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- Roberta
Riva
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- Il Sudafrica
dell'apartheid: il ruolo dell'African National Congress nella
formazione di un
- movimento di massa
e nella ricostruzione
- dell'identità
di popolo*
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- Nell'aprile del 1994, con
le prime elezioni democratiche in Sudafrica e l'elezione di
Mandela alla carica di Presidente, l'apartheid ha cessato
formalmente di esistere. Sarebbe, tuttavia, sminuente e
semplicistico affermare che le vergogne e le umiliazioni che il
popolo sudafricano ha dovuto sopportare per un cinquantennio
siano state cancellate con il solo semplice gesto di esporre
gli striscioni colorati inneggianti a Madiba1 e alla
nuova democrazia.
- Il Sudafrica dell'apartheid
ha conosciuto tragedie e violenze di ogni tipo; i suoi abitanti
sono stati diseredati d'ogni loro bene, nel loro paese, a causa
del colore della loro pelle. Questo terreno che avrebbe potuto
inaridirsi irrimediabilmente, ha fortunatamente fornito
incredibili quanto efficaci strumenti di lotta. L'African
National Congress, attraverso vicende storiche e alterne fasi
di fortuna politica, è quello che meglio ha resistito
all'onda d'urto delle repressioni del regime nazionalista.
Fondato da un gruppo ristretto di intellettuali per
salvaguardare gli interessi della classe media nera, è
stato ben presto costretto a rivedere le proprie mete e
strategie di opposizione.
- Nel giro di vent'anni l'ANC
ha subìto una metamorfosi impressionante. Attraverso un
lungo percorso fatto di scioperi, di resistenze, di convegni e
meeting molto spesso segreti, ma anche di dibattiti ed
elaborazioni teoriche, il Congresso è passato
dall'essere un movimento elitario a un organismo di massa. Il
processo attraverso il quale è stato possibile
sensibilizzare la popolazione di colore è stato lungo e
difficile, segnato a volte da fallimenti o da successi
effimeri. Il cammino evolutivo è continuato fino
all'ultimo stadio, quello della globalizzazione della lotta, in
cui diverse etnie, diverse fedi politiche e diversi movimenti
hanno formato un eterogeneo quanto compatto gruppo
d'opposizione. Il "lungo cammino verso la
libertà"2 ha portato l'ANC a diventare
un'organizzazione illegale, che però ha continuato il
suo operato all'estero. Quando, nel 1961, Nelson Mandela
formò l'Umkhonto we Sizwe (MK), il braccio armato del
Congresso, l'ANC entrò nell'ultima fase della sua
trasformazione. Ideato come un ristretto gruppo di individui
colti, di sesso maschile, appartenenti alla classe media, il
movimento si è arricchito di nuovi soggetti, di varia
estrazione sociale e di differenti inclinazioni
politiche3.
- L'ANC è
sopravvissuto per la sua incredibile capacità di
adattarsi ai cambiamenti, segno - questo - di un'eccezionale
flessibilità politica e sociale. Ma sembra un merito
ancor maggiore del Congresso l'aver saputo affrontare questa
rivoluzione interna mantenendo saldi i propri principi
fondamentali, ideali e politici. La trasformazione ha sì
mutato profondamente il volto dell'ANC, ma non ne ha stravolto
il cuore e il cervello politico. Capisaldi come la
non-violenza, i principi che informano la democrazia, i diritti
civili prima e umani poi e la difesa della popolazione
sudafricana dagli oltraggi razzisti sono rimasti parti
indelebili del corpus ideologico del Congresso. Le contingenze
e le diverse esigenze strategiche hanno talora obbligato a
scelte difficili o addirittura estreme, ma non contrarie a
questi concetti. Quando l'ANC ha dato vita all'ala militare, lo
ha fatto in un contesto storico preciso, perché la
salvaguardia e la conservazione di quei principi richiedevano
un mutamento in quel senso. Un altro aspetto, infine, va
necessariamente considerato. Al di là della portata
delle azioni politiche vere e proprie, l'ANC è stato un
monito continuo alla popolazione a difendere dall'oblio le
proprie radici, la propria identità e il ruolo nella
storia. Attraverso numerosi documenti, celebrazioni, canzoni
tradizionali trasformate in slogan politici, l'ANC ha condotto
un'instancabile opera di incoraggiamento a non dimenticare, a
continuare a testimoniare l'esistenza di un popolo sommerso
dalle leggi razziste.
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- 1. La formazione della
Youth League e lo scontro con il Sudafrica
dell'apartheid
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- Il Congresso è stato
attraversato da dissidi interni non sempre risolti. Da queste
crepe sono nate forze nuove, come il Pan Africanist Congress
(PAC), che hanno intrapreso strade parallele e separate, e
organismi complementari che hanno continuato la loro esistenza
sotto l'organizzazione-ombrello dell'ANC. È il caso
della Youth League, fondata nel 1943 e apparsa subito come la
corrente più attiva e politicamente meno moderata del
Congresso. Composta in gran parte da giovani professionisti
cresciuti ed educati durante gli anni tra le due guerre,
è stata, da subito, centro nodale del fermento
ideologico e intellettuale che negli anni del secondo
dopoguerra si era sviluppato in Sudafrica e che andava
affermando la necessità dell'autodeterminazione dei
popoli, in antitesi a qualsiasi forma di costrizione politica,
sociale o economica4.
- Fra le tante straordinarie
figure che hanno nutrito le file di questo movimento, va, in
particolare, ricordata quella di Anton Lembede, già
fondatore dell'ANC e, soprattutto, vera anima intellettuale
della Youth League. Le sue riflessioni e le sue idee hanno
costituito la base portante del sistema di opposizione
all'apartheid fino a diventare una filosofia dell'africanismo.
Sottolineando l'importanza dell'identità e della
coscienza di popolo, Lembede riteneva che la liberazione
dall'oppressione dovesse partire dagli stessi neri, che
avrebbero dovuto - in primis - ricostruire la propria
identità e l'orgoglio per la loro cultura5.
Il "Manifesto"6 del 1944 e l'estratto "Basic Policy
of Congress of Youth League"7 del 1948 contenevano
ed esplicitavano le idee fondamentali e le strategie di lotta
del movimento, delineando una posizione di isolazionismo nei
confronti di altri organismi e movimenti identificati come
possibili fonti di contaminazione della coscienza politica in
formazione all'interno della Lega. Nello stesso anno in cui la
Youth League lanciava il suo documento politicamente più
innovativo e coraggioso, un altro evento si trasformava in una
svolta epocale per l'intero Sudafrica.
- Il 26 aprile 1948, infatti,
il National Party (NP) guidato da Daniel Malan otteneva la
vittoria alle elezioni generali, sconfiggendo il Labour Party e
l'United Party guidato da Ian Smuts, sino allora Primo Ministro
anglofilo.
- Una volta salito al potere,
Daniel F. Malan diede inizio a una monumentale opera di
trasformazione del volto sociale, politico ed economico della
nazione. Il risultato di questo processo fu noto al mondo
intero con il nome di apartheid, letteralmente "separazione",
ma in realtà "the codification in one oppressive system
of all the laws and regulations that had kept Africans in an
inferior position to whites for centuries. What had been more
or less de facto was to become relentlessly de
jure " (Mandela: 127).
- Quello che qui era appena
enunciato in teoria, sarebbe - nel volgere di pochi anni -
diventato tragica realtà.
- Gli anni 1949-50 si possono
considerare il 'biennio nero' della storia sudafricana
poiché in questo breve periodo vennero emanati un gran
numero di provvedimenti legislativi che istituzionalizzarono la
natura segregazionista del regime instaurato in Sudafrica. Il
Mixed Marriages Act, l'Immorality Act, il Population
Registration Act e, soprattutto, il Suppression of Communism
Act8, provocarono un vero e proprio terremoto che
costrinse la popolazione sudafricana a cambiare abitudini
sociali e usanze. I neri, i meticci e gli indiani furono
costretti a trasformarsi in collettività separate
rispetto al gruppo bianco e ad esso subordinate politicamente e
socialmente.
- La leadership dell'African
National Congress si trovò a dover affrontare, a poco
meno di quarant'anni dalla fondazione, uno stravolgimento
politico, sociale ed economico senza precedenti. Dopo aver
attraversato un periodo di paralisi politica durante gli anni
Trenta, dovuto, in parte, all'inasprirsi della repressione da
parte del regime e, in parte, al fallimento di alcune
iniziative9, all'ANC rimasero solo due strade:
abbandonare la scena politica o continuare, apportando adeguate
modifiche alle strategie di lotta. La prima ipotesi avrebbe
significato l'eliminazione di ogni voce di protesta e di
opposizione. La seconda rimaneva l'unica scelta possibile.
L'immediata, evidente misura di rinascita politica dell'ANC
è stato il Programme of Action adottato nel 1949. Il
programma, diviso in sette differenti sezioni, delineava la
nuova politica del movimento, stabiliva le nuove mete ed
elencava i nuovi strumenti di resistenza. Il documento toccava
tutti i livelli della vita quotidiana: dall'educazione in cui
si chiedeva un sistema scolastico più equo che desse
uguali possibilità di accesso al mondo lavorativo;
all'economia in cui si prevedeva la creazione di un sistema di
rappresentanza degli interessi dei lavoratori. Si passava poi
all'obiettivo politico vero e proprio, con la richiesta di
rappresentanza diretta per i neri in tutti gli organi
istituzionali. Questa meta, insieme alla presenza costante
dell'ANC sulla scena politica, sarebbe stata raggiunta
utilizzando diversi strumenti, tra cui un fondo per il
finanziamento della lotta, una rete di propaganda svincolata
dalla censura e un Consiglio10 in grado di
concretizzare gli obiettivi del Programma. Gli strumenti
elencati come valide forme di opposizione al regime imposto dal
National Party erano il boicottaggio, lo sciopero, la
disobbedienza civile, la resistenza passiva e la protesta di
massa : proprio l'enfasi posta su quest'ultimo elemento
rappresentava un punto di distacco dalla politica della vecchia
leadership dell'ANC. Appariva, infatti, evidente alle giovani
generazioni che un'azione con qualche probabilità di
riuscita non potesse più prescindere dalla
partecipazione attiva della popolazione
africana11.
- Alla cerimonia di adozione
del Programme of Action l'ANC stabilì il saluto
ufficiale del movimento, quella mano destra chiusa a pugno con
il pollice rivolto verso la spalla che, con gli slogan "Nkosi
Sikelele iAfrika" e "Mayibuye Afrika"12 sarebbero
diventati i simboli della ritrovata identità
africana.
- Gli anni Cinquanta si
aprivano, dunque, indicando l'esistenza di una forte tensione
sul tema della strategia politica tra leadership storica
dell'ANC e Youth League. Appariva, tuttavia, sempre più
tragicamente chiaro che le politiche di conciliazione e di
moderazione attuate fino allora secondo gli intendimenti
tradizionali del Congresso avevano dato scarsi frutti. Nei
fondatori dell'ANC cominciava a insinuarsi il dubbio
dell'inutilità delle politiche portate avanti fino
allora. L'atteggiamento nei confronti della politica e dei
mezzi da utilizzare cambiò in concomitanza con la fine
del secondo conflitto mondiale: documenti come la Carta
Atlantica13 si dimostravano sul piano pratico
inefficaci, mentre le condizioni dei sudafricani di colore
continuavano a peggiorare. La legge denominata Suppression of
Communism Act, ad esempio, si dimostrò essere uno
strumento di potere per zittire qualsiasi voce di protesta o
critica verso le decisioni adottate dal National Party. La
leadership dell'ANC aveva inteso immediatamente il pericolo
derivante da una simile arma e, perciò, prese una
decisione fondamentale, stabilendo una stretta collaborazione
con il South African Communist Party (SACP) e il Transvaal
Indian Congress (TIC). I tre organismi, uniti saldamente contro
il comune nemico, diressero due scioperi che ebbero il merito
di risvegliare le coscienze sopite dei lavoratori sudafricani e
della popolazione in generale14. Con il May Day
Strike e il Freedom Day15 l'ANC acquisì
infatti la consapevolezza che l'arma dello sciopero poteva
diventare, se ben organizzata e con un sufficiente livello di
partecipazione di massa, un mezzo potente di protesta e di
disturbo. Per questo motivo l'ANC decise di impostare un piano
di interruzione dell'attività lavorativa che avrebbe
condotto alla grande Defiance Campaign del
1952.
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- 2. Da élite a
movimento di massa: la fenice risorge
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- L'inasprirsi delle misure
repressive e l'impossibilità politica per i gruppi
all'opposizione di far sentire la propria voce portò i
leaders del Congresso alla conclusione che il fatto di
costituire la maggioranza della popolazione fornisse ai neri,
ai meticci e agli indiani l'unica arma decisiva per resistere
al regime del National Party.
- Sei leggi16 emanate tra il
1949 e il 1951 vennero definite 'ingiuste' e per la loro
abolizione l'ANC, il partito indiano e quello comunista
decisero di organizzare una manifestazione nazionale. La
campagna, lanciata con il nome di Campaign against Unjust Laws,
passerà alla storia come Defiance Campaign. Dal punto di
vista organizzativo la manifestazione sarebbe stata divisa in
due fasi: durante la prima, un gruppo selezionato di militanti
avrebbe avuto il delicato compito di diffondere nei centri
principali17 il messaggio della manifestazione e il
significato delle leggi che si intendeva abolire. La seconda
fase prevedeva la formazione di gruppi di volontari etnicamente
separati che fossero in grado di convincere gli abitanti dei
centri rurali e urbani a unirsi alla lotta per dare vita a una
protesta ben organizzata.
- L'inizio della Defiance
Campaign venne fissato per il 26 giugno del 1952, tradizionale
giorno di protesta per gli africani nonché anniversario
del Freedom Day18. L'ala moderata e conservatrice
dell'ANC ottenne una vittoria riguardo gli strumenti da usare
durante la manifestazione: ancora una volta l'utilità
della non-violenza e della resistenza passiva sarebbe stata
messa alla prova. Si deve tuttavia sottolineare che la
decisione in merito all'utilizzo di questi mezzi pacifici
seguiva una ben precisa strategia: la popolazione era ancora
prevalentemente sprovvista di armi, e una dimostrazione
violenta sarebbe stata sinonimo di suicidio di
massa19.
- Inoltre, una manifestazione
di tale portata avrebbe dovuto avere, alla base,
un'organizzazione e una preparazione alla lotta armata che
né il popolo sudafricano né l'ANC possedevano. La
lotta armata ha costituito l'ultimo stadio dell'evoluzione del
Congresso, e per arrivare a quel punto si dovrà
attendere ancora un decennio.
- La prima reazione dello
Stato fu quella di bandire e poi arrestare alcuni influenti
leaders politici: Kotane, Marks e Dadoo20.
Ciò che il National Party non aveva previsto era la
flessibilità politica e mentale di questi individui, i
quali iniziarono una personale protesta dalle celle, annullando
il timore della prigionia e del severo trattamento in carcere,
da sempre valida arma del governo21.
- Lo svolgimento pacifico
della campagna continuò fino all'arresto e alla condanna
a nove mesi di detenzione di alcuni leader tra cui Mandela,
Dadoo e Kathrada. La violenza degli scontri e l'alto livello di
repressione operato dalle forze di sicurezza gettarono il
Sudafrica in uno stato di cupa preoccupazione che spinse Albert
Luthuli, presidente dell'ANC, a porre termine alla Defiance
Campaign: era l'aprile del 1953.
- Definire la Defiance
Campaign un fallimento o un successo dipende in gran parte dai
criteri scelti per l'analisi. Nessuna delle sei leggi
incriminate venne abolita alla fine dei disordini, anzi, ad
esse se ne aggiunsero altre due. Gli incidenti e i tumulti
degli ultimi periodi avevano cancellato il precedente anno di
dimostrazioni pacifiche. Tuttavia è indiscutibile il
peso che essa ha avuto nella storia e nella coscienza politica
sudafricana. Di certo ha avuto il pregio di smuovere la
sensibilità di intellettuali e politici relativamente al
problema dell'apartheid, prima quasi sconosciuto. Ha consacrato
la necessaria collaborazione tra partiti e gruppi etnici
diversi ; soprattutto, pur non avendo mai raggiunto lo
stadio di manifestazione di massa, ha contribuito al
rinnovamento dell'ANC. Ultimo, ma di sicuro non minor motivo di
orgoglio per gli organizzatori della campagna, è stata
la nascita di una forte coscienza individuale e di popolo, e
l'alternarsi di quei sentimenti di vergogna e di
inferiorità che per anni avevano accompagnato i
sudafricani non bianchi.
- Il fallimento materiale
della Defiance Campaign aveva - paradossalmente - favorito la
rinascita dell'ANC22. E, in secondo luogo, aveva
sancito sia l'inutilità pratica - nella situazione
oggettiva - della non-violenza23, sia la
necessità di stabilire forme di collaborazione tra le
diverse forze all'opposizione.
- L'analisi di questi due
fattori portò le forze presenti all'interno del
Congresso a soluzioni a volte antitetiche.
- Riguardo alla questione di
un'alleanza trasversale, alcuni membri ultranazionalisti della
YL cominciarono a guardare con ostilità e diffidenza a
questa nuova strategia politica. Facendo propria la filosofia
africanista di Lembede nonché lo slogan di Marcus
Garvey24 "Africa for the Africans", quest'ala
radicale si pose in aperto contrasto con la vecchia leadership
ANC dando vita, nel 1960, al Pan Africanist
Congress.
- Per quanto riguarda
l'inefficacia dei mezzi pacifici, era sufficientemente chiaro
che, con l'inasprirsi delle misure razziste e dell'oppressione
poliziesca, l'opposizione doveva necessariamente rivedere le
proprie armi. Questa rivoluzione strategica divenne,
all'interno del Congresso, un argomento pressante la cui
soluzione sembrava dover essere inevitabile. All'interno
dell'organizzazione-ombrello dell'ANC si affermò l'idea
di ricercare un modo che potesse permettere all'opposizione di
continuare ad esistere anche nelle più avverse
condizioni politiche e sociali. "This strategy came to be known
as the Mandela Plan or, simply, M-Plan". (Mandela: 167). La
messa a punto del progetto indicato come M-Plan ha costituito
una svolta fondamentale per l'ANC: da partito di esponenti
della black middle class sudafricana, si apprestava a
trasformarsi in organizzazione clandestina.
- L'M-Plan si prefiggeva di
fornire al Congresso gli strumenti attraverso cui far pervenire
a ogni membro le decisioni prese ai massimi livelli, senza per
questo convocare riunioni. Il piano prevedeva un organismo
base, la cellula, formata da un agglomerato di case; più
cellule costituivano una zona, controllata da un responsabile
che comunicava direttamente con i livelli più alti
dell'ANC.
- L' M-Plan fu un insuccesso:
l'articolato meccanismo che avrebbe permesso il diffondersi di
notizie da una cellula all'altra, creò alla fine la
paralisi dell'intero apparato. Un secondo elemento di debolezza
era costituito dal fatto che la popolazione venne scarsamente
informata della nuova strategia, nota nei particolari solo ai
membri del Congresso25.
- Il fallimento pratico
dell'M-Plan ebbe il merito di mettere a fuoco la
necessità di aumentare il controllo degli organi
centrali dell'ANC sulle sezioni periferiche. A questo proposito
si fece strada l'idea di redigere una nuova costituzione, la
terza dopo quella del 1919 e quella del 1943. Purtroppo per
vedere la versione finale di questo nuovo documento si sarebbe
dovuto aspettare fino al 1957. Nel frattempo il paese nella sua
totalità e l'African National Congress avrebbero fatto i
conti con un regime sempre più oppressivo cui si sarebbe
contrapposta una resistenza progressivamente più forte e
coesa. La manifestazione più significativa di questa
volontà fu la formazione del Congress of the People
(COP).
- Gli organizzatori del
Congress of the People26 si prefiggevano di dare
vita ad un soggetto politico in cui fossero rappresentate tutte
le etnie presenti in Sudafrica, indipendentemente dal colore
della pelle o dalla razza.
- La data stabilita per la
prima riunione del Congress of the People era il 25 giugno
1955. Il periodo preparatorio vide i militanti dei maggiori
gruppi politici sudafricani intenti a raccogliere i fondi e le
adesioni, nonché le richieste della popolazione che
sarebbero state raccolte nella Freedom Charter, il primo
documento significativo di tutta l'opposizione al regime
razzista. È opportuno sottolineare come la Freedom
Charter, a differenza di altri documenti27, non sia
stata il risultato di un lavoro di gruppo, quanto piuttosto
l'assemblaggio di tante parti, ognuna delle quali formulata da
elementi diversi. Sarebbe tuttavia errato ritenere che questo
fosse dovuto unicamente ai dissidi interni all'ANC, o alle
differenti opinioni degli africanisti e dei membri della YL. Le
riunioni politiche erano, di fatto, sempre più episodi
clandestini, segreti: i controlli della polizia, i bans e le
lunghe distanze che alcuni membri dovevano percorrere con il
rischio di essere bloccati dalle forze dell'ordine, rendevano
difficile qualunque riunione.
- Il 25 giugno si tenne la
prima riunione del Congress of the People, cui parteciparono
rappresentanti di tutti i gruppi etnici
sudafricani.
- Albert Luthuli ricordava
così l'evento: "Perhaps it was the first really
representative gathering in the Union's history". (Luthuli:
158). Purtroppo, come notato da Fatima Meer, "the Congress of
the People was destined to be the first, and last, expression
of the Congress alliance as a legal structure in the country".
(Meer 1988: 73). Il momento più significativo di
quell'evento fu la presentazione della Freedom Charter,
diventata successivamente documento ufficiale del Congresso
alla conferenza nazionale dell'ANC del 31 marzo
195628.
- Il preambolo di questo
documento rappresentava una chiara sfida a tutti
coloro29 che auspicavano un Sudafrica governato da
un solo gruppo etnico. Affermando che "il Sudafrica appartiene
a tutti coloro che lo abitano, siano essi bianchi o neri", gli
estensori del documento sottolineavano l'accettazione di una
politica multietnica30.
- La Freedom Charter era
divisa in dieci punti, uno per ciascuna delle richieste poste
al governo di Pretoria. Tali istanze toccavano ogni campo della
società umana, dalla sfera politica, alla cultura,
all'economia, alla pace, all'uguaglianza di diritti per tutti
gli individui. La Carta delle Libertà era destinata a
diventare un documento chiave per l'accusa nel Treason Trial,
lo storico processo che si tenne tra il 1956 e il 1961 contro i
maggiori esponenti dell'opposizione. E questo perché i
principi in essa contenuti erano antitetici rispetto a quelli
attuati dal governo. Una loro realizzazione era impensabile
senza uno stravolgimento totale della società
dell'apartheid: venne, quindi, definita dal regime
dell'apartheid un documento rivoluzionario e inneggiante alla
violenza.
- Questa conferenza del marzo
del 1956 fu l'ultima che l'ANC tenne nella legalità. Il
regime, preoccupato per gli attacchi a tutto campo
dell'opposizione, scatenò una campagna di arresti che
avrebbe condotto al Treason Trial e che decapitò le
leadership dei maggiori movimenti e partiti
politici.
- Il periodo buio per la
popolazione sudafricana iniziò tuttavia più
tardi, nel 1958, quando le elezioni generali vennero vinte di
nuovo e con una maggioranza ancor più ampia dal National
Party. Dopo pochi mesi l'incarico di primo Ministro
passò a Hendrik F. Verwoerd. Ex Ministro degli Affari
Interni, nonché ideatore di alcune delle più
degradanti leggi razziste, salendo al potere poteva finalmente
completare il suo progetto di "separate development". Il
fondamento di questa teoria partiva dalla concezione che neri,
indiani e meticci non potessero essere detentori di diritti
politici nelle zone abitate dai bianchi e che, di conseguenza,
la miglior soluzione fosse quella di avere delle aree
esclusivamente ideate per loro31. In quella che
passerà alla storia come la seconda fase
dell'apartheid32 verranno posti in essere nuovi
strumenti e leggi che costringeranno i non bianchi alla
completa emarginazione. Il documento che ha probabilmente
creato maggior scalpore - anche a livello internazionale -
è stato il Promotion of Bantu Self-Government Act,
emanato nel 1959, con cui venivano istituite otto distinte
comunità etniche, ognuna delle quali separata dalle
altre su base razziale. Con questo nuovo provvedimento il 70%
della popolazione nera veniva ghettizzata nel 13% del
territorio33. La condanna degli africani a uno stato
di inferiorità e oppressione era completato dal fatto
che, dal punto di vista politico, il Bantu Self-Government Act
rimuoveva la rappresentanza nera dal
Parlamento34.
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- 2. Il Treason Trial: in
un'aula di tribunale il Sudafrica ritrova la propria
identità di popolo
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- Pochi episodi storici e
politici si rivelarono paradossali quanto il Treason Trial,
storico processo durato quattro anni. Nel novembre del 1956 la
polizia arrestò 156 figure di spicco dell'opposizione
con l'intento di indebolire la resistenza e la protesta contro
il regime dell'apartheid. Il risultato fu l'opposto. Mai prima
d'allora vi era stata una così grande, forte e sentita
unione di forze contro un nemico comune35. Il fatto
che leaders di differenti partiti fossero stati arrestati
insieme, li accomunava di fronte agli occhi della popolazione
che coniò lo slogan "We stand by our leaders", cantato e
gridato davanti alle aule del tribunale e ovunque vi fosse
necessità di testimoniare appoggio agli
arrestati.
- Nella prima fase del
processo l'accusa tentò di provare che gli arrestati
fossero comunisti e che la Freedom Charter fosse un documento
inneggiante alla rivoluzione. Questa parte del processo si
concluse nel settembre del 1957 quando il giudice
dichiarò di essere in possesso "of sufficient reasons
for putting the accused on trial on the main charge of High
Treason" (Benson 1964: 195). Due mesi dopo, le accuse vennero
fatte cadere per circa settanta degli arrestati. Il processo
riprese nel gennaio 1959, con un numero di imputati ridotto a
una trentina. In questa fase Oswald Pirow36, capo
dell'accusa, voleva provare che l'ANC non era un movimento
pacifico ma un'organizzazione violenta, i cui membri avevano
incitato e fomentato una rivoluzione.
- Nel 1960 il Treason Trial
venne spostato a Pretoria. I continui spostamenti da un
tribunale all'altro, la modifica dei capi d'accusa e il
prolungarsi oltre ogni aspettativa del processo avevano
l'intento di demoralizzare gli imputati e gli altri membri
dell'opposizione. Nel marzo del 1961 il processo sembrava
volgere al termine: concluse le fasi centrali, mancavano le
arringhe finali. Il 29 marzo il presidente della corte Justice
Rumpff annunciò a sorpresa un verdetto unanime di non
colpevolezza per tutti gli accusati.
- Durante i cinque lunghi
anni del Treason Trial il Sudafrica era politicamente cambiato:
nuove misure erano state prese, nuove leggi emanate e nuove
proteste lanciate.
- Episodi come la Defiance
Campaign hanno sancito l'unione necessaria di forze tra i
diversi partiti e movimenti politici. L'African National
Congress, nella sua continua opera di trasformazione, ha dovuto
fare i conti anche con questa nuova realtà. In meno di
vent'anni si era trasformato in un movimento di massa, aveva
dato vita a un sistema di informazione
sotterraneo37, aveva affrontato scissioni interne e
trasformazioni dalle quali si erano sviluppate la YL e la Women
Section, aveva rinnovato la propria leadership, temporaneamente
decimata dal Treason Trial.
- I cinque anni del Treason
Trial, le proteste degli africanisti e la sempre più
energica opera di repressione operata dal governo, rischiarono
di far precipitare il Congresso in una nuova paralisi politica.
La svolta arrivò nel 1957, quando la leadership del
Congresso decise di adottare una nuova
costituzione.
- Il nuovo documento
rifletteva i cambiamenti avvenuti all'interno del Congresso:
era infatti il prodotto della dialettica creatasi tra i vari
gruppi che erano andati delineandosi: l'ANC Women's League,
l'ANCYL e gli africanisti. La costituzione andava a sostituire
quella creata agli inizi degli anni Quaranta38, di
ampio respiro ma poco accurata nei particolari. Le richieste
degli africanisti di un'organizzazione maggiormente efficiente
si combinarono con l'esigenza di un rafforzato centralismo
nella conduzione delle operazioni politiche. Le sezioni
provinciali dell'ANC vennero ridotte di numero e si
limitò la loro indipendenza dagli organi centrali.
Questo perché, in un periodo in cui le libertà
politiche e di riunione erano pesantemente condannate,
un'eccessiva frammentazione nell'assunzione delle decisioni non
avrebbe portato maggiore flessibilità politica quanto,
paradossalmente, l'immobilità e il caos, mettendo a
rischio gli stessi militanti. Una "constitutional recognition"
era conferita alla Youth League e alla sezione femminile.
L'unico punto di disaccordo tra i vari organismi del Congresso
fu l'analisi della Freedom Charter e del Programme of Action.
L'accordo finale faticosamente raggiunto, che definiva i due
documenti come "complementary", accese le critiche degli
africanisti che, già in passato, non avevano fatto
mistero della loro contrarietà all'adozione della
Freedom Charter sostenendone l'estraneità rispetto agli
altri documenti del Congresso. Tuttavia, poiché solo
cinque dei 305 delegati appoggiarono la tesi degli africanisti,
questi furono costretti ad accettare l'inclusione della Carta
nei principi fondamentali dell'ANC. La nuova costituzione,
nella speranza di conciliare le posizioni assunte dai diversi
gruppi, appariva un tentativo estremo di ricompattare
l'organizzazione per fronteggiare il pericolo comune.
Sarà questo documento a testimoniare, negli anni della
clandestinità, l'esistenza del movimento, fino alla
riapertura del dialogo con il governo, durante l'era de
Klerk.
- La Costituzione del 1957
non arrestò, tuttavia, il processo di frammentazione
politica iniziato all'interno dell'ANC. Con l'approssimarsi
delle elezioni del 1958, la situazione divenne critica. Gli
africanisti39, in particolare, mossero accuse di
corruzione contro alcuni membri, chiedendone le dimissioni. La
soluzione della questione venne raggiunta quando il National
Executive decise di sospendere gli africanisti dalle cariche
ricoperte fino allora. In quell'occasione i seguaci di Leballo
decisero di staccarsi definitivamente dall'ANC, dando vita a un
nuovo movimento.
- Il nucleo ideologico di
questo nuovo gruppo riposava sull'assunto che i veri abitanti
del Sudafrica fossero i neri e che, di conseguenza, documenti
come la Freedom Charter - che miravano a unire i diversi gruppi
etnici - erano pretestuosi e fuorvianti. In una conferenza
tenutasi nell'aprile del 1959 il movimento africanista prese il
nome di Pan Africanist Congress (PAC). Alla guida venne posto
Robert Sobukwe, in precedenza uno dei membri più attivi
della Youth League. Il PAC adottò un manifesto e una
costituzione, due documenti che esaltavano le differenze sia
con la Youth League che con l'ANC. Rispetto alla prima, il PAC
segnava una differente concezione politica della propria
funzione: la YL continuava, pur diversificandosi, a perseguire
una politica parallela a quella dell'ANC; il PAC, al contrario,
si proponeva come antagonista politico del Congresso. Con
quest'ultimo le differenze erano profonde e ben distinguibili.
Il PAC era nato come movimento poggiante sul modello dell'ANC
del 191240, anche se aveva fatto proprie le idee di
Lembede, di molti anni posteriori. In un momento storico in cui
l'ANC compiva enormi sforzi per cambiare e riuscire a trovare
un terreno di dialogo con altri soggetti politici, il PAC
sembrava arretrare, rivendicando la necessità di una
forza monolitica. In terzo luogo, mentre l'African National
Congress cercava in ogni modo di sottolineare l'urgenza di un
regime democratico, dove tutte le etnie potessero coesistere e
governare su un piano di uguaglianza, il PAC, incurante delle
possibili critiche di razzismo a rovescio, indicava la
necessità della presa di potere da parte dei neri, in
quanto unici legittimi aspiranti a tale carica. L'ANC riteneva
irrealizzabile l'idea di un esclusivo dominio dei neri. Da
parte sua il PAC criticava la visione del Sudafrica prospettata
nella Freedom Charter definendola utopistica poiché non
solo giudicava inconcepibile l'idea di una democrazia tra
bianchi, neri, meticci, ma soprattutto perché l'ANC non
forniva alcun mezzo concreto per raggiungerla.
- Secondo i membri del PAC,
il principio di un paese multietnico non avrebbe funzionato da
molla per mobilitare le masse perché non rispondeva alla
sensibilità culturale. Sebbene i due movimenti
condividessero l'idea della mobilitazione generale come unica
arma vincente, differivano enormemente sulle tattiche da usare
per affermare la propria egemonia sulla popolazione africana. I
due movimenti differivano anche in relazione a un tema spinoso:
il presunto senso di inferiorità interiorizzato dai
neri. Secondo il PAC, la popolazione di colore aveva
subìto nel corso di decenni un lavaggio del cervello che
aveva prodotto danni incalcolabili all'orgoglio africano,
producendo profonde insicurezze e paure nell'animo dei neri. Il
nazionalismo doveva incitare gli africani a combattere per
trovare un'uscita da questa situazione, pena lo stato di
sottomissione perenne. In questa ottica un qualsiasi tipo di
unione con altri movimenti o, peggio, con altri gruppi etnici,
avrebbe indebolito l'operazione di ricostruzione della propria
identità perduta. Per tutta risposta, l'ANC affermava
che un simile atteggiamento era di per sé una segnale di
autoemarginazione. Il Congress of the People non era un
organismo in cui solo i bianchi avevano il diritto di esprimere
la propria posizione. Inoltre, la visione semplicistica secondo
cui questi fossero da considerarsi in toto pericolosi,
offendeva e rendeva problematica la posizione di coloro tra i
bianchi che si erano schierati con i movimenti di liberazione
neri. Il Congresso accusava la visione del PAC di un razzismo
non diverso da quello che gli stessi africanisti si
prefiggevano di combattere.
- Gli screzi tra i due
movimenti si manifestarono nel dicembre del 1959 quando, dopo
che l'ANC aveva risolto di indire una campagna contro il
lasciapassare (pass), la dirigenza del PAC decise di
organizzare una forma di protesta in anticipo su quella del
Congresso. In seguito, la data stabilita dal PAC sarebbe
diventata nota in tutto il mondo come il giorno del massacro di
Sharpeville.
- L'ANC si oppose fortemente
alla manifestazione organizzata dal PAC: questo fatto, insieme
alla debole organizzazione degli africanisti e alla misera
propaganda, provocò l'insuccesso della campagna. A
dispetto dei limiti organizzativi, in alcuni sobborghi di
Johannesburg, come Langa o Sharpeville, le proteste coinvolsero
centinaia di persone provocando un'immotivata reazione delle
forze di sicurezza che, senza alcun motivo apparente, fecero
fuoco provocando la morte di sessantanove
dimostranti.
- Le conseguenze dell'eccidio
di Sharpeville furono molteplici, a livello interno e
internazionale. La stampa diffuse in tutto il mondo le immagini
dei morti disseminati sul selciato e una reazione di orrore
esplose ovunque. L'azione più clamorosa venne presa
dall'ONU, il cui Consiglio di Sicurezza adottò per la
prima volta una risoluzione in cui prendeva una posizione
diretta e concreta contro il Sudafrica, deplorando la politica
dell'apartheid e richiedendone l'abbandono. A livello interno
il primo, immediato effetto dell'eccidio fu l'organizzazione di
una serie di scioperi che ebbero un elevatissimo grado di
adesione. In uno di questi, guidato dal Congresso, venne
raggiunto circa il 100% delle astensioni dal lavoro; l'ANC non
aveva appoggiato lo sciopero indetto dal PAC (nel corso del
quale era avvenuta la strage) ma, davanti al massacro compiuto
dalla polizia, apparve impossibile rimanere
indifferenti.
- Il significato politico di
Sharpeville si rivelò enorme: i movimenti politici, ANC
in testa, dovevano - ancora una volta - affrontare dei
cambiamenti. Lo Stato aveva dispiegato tutte le armi più
potenti e, per sopravvivere, bisognava rivedere necessariamente
i propri mezzi. Quando, il 30 marzo, venne dichiarato lo stato
d'emergenza, la situazione apparve
esplosiva41.
- L'8 aprile 1960 il governo
annunciava al Parlamento che l'ANC, insieme al PAC, sarebbe
stato dichiarato fuorilegge in base all'Unlawful Organizations
Act42. A poco valsero le proteste e le critiche al
progetto mosse da gruppi e partiti come l'United Party o il
Progressive Party. Da parte sua, l'ANC inviò all'estero
Oliver Tambo per una serie di viaggi aventi lo scopo di
organizzare un'eventuale esistenza clandestina del movimento.
In questo periodo la dirigenza del Congresso - Mandela in testa
- cominciò ad affrontare seriamente la
possibilità di dare vita a un'ala militare del
Congresso. Il tentativo di quasi dieci anni prima, cioè
la formazione dell'M-Plan, insegnava che la non-violenza, nella
situazione contingente, era ormai un'arma spuntata. Mandela,
costretto alla clandestinità, auspicava la creazione di
una struttura armata e alla riunione del National Executive
Committee del giugno del 1961 introdusse la questione
affermando che tra la popolazione giravano già molte
armi e una guerriglia incontrollata avrebbe potuto causare seri
danni all'intero Sudafrica; al contrario un corpo armato,
organizzato e politicamente finalizzato avrebbe potuto
raggiungere traguardi più avanzati. Da queste
considerazioni nacque, nel dicembre del 1961, l'Umkhonto we
Sizwe43, o MK, alla cui guida fu nominato lo stesso
Mandela; tra gli altri esponenti di spicco meritano una
menzione Joe Slovo, membro del partito comunista, e Walter
Sisulu, uno dei fondatori dell'ANC e della YL.
- L'organizzazione della
nuova struttura del Congresso venne affidata prevalentemente a
Mandela che, nella sua autobiografia, ricorda così
l'episodio:
-
- In planning the
direction and form that MK would take, we consider four
types of violent activities: sabotage, guerrilla warfare,
terrorism and open revolution. For a small and fledgling
army, open revolution was inconceivable. Terrorism
inevitably reflected poorly on those who used it,
undermining any public support it might otherwise garner.
Guerrilla warfare was a possibility, but since the ANC had
been reluctant to embrace violence at all, it made sense to
start with the form of violence that inflicted the least
harm against individuals: sabotage. (Mandela:
336).
-
- L'MK rappresenta l'ultimo
stadio del processo evolutivo compiuto dall'ANC che in meno di
cinquant'anni, da gruppo elitario che era all'origine, si era
sviluppato in partito vero e proprio arricchendosi di nuovi
elementi e ampliando le proprie visioni ideologiche.
Trasformatosi in movimento di massa, diventato il leader
dell'opposizione in un paese esso stesso in continua
evoluzione, ha, al termine del suo cammino, dovuto affrontare
la clandestinità; infine una sua parte si è
trasformata in un organismo basato su principi apparentemente
antitetici rispetto agli originari. L'ANC ha cercato di
mantenersi il più possibile fermo nelle proprie idee;
tuttavia, per un movimento, partito o gruppo politico inserito
in una situazione come quella sudafricana - che poco aveva a
che fare con il panorama politico di altri paesi africani, e
ancor meno occidentali - la prima regola è stata
sopravvivere. La non-violenza è sempre stata un motore
in tutta la politica e nelle scelte operate dal Congresso.
Quando il mantenersi fedeli a questo principio avrebbe
significato il collasso e la scomparsa dell'organizzazione, la
scelta della lotta armata è apparsa quasi obbligata. Non
si devono dimenticare le parole di Albert Luthuli quando,
durante la testimonianza al Treason Trial, spiegava come l'ANC
fosse fautore della non-violenza, e non del pacifismo a
oltranza:
- There was a difference
between non-violence and pacifism. Pacifists refused to defend
themselves even when violently attacked, but that was not
necessarily the case with those who espoused non-violence.
Sometimes men and nations, even when non-violent, had to defend
themselves when they were attacked (Mandela:
277).
-
- Paragonando l'operato
dell'MK a quello di gruppi armati presenti in altre zone
dell'Africa, si scopre come il valore dell'Umkhonto we Sizwe
sia stato fondamentalmente simbolico. Dagli strumenti usati -
con la preferenza per il sabotaggio - agli obbiettivi scelti,
è evidente come il movimento sia stato determinato dal
bagaglio culturale e politico del Congresso.
- Due elementi hanno concorso
a plasmare la struttura dell'MK: uno per così dire
culturale e un altro strategico-politico. Il primo si ricollega
all'ideologia politica dell'ANC, con l'attaccamento alla
non-violenza e alla filosofia gandhiana del pacifismo. Sembra
oggi di poter affermare che nel momento in cui una parte
dell'ANC si trasformò in ala militare, non poteva
evitare l'influenza del retaggio culturale del movimento
intero. Per questo motivo il sabotaggio - con il basso numero
di vittime che tale arma può causare - è stato lo
strumento più frequentemente usato dagli attivisti
dell'MK. Il secondo elemento che ha fortemente influenzato
l'operato del gruppo militare dell'ANC è di carattere
più propriamente politico: in un paese militarmente
sviluppato come il Sudafrica, la presenza di un gruppo armato
disposto a usare i mezzi tradizionalmente violenti della
guerriglia avrebbe dato luogo a una serie pressoché
infinita di massacri.
- Praticamente in
concomitanza con la nascita e lo sviluppo dell'MK, il Sudafrica
entrava in una nuova era: Verwoerd aveva indetto un referendum
il cui risultato avrebbe deciso la sorte istituzionale del
paese. Il 5 ottobre 1960 l'elettorato bianco si recava alle
urne, e il 31 maggio dell'anno successivo il Sudafrica
diventava una Repubblica. Il secondo, conseguente passo,
sarebbe stato l'abbandono del Commonwealth. Non essendovi
procedure previste per l'espulsione di un membro da tale
organismo, i paesi rappresentati rifiutarono di accettare il
rientro del Sudafrica dopo la sua trasformazione istituzionale,
adducendo come motivo il loro contrasto con la politica
dell'apartheid, incompatibile con i principi su cui si era da
sempre basato il Commonwealth.
- Dal 1960 al 1994 il
Sudafrica è precipitato nel baratro dell'isolazionismo
politico, sociale ed economico. Le sempre più pesanti
sanzioni attuate dagli altri stati, nonché le condanne
degli organismi internazionali hanno creato situazioni estreme
all'interno del paese. L'opposizione politica, costretta alla
clandestinità, ha comunque continuato la sua opera
instancabile di intralcio alle politiche del governo. Dopo la
svolta verso la democrazia, dopo le elezioni, Nelson Mandela
venne eletto presidente del Sudafrica e sembrò si fosse
giunti al termine del cammino. L'ANC e con esso tutti gli altri
partiti dell'opposizione erano tornati nella legalità,
tutte le leggi segregazioniste e dell'apartheid erano state
abolite, la democrazia ristabilita. Ciò che non era
stato cancellato era la vergogna e l'umiliazione subite dal
popolo sudafricano. Per questo motivo, per ridare
dignità alle vittime, per cercare la verità e, in
ultima analisi la riconciliazione tra perseguitati e carnefici,
l'arcivescovo Desmond Tutu, vincitore del Premio Nobel per la
Pace, ha dato vita alla Truth and Reconciliation Commission
(TRC). Patrocinata dall'ONU, questa commissione ha raccolto in
tre anni di lavoro e nei cinque volumi del rapporto le
testimonianze, i documenti, i ricordi, e tutte le voci che non
si dovevano dimenticare. Molti problemi sono rimasti irrisolti,
non ultimo quello che riguarda la richiesta, da parte delle
vittime, di giustizia piuttosto che di riconciliazione. Il
lavoro della commissione è stato un tentativo di
chiudere simbolicamente un'epoca.
- Verità, giustizia e
riconciliazione e il raggiungimento di un risultato attraverso
la collaborazione tra le parti, il dialogo e i mezzi legali e
non violenti, sono i principi ispiratori sia della TRC che
dell'African National Congress. In un ipotetico cerchio, questo
pacifico processo contro i crimini compiuti durante l'apartheid
simboleggia la chiusura della stessa apartheid. Non si
può pensare che i problemi del Sudafrica come nazione,
con le sue necessarie trasformazioni politiche ed economiche, e
come popolo, con il suo carico di ricordi, siano finiti.
Tuttavia l'African National Congress è diventato il
partito di maggioranza, ed è al governo; nel giugno
1999, dopo le seconde elezioni democratiche, Nelson Mandela,
ormai simbolo vivente della lotta contro l'oppressione, ha dato
l'addio alla vita politica, lasciando il comando al suo
successore Thabo Mbeki. Gli anni bui dell'apartheid sono
terminati, ma il cammino verso una coesistenza pacifica tra i
vari gruppi e il superamento dei problemi oggettivi del paese
è ancora lungo. Lo stesso Mandela aveva
detto:
-
- The truth is that we are
not yet free; we have merely achieved the freedom to be
free, the right not to be oppressed. We have not taken the
final step of our journey, but the first step on a longer
and even more difficult road. (...) The true test of our
devotion to freedom is just beginning (Mandela:
751).
-