-
- Alessandra
Consolaro
-
- MOTIVI DELLA RETORICA
NAZIONALISTA HINDÿ iN DUE
- COMPOSIZIONI DI MAITHILI
SARAN GUPTA1
-
-
1 Per la
trascrizione dei termini hindî
ci si
è attenuti a quanto proposto da G. Milanetti in "Alcune
osservazioni per la definizione di un sistema di traslitterazione
integrato dalla lingua hindî
", in
Rivista degli Studi Orientali LXII (1988) pp. 59-68, con le
seguenti modifiche: e¯ = ai; o¯ = au.
- 2 Nato in una
famiglia vaiÇya vaisnava bhakta di
Cirgåµv, vicino a Jhansi.
- 3 Durante il periodo
della lotta anticoloniale il titolo di "poeta nazionale" spettava
ad un poeta epico: la popolarità dell'epica in versi
(mahåkåvya) è legata alla tradizionale
attribuzione di una grande importanza alla poesia e alla sua
funzione educatrice.
- 4 Gli venne offerto
un volume commemorativo in occasione dei suoi cinquant'anni in una
cerimonia tenutasi a Benares il 25/10/1936 presieduta dal Mahatma
Gandhi in persona, che non esitò a sottolineare che sarebbe
cosa più opportuna celebrare il giubileo di un
personalità solo dopo la sua morte: M. K. Gandhi,
Collected Works LXIII, New Delhi 1980, p.
390.
- 5 Il termine viene
inteso come "la parlata pura" o " la parlata prevalente", e indica
la koiné che appariva nel XIX secolo particolarmente
adatta ad esprimere la realtà culturale legata alla nuova
situazione politica nella quale l'interazione tra occidente e
oriente aveva dato vita al movimento nazionalista. Si veda a
proposito S. Piano "Lingua ufficiale e lingue nazionali: note sul
problema linguistico dell'Unione Indiana" in Atti del Convegno
"Lingua, dialetti, società" della Società Italiana
di Glottologia, Giardini, Pisa 1978, pp. 57-76; D. Dolcini,
"Il significato di "kha®î
" nella
denominazione "kharî
bolî
", in
Annali di Ca' Foscari (Sez. Or. 3), Paideia, Brescia,
1971.
- 6 Lingua
neo-indo-aria derivata dalla forma di pracrito
Çaurasenî
particolarmente legata alla letteratura vaißnava
bhakta sorta all'inizio del XVI secolo; si veda A. Entwistle,
Braj:centre of Krishna pilgrimage, Egbert Frosten,
Groningen 1987.
-
- 7 Dopo il 1902 la
denominazione fu United Provinces of Agra and Oudh (1902-1947) e
dopo l'Indipendenza divenne Uttar Pradesh; per comodità si
userà di seguito nel testo la sigla UP.
- 8 La storia del
movimento per la någ'rî
-hindî
può essere considerata parte del processo più vasto
per cui molti hindû colti trovarono un senso di
identità politica e culturale separata: un processo di
mobilitazione sociale per mezzo del quale molti hindû
vennero a far parte di un sistema di comunicazioni sociali sempre
più fitto. Questo processo non è limitato alle UP,
ma nel suo aspetto linguistico raggiunse in quest'area
un'intensità maggiore che altrove, anche perché
l'elaborazione di una letteratura in lingua hindi e scrittura
någ'rî
-hindî
avvenne
principalmente nei centri di Benares e Allahabad.
- 9 Il persiano era
rimasto in uso come lingua amministrativa nell'India
settentrionale per tutta la durata del dominio musulmano. Anche
dopo il declino del potere politico musulmano, il prestigio del
persiano era sopravvissuto e fino alla fine del XIX secolo questa
lingua mantenne una posizione di grande popolarità nelle
UP. Quando i britannici si affermarono in India come potere
politico (1757) adottarono a loro volta il persiano come lingua
ufficiale, e il dominio della East India Company in Bengala
portò fino a Calcutta i fasti di questa tradizione
letteraria. Nel 1837 il governo indiano abbandonò la
politica di predilezione per il persiano, ma a livello locale il
governo delle UP continuò la politica linguistica
precedente: il persiano fu rimpiazzato dall'urdû ,
che manteneva scrittura, lessico e forme grammaticali del suo
predecessore.
- 10 I principali
furono il Bråhma Samåj e l'Årya
Samåj: v. J.T.F. Jordens, Dayananda Sarasvati. His Life
and Ideas, Delhi 1978 e D. Kopf, The Bramo Samaj and the
shaping of the modern Indian Mind, Princeton
1979.
- 11 Il padre della
critica letteraria hindî
, attivo nel
dipartimento di hindî
della
Banaras Hindu University fino alla fine degli anni Trenta: egli
giustifica l'aspetto prosastico e narrativo che predomina nei
versi di Maithili Saran Gupta attribuendolo alla necessità
di purificazione della lingua hindi ed elogia il genuino amor
patrio che traspare dalle sue opere (v. Ram Candra Sukla,
Hindî
såhitya kå itihås,
Någ'rî
Pracårini Sabhå, Varanasi 1997, pagg. 536 segg.).
L'evoluzione del giudizio su questo poeta subisce l'influenza
degli avvenimenti legati alla lotta per l'indipendenza. L'eminente
critico Nand Dulåre Våj'peyi nega a
Maithilî
Saran Gupta il diritto ad essere vate nazionale, ma lo riconosce
importante come simbolo dell'epoca coloniale, "l'umile, cortese,
domato poeta dell'India rovinata e impoverita". Nel 1939
Girijadatt Ç ukla "Giris" pone in rilievo come
l'autore in esame sia al più poeta della popolazione
hindû , non dell'India, poiché la sua non
sarebbe una visione veramente nazionale, bensì limitata
alla "nazione hindû " e incapace di comprendere gli
ideali dell'India moderna.
- 12 Il pubblico
afferente a Sarasvatî
era costituito dalla popolazione urbana composta prevalentemente
di persone istruite appartenenti a famiglie di proprietari
terrieri o usurai e banchieri, impiegati statali e professionisti,
specialmente in campo giuridico, sanitario e scolastico:
perlopiù erano hindû di casta elevata, ma
formavano un gruppo abbastanza eterogeneo.
- 13 Mahåvir
Prasåd Dvivedî,
infatti, aveva ammesso nelle pagine di Sarasvati la tradizione
braj a condizione che trattasse temi nuovi, abbandonando la
tradizione religiosa krsnaita a favore di argomenti patriottici.
Ma la kha®î
bolî
si dimostrò ben presto più adatta a trattare temi
attuali, in quanto più indipendente dalla tradizione
religiosa. La sanscritizzazione della
kha®î
bolî
operata da Mahåvir Prasåd
Dvivedî
permise alla lingua da lui usata di essere accettata come lingua
letteraria senza il timore che si trasformasse in urdû
.
- 14 La prestigiosa
associazione culturale per la diffusione della lingua e
letteratura hindi, fondata a Benares nel 1893, si separò
daal periodico dopo due anni per divergenze di opinione con
l'editore. Per una storia dettagliata della rivista v. ad es.
Råm Vilås Sarmå, Mahåvir Prasåd
Dvivedî
aur hindî
nav'jågaran, New Delhi 1977.
- 15 Le sue prime
composizioni assomigliano moltissimo alla traduzione in versi del
poema sanscrito Kumårasambhava fatta da Mahåvir
Prasåd Dvivedî
nel 1902. Si veda A. Gupta: 1961, p. 254 e segg.
-
-
- 16 Tra le sue opere
Rang mem bhag ([La rovina della felicità]
pubblicato nel 1905 in Sarasvati ) narra l'episodio di
Chitør. Jayadrath vadh (L'uccisione di Jayadrath,
1910) ripropone un episodio del Mahåbhårata, esaltando
l'eroe guerriero e il valore delle donne råj'pu¯ t.
Bhårat bhårati (La voce dell'India, 1912) è la
versificazione di argomenti del dibattito sociale e politico e
presenta i valori dell'antica civiltà indiana e i suoi
capolavori letterari, scientifici, filosofici e artistici, per
mettere in rilievo come questi ideali siano perduti. Il suo poema
più noto è Såket (1932), un'immane
epica sulla storia di Råm: l'antica leggenda viene
presentata alla luce di un induismo riformato, proiettando nel
passato molti ideali nazionalistici.
- 17 Questo processo
era cominciato dalla metà del XIX secolo e le UP erano il
centro di elaborazione di questa nuova cultura; si veda a
proposito V. Dalmia, The Nationalization of Hindu Traditions.
Bharatendu Harischandra and Nineteenth-century Banaras, Delhi,
OUP 1997.
- 18 Non va però
sottovalutato il fatto che, nel tentativo di allontanarsi dalla
braj, il modello poetico doveva quasi inevitabilmente
diventare il sanscrito.
- 19 Si tratta della
prima versione in lingua occidentale. Nella presentazione dei due
componimenti si è preferito evitare una traduzione
letterale privilegiando una fedeltà culturale su una
pretesa corrispondenza linguistica: per questo si è cercato
di evocare ai lettori italiani lo stile dei poeti della "linea
patriottica" dell'epoca risorgimentale. Senza voler discutere
delle teorie contemporanee della traduzione, rimandiamo al felice
intervento di R. Snell "Faithful to what? Translating the Satsai
of Bihari", presentato alla VII International Bhakti
Conference, Venezia, 4-9 agosto 1997, atti in corso di stampa.
Non essendo chi scrive un'abile versificatrice, ogni miglioria
è non solo possibile, ma auspicabile.
- 20
"Hindî
ki
vartt'mån daçå", in
Sarasvatî
10 (7), luglio 1909, p. 292- 293.
- 21 Lett: "la storia
dello sviluppo della conoscenza".
- 22 Lett:
såhitya-bhåndå® : il "magazzino della
letteratura" o "patrimonio letterario".
- 23 Manca una
produzione originale di opere teatrali e poesia, e i numerosi
romanzi mancano di autenticità e novità,
poiché ci si accontenta di tradurre opere in altre lingue
che abbiano avuto successo (Si veda ad es. Sri
Såhityåcårya Påndey
Råmåvatår Sarmå,
"Hindî
kî
vartt'mån daçå" in
Sarasvatî
2 (5), settembre 1911 p. 199-203). Già nel primo numero
della Någ'rî
±i Patrikå, organo della
Någ'rî
Pracari±î
Sabhå di Benares, nel 1897, si riconosceva una
situazione di diglossia letteraria, lamentando che essa
costituisse un ostacolo allo sviluppo della lingua
hindî.
- 24 La strofe recita
letteralmente: "Il romanzo è quanto mai pernicioso/ e la
recitazione in teatro è fumosa e volta all'ostentazione
(con un gioco di parole sul doppio significato del termine
dhum)/ Quanti cuculi hanno fatto il nido indisturbati! / Si
produce di tutto tranne che letteratura!"; l'immagine suggerisce
che persone indegne ottengono successo e distruggono la stirpe dei
veri letterati e poeti.
- 25
"Någ'rî
lipi aur hindî
bhåså" in Sarasvati 10 (12), dicembre 1909, pp.
536-538.
- 26 Tra tutte le
grafie in uso in India la
någ'rî
è la migliore, trattandosi di un alfabeto bello (sundar),
semplice (saral), chiaro (suspasßt).
Innanzitutto va ricordato che, sebbene qui non venga
esplicitamente affermato, la scrittura che si contrappone per
eccellenza alla någ'rî
è l'alfabeto arabo-persiano in uso per la lingua
urdû : quando si condanna l'illeggibilità
delle altre scritture è precipuamente alle grafie connesse
alla lingua urdû che si allude. Non si deve
dimenticare che nella seconda metà del XIX secolo, via via
che la contrapposizione tra lingue e scritture andava caricandosi
di elementi comunitaristi, la confusione tra lingue e alfabeti
è molto comune, per cui si operò la definizione di
due codici linguistici separati quando all'origine sarebbe
più corretto parlare di un unico codice ad alta
variabilità che poteva essere scritto con grafie
diverse.
- 27 L'originale
menziona la semplicità del suo abicì, il famoso
Bål'bodh, che viene esaltato come il più
facile di tutti.
- 28 In realtà
l'alfabeto någ'rî
manca dei segni atti a trascrivere i suoni di derivazione
persiana, ma nell'ambito del discorso nazionalista
hindî
la propensione era per una lingua sanscritica, spogliata di tutti
gli elementi della tradizione islamica, e pertanto non si era
disposti a registrare questa mancanza come un
difetto.
- 29 La grafia persiana
favoriva l'ambiguità nel leggere alcune parole,
poiché l'eliminazione dei segni per le vocali non
permetteva di leggere correttamente; inoltre non era adatta a
rappresentare alcuni suoni della lingua
hindî,
e richiedeva un numero altissimo di segni
diacritici.
- 30 Gli aggettivi che
nel testo in analisi caratterizzano la
någ'rî
ne connotano anche l'elemento di superiorità morale: essa
è pura (Çuddh), semplice (saral ) e
facilmente intelligibile (subodh ), mentre le altre
scritture sono tortuose, difficili, inaccessibili, squilibrate,
diseguali e volgari (kuñcit, kathin, durgam, visam,
chote-bare, khote-khare). Essa è ricolma di ogni
virtù [sab-gu±-ågari ], comunque
bella [sab bhåti su®dar ], ed ha un forte
connotato di appartenenza e di affetto [hamåri
pyåri lipi ] (strofa 10).
- 31 Nelle discussioni
sull'antichità della någ'ri, anche quando non
le si attribuisca un carattere di originalità cronologica,
si metteva ben in rilievo tuttavia la sua originalità
geografica si rivendicava che si trattasse di una scrittura
indigena, non derivata dal fenicio, come alcuni studiosi
occidentali avevano in un primo tempo pensato. V. ad es.
Bårhaspatyah, "Dev'någ'rî
lipi" in Sarasvatî
9 (11) 1908, pp. 477-488.
- 32 Il nome
någ'rîsignifica
"urbana" ed è quindi connesso all'idea di civiltà e
cortesia. Il någaraka, infatti, il sofisticato
cittadino amante della bella vita e delle arti, era dedito alla
scrittura.
- 33 Il legame di
solidarietà tra gruppi di consanguinei non è
sufficiente a creare la solidarietà più vasta,
nazionale, che proviene dall'unità
linguistica.
- 34 Per esser degni di
ottenere i poteri magici (siddhi ) conferiti dalla pratica
dello yoga, si deve accettare una rigida disciplina
psicofisica che richiede una grande forza
interiore.
- 35 Per l'uso del
termine v. B. N. Mukherjee, "The name HINDUSTAN - A Study in its
Geopolitical Connotations" in Journal of Ancient Indian
History, D.R. Bhandarkar Centenary Number 9, 2 (1976) p.
178-199.
- 36 Il termine
hindû veniva effettivamente usato in origine in senso
geografico e politico (v. R. Thapar, "Imagined Religious
Communities?" in Modern Asian Studies 23, 2 (1989), pp.
209-231), ma all'epoca della composizione di quest'opera aveva
assunto un connotato comunitario e religioso, anche a seguito
delle operazioni di censimento che nel XX secolo contribuirono a
trasformarlo in una potente categoria di identificazione
collettiva.
- 37 È questo un
topos della poesia sanscrita classica: si dice che il fior di loto
notturno (nymphaea esculenta) sbocci con la luna piena, di
cui è innamorato. Perciò non presta attenzione alla
luce della luna calante e si strugge nell'attesa del ritorno del
suo vero amore. In sanscrito la luna è maschile, mentre il
fiore è femminile: per questo è possibile applicare
le convenzioni riferite all'innamorata che aspetta il ritorno
dell'amante. L'immagine suggerisce che la condizione degradata
della hindî
non può soddisfare coloro che amano questa lingua, i quali
si struggono nel desiderio di rivederla nella pienezza del suo
splendore, riconosciuta come lingua nazionale.
- 38 Sullo stile e la
versificazione di Maithilî
Çara± Gupta si veda Råm'sakal Råy
Çarmå: 1966, pp. 209-239.
- 39 Specialmente
kåyasth, brahmani
kaÇmirî
e khatrî;
delle tre la comunità più numerosa, i kåyasth
erano tradizionalmente legati alle attività letterarie e al
servizio statale, ed erano passati tranquillamente dal servizio
per i governanti musulmani a quello per i britannici. I bramani
kas´miri erano tradizionalmente dediti ad attività
intellettuale e spesso occupavano posizioni di
responsabilità sotto l'amministrazione britannica. I
khatrîerano
una casta di vaiÇya, dediti ad attività
commerciali oppure all'impiego pubblico.
- 40 Nel 1899 si svolse
la maggiore campagna organizzata per la promozione della
någ'ri-hindî,
guidata dalla Någ'rî
Pracåri±î
Sabhå di Benares e da Madan Mohan Malaviya Malaviya, che
portò al riconoscimento ufficiale della grafia
någ'rî
nell'aprile del 1900. Si veda M. M. Malaviya, Court Character
and Primary Education in N.-W.P. and Oudh, Allahabad
1897.
- 41 Nonostante i
tentativi di promuovere ufficialmente la diffusione di
un'urdû meno persianizzata, la lingua ufficiale
rimaneva infarcita di espressioni persiane e risultava
inintelligibile ai non addetti ai lavori.
- 42 Non altrettanto
avvenne in altre aree caratterizzate da una simile situazione
linguistica, ad esempio nelle Central Provinces e in Bihar (CP
Home Progs, marzo 1872 # 32-33-37-39; Education Commission Report
CP; Bengal Gen Progs Misc, marzo 1881, 7-8). Nelle UP la
popolazione musulmana, sebbene in minoranza rispetto a quella
hindu¯, era più numerosa e la loro partecipazione
all'impiego statale era superiore rispetto a queste altre
provincie.
- 43 Il governo delle
UP richiedeva agli insegnanti delle scuole di grado elementare e
medio inferiore di imparare entrambe le lingue e scritture e
prevedeva l'impiego di libri di testo stampati in entrambe le
grafie. L'istruzione superiore riconosceva esclusivamente l'uso
della lingua inglese.
- 44 Questo
contribuì a rafforzare l'identificazione delle lingua e
della grafia con la comunità religiosa di appartenenza.
Negli anni '90 anche il movimento a difesa della vacca divenne un
canale di espressione delle rivalità tra le due
comunità, mentre a livello politico lo scontro fu chiaro a
partire dall'Indian Council Act del 1892 (V. A.S. Singh, Growth
of Political Awakening in Uttar Pradesh (1858-1900), Benares,
Vishvavidyala Prakashan 1991 pp. 139-167,180-216). Nel XX secolo
la questione dell'istruzione nazionale avrebbe rappresentato un
ulteriore sviluppo del nazionalismo
hindü.
- 45 La posizione di
lingua ufficiale nel sistema giudiziario conferiva
all'urdü un carattere di prevalenza rispetto alla
hindî,
ma questo non significava che godesse di prestigio come il
persiano o l'arabo: in generale solo le lingue classiche e
l'inglese erano percepite come lingue di cultura, mentre le lingue
volgari non avevano l'aura di potere, economico o
culturale.
- 46 Allo stesso modo,
immediatamente dopo l'approvazione dell'Act XXIX/1837 si era
scatenata la reazione di quegli strati della popolazione che
vedevano minacciata la propria posizione, hindü e
musulmani allo stesso modo. V. Ramesh Chandra Srivastava,
Development of Justicial System in India under the East India
Company 1833-1858, Lucknow 1971, p. 126,
199-201.
- 47 Brahmani, caste
mercantili, råj'püt e alcuni
khatrî;
è utile a tale proposito analizzare la composizione sociale
e occupazionale di coloro che si candidavano a sostenere il
Middle Examination (requisito per l'accesso al pubblico
impiego dal 1877), confron-tando i dati dei Censimenti dal 1891 in
avanti. È interessante notare che parecchi degli attivisti
di spicco del movimento
någ'ri-hindî
erano proprio esponenti di queste classi, che prestarono servizio
per il governo inglese nel settore scolastico: molti degli
intellettuali che contribuirono alla standardizzazione della
lingua e letteratura hindî
corrispondono a questa descrizione.
- 48 La resistenza
all'assunzione di queste nuove generazioni, da parte sia degli
ufficiali inglesi sia del personale di antica data, faceva
sì che il Dipartimento dell'Istruzione offrisse le uniche
possibilità concrete di impiego a questi neo-diplomati; si
veda la testimonianza di Haris´candra di Benares alla
Hunter Commission (Educ Comm Rpt NWP&O, p.
205).
- 49 Tra i fondatori
della Någ'ri Pracåri±i Sabhå,
Syåm Sundar Dås lavorò quasi esclusivamente
nell'ambito di istituzioni hindü ; altri attivisti
dell'associazione erano dirigenti nel Dipartimento
dell'Istruzione, dove i musulmani erano presenti in misura molto
bassa rispetto ad altri settori dell'amministrazione pubblica;
altri ancora, provenivano da famiglie agiate e non avevano bisogno
di avanzare rivendicazioni economiche. Tra i politici, il leader
del Congresso e futuro fondatore dell'università
hindü di Benares, Madan Mohan Malaviya, era un
avvocato e conosceva l'inglese perfettamente, a differenza della
maggioranza della classe colta musulmana, legata al persiano e in
misura notevolmente inferiore formata in inglese.
- 50 Rappresentato a
Benares dalla Någ'ri Pracårini
Çabhå e a Allahabad dallo
Hindî
Såhitya Sammelan (dal 1910).
- 51 Un testo di
filosofia avrebbe portato verso la scelta di termini sanscriti,
mentre un testo scientifico avrebbe comportato l'uso di calchi da
lingue europee. Se, tuttavia, nella lingua letteraria era
inevitabile l'introduzione di termini di una certa
difficoltà, nella lingua colloquiale la si doveva
assolutamente evitare: i testi volti alla divulgazione o
all'informazione dovevano essere redatti
semplicemente.
- 52 V. Syåm
Sundar Dås, Meri
åtmakahånî,
Allahabad, Indian Press 1957, p. 72.
- 53 Nel primo rapporto
annuale della Någ'ri Pracåri±i
Sabhå troviamo una classica presentazione
dell'origine e sviluppo della letteratura
hindî
e della sua situazione attuale ( NPS I Rapporto Annuale, p.
1-3).
- 54 La
någ'rî
era infatti diffusa presso le corti dei sovrani indiani ed
esistono molte testimonianze epigrafiche dell'uso di forme di
questa scrittura in tutto il subcontinente; ma storicamente
è un alfabeto recente e non si può certo sostenere
che il sanscrito fosse scritto con questi caratteri da tempo
immemorabile. Per una discussione sulle più recenti
posizioni riguardo allo sviluppo della scrittura in India si veda
R. Salomon, "On the Origin of the Early Indian Scripts" in
Journal of the American Oriental Society 115.2 (1995), pp.
271-279.
- 55 Se si considera
l'attività editoriale delle principali associazioni per la
diffusione della hindî,
le opere ritenute degne di promozione rispecchiano dal punto di
vista linguistico la situazione descritta. Gli elenchi di libri
"buoni" compaiono spesso ad esempio nei rapporti annuali della
Någ'ri Pracåri±i Sabhå (v. King,
Nagari
Pracharini
Sabhha (society for the promotion of the nagari script sand
language) of Benares 1893-1914. A study in the social and
political history of the Hindî
language. University of Wisconsin, Tesi Ph.D. 1974, pp.
319-320).
- 56 Le opere ritenute
più prestigiose erano il Pr®hviråj
Råsau, un'opera tràdita in varie recensioni tra
cui le più note in dingal, la cui autenticità
è anche stata messa in discussione da alcuni critici, e il
Ram'-carit'manas, una versione moderna del
Råmåyana, scritta prevalentemente in
avadhî
da Tul'sî
Dås, considerato il padre della poesia
hindî.
- 57 Ad esempio le
opere composte al Fort William College da Lallû Lål
(ca.1773-1825), che in realtà presentano una mescolanza di
lingue classiche e moderne, incluso il persiano; particolarmente
apprezzato è Bh¯ar'tendu, che scrisse prevalentemente
in kha®î
bolî
per la prosa e in braj bhåßa per la
poesia.
- 58 Già in
seguito all'inchiesta della Indian Education Commission del
1882 si era risvegliata l'opinione pubblica sulla questione
dell'istruzione nazionale e eminenti personalità indiane
erano apparse di fronte alla commissione per sottolineare il
bisogno di eliminare i difetti del sistema scolastico indiano, tra
i quali spiccano l'assenza dell'istruzione religiosa e il ristagno
dell'istruzione di massa. Anche la stampa in lingue volgari
discusse accanitamente questa tematica.
-
- 59 V. il saggio "Kavi
kartavya" in M. P. Dvivedi, Rasajña-rañjan,
Agra 1949 p. 19-24. pubblicato nel 1921-22: tratta
dettagliatamente gli argomenti che la rivista
Sarasvatî
proponeva regolarmente nei suoi editoriali.
- 60 Il legame tra le
associazioni pro-hindî,
le riviste e case editrici hindî
e il mercato dei libri scolastici non era nuovo: già la
Någ'rî
Pracåri±î
Sabhå aveva trovato una fonte di reddito
nell'elaborazione di materiale didattico (si veda C. R. King, op.
cit., pp. 453; 467-472). Nei primi due decenni del XX secolo la
casa editrice di maggiore impatto sul mercato dei testi scolastici
era la Indian Press di Allahabad, che tra l'altro pubblicava anche
Sarasvatî,
e aveva dunque a disposizione un grande quantità di
materiale adatto alla preparazione di libri scolastici: v. K.
Kumar, The Political Agenda of Education, Sage, New Delhi 1991, p.
138.
- 61 Pratåp
Naråyan MiÇra nel 1897 sul periodico
Brahma± così definiva la tradizione in termini
di lotta nazionalista ed esortava ad intonare questo mantra con
una sola voce: hindi hindu¯ hindustån. Si veda anche F.
Orsini, "Hindî
Hindû Hindustån. Presenze hindi tra associazioni
religiose e movimenti politici negli anni '20 e '30. I letterati
hindi e il nazionalismo indiano" in Culture 6-1992, Marcos
y Marcos, Milano.
- 62 L'unità da
raggiungersi a livello di nazione indiana richiede la preesistenza
di unità all'interno del popolo hindu¯, che comporta
una ridefinizione del concetto stesso di induismo: si veda V.
Dalmia e H. von Stietencron (a cura di), Representing Hinduism.
The construction of Religious Tradition and National Identity,
Sage, New Delhi 1995.
- 63 M.S. Golwalkar (v.
A Bunch of Thoughts, Bangalore 1966) e soprattutto V.D.
Savarkar (v. Hindutva, Bombay 1923) saranno gli apostoli di
questo nazionalismo paramilitarizzato connotato in senso
hindû.
- 64 Si vedano ad
esempio opere come Bhårat Bhårati e
Hindü.
- 65 In Saket
Råm recita: "Sono venuto non per unire, ma per separare./
Non ho portato un messaggio celeste:/sono venuto per trasformare
proprio questa terra nel Paradiso", cit. in Kal'vade: 1973, p.
233.
- 66 Si sono riportati
solo gli studi che trattano direttamente di Maithili Saran
Gupta.
-
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Bibliografia 
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1999