Sommario Culture 2002

NOTE

 

1 Cetshwayo fu proclamato re degli zulu nel 1873.

2 Unomguqo, nome zulu di Paulina Dlamini. Letteralmente: "colei che si inginocchia".

3 IsiGodlo (pl. IziGodlo) è un termine zulu con duplice significato. Talvolta usato per indicare il gruppo di donne appartenenti al re, mogli, concubine, ancelle; talvolta utilizzato come termine tecnico per descrivere la parte superiore della reggia (umuzi), zona riservata al re e alla sua famiglia, mogli e figli.

4 Cattle e wives appaiono nel testo come due termini inscindibilmente associati proprio in virtù delle ragioni economiche di cui parla Jeff Guy. Il brideprice (o lobola) era infatti lo scambio di un determinato numero di capi di bestiame tra lo sposo e la famiglia della sposa prima delle nozze.

5 Ondini era il nome della reggia di Cetshwayo.

6 Nel momento della "rivelazione" e della "presa di coscienza" della vocazione, Paulina è seguita dai reverendi Haccious e Harms, ministri della missione di Hermannsburg. All'epoca la Dlamini viveva nella household di Gert Van Rooyen (Shede Foloy). Il passaggio alla missione risulta nel testo del tutto immediato.

7 In tutto il romanzo Atherton Wylde si riferisce al Colonnello Durnford chiamandolo affettuosamente "my chief".

8 Olive Emilie Albertina Schreiner (1855-1920). Sebbene Frances Colenso preceda Olive Schreiner nell'utilizzare il romanzo come strumento politico, è con la Schreiner che comincia a delinearsi l'idea di una vera e propria nazione sudafricana. Il Sudafrica immaginato da Olive Schreiner si distanziava da quello creato dall'Act of Union poiché era uno Stato in grado di rispettare la diversità e di unire i popoli sotto il segno dell'uguaglianza tra razze, sessi, culture e religioni. (Vivan: 1996, 335).

9 La famiglia Colenso era attivamente impegnata nella difesa del popolo zulu contro la politica del governo britannico; Harriette e Frances, le figlie del vescovo Colenso, furono coinvolte in questa battaglia dal padre, John William, vescovo del Natal.

10 In Under the Tongue la bambina Zhizha racconta il lamento della nonna: "Women are children, Grandmother weeps ..." (Vera: 1996 e 2002, 173).

11 Sono in molti a riconoscere a Vera il merito di aver affrontato tabù come incesto e stupro. Non è l'unico scrittore ad averlo fatto, ma il suo modo di rappresentare il problema ha molte implicazioni che, affermano alcuni commentatori, si preferirebbero taciute.

12 Il rapporto di nome e identità è particolarmente importante nel contesto antropologico dei romanzi di Vera, perché nella cultura shona uomini e donne possono assumere nomi diversi in diverse circostanze della loro vita, proprio in rapporto a quelle circostanze. Le genealogie shona sono pertanto storie complesse da interpretare. Vera si serve costantemente di questa possibilità, così come dei significati dei nomi in lingua shona. In Butterfly Burning la protagonista Phephelapi dice al suo innamorato Fumbatha che ha da poco incontrato: "You could give me another name. I do not mind being named by a stranger. I do not mind being renamed if it makes the present clearer" (Vera: 1998 e 2002, 30). 

13 VaGomba e Muroyiwa non vedono i diritti dell'altro, in particolare delle donne, ma anche il padre di Runyararo partecipa di questa cecità maschile che pervade lo specifico contesto africano di Vera. Quando la figlia uccide il marito, non mette al centro della sua valutazione lo stupro, ma continua a ripetere: "She killed her husband ..." (Vera: 1996 e 2002, 163).

14 Vera persegue il suo metodo peculiare con molti mezzi. Tra i più interessanti l'uso di simboli. Per esempio Muroyiwa, al quale hanno raccontato più volte che appena nato era stato posto in un calabash, si rifugia mentalmente in quella immagine che gli è rimasta dentro, per difendersi dalla guerra circostante. Il calabash ricorre molto frequentemente nella narrativa di Vera; è un recipiente costituito da una zucca o u frutto seccato e svuotato, spesso tagliato a metà.

15 Le farfalle di Under the Tongue sono le madri della metafora della farfalla in Butterfly Burning. La rappresentazione di Phephelaphi come farfalla dipende direttamente dalle farfalle sulle montagne durante la guerra e dalla loro esistenza metastabile.

16 Per le parole di Vera si veda più sopra, nota 4.

17 La parola patches avvicinata a fragment e a life, e quindi a storia come insieme di vite, richiama le metafore di tessuto e tessitura che nella narrativa di Yvonne Vera compaiono come metafore di creatività, soprattutto in Under the Tongue. La madre di Zhizha, Runyararo intreccia stuoie dai disegni complessi e armonici; persino il marito, Muroyiwa, dal guardarla creare e tessere le sue figure trae qualche momento di sollievo e di tregua.  

18 L'amore è tutt'altro che trascurato da Vera, e parte integrante dei diritti umani, ma questo argomento porterebbe il discorso troppo lontano. Ne ha parlato a lungo con chi scrive, anche dal punto di vista della rappresentazione letteraria.

19 Fumbatha è figlio di uno dei rivoltosi giustiziati mediante impiccagione nei moti anticoloniali del 1896. Vera indugia a lungo sulla storia del suo passato, che diventa strumentale anche nel plot di Butterfly Burning. 

20 Si deve parlare di una 'prima' tensione, perché dopo il 1980 lo Zimbabwe si è trovato a dover fronteggiare ulteriori lotte interne e ulteriore spargimento di sangue. I gruppi dissidenti hanno continuato a scontrarsi crudelmente fra loro e con il potere isituzionale, i veterani sono stati inviati a sedare le rivolte. I confltti hanno prodotto migliaia di morti e altre atrocità.

21 Anche in questo caso l'argomento porterebbe troppo lontano, ma il tema delle due sorelle, della pluralità della fenomenologia dell'amore, del rapporto mente e corpo entro la fenomenologia dell'amore, e, non ultima, una visione dell'amore come ricerca della verità, invita fortemente all'indagine. E suggerisce persino una eco sottile di Marta e Maria.

 


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