Aldo Tollini
DUE POETESSE DELL'ANTICO GIAPPONE
- Di seguito presento la traduzione, da me eseguita su testi originali, di dodici poesie della poetessa Nukata no Ohokimi e ventinove poesie della poetessa Kasa no Iratsume, vissute nel Giappone del VII secolo d.C.
- Queste poesie si trovano nella famosa antologia poetica Man'yôshû e rappresentano l'opera completa di entrambe, per quanto conosciuto fino a oggi. È una testimonianza molto scarsa, ma di grande rilievo sul piano poetico per la sensibilità e la capacità di suscitare emozioni nel lettore. Nukata è ritenuta, nonostante la esiguità della sua opera poetica, una delle voci più appassionate del Man'yôshû e una delle grandi figure di donne che si esercitarono nella poesia. Kasa è considerata una poetessa che ha saputo descrivere in modo mirabile il sentimento dell'amore.
- Mentre della Kasa non sappiamo nulla, conosciamo solo alcuni scarni dati della biografia della Nukata che si possono riassumere come segue.
- Era stata l'amante del principe Ôama, fratello minore dell'imperatore Tenji (662?-671), che fu poi suo marito. L'imperatore, fratello maggiore, la portò via al fratello minore, il quale continuò ad amarla, come viene descritto nella poesia n.20. Le vicende dell'epoca ci raccontano un periodo travagliato: dopo la morte dell'imperatore Tenji, scoppiò una lotta per la successione che sfociò in una vera e propria guerra civile (i cosiddetti "tumulti di Jinshin"). Ôama per sfuggire ai pericoli si rifugiò tra le montagne di Yoshino, uccise il figlio dell'imperatore morto Ôtomo (che era suo nipote) e si impadronì del potere salendo a sua volta al soglio imperiale col nome di Tenmu (673?-686). La Nukata fu quindi al centro di lotte e di intrighi di potere in un momento delicato della vita politica del Giappone. Tuttavia, come del resto è costume nella letteratura poetica del tempo, nulla di queste vicende traspare; solo i suoi sentimenti per i due uomini della sua vita e la descrizione del delicato trasporto verso la natura, sono i temi della sua poetica.
- L'antologia del Man'yôshû, la prima grande antologia poetica e uno dei momenti massimi della storia della letteratura giapponese, fu scritta attorno alla metà dell'VIII secolo e contiene oltre 4500 poesie, di cui la gran parte poesie brevi scritte tra il VII e l'VIII secolo. Vi sono rappresentati 561 poeti di cui 70 donne, ma circa un migliaio di poesie sono di anonimi. La lingua e la scrittura sono arcaiche e hanno impegnato l'abilità dei filologi per generazioni. La scrittura, in particolare, presenta delle caratteristiche molto peculiari in quanto uno dei primi tentativi di scrittura della lingua giapponese con i caratteri cinesi. La complessità della scrittura del Man'yôshû, infatti, non ha confronti con nessun'altra opera di nessuna epoca in Giappone. Tuttavia, questa stessa complessità ha anche permesso l'espressione di sfumature e allusioni altrimenti impossibili, e difficilmente traducibili.
- Le poesie della Nukata (e presumibilmente anche della Kasa), che appartengono al VII secolo, sono tra le più antiche e sono famose per la loro delicata sensibilità e per la raffinatezza linguistica, purtroppo difficilmente rendibili in italiano. Non abbiamo altre testimonianze della produzione letteraria della Nukata che comunque fu una delle prime donne dell'aristocrazia giapponese a dedicarsi alla letteratura, come qualche secolo più tardi, nel periodo Heian (794-1186) divenne costume, dando luogo all'epoca d'oro della letteratura giapponese.
- Le poesie della Nukata si dividono in due categorie, com'è tradizione nella letteratura classica giapponese: poesie brevi (in giapponese: tanka o waka) di 31 sillabe in tutto, impostate sul seguente schema sillabico: 5-7-5-7-7. Poesie lunghe (in giapponese: chôka) con schema sillabico: 5757...577.
- Le poesie del Man'yôshû attribuite alla Nukata sono le seguenti:
- Poesie brevi: n. 7-8-9-20-21-111-112-113-151-488-1606;
- Poesie lunghe: n. 16-17-155.
- di cui però la n. 9 non ci è giunta completa e non è quindi decifrabile, la 1606 è una ripetizione della 488. Quindi delle quattordici poesie presenti ne vengono presentate dodici.
- Le poesie di Kasa no Iratsume sono tutte l'espressione dell'amore che ella ebbe per un uomo, Ôtomo no Yakamochi (?-785), figlio di Tabito, compilatore e, allo stesso tempo, uno dei maggiori poeti del Man'yôshû che contiene ben 479 sue poesie.
- L'amore della Kasa era quindi rivolto a un uomo del suo ambiente, quello di corte e dei letterati. Un uomo di profonda cultura e di elevata posizione, tenuto in grande considerazione tra la nobiltà, ma che dalle sue numerose poesie non pare aver corrisposto ai sentimenti della sua ammiratrice. La Kasa descrive un amore fatto di passione, ma soprattutto di sofferenza. Forse per questo le sue poesie ci toccano così profondamente, proprio perché ci fanno vivere la frustrazione di un sentimento che non trova sfogo e sembra infrangersi contro un muro di silenzio.
- Le poesie della Kasa sono tutte brevi e corrispondono ai seguenti numeri: 395 - 396 - 397- 587 - 588 - 589 - 590 - 591 - 592 - 593 - 594 - 595 - 596 - 597 - 598 - 599 - 600 - 601 - 602 - 603 - 604 - 605 - 606 - 607 - 608 - 609 - 610- 1451 - 1616.
- 1. L'opera poetica di Nukata Ohokimi
- Le poesie brevi
- Poesia N. 7
- Aki no no no
- mikusakari fuki,
- yadorerishi
- Uji no miyako no
- kariiho shi omohoyu.
- "Mi torna alla memoria
- la capanna della capitale di Uji
- dove ho alloggiato,
- con il tetto di canne
- tagliate nel campo autunnale."
- NOTE:
- Quando l'imperatore si recava lontano dal palazzo imperiale, alloggiava in una abitazione provvisoria che veniva costruita per lui allo scopo. Si trattava di una capanna molto modesta costruita con mezzi trovati sul posto e con il tetto di canne. Anche la poetessa vi aveva alloggiato.
- Uji è una località non lontana dalla capitale sita nella regione di Yamato, nel Giappone centrale. Qui Uji è detta capitale perché in quel momento vi era l'imperatore; capitale era, infatti, il luogo in cui si trovava l'imperatore.
- Secondo la ricostruzione storica che risale al Nihonshoki ("Annali del Giappone") scritto in cinese attorno al 720 d.C., questo viaggio dell'imperatore Saimei (655?-661), predecessore di Tenji, sarebbe avvenuto nella primavera 659.
- Poesia N.8
- Nigitazu ni
- funanori semu to
- tsuki mateba,
- shiho mo kanahinu.
- Ima ha kogiide na!
- "Aspettando che uscisse la luna
- per andare a divertirci con la barca
- a Nigitazu,
- si è alzata la marea.
- Via, andiamo ora a remare al largo!"
- NOTE:
- Nigitazu si trovava a Iyo, l'odierna provincia di Ehime sull'isola di Shikoku, località ancor oggi famosa per le terme e come luogo di ricreazione.
- Il Nihonshoki a questo proposito dice che l'escursione in barca avvenne nel 637 con l'imperatore regnante Jomei (629-641) e che quando l'imperatore Saimei col suo seguito nel 661 vi si recò, rivedendo il luogo immutato (evidentemente era stato presente nel 637 da ragazzo) ricordò con una poesia quel giorno lontano. Se questo è vero, l'attribuzione che comunemente si fa alla Nukata, non è corretta, ma va ricordato, d'altra parte, che il Nihonshoki stesso non è sempre affidabile. Gli studiosi, comunque la attribuiscono normalmente alla Nukata, anche se mi sembra che il tenore sia piuttosto differente da quello delle altre poesie.
- Poesia N.20
- Akane sasu,
- murasaki no yuki,
- shime no yuki,
- nomori ha mizu ya,
- kimi ga sode furu.
- "Mentre vai nei campi dall'erba color viola sfavillante,
- mentre vai nella riserva dell'imperatore,
- il guardiano della riserva
- non ti starà osservando
- mentre mi agiti la manica?"
- NOTE:
- Questa poesia è stata scritta in occasione di una battuta di caccia, sembra avvenuta nell'estate del 668 con l'imperatore Tenji, marito della Nukata. Vi partecipava anche il principe Ôama ancora innamorato della Nukata. Lui le agitava la manica, com'era costume a quel tempo per salutarla, ma lei teme che questo gesto possa creare dei sospetti sul loro rapporto. La riserva, che era il terreno di caccia dell'imperatore, veniva custodito da un guardiano. La località sembra trovarsi nella zona settentrionale di Kyôto che anticamente era adibita a terreno di caccia per l'imperatore.
- Poesia n. 21, poesia di risposta del principe:
- Murasaki no
- nihoheru imo wo
- nikuku araba
- hitozuma yue ni
- ware kohi meyamo
- "Se provassi risentimento verso di te
- che sei bella come il color viola,
- mi sarei innamorato di te
- che sei moglie d'altri?"
- NOTE:
- In risposta il principe dice di non provare risentimento per lei che ormai è moglie altrui e di amarla ancora. Traspare, nelle sue parole, il suo amore impossibile per lei.
- Poesia N. 111
- Inishie ni
- kohuru tori kamo
- yuzuruha no
- mi i no uhe yori
- nakiwatariyuku
- "È un uccello che ha nostalgia del passato
- quello che vola cantando
- sopra il pozzo,
- presso l'albero di dafne"
- NOTE:
- Questa poesia sembra essere stata scritta dal principe Yuge no miko per la Nukata, in occasione di un viaggio dell'imperatrice Jitô (690?-697) al palazzo di Yoshino, una località di montagna, nei pressi della capitale, famosa per le sue bellezze naturali e spesso citata in poesia.
- L'albero di dafne è una varietà delle Timeleacee, affine all'alloro. Il nome scientifico è Daphnyphyllum macropodum, in giapponese yuzuriha.
- Si può supporre che il principe paragoni se stesso all'uccello: anch'egli forse ha nostalgia di un passato che evidentemente riguarda la Nukata.
- Poesia N. 112
- Inishie ni
- kohuramu tori ha
- hototogisu
- kedashi ya nakishi
- aga moherugoto
- "L'uccello che ha nostalgia del passato
- è un cuculo.
- Forse ha pianto,
- e come lui anch'io
- per il mio amore (perduto)."
- NOTE:
- Questa poesia è la risposta della Nukata alla precedente dalla capitale. Ella risponde che anch'essa ha nostalgia per quel passato e per l'amore perduto.
- Poesia N. 113
- Mi Yoshino no
- tamamatsu ga e ha
- hashiki kamo
- kimi ga mi koto wo
- mochite kayohaku
- "I rami del pino di Yoshino
- mi sono davvero cari.
- Mi portano le tue parole
- e mi mettono in contatto con te."
- NOTE:
- Il principe Yuge no miko inviò da Yoshino alla Nukata un rametto di pino con attaccato del muschio. Quando ella lo ricevette scrisse questa poesia.
- Il fruscio dei rami dei pini sono per la poetessa la voce dell'amato.
- Si può anche pensare che le due poesie siano, invece, uno scambio tra la Nukata e il principe Ôama, rifugiato a Yoshino prima di impossessarsi del potere e salire al trono nel 673.
- Poesia N. 151
- Kakaramu to
- kanete shiriseba
- ohomi fune
- hateshi tomari ni
- shime yuhamashi wo
- "Se avessi saputo in anticipo
- quello che sarebbe successo,
- avrei messo segnali
- nel porto dove è attraccata la barca."
- NOTE:
- Questa poesia fu scritta durante le cerimonie di araki (purificazione) che seguivano la morte dell'imperatore, prima che questi venisse inumato.
- La poesia sottintende alcune parti, facilmente intuibili per il lettore giapponese, ma non per quello italiano, senza le quali la comprensibilità della poesia verrebbe compromessa.
- La ricostruzione con le integrazioni potrebbe suonare come segue:
- "Se avessi saputo in anticipo quello che sarebbe successo (cioè che l'imperatore sarebbe morto), avrei messo segnali (di divieto d'entrata) nel porto dove è attraccata la barca (così che i cattivi spiriti non sarebbero potuti entrare)."
- Poesia N.488
- Kimi matsu to
- aga kohi woreba
- waga yado no
- sudare ugokashi
- aki no kaze fuku
- "Mentre ti aspetto
- con tutto il mio amore,
- soffia il vento autunnale
- che agita la tendina della mia casa."
- NOTE:
- La trepidazione dell'attesa dell'amato - si tratta dell'imperatore Tenji - descritta con grande semplicità e allo stesso tempo con delicatezza e trasporto.
- Le poesie lunghe
- Poesia N. 16
- Fuyukomori
- haru sarikureba
- nakazu arishi
- torimo nakikinu
- sakazu arishi
- hana mo sakeredo
- yamo wo shimi
- irite mo torazu
- kusa fukami
- torite mo mizu
- akiyama no kono ha wo mite ha
- momiji woba
- torite zo shinohu
- awoki woba
- okite zo nageku
- soko shi urameshi
- akiyama ware ha
- "Quando viene la primavera
- che stava rinchiusa nell'inverno,
- gli uccelli che non cantavano,
- ora giungono e cantano.
- Anche i fiori che erano chiusi
- ora sbocciano
- ma la montagna diventa folta
- e pur entrandovi non si possono cogliere i fiori.
- Siccome l'erba è folta
- anche cogliendoli non li si può ammirare.
- Ma guardando le foglie degli alberi
- della montagna autunnale,
- sento proprio attrazione
- per le foglie dell'acero quando le colgo.
- Si lasciano le foglie verdi e si sospira.
- Mi dispiace, ma io preferisco
- la montagna d'autunno."
- NOTE:
- Lo spunto per questa poesia fu dato dall'imperatore Tenji il quale chiese al suo ministro Fujiwara no Kamatari - il fondatore della potente casata omonima - di giudicare se fosse meglio la natura in primavera o in autunno. Questo ci suggerisce che già fin dall'antichità i giapponesi hanno avuto una particolare sensibilità per queste due stagioni, che è proseguita fino ai tempi attuali. A questa domanda risponde la Nukata con la sua famosissima poesia che descrive la preferenza dell'autrice per la montagna autunnale rispetto a quella primaverile. La sua sensibilità le fa preferire la natura sommessa e discreta dell'autunno e i suoi colori tenui, alla rigogliosità e ai colori sgargianti della primavera.
- Si noti che in Giappone, sia nell'antichità come ancora oggigiorno, l'autunno è il tempo in cui gli aceri (in giapponese: momiji) mutano di colore assumendo toni violacei e gialli.
- Poesia N.17
- Umasake
- Miwa no yama
- awoniyoshi
- Nara no yama no
- yama no ma ni
- ikakuru made
- michi no kuma
- itsumoru made ni
- tsubara ni mo
- mitsutsu yukamu wo
- shiba shiba mo
- misakemu yama wo
- kokoro naku
- kumo no kakusahu beshi ya
- "Il monte Miwa!
- Fino a che i monti di Nara
- dal bel colore azzurro
- non si nascondono tra le montagne,
- fino a che i tornanti
- della strada si susseguono numerosi,
- procedo continuando a guardarti
- senza posa,
- ma senza pietà
- le nuvole devono proprio
- continuare a nascondere il monte
- che guardo da lontano
- con insistenza?
- Poesia di risposta:
- Miwa yama wo
- shikamo kakusu ka
- kumodani mo
- kokoro aranamo
- kakusahu beshi ya
- Vogliono comunque
- nascondere il monte Miwa!
- Se almeno le nuvole
- avessero un cuore,
- invece continuano a nasconderlo.
- NOTE:
- Queste due poesie sono state scritte al momento del trasferimento della capitale nel 667 da Asuka a Ômi e ne descrivono un momento del viaggio di trasferimento.
- Scendendo da una montagna lungo i tornanti, la poetessa rimane affascinata dalla bellezza dei monti in lontananza e continua a osservarli. Tuttavia, le nuvole li celano e causano in lei un moto di disappunto. Le fa eco una poesia di risposta: le nuvole non hanno un cuore.
- Non è chiaro chi scrisse la poesia di risposta (alcuni studiosi sostengono trattarsi dell'imperatore regnante Tenji). Nel caso del principe Ôama, questa poesia potrebbe anche essere letta in un'altra chiave. I due amanti, la poetessa e il principe, devono continuare a nascondere il loro reciproco amore. Il disappunto di lei trova una nota di rassegnazione nella poesia di risposta di lui. Il principe, infatti, avendo una delicata posizione a corte, non poteva mostrare la sua passione.
- Poesia N. 155
- Yasumishishi
- wago ohokimi no
- kashikoki ya
- mihaka tsukahuru
- Yamashina no
- Kagami no yama ni
- yoru ha mo yo no kotogoto
- hiru ha mo
- hi no kotogoto
- ne nomi wo
- nakitsutsu
- arite ya momoshiki no
- ohomi ya hito ha
- yuki wakarenamu
- "Sul monte Kagami a Yamashina,
- che serve da riverita tomba
- per il mio signore dalla grande fama,
- di notte
- tutta la notte,
- di giorno
- finchè c'è luce,
- continuo a piangere
- e a disperarmi,
- mentre i funzionari
- se ne sono andati
- ognuno per la propria strada."
- NOTE:
- L'ultima poesia chiude il ciclo con la descrizione della morte dell'imperatore consorte della poetessa. La sua disperazione fa da epilogo alla storia d'amore descritta nelle poesie precedenti.
- 1. L'opera poetica di Kasa no Iratsume
- N. 395
- Takumano ni
- ohuru murasaki
- kinu ni shime
- imada kizu shite
- iro ni idenikeri
- "Con l'erba porporina di Takumano
- ho tinto il mio abito;
- ancora non l'ho indossato
- ma si e' già sbiadito."
- NOTE:
- L'erba murasaki qui tradotta con "erba porporina" perché ha infatti quel colore, serviva per tingere i vestiti nell'antico Giappone, come si legge anche nei diari delle dame di corte dell'epoca Heian.
- Questa poesia contiene un gioco di parole intraducibile. L'ultima frase iro ni idenikeri può significare sia "perdere il colore, sbiadirsi" (per esempio di un vestito), ma anche il fatto che "sul volto si rivela l'amore". Quindi, la seconda parte della poesia significa che senza aver ancora dichiarato il suo amore, esso si è già rivelato dal suo volto.
- N. 396
- Michinoku no
- Mano no kayahara
- tohogedomo
- omokage ni shite
- miyu to ihu mono wo
- " Il canneto di Mano
- nel Michinoku è lontano,
- ma mi sembra di vederlo
- qui vicino a me."
- (Ma tu che sei vicino,
- mi sembri invece, così lontano!)
- NOTE:
- Questa poesia descrive la vicinanza (perché è presente alla mente) di un luogo lontano e sottintende, per contrasto, la lontananza dell'uomo amato pur essendo così fisicamente vicino. Infatti, Yakamochi appartenendo allo stesso ambiente dell'autrice, le era sempre vicino, ma non corrispondendo allo stesso sentimento, al tempo stesso era distante.
- N. 397
- Okuyama no
- ihamoto suge wo
- ne fukamete
- musubishi kokoro
- wasurekanetsu mo
- "Non posso dimenticare
- (i sentimenti che) hanno unito i nostri cuori,
- profondi come le radici
- dei falaschi che crescono ai piedi
- delle rocce del monte Oku"
- N. 587
- Waga katami
- mitsutsu shinohase
- aratama no
- toshi no wo nagaku
- ware mo shinohamu
- "Guarda l'oggetto ricordo
- (che ti ho lasciato) e
- pensami.
- Anche io ripenserò ai lunghi anni
- (passati insieme)."
- N. 588
- Shiratori no
- Tobayama matsu no
- machitsutsu zo
- aga kohiwataru
- kono tsukigoro wo
- "Come il pino del monte Toba
- dove volano gli uccelli bianchi,
- ti ho atteso a lungo
- e nel mentre
- ho continuato ad amarti."
- NOTA:
- La parola matsu in giapponese significa sia "pino", sia "aspettare". Per questo il pino diventa il simbolo dell'attesa.
- N. 589
- Koromode wo
- uchimi no sato ni
- aru ware wo
- shira ni zo hito ha
- matedo kozukeru
- "Pur aspettandoti,
- non vieni a trovarmi,
- non sapendo che sto
- al paese di Uchimi"
- N. 590
- Aratama no
- toshi no henureba
- ima shi ha to
- yume yo waga seko
- waga nanorasu na
- "Siccome è passato molto tempo
- ormai basta!
- Ma non dire mai,
- amore mio,
- il mio nome."
- N. 591
- Waga omohi wo
- hito ni shirureka
- tamakushige
- hiraki aketsu to
- ime ni shi miyuru
- "Forse perché vorrei far sapere alla gente
- del mio amore,
- vedo in sogno di aver aperto
- la scatola dei pettini."
- NOTE:
- La frase "vedo in sogno di aver aperto la scatola dei pettini" significa: "di aver rivelato il mio segreto".
- N. 592
- Yami no yo ni
- nakunaru tazu no
- yoso nomi ni
- kikitsutsuka aramu
- ahu to ha nashi ni
- "La gru che si sente cantare
- nell'oscurità
- è lontana,
- come sei tu
- che sento ma non incontro mai."
- N. 593
- Kimi ni kohi
- itamo subenami.
- Narayama no
- komatsu ga shita ni
- tachinageku kamo
- "Sono innamorata di te
- e non posso farci nulla.
- Sotto un piccolo pino
- della montagna di Nara
- piango e piango..."
- N. 594
- Waga yado no
- yufukagekusa no
- shiratsuyu no
- kenu ga ni moto na
- omohoyuru kamo
- "Sull'erba di casa mia,
- la rugiada candida
- si scioglie.
- Così (mi sento) anche io
- che intensamente ti amo."
- N.
- 595
- Waga inochi no
- matakemu kagiri
- wasuremeya
- iya hi ni ke ni ha
- omohimasu tomo
- "Per quanto mi resta della mia vita
- non ti dimenticherò certo!
- Il mio amore per te aumenta sempre più;
- ogni giorno di più e sempre più speciale."
- N. 596
- Yahoka yuku
- hama no manago mo
- aga kohi ni
- ani masarajika
- okitsu shimamori
- "Camminando per molti giorni (sulla spiaggia),
- i granelli di sabbia (sono innumerevoli, ma)
- non saranno certo più del mio amore.
- Oh, guardiano dell'isola in mezzo al mare!"
- N. 597
- Utsusemi no
- hitome wo shigemi
- ishihashi no
- machikaki kimi ni
- kohi wataru kamo
- "Tante persone
- ci guardano
- e anche se sei così vicino,
- (non posso incontrarti)
- amore mio."
- NOTE:
- La poetessa ha spesso occasione di incontrare Yakamochi, ma non può palesare il proprio sentimento perché entrambi sono sempre osservati dalla gente e quindi lei è costretta suo malgrado a fingere indifferenza.
- N. 598
- Kohi ni mo zo
- hito ha shi ni suru
- minasegaha
- shita yu ware yasu
- tsuki ni hi ni ke ni
- "Vi sono persone
- che muoiono per amore.
- Io mi consumo nel profondo (del cuore)
- come un fiume che resta senz'acqua
- ogni mese, ogni giorno, sempre più."
- N. 599
- Asagiri no
- ohoni ahimishi
- hito yue ni
- inochi shinebeku
- kohiwataru kamo
- "Sebbene ti abbia solo
- visto nella fosca
- nebbia mattutina,
- ti amo fino a morirne."
- N. 600
- Ise no umi no
- iso mo todoro ni
- yosuru nami
- kashikoki hito ni
- kohiwataru kamo
- "Al mare di Ise
- le onde si infrangono
- fragorosamente sugli scogli.
- Sono innamorata di una persona
- (che come quelle onde) mi incute timore."
- NOTE:
- Il timore cui fa riferimento può essere inteso sia dal punto di vista sociale, in quanto Yakamochi era persona di alto rango e di notevole autorità, sia da un punto di vista psicologico, nel senso che il suo amore così grande le fa paura.
- N. 601
- Kokoro yu mo
- wa ha omohazuki
- yamakawa mo
- hedatara naku ni
- kaku kohi muto ha
- "Non avrei mai pensato
- nel mio cuore che
- i monti e i fiumi fossero tutt'uno,
- e che l'avrei amato così tanto."
- NOTE:
- La frase "i monti e i fiumi fossero tutt'uno" letteralmente è: " non c'è separazione tra i monti e i fiumi". L'interpetazione possibile di questa frase mi sembra essere la seguente: "così come è impossibile pensare che fiumi e monti siano tutt'uno, allo stesso modo mi sembrava impossibile pensare che l'avrei amato così tanto".
- N. 602
- Yufusareba
- mono mohimasaru
- mishi hito no
- kototofu sugata
- omokage ni shite
- "La sera, quando penso,
- mi torna alla mente
- vivida l'immagine
- della persona incontrata,
- mentre mi parla."
- NOTE:
- Di nuovo, in questa poesia, il tema, ricorrente in molte poesie e che fa da filo conduttore: la poetessa pur vivendo accanto all'uomo che ama, non può manifestargli il suo amore e deve fingere indifferenza, mentre dentro di sé si agita un sentimento incontrollabile.
- N. 603
- Omohi ni shi
- shi ni suru mono ni
- aramaseba
- chitabi zo ware ha
- shi ni kaheramashi
- "Se fosse possibile morire per amore,
- per mille volte
- io sarei morta e tornata a morire..."
- N. 604
- Tsurugitachi
- mi ni torisofu to
- ime ni mitsu
- nani no saga zo mo
- kimi ni ahamu tame
- "In sogno ho visto
- spade cinte al corpo.
- Che presagio sarà?
- Forse che ti incontrerò."
- N. 605
- Ametsuchi no
- kami no kotowari
- nakuha koso
- aga omohu kimi ni
- ahazu shi ni seme
- "Gli dei del cielo e della terra
- non sono insensibili
- e quindi non mi faranno morire
- senza averti incontrato."
- N. 606
- Ware mo omohu
- hito mo na wasure
- ohonawa ni
- ura fuku kaze no
- yamu toki mo nashi
- "Pensami anche tu
- senza dimenticarmi,
- come il vento (che spira) nella baia
- che non cessa mai."
- N. 607
- Minahito wo
- neyo to no kane ha
- utsunaredo
- kimi wo shi omoheba
- ine katenu kamo
- '"Si sente il suono della campana
- che invita tutti al riposo,
- ma io che ti penso
- non riesco a prendere sonno"
- N. 608
- Ahiomohanu
- hito wo omohu ha
- ohotera no
- gaki no shirihe ni
- nukatsuku gotoshi
- "Amare una persona
- che non ci riama,
- è come prostrarsi
- dietro a un'immagine
- del demone della fame
- nel grande tempio."
- NOTE:
- La frase: "è come prostrarsi dietro a un'immagine del demone della fame" significa fare una cosa che invece di migliorare, peggiora soltanto la situazione. Come chi è affamato (d'amore) che si prostra avendo alle spalle il demone della fame.
- N. 609
- Kokoro yu mo
- wa ha omohazuki
- mata sara ni
- waga furusato ni
- kaherikomu to ha
- "Non avrei mai pensato
- nel mio cuore
- che sarei tornata
- di nuovo
- al mio paese natale."
- NOTE:
- Forse più che un ritorno fisico al paese natale, qui la poetessa vuole dire che non avrebbe mai pensato di poter dimenticare le pene d'amore.
- N. 610
- Chikaku are
- minedomo aru wo
- iya tohoku
- kimi ga imasaba
- arikatsumashiji
- "Quando mi sei vicino
- posso stare anche
- senza poterti incontrare, ma
- non potrei sopportare
- che te ne andassi sempre più lontano."
- N. 1451
- Mizudori no
- kamo no hairo no
- haruyama no
- ohotsukanakumo
- omohoyuru kamo
- "Il colore della montagna primaverile
- è (indefinibile) come quello
- delle ali dell'anatra selvatica acquatica.
- Così è il tuo atteggiamento
- che mi preoccupa."
- N. 1616
- Asagoto ni
- waga miru yado no
- nadeshiko no
- hana ni mo kimi ha
- arikosenu kamo
- "Ah! se ci fossi anche tu
- nel giardino di casa mia
- dove ogni mattina
- guardo i fiori del garofano selvatico."
- Bibliografia
- BROWER, H. Robert & MINER, Earl, Japanese Court Poetry, Stanford University Press, Stanford, California, 1961.
- MINER, Earl, An Introduction to Japanese Court Poetry, Stanford University Press, Stanford, California, 1968.
- MUCCIOLI, Marcello, La Letteratura Giapponese, la Letteratura Coreana, Sansoni/Accademia, Milano, 1969.
- KATÔ, Shûichi, Storia della Letteratura Giapponese, dalle origini al XVI secolo, Marsilio, Venezia, 1975.
- SAGIYAMA, Ikuko, Antologia della Poesia Giapponese Classica, volume I, Il Man'yôshû, Cooperativa Universitaria Editrice Napoletana, Napoli, 1984.