Maria Antonia Giambelli
 
MUJERES LIBRES *
 
 
 
 
 
 
 
1. Mujeres Libres, donne libere, fu il simbolico nome con il quale nel 1936 si costituì in Spagna una organizzazione femminista anarchica. Durata solo fino al 1939, essa produsse una ricca ed originale attività culturale e politica la cui portata storica non è stata ancora analizzata in maniera definitiva.
La nascita dell'organizzazione, della quale furono principali ispiratrici Lucía Sánchez Saornil, Mercedes Comaposada e Amparo Poch y Gascón, donne colte e di vivace intelligenza, avvenne a Madrid nell'aprile del 1936 propiziata da quel clima di fermento e insieme di prudente aspettativa che aveva fatto seguito alle elezioni politiche indette nel precedente mese di febbraio. Dopo la difficile esperienza del governo delle destre nel biennio 1933-1935, noto come Bienio Negro, la vittoria ottenuta dalla coalizione di partiti riuniti nel Frente Popular prospettava, ispirando generali sentimenti di fiducia nell'avvenire, un rinnovato rinsaldarsi dei legami esistenti tra la classe politica di orientamento repubblicano e quella parte del popolo spagnolo la cui vocazione democratica aveva già determinato, nel giugno del 1931, l'affermarsi della Seconda Repubblica.
Non meno che sul piano politico, i positivi risvolti del processo di rinnovamento che grazie all'instaurazione del nuovo regime democratico aveva investito la Spagna all'inizio degli anni Trenta apparivano concretamente evidenti sul piano culturale.
Pur senza riuscire ad indurre radicali e definitive trasformazioni all'interno della società spagnola, alcune tra le prime iniziative del governo avevano infatti favorito l'affermarsi di una nuova e più manifesta sensibilità nei confronti dei problemi posti dalla "questione femminile". Di questa moderata apertura intellettuale che aveva stimolato l'associazionismo femminile dando nuovo slancio al movimento femminista borghese soprattutto nella sua componente suffragista, beneficiava nella primavera del 1936 anche l'organizzazione Mujeres Libres, cogliendone tuttavia i limiti. La sua connotazione di organizzazione femminista ed anarchica la spingeva infatti a promuovere cambiamenti integrali nella struttura della società, prospettiva che la distanziava enormemente dalle aspirazioni di emancipazione provenienti dalle organizzazioni femminili borghesi allora esistenti.
All'interno del processo di rinnovamento politico, un atto legislativo, che a ragione può considerarsi d'avanguardia, aveva introdotto nel paese una assoluta novità costituzionale: nell'ottobre del 1931, con largo anticipo rispetto ad altri paesi europei, le Cortes avevano approvato la legge che estendeva il diritto di voto anche all'elettorato femminile (Falcón, 1969: 182)1.
Risoltosi in tempi ristretti, il dibattito parlamentare che si era sviluppato attorno alla questione aveva raggiunto toni aspri; tra le uniche tre deputate elette, solo la radicale Clara Campoamor aveva predicato accesamente la necessità di introdurre il suffragio femminile. La radical-socialista Victoria Kent e la socialista Margarita Nelken si erano astenute dal formulare un parere favorevole, ritenendo, come molti colleghi deputati, che le donne non fossero ancora mature per l'esercizio di un diritto politico così impegnativo. Oltretutto, data la loro diffusa e profonda inesperienza politica, esse avrebbero potuto facilmente essere condizionate nelle loro preferenze elettorali da fattori, in particolare di natura religiosa, che prescindevano da una scelta politica razionale. Tali valutazioni, che erano certamente dettate da ragioni di opportunità politica, erano anche il frutto di una lucida, per quanto scoraggiante, analisi della realtà.
Tra perplessità e remore la legge era comunque entrata in vigore ed il voto femminile si era finalmente espresso: a favore delle destre come si era ipotizzato, nel 1933, e delle sinistre nel 1936. A quest'ultima vittoria aveva significativamente contribuito anche il voto delle militanti anarchiche, recatesi infine alle urne contrariamente a quanto era avvenuto nel 1933, quando avevano aderito al boicottaggio elettorale proclamato dagli anarchici.
Anche se allineava la Spagna ai paesi di cultura anglosassone2, - il femminismo inglese aveva costituito il riferimento costante di associazioni come la Cruzada de Mujeres Españolas, la Unión Republicana Femenina, la Asociación Nacional de Mujeres Españolas (Falcón, 1969: 181), esponenti del femminismo spagnolo di segno suffragista sviluppatosi negli anni Venti -, per le donne la concessione del diritto di voto finì col rappresentare una conquista più apparente che reale (Martín Gaite, 1987: 53); l'attenzione rivolta loro dai partiti si era infatti dimostrata funzionale all'esito delle votazioni, ma sostanzialmente inadeguata rispetto ai loro bisogni. D'altra parte il libero esercizio del diritto di voto presupponeva un insieme di attributi, come la libertà di coscienza, la consapevolezza di sé, la capacità di affrancarsi dai condizionamenti culturali presenti nella famiglia e nella società, che le donne spagnole in generale non possedevano.
Solo il matrimonio e la maternità rendevano completa la donna adulta; questa ferma persuasione, che si consolidava nella coscienza femminile fin dalla più tenera età, aveva trovato nella teoria della differenziazione sessuale predicata dalla fine degli anni Venti dal medico Gregorio Marañon, la sua forma più compiuta ed organica: essendo la vita psichica femminile condizionata esclusivamente dal processo biologico della gestazione, il destino naturale della donna era di essere sposa e madre (Nash, 1983: 15).
La condivisione delle idee imperanti riguardo alla funzione sociale della donna aveva accomunato, nel primo ventennio del secolo, buona parte delle esponenti del femminismo borghese; la loro attività, sviluppatasi prevalentemente a Madrid e a Barcellona ed orientata al progresso culturale delle donne appartenenti alla classe media ed al miglioramento delle condizioni di vita delle donne lavoratrici (Torres Planells, 1995: 10)3, si era realizzata concretamente in ambiziosi progetti culturali ed opere di rilievo sociale come quelli promossi dall'Institut de Cultura i Biblioteca Popular per a la Dona fondato a Barcellona nel 1909 da Francisca Bonnemaison, dalla Unión de Feminismo Español creata nel 1924 da Celsia Regia e dal Lyceum Club di Madrid fondato nel 1926 la cui presidenza onoraria venne offerta alla regina Vittoria Eugenia (Nash, 1991: 23).
Una parte considerevole dell'associazionismo femminile, che faceva capo alle catalane Dolors Monserdà de Macià appartenente alla Lliga Patriótica de Dames e Carmen Karr de Lasarte, aveva accolto con particolare favore la teoria della differenziazione sessuale, che per la delicatezza della materia aveva dato adito ad interpretazioni di varia natura, arrivando a sublimarne alcune specifiche asserzioni e, nella fattispecie, quella pretestuosa e sottilmente discriminante di un supposto primato femminile nella disposizione alle cure parentali e domestiche (Nash, 1983: 12).
Lucía Sánchez Saornil - una delle militanti più autorevoli che l'organizzazione Mujeres Libres avrebbe avuto - avversò invece questa idea, intravvedendovi l'origine di una ingiustificata subordinazione cui la donna era costretta da secoli.
Il movimento di opinioni contrastanti generato dall'affermarsi della teoria della differenziazione sessuale indusse la Sánchez Saornil a definire con più precisione e chiarezza d'intenti la sua posizione teorica attraverso una serie di articoli pubblicati nell'autunno del 1935 sul quotidiano anarchico Solidaridad Obrera.
Recuperando alcuni spunti critici offerti dagli articoli della celebre militante e pubblicista anarchica Federica Montseny apparsi anni prima sulle colonne de La Revista Blanca 4, e trasferendo l'origine dell'assoggettamento femminile dal piano biologico a quello culturale, la Sánchez Saornil individuava nella mancanza di stimoli esterni all'ambiente domestico e nell'impossibilità per le donne di sviluppare adeguatamente le proprie risorse intellettuali, le cause principali dell'incompiuta affermazione femminile in numerosi settori della vita sociale.
Le ben argomentate critiche della Sánchez Saornil, oltre che a numerosi settori della società spagnola, causa l'evidente arretratezza culturale si indirizzarono con particolare vigore ai militanti del movimento anarchico stesso, l'ambiente della sua formazione politica. Di essi la Sánchez Saornil condannò in particolare la mancanza di volontà e di preparazione nel promuovere la partecipazione nei centri anarchici delle donne, alle quali la società negava la libera espressione di sé ed affidava un ruolo passivo.
All'anarchico Vázquez che le proponeva di creare una pagina femminile sul quotidiano Solidaridad Obrera la Sánchez Saornil rispose dando vita all'organizzazione Mujeres Libres, la prima specificamente femminile all'interno del movimento anarchico. A questa seguì immediatamente la creazione di una rivista, di orientamento e documentazione sociale, anch'essa denominata Mujeres Libres. L'intento, ben definito, era di permettere alle donne di dibattere in piena autonomia le questioni che le riguardavano più da vicino.
 
 
2. Le prime militanti dell'organizzazione, che avevano aderito ai nuclei storici di Madrid e Barcellona (Berenguer, 1988: 220)5, si erano formate politicamente all'interno dei circoli anarchici dei quali erano assidue, ma poco considerate frequentatrici. L'impostazione teorica dell'organizzazione Mujeres Libres risentì felicemente di questa ideale continuità con il passato culturale delle sue militanti. L'organizzazione riprese le teorie anarchiche propagandate più di sessant'anni prima da Giuseppe Fanelli, l'emissario che Bakunin aveva inviato in Spagna allo scopo di diffondervi le nuove idee (Padilla Bolívar, 1976: 50-55)6, ricomponendole però, per la parte che riguardava i diritti delle donne, in una costruzione teorica complessivamente più matura, il cui baricentro era rappresentato dalla "questione femminile".
All'interno del movimento anarchico spagnolo infatti, il tema dell'emancipazione femminile aveva sempre riscosso un interesse abbastanza modesto non riuscendo, nonostante le buone intenzioni, ad oltrepassare i limiti di sincere, ma teoriche enunciazioni di principio7.
La principale aspirazione dell'organizzazione Mujeres Libres fu di creare una forza femminile cosciente e responsabile in grado di agire come avanguardia della Rivoluzione; l'attuazione di tale obiettivo non si realizzò che in parte, essendo del tutto subordinata all'evolversi del conflitto civile scoppiato in Spagna nel luglio del 1936.
Ritenendo che non fossero possibili azioni isolate di rivendicazione femminile, poiché questa non rappresentava che un aspetto delle aspirazioni generali di emancipazione umana, l'organizzazione identificò i propri scopi con quelli della Confederación Nacional del Trabajo e della Federación Anarquista Ibérica, sforzandosi, senza mai demordere, anche a dispetto dei dinieghi che in più occasioni il movimento anarchico oppose alle sue proposte, di ricondurre la propria lotta nel più vasto ambito di quelle che il proletariato urbano e contadino conducevano per l'affermazione dei propri diritti.
Il femminismo dell'organizzazione Mujeres Libres ebbe come nodo centrale il processo di emancipazione culturale delle donne operaie e contadine. Queste, sovente prive di istruzione, erano all'interno della società spagnola le più sottomesse, sia come donne sia come lavoratrici. Il loro riscatto sociale non poteva che derivare dall'approdo ad un esame critico della condizione di assoggettamento nella quale vivevano, accompagnato dal desiderio di modificarla. Ma una penetrante capacità di analisi, quale la situazione richiedeva, risultava imprescindibile dall'acquisizione di un discreto livello di cultura generale. A tal fine l'organizzazione promosse una serie di iniziative culturali tra le quali una campagna radiofonica, una serie di dibattiti e conferenze, la raccolta di libri per la creazione di piccole biblioteche.
In particolare, l'interesse che l'organizzazione maturò nei confronti del tema della diffusione della cultura rapportandolo esplicitamente all'universo femminile, sfociò nella creazione, nelle città di Madrid, Barcellona e Valenza, di istituti denominati Institutos de Mujeres Libres.
Nel Casal de la Dona Treballadora e nell'Instituto de Mujeres Libres situati a Barcellona, vennero organizzati corsi scolastici gratuiti che registrarono una intensa partecipazione femminile: nell'arco di pochi mesi, il numero delle iscritte sfiorò il migliaio (Iturbe, 1974: 135).
Articolati su vari livelli di apprendimento, Clases elementales, Clases complementarias de la enseñanza elemental, Clases complementarias profesionales, Formación social, e graduati secondo un ordine di difficoltà crescente, ma accessibili anche da una condizione di partenza di analfabetismo, questi corsi impegnarono Mujeres Libres in un imponente sforzo di organizzazione, paragonabile, per intensità, a quello richiesto dalla vera e propria crociata che venne intrapresa agli inizi del 1937 nei confronti dell'analfabetismo.
Con questa iniziativa l'organizzazione riprendeva un'esperienza già felicemente sperimentata in ambiente anarchico sul finire degli anni Venti, quando dalle sale dell'Ateneu Enciclópedic Popular di Barcellona aveva preso avvio un programma di insegnamento elementare diretto da Teresa Pinto. Una ampia campagna di alfabetizzazione era stata condotta anche durante la Seconda Repubblica per iniziativa del governo; ad essa aveva partecipato con grande disponibilità lo stesso Federico García Lorca che nel 1932, viaggiando con la sua Barraca, un teatro ambulante che portava sulla scena i classici del teatro del "Siglo de Oro", aveva diffuso l'amore per la cultura anche nei villaggi più sperduti (Ucelay Da Cal, 1993: 61).
Un particolare impegno venne inoltre profuso nella preparazione scolastica delle ragazze proletarie, indispensabile per l'ammissione agli Institutos Obreros che erano stati creati nel 1936 con l'obiettivo di preparare professionalmente dei giovani che fossero in grado di sostituire nel lavoro coloro che erano andati a combattere al fronte (Tuñón de Lara, 1981: 627-628).
Il programma di studio concepito dall'organizzazione Mujeres Libres contemplava anche l'apprendimento di lingue straniere quali il francese, l'inglese, il russo. La loro conoscenza, oltre a prospettare idealmente un'apertura verso altri mondi ed altre letture, risultava di indubbia utilità nella ricerca di un impiego.
La principale preoccupazione di Mujeres Libres fu infatti quella di dare ai corsi un contenuto professionale. A questo scopo vennero tenute lezioni di dattilografia e di stenografia, di infermieristica, di puericultura, di taglio e cucito, di meccanica, di agronomia e di avicoltura, il più delle volte corredate da esercitazioni pratiche e da periodi di tirocinio in apposite strutture.
L'impostazione femminista dell'organizzazione Mujeres Libres vide nell'indipendenza economica che la donna poteva raggiungere attraverso l'inserimento nel mondo del lavoro, l'elemento più qualificante nel favorire la sua emancipazione sociale.
Il coinvolgimento femminile nel ciclo produttivo era avvenuto in Spagna con straordinaria lentezza, a lungo frenato da obiezioni di tono fortemente conservatore, motivate dal timore di una possibile disgregazione del nucleo familiare e di una diminuzione dell'autorità maschile esercitata al suo interno.
Superando le enunciazioni anarchiche di principio, relative all'uguaglianza dei salari ed al riconoscimento del lavoro femminile che naturalmente condivideva, l'iniziativa di Mujeres Libres per favorire l'ingresso delle donne nel mondo del lavoro si orientò principalmente verso l'organizzazione di corsi professionali, soprattutto nel settore meccanico e sanitario. Durante il periodo bellico, in tali settori, l'attività lavorativa femminile, sostitutiva di quella maschile, fu infatti determinante. Nel corso del conflitto, preparando personale qualificato ed immediatamente operativo, l'organizzazione condusse una duplice lotta: a favore della donna, per la conquista dell'indipendenza economica, contro il fascismo per la vittoria della libertà.
Tra i corsi proposti alle donne, quello raccolto sotto la denominazione Formación social, che prevedeva lezioni di sociologia, di economia e di organizzazione sindacale, fu il più specificamente diretto alla formazione delle militanti, delle quali si proponeva di stimolare la coscienza critica soprattutto attraverso l'analisi dei fondamenti teorici dell'anarchismo.
Tuttavia, una più puntuale e specifica preparazione politica delle militanti avvenne in generale all'interno di organismi chiamati Comités Locales, che erano diramazioni territoriali dell'organizzazione.
Riguardo alla sua composizione interna, impostata sul modello della Confederación Nacional del Trabajo, l'organizzazione si diede una struttura rigida, ben definita rispetto ai ruoli ed alle competenze delle militanti, direttamente costruita su quel considerevole reticolo di gruppi di base, le Agrupaciones Locales, che ne costituivano il fondamento.
Oltre che a Madrid e a Barcellona, nuclei storici dell'organizzazione, nell'arco di tre anni gruppi ad essa affiliati si svilupparono in molte località della Spagna rimaste repubblicane all'indomani del colpo di Stato, tra le quali figuravano Bilbao, Camporrobles, Carcagente, Chella, Elche, Elda, Esparraguerra, Guadalajara, Jerez de la Frontera, Hospitalet, Mataró, Olesa de Montserrat, Saragozza, Utiel, Valenza e Valls.
In totale il numero delle Agrupaciones legate all'organizzazione fu di centoquarantasette. Del numero delle aderenti all'organizzazione è invece impossibile fornire una stima oggettiva; secondo i dati pubblicati sulla rivista Mujeres Libres esso si aggirava attorno alle ventottomila unità, mentre la studiosa Mary Nash lo attesta attorno alle ventimila, data la propensione, comune alle varie organizzazioni politiche, ad esagerare il numero dei propri componenti (Nash, 1991: 16).
Dal momento in cui si costituiva come tale, ciascuna Agrupación de Mujeres Libres poteva organizzare in piena autonomia le attività da svolgere nella propria zona d'influenza, pur sulla base delle indicazioni generali emanate dalla Federazione Nazionale, notificate nello Statuto dell'organizzazione, alle quali la Agrupación si impegnava ad aderire. A tal fine il Comité Nacional de la Federación de Mujeres Libres preparò degli opuscoli divulgativi per far conoscere l'organizzazione, i suoi scopi e le sue attività e stilò delle brevi guide per spiegare come si poteva costituire una Agrupación e organizzare un Comité Local che richiedeva, per esistere, la presenza di almeno dieci militanti.
Il Comitato era strutturato generalmente in sette sezioni (Amministrativa, Assistenza sociale, Assistenza ai combattenti, Lavoro, Cultura, Propaganda, Sport), la cui importanza era considerata di pari valore. Ad ogni sezione corrispondeva la gestione di un aspetto specifico dell'attività dell'organizzazione ed a ciascuna facevano capo una o più militanti a seconda del numero delle iscritte.
Rispetto alle questioni di burocrazia interna, gli atteggiamenti delle militanti furono improntati ad una estrema correttezza formale e sostanziale; le loro scelte di condotta, sorrette da una grande tensione morale e da un impegno costante e meticoloso nell'evitare comportamenti scorretti o che potevano apparire ambigui, approdarono alla creazione di rapporti trasparenti, distinti da un grande rispetto reciproco e molto solidali.
Durante i suoi tre anni di attività, Mujeres Libres riuscì a celebrare un unico congresso che si svolse a Valenza a partire dal 20 agosto del 1937 e che diede forma ufficiale alla sua struttura ed alle sue attività.
Nel quadro di tale struttura organizzativa, decentrata ed autonoma nelle parti che la costituivano, un ruolo importante ebbe la rivista Mujeres Libres che si rivelò prezioso strumento di collegamento tra le varie componenti dell'organizzazione. Non solo; ricusando l'impostazione tipica della piccola pubblicazione propagandistica a diffusione interna, la rivista si aprì all'analisi ed alla discussione delle tematiche più attuali così come le fornivano il contesto politico e sociale, ed in taluni casi, in quella immediatezza di confronto ed urgenza di risoluzione che erano imposte dalla guerra.
 
3. Fin dagli esordi la rivista Mujeres Libres mirò ad assumere una sua fisionomia specifica nel panorama della produzione editoriale e tipografica spagnola di matrice anarchica, la quale vantava già una discreta presenza di titoli e testate.
Nel corso del suo sviluppo, quando le circostanze politiche e quelle economiche si erano mostrate favorevoli, il movimento anarchico aveva dato vita a numerose pubblicazioni quotidiane e periodiche.
El Porvenir, il primo giornale anarchico ideato da Ramón de la Sagra era apparso a La Coruña nel 1845, ma il grosso della produzione tipografica anarchica che comprendeva periodici come La Federación, Acracia, El Productor, La Huelga General, La Solidaridad per citarne solo alcuni, aveva visto la luce nel periodo a cavallo tra gli ultimi due decenni dell'ottocento e i primi anni del novecento (Nettlau, 1964: 153).
Nei tre decenni successivi, l'introduzione in Spagna di strumenti tecnici innovativi quali la rotativa e la linotype, aveva avviato una fase di rapida e positiva espansione tipografica. La stampa aveva complessivamente migliorato la propria produzione; il giornalismo d'opinione si era affermato accanto al giornalismo d'informazione.
Tra le pubblicazioni di questo periodo, che facevano capo al movimento anarchico, si distinguevano le riviste El Progreso, Generación Consciente divenuta poi Estudios, La Revista Blanca, Tiempos Nuevos, Tierra y Libertad cui si affiancava una stampa definita più specificamente anarcosindacalista la quale aveva i suoi punti di forza nella rivista Umbral, nel periodico El Libertario e nei quotidiani CNT e Solidaridad Obrera.
Nonostante questi precedenti di qualità, nel novero delle pubblicazioni anarchiche la rivista Mujeres Libres riuscì a ritagliarsi uno spazio proprio, grazie all'originalità dell'impianto ed alla audacia di alcune scelte redazionali.
Dal punto di vista stilistico, la rivista si distinse per il carattere innovativo e sperimentale dell'aspetto grafico ravvisabile nell'ampia titolazione degli articoli, nella loro insolita disposizione - obliqua, a piramide, in forma geometrica -, nella ricchezza ed eleganza espressiva delle numerose fotografie e dei disegni di Baltasar Lobo.
Inoltre, superando le tradizionali modalità di reclutamento dei collaboratori, la redazione si avvalse esclusivamente di collaborazioni femminili (Iturbe, 1974: 130)8 che in taluni casi diedero corso a vere e proprie specializzazioni rispetto agli argomenti trattati, ricorrenti in ogni numero sotto forma di rubriche e appuntamenti9.
Di Mujeres Libres nell'arco di tempo che andò dall'aprile del 1936 all'autunno del 1938 vennero pubblicati in totale tredici numeri, di cui con regolarità solo i tre iniziali, apparsi prima del luglio 1936 (Comaposada, 1991: 54).
Nel corso del periodo 1936-1938, la rivista subì alcune importanti modifiche esteriori che, unitamente all'arricchimento dei contenuti, ne fecero un prodotto editoriale più corposo. Le trasformazioni più sostanziose riguardarono il formato ed il numero delle pagine. Anche il prezzo naturalmente registrò degli aumenti, dovendosi adeguare proporzionalmente all'aumento dei costi.
All'interno di Mujeres Libres trovarono spazio articoli volti a dare risalto alle finalità ed ai programmi femministi dell'organizzazione; articoli dedicati al tema della questione sessuale ed agli orientamenti della pedagogia sulla base dell'impostazione anarchica; articoli informativi e di commento sugli sviluppi della guerra civile, con particolare attenzione al ruolo che le donne erano chiamate a ricoprire in quella fase storica di estrema tensione sociale.
Agli articoli si affiancò anche la pubblicazione di una serie di opuscoli di approfondimento a carattere monografico e divulgativo, redatti da singole collaboratrici10.
La scrittura semplice, limpida, rigorosa, non priva di accenti ironici, lo stile essenziale, un po' severo, assicurarono alla rivista una certa fortuna di pubblico, laddove fortuna è da intendersi come modalità di adesione a dei principi politici, ad un modello culturale che era poi anche una scelta di vita.
 
4. Il rilievo assegnato al tema dell'educazione sessuale nell'ambito delle pubblicazioni sostenute dall'organizzazione Mujeres Libres, derivò dalla valutazione che, per realizzarsi concretamente, l'emancipazione femminile non poteva essere disgiunta dalla conquista dell'emancipazione sessuale, poiché anche in questa sfera la donna non aveva ancora raggiunto una piena libertà di comportamento. Gli scritti apparsi su Mujeres Libres trattarono il tema della sessualità con semplicità e naturalezza, distinguendosi per la capacità di superare il tabù dell'ignoranza in materia di conoscenze sessuali, oltrepassando la cortina di mistero e reticenze che accompagnava i discorsi sull'argomento. Ad essi si affiancò la pubblicazione di un opuscolo monografico curato dalla dottoressa Amparo Poch y Gascón e intitolato La vida sexual de la mujer 11.
Affrontando la questione sessuale, l'organizzazione Mujeres Libres raccoglieva l'eredità degli studi che si erano già ampiamente sviluppati in ambito anarchico fin dagli inizi del ventesimo secolo e che avevano prodotto una cultura sessuale antitetica a quella vigente, ispirata alla morale borghese.
Grazie ai medici riformatori anarchici Isaac Puente e Félix Martí Ibáñez, quest'ultimo teorico della "nuova morale sessuale", attorno agli anni Venti la sessualità era emersa come materia di studio scientifico ispirando la pubblicazione di opere di approfondimento e la creazione di riviste - la più nota fu Generación Consciente redatta da Félix Martí Ibáñez - che avevano avuto il merito di allargare anche all'ambito pubblico il dibattito intorno al tema della sessualità.
Mujeres Libres criticò senza falsi pudori le limitazioni poste al comportamento femminile dalla morale sessuale borghese e, pur senza schierarsi apertamente a favore del libero amore, sostenne il diritto delle donne a vedere riconosciuta la loro libertà sessuale.
Come già i riformatori anarchici, anche Mujeres Libres rifiutò di concepire la sessualità come peccato e criticò aspramente la "doppia morale sessuale" vigente all'interno della società spagnola i cui precetti attuavano una iniqua distinzione tra i comportamenti ammessi per gli uomini e per le donne.
Mentre era proibito ad una donna amare il proprio compagno prima del matrimonio, pena la perdita dell'onore, all'uomo era moralmente concessa la frequentazione dei postriboli con grave pregiudizio per la sua salute fisica e mentale. Mujeres Libres intravvide nel ricorso al sesso mercenario da parte dell'uomo giovane, non ammogliato, un vero e proprio danno morale le cui conseguenze potevano pregiudicare seriamente la sua vita affettiva futura. Questo genere di riflessioni indusse l'organizzazione ad accostarsi al fenomeno della prostituzione femminile, che considerava la forma di schiavitù più barbara, con grande sensibilità e con maturità d'intenti.
Dal punto di vista teorico Mujeres Libres condivideva il parallelismo tra prostituzione e istituzione familiare tracciato da alcuni pensatori anarchici (Nash, 1983: 29-30). L'argomentazione più diffusa a sostegno di questa tesi vedeva nel matrimonio, nella forma in cui era concepito nel sistema capitalista, un rapporto di scambio nel quale la donna barattava il proprio corpo in cambio del mantenimento economico da parte dell'uomo. La presenza, nella maggioranza dei casi, di motivi di interesse economico alla base dell'unione matrimoniale in luogo di sentimenti d'amore, snaturava il rapporto tra i coniugi costringendo la moglie ad una vendita di sé assai simile alla prostituzione.
Accanto a queste opinioni, ascrivibili al processo critico cui gli anarchici sottoponevano le istituzioni sulle quali si fondava la società borghese, l'organizzazione Mujeres Libres affrontò il fenomeno della prostituzione come fenomeno sociale generato, secondo l'opinione di Margarita Nelken e della socialista Claudina García dalla mancanza di possibilità, per molte donne, di provvedere da sole ai propri mezzi di sussistenza (Nash, 1983: 255-271).
Tenuto conto delle misure d'intervento realizzate in precedenza - avvio di una regolamentazione del fenomeno seppure in regime di tolleranza, tentativo di arginare la diffusione delle malattie veneree - i progetti messi a punto dall'organizzazione Mujeres Libres attraverso la creazione di strutture sanitarie chiamate Liberatorios de Prostitución, furono davvero ambiziosi e radicali.
Teorizzando vari livelli d'intervento, da quello sanitario e psicologico a quello culturale, l'organizzazione si proponeva di fornire alle donne che si erano prostituite gli strumenti, tra cui in primo luogo una adeguata formazione professionale, grazie ai quali avrebbero potuto ricostruire la propria esistenza su nuove basi.
L'interesse manifestato nei confronti della prostituzione, già comprensibile sulla base delle enunciazioni formulate dall'organizzazione, venne reso più acuto dalle proporzioni che il fenomeno andò acquisendo dopo lo scoppio della guerra civile. Notizie desolanti giunsero dai fronti di combattimento; sul fronte di Aragona fu necessario organizzare un ospedale per il trattamento delle malattie veneree, senza dubbio diffuse dalla presenza delle prostitute di Barcellona che avevano voluto seguire la colonna Durruti fino al fronte (Enzensberger, 1997: 157).
Venuta a conoscenza di questi poco edificanti risvolti, Mujeres Libres lanciò un accorato appello ai miliziani, in particolare agli anarchici, affinché ponessero fine ad una forma di sfruttamento della donna indegna degli ideali per i quali combattevano, senza che questo atto, come le altre proposte, trovasse felice accoglienza presso il movimento anarchico e le istituzioni competenti.
 
5. La preoccupazione per la recrudescenza del fenomeno della prostituzione e per la diffusione delle malattie veneree indusse l'organizzazione Mujeres Libres a gettare le basi per una nuova concezione dell'igiene e dell'educazione sessuale femminile mutuata dai dettami dell'eugenetica il cui obiettivo era la corretta informazione sanitaria delle donne in età fertile.
L'attività divulgativa promossa predilesse i temi del controllo delle nascite e della maternità consapevole, sfociando, nel 1937, nella creazione di un corso denominato Maternidad Consciente, gestito all'interno della Casa de Maternidad de Barcelona.
I contenuti del corso di maternità si proponevano di indurre le future madri a riflettere sul compito che le attendeva, sul valore sociale della maternità, sull'importanza di crescere con principi sani il bambino per farne, nel futuro, un membro positivo della società.
La particolare sensibilità di Mujeres Libres si concentrò, con grande modernità, sull'opportunità di suscitare nella futura madre quella necessaria disposizione psicologica che le facesse concepire la maternità come una missione e la rendesse adatta ad accogliere con amore il piccolo nato.
Fin dall'inizio del secolo, sulla scia della corrente neomalthusiana diffusasi dapprima in Francia per merito di Paul Robin ed in seguito approdata anche in Spagna (Fontanillas, 1996: 137)12, il problema della limitazione delle nascite era stato ampiamente dibattuto. In primo luogo, il controllo della natalità rendeva possibile la scissione tra l'atto sessuale in sé e l'atto sessuale finalizzato alla procreazione. In secondo luogo, l'applicazione delle tecniche e dei metodi contraccettivi, permettendo la scelta dei periodi più favorevoli alla procreazione, giudicati sulla base di vari fattori tra cui principalmente lo stato di salute della madre, agevolava anche il raggiungimento delle finalità eugenetiche, prima tra tutte, la nascita di individui fisicamente sani.
L'interesse dimostrato dall'organizzazione Mujeres Libres nei confronti della maternità consapevole si andò approfondendo in relazione all'attività svolta dalla militante Aurea Cuadrado all'interno della Casa de Maternidad de Barcelona, della quale era divenuta direttrice nell'agosto del 1936. La gestione della Cuadrado portò significativi cambiamenti all'assai rigido regolamento vigente all'interno dei quattro padiglioni, Maternal, Lactancia, Destetes, Párvulos, che costituivano la Casa. L'influenza innovatrice della Cuadrado ebbe ripercussioni positive soprattutto nel padiglione della maternità vera e propria dove la vita delle gestanti venne organizzata su basi completamente nuove. Allo scopo di favorire la crescita di un profondo legame affettivo tra la madre e il bambino le puerpere furono obbligate ad allattare i loro piccoli. Per agevolare questo momento d'intimità con i neonati, contrariamente a quanto avveniva in precedenza, venne ridotto l'orario di lavoro delle madri13. Per alleviare un poco le preoccupazioni di ordine finanziario, venne introdotta una retribuzione pari a trentacinque pesetas settimanali quale compenso per i lavori di pulitura, lavanderia e cucina svolti all'interno della Casa. Rimase inoltre stabilito che le madri potessero disporre di due uscite serali per settimana.
All'interno della Casa de Maternidad de Barcelona, Aurea Cuadrado cercò di creare, per le madri e per i loro piccoli, un clima di serenità e di benessere fisico. Attraverso lezioni di puericultura, organizzate utilizzando come riferimento l'opuscolo scritto da Amparo Poch y Gascón, pubblicato nel 1937, ed intitolato Niño, cercò di indirizzare le puerpere verso un codice comportamentale in cui abbondassero i momenti di intimità con il piccolo nato e le dimostrazioni di affetto nei suoi confronti, nel tentativo di avvicinare le madri alla pienezza della maternità nelle sue più ricche sfumature, e di preparare ai neonati un ambiente tranquillo ed affettuoso, ricavato tra le pareti domestiche.
Non deve stupire che l'organizzazione Mujeres Libres perseguisse queste finalità in piena guerra civile; nelle future generazioni infatti, educate nell'amore e nel rispetto di sé e degli altri, essa riponeva la speranza di veder svilupparsi un'umanità rigenerata, legata senza soluzione di continuità agli ideali del presente, in un continuo rinnovamento dell'intelligenza e dello spirito.
L'attenzione dimostrata per il mondo dell'infanzia condusse l'organizzazione ad impegnarsi attivamente anche nella divulgazione del pensiero pedagogico quale si era venuto sviluppando all'interno del movimento anarchico a partire dagli inizi del secolo ventesimo. Esso poneva il rispetto dell'individualità del fanciullo come elemento centrale di riferimento per l'organizzazione di qualunque attività didattica. Ritenendo indispensabile riconoscere ad ogni bambino capacità intellettuali e doti caratteriali esclusive, anche se ciò comportava adeguare lo svolgimento delle lezioni alle caratteristiche di ciascun bambino differenziando pertanto sia i tempi dell'apprendimento sia la natura delle conoscenze da trasmettere, l'organizzazione Mujeres Libres si prodigò affinché, essendo riconosciute le potenzialità intellettuali del bambino, egli venisse aiutato a sviluppare adeguatamente le proprie inclinazioni sperimentando con lui il percorso scolastico più idoneo, in grado di valorizzarne le particolari abilità mentali e manuali.
Grazie soprattutto all'instancabile opera di Francisco Ferrer y Guardia, in ambito anarchico si era affermata una concezione dell'insegnamento che si ispirava alle dottrine della scuola razionalista. L'insegnamento razionalista si proponeva di sgomberare il campo da tutti i pregiudizi e le leggende che avevano inficiato la trasmissione del sapere. Le conoscenze trasmesse agli alunni dal maestro dovevano avere un fondamento scientifico e rispondere più alle esigenze della ragione che a quelle della superstizione (Ferrer y Guardia, 1996: 78-79).
L'interesse che Ferrer y Guardia aveva nei confronti della pedagogia trovò un felice sviluppo e si misurò concretamente nella creazione, nel 1901, della Escuela Moderna, nella quale trovarono effettiva realizzazione tutti i principi ispiratori del nuovo insegnamento pedagogico da lui propagandato.
L'importanza che l'esperienza della Escuela Moderna rivestì nell'originale rielaborazione che l'organizzazione Mujeres Libres fece dei modelli educativi proposti, è dimostrata dal fatto che trent'anni dopo la chiusura della scuola, avvenuta nel 1904, il pensiero pedagogico sviluppato da Ferrer y Guardia era ancora riconosciuto come guida ispiratrice per la trattazione della materia.
Nell'approccio con l'universo educativo, l'attenzione dell'organizzazione si focalizzò in maniera precipua sulla preparazione del corpo insegnante; valutando come fondamentale l'influenza che il maestro esercitava sull'allievo, essa ribadì più volte la necessità che l'accostamento dei maestri all'insegnamento fosse motivato da un sentimento di vocazione e di amore per i bambini.
Nella convinzione che una classe con pochi alunni avrebbe facilitato il compito didattico e migliorato il rapporto tra maestro e scolaro, permettendo al maestro di conoscere in profondità ciascun bambino, l'organizzazione Mujeres Libres propose di costituire classi con non più di dieci bambini. Si schierò inoltre a favore dell'abolizione del sistema dei premi e delle punizioni, pratica rifiutata dalla pedagogia anarchica che concepiva la premiazione pubblica per gli studenti migliori un rito atto più a soddisfare la vanità dei genitori che il bisogno dei bambini di un riconoscimento pubblico dei loro meriti. Essa non rappresentava che una fonte di dispiaceri e tormenti per i bambini che non ricevevano premi e solleticava senza ragione la sciocca vanità di coloro che invece li avevano ricevuti (Ferrer y Guardia, 1996: pp. 68-70). Dal punto di vista più strettamente formativo poi, obiettivo della pedagogia anarchica era di suscitare nei bambini l'amore per il lavoro in sé, come fonte di soddisfazione personale, indipendentemente dal tipo di sanzioni che vi erano collegate.
Nel mirino della critica sviluppata dall'organizzazione Mujeres Libres nei confronti dell'istituzione scolastica finirono anche le precarie condizioni igieniche degli edifici scolastici nonché la loro struttura architettonica. Spesso ricavate in antichi edifici religiosi, le aule buie, spoglie e austere minavano il fisico dei bambini e ne mortificavano l'ingegno. Le scuole avrebbero dovuto invece essere caratterizzate da ambienti curati dal punto di vista igienico e di aspetto allegro e piacevole per risultare più gradite ai bambini in modo da suscitare affezione nei confronti della scuola e delle conoscenze che vi si potevano apprendere.
 
6. Per ragioni cronologiche, tutte le iniziative intraprese dall'organizzazione Mujeres Libres nel triennio della sua attività si realizzarono parallelamente all'evolversi delle vicende belliche. L'organizzazione si sentì integralmente coinvolta nella guerra e non trascurò di agire in qualunque ambito o situazione nei quali il suo apporto potesse essere significativo. Le attività svolte dalle Agrupaciones furono molteplici e differenziate a seconda delle necessità delle varie località e della loro maggiore o minore distanza dal fronte.
Il giudizio espresso attraverso la rivista riguardo agli avvenimenti della guerra fu sempre molto lucido, accompagnato da prese di posizione propositive e razionali. Le proposte di intervento avanzate dall'organizzazione si concentrarono sulla creazione di corsi di formazione professionale specificamente indirizzati alle donne. Se adeguatamente preparate, esse avrebbero potuto senza difficoltà inserirsi in quei settori produttivi nei quali il richiamo alle armi aveva ridotto massicciamente la presenza di uomini; per facilitarne l'avvio al lavoro, venne prevista l'organizzazione di asili e di mense collettive il cui funzionamento avrebbe alleggerito le lavoratrici, specialmente quelle con figli, del carico delle faccende domestiche.
Molto attiva già a Barcellona, durante l'assedio di Madrid, iniziato nell'ottobre del 1936, l'organizzazione Mujeres Libres diede prova di capacità logistiche riuscendo a rendere operative alcune strutture denominate Secciones del Trabajo, che erano divise per settori di intervento e sopperivano, a vario titolo, agli squilibri professionali generati dal conflitto14.
Tuttavia, come era accaduto anche in altre occasioni, e nonostante i mirabili sforzi, lo scarso appoggio accordato alle proposte provenienti dall'organizzazione ne compromise seriamente la realizzazione.
I rapporti intrattenuti da Mujeres Libres con il movimento anarchico furono sempre abbastanza tesi. Il Movimiento Libertario partecipò, seppure con contribuzioni economiche modeste, alle spese sostenute per la costituzione dei corsi del Casal de la Dona Treballadora e mise a disposizione gratuitamente i locali che sarebbere divenuti sede del Comité Regional, del Comité Local di Mujeres Libres e dello stesso Casal, ma non pervenne mai ad un riconoscimento dell'organizzazione, neppure nel 1938, quando questa, ritenendo che i tempi fossero ormai maturi per ottenere un riconoscimento ufficiale all'interno del movimento anarchico spagnolo, consegnò una relazione al Consiglio Regionale del Movimento informandolo dettagliatamente riguardo alla propria natura e ai propri scopi. La motivazione del rifiuto fu che la presenza di una organizzazione specificamente femminile all'interno del movimento anarchico avrebbe potuto avere su di esso un effetto disgregante, con conseguenze nefaste sullo sviluppo futuro degli interessi della classe operaia (Nash, 1991: 19).
Nella superficialità della sua logica, questo gesto doveva anticipare, anche se involontariamente, il destino di censura che di lì a poco avrebbe atteso l'organizzazione. L'esperienza di Mujeres Libres, breve, ma ricca e innovativa, si concluse definitivamente nell'aprile del 1939, con la sconfitta della Repubblica da parte del Generalísimo Francisco Franco Bahamonde; l'espatrio forzato in paesi europei o sudamericani di molte delle sue militanti più brillanti la rese irripetibile.