Alessandra Consolaro

 
MOTIVI DELLA RETORICA NAZIONALISTA HINDÿ iN DUE
COMPOSIZIONI DI MAITHILI SARAN GUPTA1
 
 
 
 
 
 
Maithili Saran Gupta (1866-1964)2, celebrato come råߥrakavi o vate nazionale3 già in vita4, fu il primo poeta indiano ad usare la kha°î bolî 5 in maniera esclusiva: versi inkha°î bolî erano stati già composti a cavallo tra XIX e XX secolo ma la versificazione in questa lingua restava sporadica e la maggior parte degli autori affermati rimanevano legati alla braj bhåså 6.
Sotto il dominio britannico lingua e scrittura divennero nell'India settentrionale simboli di gruppi sociali rivali e contrapposti e nelle letterature si espresse (sia apertamente, sia implicitamente) questa rivalità. Anche più tardi, nell'India indipendente, la scelta della lingua ufficiale fu, a livelli diversi, oggetto di controversie e oggi le frontiere degli stati indiani corrono lungo linee linguistiche. Nell'ambito del movimento nazionalista indiano appare dunque rilevante l'aspetto linguistico: tracciare la storia delle relazioni sociali e politiche tra hindî e urdû significa tracciare la storia dell'assurgere della prima a livello di priorità nazionale, un evento importante nelle relazioni tra hindû e musulmani. La controversia hindî-urdû , che cominciò nella seconda metà del XIX secolo nelle North-Western Provinces and Oudh7 e si protrasse nel XX secolo, portò al riconoscimento della hindî e dell'alfabeto någ'ri a livello ufficiale, ma contribuì a inasprire le relazioni tra le comunità hindû e musulmane. L'aristocrazia musulmana da una parte e le classi superiori hindû dall'altra usarono la lingua come strumento e simbolo di creazione di un'identità collettiva8. Ma mentre l'urdû era prevalentemente percepita dai musulmani come strumento di conservazione della propria identità, la hindî appariva adatta a fungere da strumento di lotta antibritannica: il fatto che l'urdû fosse stata prescelta come lingua ufficiale dall'amministrazione inglese la rendeva infatti troppo vicina al governo coloniale9. Perciò il programma di fare della hindî la lingua panindiana non fu appoggiato solo dagli intellettuali e politici della fascia hindî, ma era già stato proposto dai movimenti riformisti del XIX secolo10.
Le composizioni di Maithili Çaran Gupta costituiscono un esempio dello stile nazionalista ammirato dalla critica letteraria hindî rappresentata dal circolo di Mahåvîr Prasåd Dvivedî (1864-1938) e da Råm Candra Çukla (1884-1940)11. Nel 1903, all'epoca in cui Mahåvir Prasåd Dvivedi cominciò l'attività di direttore di Sarasvatî 12, la kharî bolî aveva già ottenuto un riconoscimento iniziale come forma poetica: soprattutto appariva adatta alla trattazione di temi nazionalistici13. Egli, che aveva fatto proprie le idee della någ'ri Pracårini Sabhå 14, mantenne la direzione della rivista per oltre vent'anni e meritò a questo periodo l'etichetta di "epoca di Dvivedî", a significare l'enorme influenza da lui esercitata su prosatori e poeti più giovani attraverso la sua instancabile opera di correttore e revisore dei testi che pubblicava. Maithili Çaran Gupta cominciò a comporre proprio sotto il suo influsso15 e introdusse in un ambiente letterario dominato dalla tradizione braj, estremamente conservatore non solo dal punto di vista linguistico, ma anche contenutistico, temi come l'esaltazione del coraggio e dell'onore dei råj'pût e della grandezza dell'India dell'antichità, già trattati in precedenza, ma limitatamente all'ambito narrativo e teatrale16. Essi si inserivano in una visione storica ben precisa: la società hindû, sempre più identificata con la nazione indiana, era soggetta ad una decadenza ormai millenaria, iniziata con l'arrivo degli influssi stranieri, ed era pertanto necessario promuovere la rigenerazione della società e della cultura hindû 17. Scrivere poesia e saggi in prosa era considerato un mezzo importante di sensibilizzazione dell'opinione pubblica: i suoi versi pesanti, composti con un linguaggio e uno stile altamente sanscritizzato18, apparvero forieri di grande innovazione, poiché introducevano in poesia argomenti di attualità.
Comprendere meglio aspetti sociali, politici, economici e culturali del movimento linguistico e letterario hindî-någ'ri può dunque aiutare a capire la storia del nazionalismo hindû, in quanto il movimento per la hindî-någ'ri e per la promozione della letteratura hindî appare parte di un processo più vasto, inteso allo sviluppo di un'identità hindû separata. L'evoluzione di stili letterari diversi riflette un notevole isolamento tra gruppi sociali e una separazione tra i gruppi che promuovevano questi stili. La politica linguistica rispecchia le linee politiche del "comunitarismo".
È in questo contesto che vanno inseriti i seguenti due componimenti di Maithili Saran Gupta che affermano la necessità dell'adozione della grafia någ'ri per la lingua hindî, presentata come l'unica lingua nazionale possibile. Entrambi furono pubblicati su Sarasvati nel 1909 e le tematiche proposte appaiono emblematiche di quanto argomentato a partire dalla seconda metà del XIX secolo da letterati e scrittori impegnati alla promozione della lingua e letteratura da un punto di vista più strettamente artistico e culturale da una parte, e dai nazionalisti attivi a livello socio-politico dall'altra. Ne proponiamo la traduzione19, seguita da una breve riflessione sulle tematiche che essi presentano.
 
 
La condizione attuale della hindî 20
 
1. Oh Madrelingua! Miserrima ti vedo,
Al cuore la speranza a stento io concedo.
Crudel momento! Deserta sei davvero,
Ogni tuo aspetto ricopre un velo nero.
 
3. Pur se doti a mille te ornano, preclare,
Nessuno pensa venirti ad onorare.
Ma i cólti che le tue denigran qualità,
Araldi sono forse di nobil civiltà?
 
5. Fin quando il tuo stato sarà sì reietto
Giammai si risveglia un eccelso intelletto.
Se un seme ricade in sterile suolo
Può forse portare di frutti uno stuolo?
 
7. Da te scaturisce di gioia ogni stilla
Del popolo intero il benesser zampilla
A te più la gente, ahimé, non s'inchina
Dimentica il rango tuo ver di regina.
 
9. Poi che renderti onore gran fama non dà,
Poi che l'aspro tuo stato richiamo non fa
E dai cittadini vien messo in non cale
Del buon Dio, financo, l'azione che vale?
 
11. Dell'opre d'ingegno il tesoro22 è svuotato
Dei testi tuoi insigni saccheggio v'è stato.
Singhiozzano i dotti in gran lutto per te,
Ché di scritti ne restan soltanto più tre23.
 
13. Ove infima resta la letteratura,
Di certo il progresso si sa che non dura.
Da sempre le genti che hanno fortuna
Dell'opre d'ingegno non soffron lacuna.
 
15. Né quei che le lettere amano tanto,
O diva, si degnan di te menar vanto.
Qualcuno lo strega il fulgore dell'oro,
Pur vano, è per l'altro il mondo un tesoro.

2. Sol tu puoi far da nazional favella,
Qual'altra mai dirà: "Io sono la più bella?"
Negletta tu, e accantonata stai, me lasso!
Per te io piango, caduta così in basso!
 
4. O tu che sei fonte di nostra riscossa
Ti lambisce l'oblio e vien meno la possa.
Dov'è del saper la Divina Commedia?21
Avrà, deh, mai fine la nostra tragedia?
 
6. Eppur da te sola dipende, o nutrice,
La linfa che scorre in nostra radice.
Soltanto per te si compion le imprese.
Soltanto per te le idee sono intese.
 
8. Tu sola risolvi le nostre gran pene,
Tu sola dispensi ai figli ogni bene.
Ingrata tua prole, t'abbiamo scordata,
Con te la ragione noi abbiam sotterrata!
 
10. Ove onore chi merta onore non ha
Si chiudon le porte alla prosperità.
Ove chi il suo dovere compir non vorrà,
Da quel luogo rifugge la felicità.
 
12. Se guardo i romanzi io trovo pattume,
S'ammanta il teatro d'effimere brume.
In alto s'adunan famelici i corvi,
Sui vacui tuoi scritti motteggiano torvi24.
 
14. Ove i dotti si stanno avvolti in lor sonno,
E con carta e penna far conti non ponno,
Su, dimmi, lenire chi può le tue pene?
La letteratura da dove ti viene?
 
16. Senz'un linguaggio operar non potremo,
Senz'un patrio idioma non ci intenderemo.
Se questa favella sì debole resta

Per opre riuscite non si farà festa.

La grafia nå g'ri e la lingua hindî 25
1. Oh India, t'è d'uopo una sola scrittura
I dotti lo sanno, niuno l'abiura
Se chiedo fra tante miglior quale sia
Diciam a una voce: la någ'ri grafia.
 
3. L'eccellenza sua dovunque è manifesta,
La semplicità non v'è chi non l'attesa27;
Ne trae sua cultura il villico financo,
D'onorarlo il dotto mai si sente stanco.
 
 
5. Oh gioia! Or sono i letterati ben convinti
Che giusti son gli scritti della någ'ri pinti.
Nell'India intera sol quella si propaghi,
Che cresca fausta e forte noi ne siam vaghi.
 
7. Oh, någ'ri radice d'ogni altra scrittura
Da te prendono tutte loro forma e natura31.
Tu dunque attecchisci nell'India intera:
Con tronca radice qual ramo non pèra?
 
9. Del paese il rigoglio è il suo solo scopo
Gli antichi veggenti forgiaronla all'uopo.
Perché lor disegno sia infine compiuto
In tutto il paese risuoni il tuo liuto.
 
11. Illustrarne le doti inver non si può,
Negarne i vantaggi nessun mai s'azzardò.
La sua civiltà si chiarisce nel nome32,
Spiegarono i dotti il donde ed il come.
 
13. Mentre un'unica lingua vieppiù crescerà
In noi santa l'unione si rafforzerà;
Accresciuto il sapere e fatta l'unione
Toccherà l'apogeo l'indiana nazione.
 
15. Finché nel paese una lingua non fia
Pur tra mille sforzi qual frutto apparìa?
Se un unico idioma tra noi non parliamo
Potrà mai avvenire che collaboriamo?
 
17. Esiste nel mondo ben più di un paese
Di fedi e di genti diverse e coese.
Variati pensieri, comune il linguaggio,
Se ciechi non siamo ne avremo vantaggio.
 
19. Una sola lingua ovunque far fiorire
Sia qui pei dotti l'eccelsa tra le mire.
Se diventi asceta, le siddhi in man terrai,
Ma senza perfezione onore non avrai34.
 
21. S'una è la grafia, una è pur lingua;
Senza, il paese di certo non s'impigua.
La någ'ri sol è per noi scrittura adatta,
Sua bella compagna hindî è stata fatta.
 
 
23. Più o meno dappertutto la capiscon
E nel paese parlarla preferiscon.
Che per i suoi merti la hindî si accetti
E non l'impediscan odiosi preconcetti!
 
25. Povero il paese povera l'ha resa?
Di tal patria degna allora s'appalesa.
Se cala la luna anco resta un chiariore:

L'occhio pur mesto, lo guata il loto in fiore37.

2. Qualcuno delira, qualcun trama losco,
Ma della sua schiatta miglior non conosco.
Di diffonderlo ovunque è fausto il decreto
Sì semplice, chiaro, elegante alfabeto26.
 
4. Com'è scritto, leggi: error non è dato;
Ambiguo un suo segno non s'è mai trovato28.
È semplice, puro, intelligibil tanto
Che ostacolarlo sarebbe inver un pianto.
6. Son i suoi segni da leggere o vergare
Semplici e belli: non devi faticare.
Fallaci non son come in altre scritture29,
Volgari, bislacchi, con varie storture30.
 
8. Seme della scrittura tu fosti qui per noi,
Gran letteratura ci partoristi poi,
Che sacra o profana in sanscrito redatta
Mai non fu trasposta in grafia più adatta.
 
10. In te la lor scienza sigillaro gli avi
A renderla eterna tu il mezzo lor davi.
Oh tu eccelsa per le forme e la natura
Per sempre vivi tu, o någ'ri, amata e pura.
 
12. Sol'una scrittura su dunque appoggiamo
E un'unica lingua insiem sosteniamo.
Non serve inventar fantasiose novelle
Ché note son ben le sue qualità belle.
 
14. Si tenga ogni zona ben vivo il dialetto
E in sua frescura trovi il volgo diletto.
Ma lingua precipua sol'una si renda
Il cive col cive in essa s'intenda.
 
16. Laddove i natii tengon lingue diverse
Le basi comuni per sempre son perse.
Ma qui c'è una banda cui non gliene cale
Fondar sulla lingua l'union nazionale.
 
18. Parentado e nozze a che giovano, dicci,
Se fa per la lingua la gente i capricci?33
Ciò che si deve compir, ahimé, non si fa,
Del fio di tal reato alcun timore non ha.
 
20. Uomo di cultura, che può fare la gente
Se buona istruzione non cape per niente?
Non darti le arie loquendo straniero,
L'idioma natale c'insegna primiero.
 
22. Il nome "hind " qui e ovunque è diffuso35
E per gli abitanti "hindû " è quello in uso36:
Tra gli idiomi indiani il posto principale
Chi non vede, stolto, a hindî congeniale?
 
24. Qual cosa in hindî risulta male espressa?
Qual senso o tempo compare errato in essa?
Di lemmi un tesoro sì ricco propone
Che presto sua opra ogni autore compone.

Lingua hindî e nazionalismo hindû
 
Il presente studio si limita ad un esame contenutistico dei due componimenti38, e ragioni di brevità impediscono di procedere ad un'analisi storica accurata delle tematiche che emergono; tuttavia è possibile suggerire alcuni spunti di riflessione. Una prima considerazione riguarda lo stato di abbandono della lingua hindî, le cui cause venivano ravvisate principalmente nella politica linguistica, amministrativa e scolastica del governo delle UP: la produzione letteraria in hindî era limitata alla prosa e le opere più elevate (poesia, trattati scientifici e filosofici) ricorrevano ad altre forme linguistiche ritenute di maggior prestigio. La propaganda per la diffusione della hindî e il movimento a questa legato rimasero per tutto il XIX secolo un fenomeno che interessava in realtà solo una parte ristretta della popolazione, la quale faticava a coinvolgere le élite legate alla burocrazia (non solo musulmani, ma anche hindû 39), che continuavano a usare l'urdû 40. La politica linguistica del governo delle UP mostra una decisa predilezione per l'urdû 41 e fino alle soglie del ventesimo secolo non vi fu un riconoscimento della hindî sul piano della lingua ufficiale42. Nel campo scolastico il governo delle UP da un lato promuoveva la diffusione della hindî a livello elementare con l'istituzione di scuole hindî, ma allo stesso tempo contribuì all'allontanamento tra le due varianti linguistiche facendo di esse due materie separate43 e applicando il criterio di maggioranza per determinare quale delle due dovesse essere la lingua veicolare, con l'associazione dell'urdû alla comunità musulmana e della hindî a quella hindû. Questa ambiguità favorì l'accentuarsi della separazione tra i fautori della någ'ri-hindî, legati sempre più al nascente nazionalismo hindû , e i difensori dell'urdû 44. In questo modo si posero anche le basi dell'argomento in seguito usato dai promotori della hindî : dato che il "popolo" parlava hindî, questa lingua doveva diventare la lingua ufficiale. Si contribuì inoltre a creare una divisione tra "popolo" e sfere alte istruite, come anche tra hindû e musulmani. Sembrerebbe che la politica linguistica britannica nelle UP tendesse a favorire la minoranza musulmana in base al criterio della superiorità culturale dell'urdû 45; invece i promotori del movimento per la nå g'ri hindî si appellavano al criterio di maggioranza numerica hindû. La classe di specialisti che si era formata nel tempo, non era disposta a rischiare di perdere il proprio monopolio a vantaggio di nuovi arrivati che avessero competenze in dev'någ'ri 46. In questo senso deve essere interpretata la campagna cominciata fin dagli anni '80 che chiedeva azioni governative di tutela dell'occupazione per la minoranza musulmana. I fautori della promozione della hindî argomentavano che il cambiamento era nell'interesse delle masse; tuttavia la riforma che nel 1900 introdusse la någ'ri come grafia ufficiale favoriva in primo luogo gli aspiranti all'impiego pubblico. Quest'ultima categoria non può certamente essere confusa con "il popolo" e la massa non poteva certo aspirare a impieghi nell'amministrazione pubblica: lo studio della hindî veniva perlopiù intrapreso per altri obiettivi, ad esempio per lavori di contabilità, registrazione di atti catastali, o disbrigo di corrispondenza. Nella retorica degli attivisti si tendeva a dimenticare come, rispetto alla popolazione complessiva della provincia, la percentuale alfabetizzata fosse una minuscola parte e, di questa parte, la maggioranza era formata in urdû. Tuttavia, nelle UP grazie al miglioramento del sistema scolastico avvenuto nella seconda metà del secolo alcuni gruppi istruiti in hindî, per la maggior parte hindû di casta elevata47, cominciavano ad aspirare all'impiego pubblico48. Nelle campagne a favore della hindî o dell'urdû le due fazioni contrapposte miravano dunque in realtà ad ottenere una quota di posti per la propria comunità, ed entrambe ponevano la questione in termini di hindû contro musulmani: i difensori della någ'ri-hindî giustificavano le proprie richieste ponendosi a portavoce della maggioranza hindû. L'azione del governo, che pure non si schierò apertamente, finì per determinare un inasprimento della controversia con toni sempre più legati al conflitto di comunità e identità religiosa: l'urdû e l'alfabeto persiano erano certamente simboli dell'identità culturale dei musulmani, oltre che della loro posizione privilegiata all'interno dell'impiego pubblico. Ma da parte hindû possiamo notare che i leader principali del movimento pro-någ'ri non dovevano in prima persona competere coi musulmani per ottenere un impiego49. Essi evidentemente attribuivano un significato di affermazione della propria identità culturale e religiosa al successo della någ'ri-hindî, scatenando la reazione dei musulmani che percepivano la promozione di questa lingua come un attacco all'identità culturale e religiosa della loro comunità.
 
 
La definizione di lingua e letteratura come selezione della cultura nazionale
 
I due componimenti tradotti mostrano il processo di definizione di che cosa sia la hindî e l'elaborazione di una politica linguistica da perseguire per contrastare quella deleteria del råj. Nell'ambiente culturale hindî più prestigioso50 non si erano stabilite regole rigide e si prevedeva una lingua letteraria che poteva essere anche difficile e una lingua colloquiale necessariamente facile: ogni autore doveva essere libero di usare una lingua più o meno complessa, a seconda del proprio stile personale e della materia trattata51. Se era impossibile evitare l'introduzione di termini sanscriti nella hindî, poiché questa derivava direttamente dalla matrice sanscrita, non era tuttavia auspicabile che si preferissero termini sanscriti difficili a parole comuni di origine straniera. Ciò non comportava l'accettazione di tutte le parole straniere, ma solamente di quelle che "siano diventate di uso corrente, e per le quali non esista un termine hindî oppure la sostituzione di un termine sanscrito implichi la possibilità di introdurre una difficoltà di comprensione"52. Questa posizione appare a prima vista molto accomodante nei confronti del lessico di origine straniera, ma va considerato che la decisione di quali termini sanscriti comportassero l'introduzione di una difficoltà spettava proprio a quegli scrittori e studiosi che conoscevano e usavano correntemente il sanscrito, o per i quali comunque era preferibile il ricorso ad una lingua considerata parente della hindî come il sanscrito che non a lingue di origine non indiana. Inoltre, nel lessico della hindî abbondano le coppie di termini, uno di derivazione sanscrita e uno di derivazione arabo-persiana: secondo la regola suesposta, la preferenza doveva essere accordata al termine hindî-sanscrito anche nel caso che l'altro fosse più usato, e ciò avrebbe comportato l'esclusione di moltissimi termini di uso corrente. Infatti il risultato dell'applicazione dei principî suddetti fu una forte sanscritizzazione della hindî. Nel sottolineare inoltre la netta differenza tra hindî e urdû, la lingua mista (hindustå ni ) viene rifiutata non solo per ragioni linguistiche, ma anche per la sua connotazione culturale. La hindî sanscritizzata simboleggia il retaggio culturale e religioso comune di tutta la popolazione hindû e quindi si propone come elemento unificatore per l'India intera, il che implica l'idea che la comunità hindû non sia una collettività parziale, ma rappresenti invece l'intero popolo indiano; il legame della hinduståni con i sostenitori dell'urdû (musulmani e hindû semi-islamizzati) ne fa invece una lingua settaria legata ad una comunità specifica, inadatta a rappresentare tutti gli indiani.
Nel definire che cosa componesse la letteratura hindî, questo termine appare con connotazioni molto diverse, a creare un quadro nel quale la kha°î bolî della prosa altro non è che una serie di dialetti letterari diversi, nessuno dei quali era kha°î bolî prima del XIX secolo53: per poter attribuire alla hindî una storia con un passato glorioso, era necessario espandere il suo campo semantico, includendo anche tutti gli altri dialetti neo-indo-arii; ma avvicinandosi al presente il campo si restringe e l'unico dialetto a cui viene riconosciuta qualifica di hindî è la kha°î bolî, il dialetto più recente di tutti. La contraddizione principale di questa posizione è dovuta al fatto che, mentre l'origine della hindî viene proiettata in un passato molto più remoto di quella dell'urdû, allo stesso tempo si assimilano nella hindî quegli stessi dialetti che, quando si viene al passato più recente o all'epoca presente, vengono tenuti rigorosamente separati, ad esempio la braj bhå s å. Allo stesso modo ci si avvaleva della letteratura del passato, in prevalenza composta di opere non-kha°î bolî, per migliorare la posizione di prestigio della kha°î bolî hindî moderna, e le si definivano entrambe "hindî ": avendo dato una definizione onnicom prensiva della hindî, era possibile inglobare tutte le letterature medievali. Quanto alla controversia sui nomi diversi con cui queste lingue comparivano nel tempo, la questione era risolta dichiarando che "hindî " altro non era che il nome usato in epoca moderna per designare ciò che in passato aveva altri nomi. Troviamo un procedimento parallelo a proposito dell'alfabeto nå g'ri : lo si collega al sanscrito, per qualificarlo come la grafia più prestigiosa per la letteratura, sia sacra, sia profana. Estendendo questa denominazione agli alfabeti precedenti (come la brahmi ) nei quali vennero scritti originariamente i testi della letteratura sanscrita, alla nå g'ri viene attribuita un'antichità che in realtà non possiede54.
Per conferire prestigio alla letteratura hindî si procedette inoltre ad una classificazione della produzione letteraria in termini qualitativi55: i criteri adottati sembrano mostrare che in primo luogo era "buona letteratura" ciò che rientrava nell'area di studio dell'eredità letteraria legata alla kha°î bolî attraverso l'espansione semantica del termine hindî operata come descritto sopra, nell'ottica della glorificazione del passato56; in seguito vi si includevano testi riguardanti la kha°î bolî hindî, nell'ottica di un'espansione della letteratura hindî moderna in termini indiani57; infine testi di argomento scientifico, matematico o storico (materie molto importanti nel curriculum delle scuole inglesi), nell'ottica di un'espansione della letteratura hindî moderna in termini occidentali. Quanto ai libri da mettere all'indice, invece, essi erano quelli che mostravano esempi di hindî corrotta, ricca di termini stranieri o che affrontavano argomenti poco edificanti, non scientifici, o di mero intrattenimento. Quanto ai contenuti, la buona letteratura tratta prevalentemente temi hindû ; laddove compaiono i musulmani, questi sono sempre in una luce sfavorevole e i testi sono volti a mettere i rilievo l'eroismo dei principi hindû o la degenerazione dei guerrieri musulmani. Non è possibile affermare che ciò corrispondesse ad un piano prestabilito, ma è innegabile che nel processo di formazione della letteratura hindî l'elemento islamico non compare e, se compare, è in conflitto con l'elemento hindû , o comunque ad esso subordinato.
 
 
L'istruzione nazionale
 
Nell'ambito del discorso nazionalista, che auspica la diffusione dell'istruzione per permettere a tutta la popolazione di accedere alla nuova cultura e di conseguenza di emanciparsi dal giogo della cultura coloniale, la semplicità della grafia e del codice linguistico è fondamentale per mettere i fanciulli in grado di apprendere facilmente e velocemente. Tra il 1905 e il 1921 si sviluppò in India il dibattito attorno al concetto di educazione o istruzione nazionale58. Uno degli elementi che maggiormente venivano denunciati era la presenza in India di un'istruzione puramente letteraria, il cui risultato era di formare una generazione incapace di produrre: i figli di artigiani e commercianti che ricevevano l'istruzione di tipo occidentale finivano per disdegnare le loro professioni ereditarie e i giovani laureati restavano disoccupati in numero sempre crescente. Solo un'istruzione secondo nuove linee poteva rendere la popolazione consapevole dell'emarginazione operata dai governanti: i giovani che, una volta terminati gli studi, aspiravano a impieghi nell'amministrazione si vedevano relegati a compiti privi di responsabilità, o addirittura trovavano chiuse le porte delle assunzioni. La diffusione della scolarizzazione avrebbe rigenerato il paese, rendendo la gente consapevole della propria arretratezza, infondendo nuove aspirazioni nazionaliste e ispirando un sentimento di unità.
Nel mondo culturale hindî la connessione tra letteratura e pedagogia era molto stretta: Mahåvir Prasåd Dvivedi aveva dettato le scelte lessicali, linguistiche, semantiche e contenutistiche che dovevano caratterizzare la nuova letteratura e aveva imposto gli ideali di chiarezza espressiva, di serietà morale e di rifiuto della frivolezza, propugnando uno stile colloquiale raffinato che si doveva accompagnare a scelte tematiche di pregnanza sociale e politica59. Nella poesia dell'"epoca di Dvivedi" i valori della società entravano nella poesia, rispecchiando l'ideologia del tempo, soprattutto della classe media hindû che costituiva il suo pubblico principale. Le poesie di Maithili Çaran Gupta furono a lungo tra le più selezionate per le antologie scolastiche, contribuendo alla diffusione dei simboli culturali della nuova identità degli intellettuali hindî. La lingua hindî e i principî hindû erano strettamente connessi in questo processo di trasmissione alle nuove generazioni della "memoria" nazionale; il legame tra il mercato dei testi scolastici e quello letterario60 contribuì a diffondere capillarmente una produzione letteraria i cui riferimenti iconografici e simbolici, tratti dal bagaglio culturale hindû, erano volti a trasmettere la memoria collettiva della storia del paese.
 
 
Conclusione
 
Alla fine del XIX secolo nelle UP essere hindû implicava possedere una lingua e una letteratura, una religione, e la lealtà ad un territorio61 e durante i primi anni del XX secolo si accentua l'aspetto che connette la lingua hindî al nuovo induismo62. Ponendo un'equazione tra popolo hindû e popolo indiano, la nazione viene caratterizzata non solo da categorie etniche, ma anche da qualità interiori, che si possono sviluppare solo attraverso un libero scambio emotivo e intellettuale, realizzato attraverso gli strumenti della parola e della scrittura. Per essere annoverata tra i paesi civilizzati l'India deve dotarsi di una lingua nazionale, che viene identificata nella hindî, grazie alle sue caratteristiche di semplicità e intelligibilità, diffusione e accettabilità. Nella retorica legata alla diffusione della hindî da una parte si riconosce che molti non sono consapevoli della necessità di avere una sola lingua e una sola scrittura, dall'altra si vuole dare un aspetto sovraregionale e panindiano alla questione, affermando l'universalità di questa consapevolezza tra le genti hindû.
Il nazionalismo linguistico hindî sviluppatosi nelle UP può essere considerato un aspetto del più vasto movimento di formazione di un nazionalismo hindû, il quale avrebbe manifestato il suo carattere anche politico solo più tardi63, ma che fin dall'inizio avrebbe avuto la marcata tendenza ad identificare la nazione-India con l'induismo e, di conseguenza, la lotta nazionalista come un processo di organizzazione ed emancipazione delle comunità hindû. Maithili Saran Gupta è una tra le voci più emblematiche di questo periodo: nelle sue opere il passato glorioso dell'India è quello dell'epoca preislamica64 e gli elementi che condurranno alla rinascita della "nazione" sono mutuati dalla tradizione hindû e legati a una simbologia riferita alla tradizione sanscrita e hindû; quanto al futuro della nazione, esso finisce per assumere i colori del "regno di Ram"65: l'India, al momento straziata e schiava, in futuro otterrà l'unità e l'onore, realizzando l'immagine del råm'råjya splendidamente tratteggiata da Tul'sî nel Råm'carit'månas, universalmente riconosciuto come il capolavoro della letteratura hindî.