sulle
attività del cervello. Marcel Danesi nei suoi studi di
neurolinguistica ha rilevato che i due emisferi funzionano come un
tutto unitario. Si deve dunque progettare un tipo di insegnamento
bimodale, che si preoccupi dello sviluppo e dell'integrazione di
caratteristiche e abilità linguistiche che vengono
elaborate in entrambi gli emisferi.
- Nell'approccio complesso
alla didattica della lingua entrano anche due componenti
fondamentali del metodo tradizionale: la riflessione
metalinguistica e la traduzione, alle quali Didattica di lingue
affini dedica il
capitolo sesto e parte del settimo. Ci si può chiedere
perché scomodare tante scienze, tante ricerche di
discipline diverse dalla glottodidattica per riproporre la tanto
esecrata grammatica e la banale traduzione. La risposta ci viene
dal testo: "A differenza del formalismo tradizionale, si sostiene
oggi che le conoscenze formali rappresentano un mezzo e non lo
scopo finale del processo di insegnamento/apprendimento" (p. 135).
Si sostiene cioè che l'aspetto formale della lingua non
è il solo di cui ci si deve preoccupare, ma non è
trascurandolo che si apprende una lingua straniera. Rispetto al
passato, quando la grammatica veniva impartita al discente come
una serie di regole da imparare a memoria, oggi si preferisce che
l'alunno, attraverso un processo induttivo compia da sé una
riflessione metalinguistica a partire dai testi proposti. Anche
per l'uso della traduzione a fini didattici si possono fare
analoghe considerazioni: "Far tradurre dagli studenti i documenti
linguistici presentati, dopo aver fornito informazioni
preliminari, è essenziale per verificare la comprensione, e
per stimolare riflessioni di tipo induttivo" (p. 169). Anche la
traduzione diventa uno fra gli strumenti di apprendimento e non,
come avveniva un tempo, "l'unico tipo di esercitazione proposto ai
discenti ... a partire da semplici frasette fino a brani letterari
più o meno complessi" (p. 169).
- Il libro di Vittoria Calvi
può essere di grande aiuto per l'elaborazione di nuovi
strumenti, non solo perché presenta con lucidità e
chiarezza la situazione attuale della didattica dello spagnolo, da
suggerimenti di impostazione in senso contrastivo, ma anche
perché offre su qualunque argomento una eccellente
bibliografia, sempre aggiornata ed esaustiva che può, si
condividano o meno le opinioni linguistiche dell'autrice,
diventare la base di partenza per un lavoro serio nell'ambito
della didattica dello spagnolo.
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