- Il muro di
Berlino
- la parola e
il concetto ad est e ad ovest
- di Anna
Nenci
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- Il muro di Berlino ha
lasciato un'impronta anche nella storia
linguistica.
- Se esaminiamo questa
storia più da vicino, bisogna tener presente che la
Germania del fatidico anno 1961 era da tempo divisa, per cui si
considererà separatamente il linguaggio usato dai due
stati tedeschi, quello occidentale: la BRD e quello orientale:
la DDR1.
- Nella storia della DDR
la parola chiave die Mauer fu espressa dai quadri
ufficiali solamente due volte.
- Fu pronunciata la prima
volta dallo stesso capo di stato Ulbricht, quando, tre mesi
prima della chiusura dei confini, proclamò: "Niemand hat
die Absicht, eine Mauer zu errichten"2, volendo
smentire così la voce minacciosa che si stava divulgando
nel paese provocando un numero sempre maggiore di
fughe.
- La seconda volta avvenne
poco prima della caduta del muro e precisamente il 19 gennaio
1989, quando Erick Honecker, il segretario generale della
SED3, pronunciò quella frase che il 9
novembre dello stesso anno fu così clamorosamente
smentita: "Die Mauer wird in 50 und auch in 100 Jahren noch
bestehen bleiben, wenn die dazu vorhandenen Gründe noch
nicht beseitigt sind"4.
- A partire dal 13 agosto
1961 però, la parola Mauer nella lingua ufficiale
dei mezzi di comunicazione della DDR fu per tutto il tempo
proibita e sostituita dall'espressione
antifaschistischer Schutzwall coniata nel 1961 da
Horst Sindermann5. Infatti il muro proteggeva
veramente quello stato da influssi pericolosi come la
violazione del confine, il mercato nero e soprattutto era un
mezzo intimidatorio contro lo spionaggio e il
sabotaggio.
- L'aggiunta della
specificazione antifascista è sintomo di
goffaggine storico-linguistica che faceva parte del disegno di
propaganda antioccidentale del partito.
- Infatti, nonostante
l'ampio uso di eufemismi nel linguaggio politico della DDR, la
suddetta definizione ufficiale mostra, secondo Hans H. Reich,
un evidente scopo propagandistico, più che essere una
circonlocuzione pensata per celare o attenuare le reali
conseguenze del muro6.
- Ciò è
evidente anche dalla documentazione mirata dei mass media della
DDR riguardo al 13 agosto 1961.
- I commenti radiofonici
in quella domenica trasmettevano messaggi di propaganda
antioccidentale allo scopo di convincere la popolazione che era
stato così scongiurato il pericolo proveniente
dall'Ovest: "Die Falltür Westberlin ist dicht gemacht
worden" gridava con giubilo Karl-Eduard von Schnitzler, il
commentatore capo di Ulbricht; "Die auf das Herz der DDR
gerichtete Lanzenspitze ist
umgebogen"7.
- Prima della
denominazione ufficiale antifaschistischer
Schutzwall, la chiusura dei confini e la costruzione del
muro fu indicata all'Est generalmente con l'espressione
Maßnahmen 8: misure,
provvedimenti).
- Anche più tardi
però il termine Maßnahmen sostituì
la denominazione ufficiale come si può constatare dalla
dichiarazione di Verner, membro del Politbüro, in
occasione del centenario della nascita di Karl Liebknecht a
Berlino Est: "Die Maßnahmen vom 13. August 1961 haben
sich in jeder Hinsicht gelohnt... Der Friede in Europa ist
durch diese Maßnahme ein gutes Stück sicherer
gemacht worden"9.
- Un'altra espressione
usata nella lingua ufficiale della SED fu: Staatsgrenze
oppure Sicherung unserer
Staatsgrenze10, dall'implicita connotazione
negativa nei confronti della BRD, dalla quale la DDR aveva
necessariamente dovuto difendersi. Secondo la ADN11:
"Die Sicherung der Staatsgrenze sei eine
organisatorisch-politisch hervorragende Leistung. Mit der in
Berlin sei die Politik der ökonomischen Ausplünderung
der DDR zusammengebrochen"12. Nella DDR le
espressioni eufemistiche appena citate erano usate nel
linguaggio comune allo stesso modo dell'indicazione neutrale
Maßnahmen13.
- Ancora nel 1981 si vede
come la SED contasse sulla forte propaganda antioccidentale con
la quale continuava a giustificare come necessaria la presenza
del muro. Sul Neues Deutschland, l'organo del
partito, si legge: «Am 13. August begehen wir nicht nur
den 20. Jahrestag der Sicherung der DDR-Staatsgrenze gegen die
aggressiven Pläne des Imperialismus, sondern auch den 110.
Geburstag von Karl Liebknecht... In Liebknechts Sinne habe die
DDR an jenem 13. August 1961 einen "Schutzwall gegen kalte
Krieger und Möchtegerneroberer"
errichtet»14.
- Per capire fino a che
punto la parola Mauer fosse un vero e proprio
tabù nella DDR, basti pensare all'impacciata formula che
scelse Krach, l'ex-sindaco di Berlino Est, il 1/1/1990 in
occasione dell'annuncio del definitivo smantellamento del muro.
Per evitare l'espressione tanto in uso ad Ovest ed ormai da
troppo tempo proibita così accuratamente all'Est,
parlò di dieses
Betonartige15.
- Bisogna però
anche tener presente che nella DDR c'era un grosso divario tra
la lingua ufficiale e quella quotidiana, tanto che si poteva
dire che fossero in uso due lingue
diverse16.
- Dai risultati dello
studio linguistico condotto da E. G. Riemschneider durante il
suo soggiorno nella zona sovietica (detta anche semplicemente
la Zona) nel 1964, emerge la constatazione che la
maggioranza degli intervistati si atteneva alla terminologia
diffusa dal regime. Ciò nonostante accadeva talvolta di
vedere come ciò fosse forzato e le nuove parole non
fossero ben acquisite come naturale mezzo di
espressione.
- Lo stesso Dott. Gerhard
Eissler, presidente del Comitato Radiotelefonico di Stato, il
12 agosto 1964, durante il telegiornale della sera, avendo
nominato per sbaglio die Mauer, interruppe il
discorso ripetendo dall'inizio la frase, questa volta con
l'espressione conforme al regolamento linguistico
ufficiale17.
- Dai mass media e dalle
rappresentazioni storiche della DDR il muro di Berlino veniva
spesso chiamato Friedensbauwerk oppure
Friedensgrenze18.
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- Ad Ovest le espressioni
che descrivono la situazione che precedette la costruzione del
muro vero e proprio erano: Sperrmaßnahmen,
Abriegelung der Grenze, Abriegelung
der Fluchtwege (misure di sbarramento, chiusura
del confine, blocco delle possibilità di fuga), che sono
d'altra parte la realistica descrizione dell'ermetica chiusura
dello Stato.
- Nella BRD, come nel
resto del mondo occidentale, l'espressione più diffusa
fu comunque, e rimane tuttora, die
Mauer.
- Ciò non vietava
però la nascita di spontanee associazioni d'idee, date
le inaudite conseguenze che il muro portava con
sé.
- Fin dall'inizio,
infatti, la semplice espressione die Mauer non fu
affatto un modo neutrale per indicare la costruzione; nella BRD
essa era piuttosto impregnata di una connotazione negativa
anche perché veniva associata all'idea di
Gefängnis19, Kerker20,
e anche di Kz21.
- Una delle più
forti espressioni anticomuniste con cui era stata designata
questa costruzione all'Ovest fu: Ulbrichts
Schandmau-er22 coniata dalla
Boulevardpresse della casa editrice Springer.
- Ancora durante gli anni
Settanta, die Mauer all'Ovest non solo è
carico di significati negativi, ma si fa espressamente simbolo
di tutto ciò che è male.
- Il muro viene chiamato
die blutige Grenze, das Zeichen der Gewalt, das trostlose
Monumemt deuscher Spaltung, die Berliner Todesmauer, das
makaber Schaustück der
SED23.
- In occasione del
decennale della costruzione del muro, così si espressero
le voci al governo: "Die Mauer war und ist ein Denkmal
menschenverachtender Machtpolitik."24; ed ancora:
"Die Mauer ist das widernatürliche Symbol der Spaltung
geblieben"25.
- Per questo nacque ben
presto spontanea la reazione di rigetto del muro e la
volontà di farlo sparire. La frase della
Bild-Zeitung: Die Mauer muß weg26,
divenne una locuzione proverbiale in ambito sia politico che
popolare; si ripeteva infatti anche come graffito sullo stesso
muro.
- In genere i commenti sul
muro di Berlino, indipendentemente dal colore politico dei
giornali da cui provenivano, erano sempre formule penetranti,
come mostra anche l'ingiunzione della Tageszeitung:
Reißt die Mauern ein27.
- Negli anni Ottanta la
parola muro cominciò ad apparire sempre
più spesso al plurale poiché ci si riferiva
così ai muri delle prigioni, alla censura, in generale a
tutti gli strumenti di costrizione. Nel commento della
redazione nella stessa edizione del quotidiano berlinese, Max
Thomas Mehr sottolineò il collegamento tra il contesto
politico allora attuale e il muro: "Wer heute fordert, die
Mauer muß weg, der muß auch Neutronenbomben,
Pershing 2 und SS 20 damit meinen, Mauern, die viel
bedrohlicher sind28".
- Si può quindi
affermare che generalmente la parola Mauer fu spesso
usata dalla stampa occidentale come pars pro toto.
- Era sinonimo di chiusura
e di mancanza di libertà, non solo con riferimento a
Berlino Est e a tutta la DDR, ma anche agli altri stati
comunisti; così come la caduta del muro dopo il fatidico
9 novembre 1989 significò la caduta del comunismo.
- In questo senso lo
scrittore Günter Gielessen scrisse: "Das wunderbare
Erlebnis dieses Jahres war diese Diktaturen stürzen zu
sehen wie die Mauern von Jericho unter dem Schall von
Posaunen"29.
- Negli anni Ottanta il
muro viene spesso descritto dall'opinione pubblica occidentale
come una costruzione incredibilmente mostruosa attraverso le
seguenti definizioni: Monstrum, Unikum,
Monster30, che in un certo senso gli
conferiscono l'aspetto di una strana creatura
vivente.
- Il muro, infatti,
durante la sua esistenza, viene più volte accostato a
caratteristiche "umane", legate alla sfera del dolore. La
"ferita della Germania"31 "cresce, cambia,
invecchia"32 e alla fine degli anni Ottanta diventa
"cicatrice"33. Queste sono tutte caratteristiche
organiche ed indicano che, anche se la ferita è
rimarginata, ha pur lasciato un segno
indelebile.
- Il muro divenne quasi
l'emblema antropomorfo della città di
Berlino.
-
- Già questa
terminologia esprime il crescente adattamento di fronte ad una
situazione non più nuova e la tendenza all'accettazione
del dato di fatto.
- Negli anni Ottanta,
infatti, si va sempre più diffondendo nella popolazione
un umano senso di rassegnazione, secondo quella legge naturale
che il tempo rimargina tutte le ferite.
- "Die Emotionen nach dem
Mauerbau seien inzwischen einer zu große Ruhe
gewichen"34, si legge sulla FAZ nel 1981. Ed
è proprio questa l'impressione che danno i giornali in
quegli anni, quando il muro di Berlino non viene quasi
più nominato.
- Dal silenzio all'oblio
poi, il passo è breve. È questo il timore che
esprime Lummer, l'allora sindaco di Berlino Ovest, in occasione
dell'infelice ricorrenza: "Die Antwort auf den Bau und die
nunmehr zwanzigjährige Existenz dieser Mauer darf nicht
eine Mauer des Schweigens sein"35.
- Per questo, quanto
più cresceva la rassegnazione nei confronti della
chiusura dei confini, tanto più innocue e meno
aggressive suonavano le espressioni legate al muro. Esso viene
ora chiamato, spesso in modo più neutrale, con la pacata
parola Abgrenzung36 (chiusura) oppure
Trennungslinie (linea di separazione), come fa Kohl che
parla di distanza sempre crescente tra i due stati
tedeschi37.
- All'Ovest la parola
Mauer si svuotò pian piano del suo significato
traumatico e venne usata tranquillamente nel linguaggio
comune.
- Allo stesso tempo, negli
anni Ottanta, sul lato occidentale del muro vero e proprio,
iniziò a fiorire una cultura artistico-grafica tutta
particolare che lo fece considerare da un punto di vista ancora
diverso. Per il suo aspetto estetico il muro fu descritto
talvolta come kilometerlange Graffiti-Wandzeitung
e überdimensionale
Betonleinwand38, oppure come Berliner
Schreibtafel39. Ciò aveva fatto sì
che diventasse addirittura la prima attrazione turistica della
città.
- Ma proprio mentre si
stavano normalizzando i rapporti della DDR nei confronti del
mondo non comunista all'ombra del muro, questo cessò di
essere una minaccia nel momento in cui venne preso d'assalto
dalla rivoluzione pacifica che fece riabbracciare molti
tedeschi proprio su quella piattaforma di fronte alla Porta di
Brandenburgo.
- Solo dopo la caduta del
muro esso viene di nuovo indicato con appellativi di forte e
sprezzante critica come: das Schandwerk, oppure
dieses schändlich-grausame
Bauwerk40.
- Le voci al governo
esprimono una rinnovata consapevolezza. Per Kohl "die Mauer sei
der sichtbare Ausdruck des wahren Charakters der
kommunistischen Diktatur jenseits aller ideologischen
Rechtfertigungsversuche"41, così come per
Rühe, il segretario generale della CDU: "Das absurdeste
Bauwerk der deutschen Geschichte sei zwar verschwunden, es
dürfe aber nicht in Vergessenheit geraten, daß es
Ausdruck einer menschen-verachtenden kommunistischen Diktatur
gewesen sei"42.
- Questa memoria ravvivata
e la rinnovata sottolineatura della crudeltà intrinseca
al muro è anche tipica dell'atteggiamento politico che
suscita la critica dell'attento osservatore, il quale
così si esprime, riferendosi a coloro che morirono nel
tentativo di superare quella barriera: "Jenseits der Mauer
wurden sie totgeschwiegen, diesseits der Mauer wurden sie von
den Politikern aller Parteien zunehmend als Störenfriede
des deutsch-deutschen Entspannungsprozesses betrachtet. In
überregionalen Zeitungen, in Rundfunk und Fernsehen
blieben sie oft unerwähnt, galt es doch als unschicklich,
ja sogar als reaktionär ihre Schicksale publik zu machen.
"Sie hätten ja einen Reisenantrag stellen können",
oder "jeder weiß doch, daß die Sache
lebensgefährlich ist", lauteten mitunter selbst im
eingemauerten Berlin die Kommentare einer zunehmend
gleichgültiger werdenden Öffentlichkeit. Gemeint sind
die Todesopfer der Mauer.
- Nach dem Fall der
SED-Diktatur wurde die Empörung wieder erlernt. Die
Schicksale der Toten wurden wieder in der Öffentlichkeit
aufgerollt, jetzt füllen sie Zeitungsspalten und
Magazin-Sendungen"43.
- Nel 1993, trentadue anni
dopo la costruzione del muro, già i titoli dei giornali
sono sintomatici di come il muro stia sparendo sempre
più nella memoria dei tedeschi, ormai riuniti da quasi
tre anni: "Der Tag des Mauerbaus verblaßt in der
Erinnerung der Deutschen"44. Oggi come oggi ne sono
passati altri tre.
- L'articolo fa presente
che secondo un sondaggio di una trasmissione tedesca, solo
pochi sono in grado di risalire allo storico evento del 13
agosto 1961.
- Si può concludere
con un'ultima osservazione, al di fuori della linguistica:
dalla storica notte del 9 novembre 1989, si è avuta, nei
confronti del muro reale, un'inversione di tendenza: alla
voglia di abbatterlo a colpi di martello e scalpello, si
è sostituito il desiderio di conservarlo come reperto
storico-politico e di alimentare il suo ricordo attraverso i
denkmalgeschützte
Grenzabschnitte45, che hanno quindi fatto
sì che die Mauer si trasformasse nel
Mauerdenkmal46, ovvero nel ricordo di
sé.
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