Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
ii
 
Alcune Opere tratte
dall'Antologia del concorso letterario
Città di Melegnano 1997

Mariù Baso

 
Nata a Milano, ex docente di stenografia. Autrice di un testo scolastico "Stenografia - sistema Gabelsberger-Noe" ed. Calderini di Bologna. Docente all'Università delle Tre Età di Milano. Accademica dell'Accademia italiana di stenografia "G. Aliprandi" di Firenze, nonché socio fondatore. Pittrice, ha esposto ad una mostra collettiva con riconoscimento di diploma, Concorso di Pittura sotto il patrocinio della Regione Lombardia, Provincia di Milano, Ente Provinciale Turismo. Studiosa di Storia della scrittura, docenza all'Unitre. Scrive da moltissimi anni, dedicando ad amici liriche e canzoni in occasioni di cerimonie ufficiali di alto valore. Non ha mai pubblicato.
 
Noi tre
 
Accanto a me
nel lungo cammino della vita
due amiche sempre
vicine mi son state,
io bambina, che per mano tenevo
me vecchia, canuta e stanca.
Io bambina la reggevo
e senza parlare
guardavo lontano,
la vecchia non vedevo.
Io, in mezzo a quelle due
guardavo la bambina e sorridevo,
la vecchia non vedevo.
Or che vecchia son diventata
più non son in mezzo a quelle due,
loro prima son di me
e si tengono per mano.
Io sola or mi trovo,
allungo il braccio stanco
per unirmi a loro
per parlar di cose fatte insieme
d'illusioni e delusioni.
Noi tre ora unite siamo
in un sol io,
aspettando un raggio di luce,
di luce di umanità,
luce di Dio che consola
per non sentirmi sola.
 
 
 
Maria Luisa Beck Peccoz Spanò
 
È nata a Carpeneto d'Acqui (AL). Ha vissuto a Genova. Si è laureata in Economia e Commercio. Sposata a un nobile italo-bavarese, risiede in Baviera, a Kuehbach, tra Monaco e Augusta. Ha tre figli, due maschi e una femmina e scrive poesie da sempre. Per se stessa.
 
Assenza
 
Ancora,
quasi senza accorgercene,
abbiamo perso un giorno.
E una sera.
La luna, la stretta falce di luna,
cresce velocemente
sulla curva del cielo,
ma non può illuminare
la nostra vicinanza.
Dal buio della notte,
dal fresco acuto della notte,
vestita solo
delle ombre dolci e dell'aria
del mio giardino,
osservo l'oscurità
salire e avvolgermi,
come un mantello di tenebra.
Dove sei?
Tento di inseguire le tue parole
che non sento.
Sono troppo lontane le tue parole.
Il crepuscolo ne ha cancellato le tracce.
Cerco i tuoi gesti e i tuoi pensieri
col bianco bastone della memoria
come un cieco cerca un varco
in una strada affollata
e mai percorsa.
Anche i tuoi pensieri mi sfuggono
aquile lontane che non si lasciano
catturare.
Aspetto che il vento mi porti
in mezzo agli aromi dei fiori
il tuo profumo inebriante, salato e
selvaggio.
Ma questa notte è sterile,
priva di brividi,
cattiva, malata
e indifferente.
 
 
 
 
Pamela Bonechi
 
È nata a Montecatini Terme il 13 settembre 1975, vive a Pieve a Nievole, un paese nella provincia di Pistoia. Sin da quando aveva dieci anni le parole e la ricerca delle stesse impegnano le sue giornate; ha deciso solo per questo concorso di far leggere le sue poesie, soltanto per dire agli altri che ogni momento della giornata può essere valido per rendersi conto che essere se stessi è più facile di quanto si pensi ed per aprire quello spiraglio di cuore inoltrandosi in un mondo ormai obliato, quello dei veri sentimenti. È diplomata come ragioniere e perito commerciale ma lavora come commessa da tre anni.
 
Musica e parole
 
Quando l'anima sussurra dolcezze
si sente l'eco nel profondo del cuore.
Ciò che siamo non vorremmo
ma tutto si anima dentro di noi;
le onde vibrano nei suoni…
immancabili e struggenti
i sogni lucidi al mattino,
le tenebre che circondano l'universo
sopra e sotto di noi, vuoto di niente.
Solo sogni, favole e dimensioni
coinvolgono i nostri pensieri;
le lune ci ostacolano e si
continua a sognare,
miracolosamente bello
sentirsi ancora vivi fuori da qui
ma dentro il potere dei nostri sensi
dove libere sono le idee.
Quando l'anima sussurra dolcezze
si sente l'eco nel profondo del cuore.
 
 
Libera visione
 
Luci di fuoco languono
di dolore e gelosia
contrastano di gloria e poesia
nella luce dell'alba marina.
Immagini ed emozioni
emergono nell'ingannato
senso dell'orgoglio e del meraviglioso.
Candide sono le sensazioni
omogenei e crudeli i sorrisi,
pure e felici sono le parole
che vagano nel grande paradiso
sconosciuto amore.
 
 
 
Gaetano Caricato
 
Risiede a Roma. Così si definisce nella sua nota biografica:
«La poesia, come la musica, è la voce dell'anima che, vibrando all'unisono con le gioie o le sofferenze che l'esistenza le arreca, ne lascia una traccia più o meno indelebile. Ho avvertito sin da piccolo questa esigenza, ma sono stato sempre severo con me stesso. Ho avvertito che se l'Arte deve contribuire ad elevare lo spirito delle creature, e a purificare i suoi sentimenti e i suoi pensieri, per penetrare negli abissi misteriosi dell'anima umana e dell'intero Creato, è fondamentale il progresso scientifico. Ed essendo ugualmente innamorato della Poesia e della Fisica Matematica, ho voluto percorrere entrambe queste strade. Ho dedicato finora molto più tempo alla Fisica Matematica conseguendo risultati concreti che mi hanno permesso di insegnare questa disciplina dapprima nell'Università di Napoli Federico II e poi nell'Università di Roma La Sapienza. Ma ora che desidero compiere una sintesi del lavoro da me finora svolto, sto riprendendo in mano anche le pagine di poesia scritte per soddisfare i bisogni dell'anima: tracce e frammenti di brama di vita, contemplazione del Creato, profonda pace, gioia o sofferenza o tormento. E lentamente le affido alla Storia».
 
 
Solo pensieri soavi e gentili
 
Con le braccia distese come l'ali
d'una piccola rondine ai suoi primi
tentativi di volo!
Dal bruno visino che al contorno
ha una folta chioma di ricciuti
neri capelli limpida traspare
una gran gioia di schiudersi alla vita
come una fresca rosa che all'aurora
inondata dal Sole dischiude
i suoi carnosi petali odorosi.
 
In frasi inafferrabili talora
traduci i tuoi pensieri, e ne sei lieta
e par che intorno a te letizia uguale
tu voglia diffondere.
 
Oh bimba
che hai l'anima Chiara come il nome
possa restar crescendo così pura
e il viso, le parole, gli atti tuoi
solo pensieri soavi e gentili
inducano a sbocciar negli altri cuori.
 
 
 
 
 
Maria Rosaria Cau
 
È nata nel 1944 a Villanovafranca (Ca).
Giovanissima si è trasferita a Milano; vive e lavora a Cesano Maderno (Mi). Scrive sia in prosa che in poesia.
Ha recentemente pubblicato l'autobiografia Una medium allo specchio; la silloge di poesie Espressioni poetiche, per la quale ha conseguito nel febbraio '93 dall'Accademia Ferdinandea di Lettere, Scienze e Arti di Catania attestato di merito; e l'ultimo libro dal titolo Gicaro il killer dell'amore, premiato con diploma d'onore nell'ottobre 1997.
 
La vita
 
La vita
è quella bimba
che cresce in me
mi tiene confusa
nella sua bianca chioma
le spalle curve
e solenne s'alliena
al mio cuore di bimba,
saltella festosa, bizzosa
nei briosi girotondi infantili,
gioca a nascondino
e la sua bianca chioma
fa capolino.
Mi vuole in sua compagnia
la vita.
La ripudio
mi insegue
diventa un seme
un albero, un fiore
diventa Amore.
Poi si cheta, scompare.
La cerca pel vie del mondo.
Infine un respiratore automatico
mi piego all'amore,
come un pino torto dal vento
appassisco come un albero
senz'acqua e senza luce
ed al tum-tum del by-pass che batte
t'invoco.
Riappari come madre contrita.
E io, or, t'imploro e ti Amo:
Vita, ti prego… Rimani.
 
 
Sandro Ciapessoni
 
È nato a Tremezzo (CO) nel 1924, risiede a Padova. Scrive quanto l'esperienza gli ha insegnato nel corso della sua vita.
Cerca d'illustrare con lo scritto le diverse emozioni provate e che tutt'ora prova , le dolci e le amare, le spine di questo «roveto umano», ma rigorosamente sincere, monde da fiocchi inutili di inservibili orpelli.
Memorie antiche di orizzonti puri, quali egli vive.
 
Ti guarderò
 
Sì!
Ed io ti guarderò
al lume di candela,
ma sul tuo viso io troverò soltanto
il bianco velo di trasparente
e dolce tua malinconia.
Nullo timore
potrà turbare il mio guardare,
ché i segni della vita
saran per noi, soltanto,
ombre forbìte e care
delle passate gioie e dei dolori:
così, come… calar del sole
si spegne nell'occaso.
Ti guarderò col sole e con le stelle,
la sera al polenilunio, al par di Bice.
Nel dì di maggio
nell'ore tue serene e dei ricordi,
al raggio della luna incantatrice
ti rivedrò in tua contrada antica.
Nel silenzioso immoto della notte,
ti ruberò il segreto del sorriso.
Ti guarderò con gli occhi del mio cuore
nell'incantevol pace dei giardini
tra le camelie in fiore
e il lago che ti arride.
Saran negli occhi tuoi
le Nàiadi celesti,
rinchiuse allor col cielo.
Ti parlerò con semplice dolcezza
delle sublimi essenze del creato
e pianto alcuno scorrerà sul viso,
se non di gioia e di allegrezza… e tanto.
Soffice brezza simile a zeffiro,
sotto le stelle, bacerà il tuo viso
e mano nella mano
noi sognerem Morfèo…
col fragile respiro.
 
 
 
Alessandra d'Ovidio
 
 
All'ombra del vecchio albero
di fico, nel giardino degli zii,
si stava bene d'estate. Il glicine
fioriva coi suoi bei grappoli
lilla e viola lungo il muro giallo
dell'autorimessa e profumava l'aria
d'antico. La vita era come assopita
nel sole caldo del pomeriggio,
nessun presagio sfiorava le rose.
Solo le ortensie blu dietro casa
scuoteva un brivido di stupore,
a passi inattesi sul vialetto.
 
 
Vola, piccolo gabbiano,
verso terre lontane,
dove le colline sono ancora verdi e felici
e le acque del mare scintillano,
nel grembo universale della rivelazione!
 
 
Margherite, figlie del sole,
nate per gioire
una sola volta e mai più,
in questo attimo di luce.
 
 
 
 

Alessandro De Fusco

 
È nato il 1° aprile 1967 a Livorno, dove risiede.
 
 
Dietro di sé
lasciò il suono
sopra l'immensa distesa
Vide le parole dissolversi
nel finito arco di cielo
Come la luce del lampo
accarezzò l'ansimante oscurità
fuggendo
Riposò in case crepate
sino alla viva carne
Con ali di velluto
volò su terre sconosciute
e mari senza nome
umidi segreti
e desideri fatti sguardo
 
Fu Re
 
di terre sconosciute e mari senza nome
 
 
 
Ricami d'incenso e oro
&endash; impossibili ai più &endash;
donano miraggi
sinuosi come melodie di sapienza
Alberi d'arcobaleno
dal nero inchiostro
e fatali arpeggi
sommessi si dissolvono
nelle ombre del rimpianto…
 
Vapori di veleno
dai vuoti scrigni
sbocciano in fiori di muto colore
 
…e i candidi uccelli
sulle livide carni
la loro immagine lasceranno
 
 
 
 

Alessandro De Nardi

 
Sabbia
 
Consumare la notte
tra le tue labbra
consumare la spiaggia
tra le tue mani…
ma consumato sono io
frastagliato più d'un
corallo
di radici labili.
Trovare un'uscita
dai miei sguardi
e spegnere desideri:
mi serve vino
e muri alti
più delle mie paure.
Vivo? Vivo? Vivo?
Riflesso sul selciato
granuloso di una strada.
Ombra nell'ombra.
Mi perdo in occhi
laghi d'inverno nei crateri
di vulcani morti
e dietro…
…dietro respiro il teschio.
Come affrontarti,
palpebre e
sorrisi sincronizzati?
Come sudare nella tua mano?
Come riprendere fiato e
continuare a scivolare?
Spengo luci lumi lune stelle:
parallelo all'erba
mi consuma il rimorso
la nostalgia delle tue dita
e il vizio del ghiro.
 
 
 
 
Ugo Entità
 
 
È nato a Catania dove ha compiuto gli studi classici e trascorso una giovinezza ricca di frequentazioni intellettuali con artisti e scrittori. Salvatore Quasimodo nel 1960 esprime parole di compiacimento e lode nei confronti della lirica Ricostruiremo scritta dal giovane poeta l'anno precedente.
Ha pubblicato in riviste e giornali e nel 1995 la silloge Acrocoro (Rosso & Nero Edizioni) che è stata recensita da: Teresio Zaninetti, Flavia Lepre, Lorenza Curatola, Maria Grazia Lenisa, Lucia Battaglia, Carmelo Depetro, Jole Zangari.
Premio di poesia Città di Gozzano; Premio della critica Svizzera.
È redattore della rivista letteraria Colophon.
 
 
Ricostruiremo
 
Un fascio d'uomini
ed una scure in mezzo
legati comer vermi di cicuta
il vessillo di un gruppo
di dementi che a nome di un'idea
nata gramigna
ci uccisero gli scheletri e le labbra
E grappoli si videro di corpi
appesi agli alberi della Rsistenza
con la pelle macchiata
di ciliegie
e l'anima bucata di pallottole
sporca delle sevizie dei nazisti.
Non c'è goccia di pesco né d'ulivo
né lacrima di madre
né carezza
che lavi i corpi degli antifascisti
sputati come sterco
nelle fosse.
Soltanto un fiume li potrà legare
di nuovo come nuvole ammucchiate,
un canto che si levi dalle pietre
dai muri delle case e dalle fonti,
senza vena di sangue in mezzo all'acqua.
 
Ora ondeggino libere le spighe
da nuove ferite e bagliori di carne
per portare un amglio di speranza
All'Italia che noi ricostruiremo
luna su luna e valli di foreste.
 
Mentre munge sputi di ebrei
Eichmann il nazista,
da dietro il vetro della sua follia.
 
 
 
 
Teresa Latini
 
È nata nel 1951 in Collamato (An) dove vive. Ha partecipato con successo al concorso Poesia '96, pubblicando una prima raccolta di poesie Essenza nella collana Nuova Poesia Contemporanea per la casa editrice Libroitaliano. Ha in corso di stampa la partecipazione al volume antologico Terzo Millennio di testi poetici di poeti italiani contemporanei.
 
 
Tempo perduto
Per sfuggire
Ad un'esistenziale realtà,
Mere illusioni
Nel camminare
A testa bassa,
Sfuggendo la realtà,
Essa ti trascina,
Come la corrente di un fiume,
Che sembra cheto
Ma non è mai fermo.
Inquietanti domande
Che mai rispondi,
Al cuor non confondi;
Soluzioni inesistenti.
 
Piacevole sensazione
Adagiarsi sulla culla del fiume,
Lasciarsi trasportare,
Ugualmente il tempo perduto
Non lo riprendi mai,
Allora ti accontenti
Di quello che hai!
 
 
 
Lucia Lupini
 
Insegnante elementare, coniugata, ha tre figli. Scrisse molte note intorno ai quarant'anni, ne ha scritte ancora negli ultimi tempi. Ha esordito nel 1995 partecipando al concorso 4° premio di poesia dell'Associazione culturale 1° Uomo della città di Alba Adriatica risultando seconda classificata con la poesia Enigmistica Vip. Nel 1996 allo stesso concorso, per il quarantennale, si è classificata prima con Da Tortoreto ad Alba Adriatica.
 
 
Il telaio
 
Notte e dì
senza posa
preziosi panni
hai tramato,
tanti
di tue fatiche
hai vestito
mai
di drappi
ti sei parato.
 
Una voce.
Il Direttore
sentenzia:
«Da rottamare»
 
«Oh, no.
Datemi un drappo
ch'io belle
renda le stanche membra!»
«A che serve
ormai?
Presto
finirai in fonderia!»
 
«Cosa mi dici mai?
Da così poco tempo
ho fatto ingresso
in questo sito
nuovo fiammante
baldanzoso e forte
tutto d'acciaio
e rilucente
e certo ero
che mai
sarei finito!»
 
 

Valeria Magnelli

 
 
Cronicario
 
Ad Alda Merini (poetessa milanese)
 
Pugni, calci, rimbrotti,
urla dolenti, nella notte silenziosa,
tumultuoso e disperato risveglio
dell'anima aggrappata a parole sabbiose.
 
COGITO ERGO SUM?
Abbraccio il cuscino fino a soffocare il respiro,
fino a farmi male,
fino a risalire annaspando
nel fiume dei miei pensieri,
 
sola, sola nel corpo offeso,
nuda e trepidante d'amore
bevo sorsi di vita e rido della mia innocente follia.
 
 
 
Solitudini
 
Coriandoli di vite che non hanno nome,
sparsi nel tempo siderale,
danzano senza mai incontrarsi,
rincorrono squarci d'azzurro nel crepitio dei cuori
raccolgono sorrisi da volti ignoti,
 
scagliano dardi infuocati nell'opaco
e irridente silenzio del mondo;
ricadono al suolo tramortiti
 
cari pezzetti di carta, logori,
come vecchi giocattoli ammucchiati in un angolo
riposto della stanza dei ricordi,
abbandonati troppo in fretta da bimbi stanchi di giocare.
 
 
 
 

Carla Mortara

 
È nata a Mogadiscio (Somalia), dove ha trascorso l'infanzia e l'adolescenza. Rientrata in Italia, per la professione dei genitori dipendenti da Ministeri italiani, si è stabilita a Roma, divenuta sua città elettiva ed amata visceralmente, dove ha ultimato gli studi liceali ed universitari fino al conseguimento della laurea in materie Letterarie. Ha insegnato per trent'anni negli istituti d'Istruzione secondaria di 1° e 2° grado sia in Svizzera, come dipendente dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero della Pubblica Istruzione, che in Italia, nel Viterbese ed ultimamente a Torino, in cui si era trasferita per ragioni coniugali e dove è rimasta anche dopo essere rimasta vedova fino al pensionamento anticipato per motivi di salute.
I suoi interessi principali sono sempre stati e sono la Psicologia, la Letteratura romantica ed odierna inglese e americana e la Letteratura e filosofia orientale, che le hanno aperto nuovi orizzonti esistenziali e spirituali, fattori importanti per la sua evoluzione umana, psicologica e spirituale, e, naturalmente, la Poesia, nazionale ed internazionale. L'autrice ha già pubblicato due testi poetici: Quattro mura ed uno specchio con la collana Ellemme dell'ed. Lucarini di Roma ed Emozioni con la collana Euphorbia della Tirrenia Stampatori, che rispecchiano, come l'attuale L'impronta di un dono, Ed. Lo Faro, Roma, la sua profonda sensibilità e comprensione per tutti gli esseri viventi ed il grande Amore per la Natura, la bellezza in tutte le sue forme e manifestazioni e la Vita.
 
Città invisibili
 
Città invisibili
dalle mura di iridato
cristallo, vi innalzate
nell'azzurra immensità
tra opalescenti trasparenze
di nuvole orlate di pallido
rosa del sole all'ultimo
tramonto.
Brillate cristalli
iridescenti delle città
invisibili e vi ergete
in gotici archi e portali
verso il sole che si
specchia in voi dandovi
luminosità inaudite e
solari vibrazioni di luce
d'oro fluido.
Corali astrali si spandono
tra i limpidi specchi delle
vostre mura e arpeggi divini
risuonano nei chiostri delle
vostre adamantine chiese
svettanti al cielo e nei
nascosti giardini dei vostri
palazzi di azzurre trasparenze.
Le arpe suonano al delicato,
agile tocco di dita fatate
e per l'infinito spazio
le note vanno a risvegliare
i cuori degli uomini intorpiditi
dall'arido egoismo.
Magici prismi cristallini,
siete viste solo dagli
esseri dal cuore puro
dal bimbo che nasce
a nuova vita.
 
 
 
 

Giulio Mudu

 
Autodidatta, nato il 5 febbraio 1936 a Ussana (Ca) ed ivi residente fin dalla nascita. Scrive da sempre, limitatamente a quei brevi spazi di tempo che la sua professione di agricoltore gli concede. Solo da pochi anni, partecipa a qualche concorso letterario ottenendo i seguenti risultati: segnalato al premio letterario Città di Corciano (Pg) 1994; menzione speciale al premio letterario Città di Dolianova (Ca) 1994; menzione speciale al premio letterario G. D'Annunzio Pescara e finalista la premio letterario Città di Panicarola (Pg) 1995; menzione di merito artistico al premio internazionale Gabriele D'Annunzio Pescara 1996; menzione speciale al premio internazionale poesia e narrativa Surrentinum Patti (Me) 1997. Inoltre, svariate poesie sono state inserite in antologie, fra cui: La Rocca 1997.
 
Opera segnalata dalla giuria
 
Non cancella
 
Il tempo non cancella
ogni dolore
e la vita è breve
per dimenticare,
ha solo la durata
di un bel fiore
e si disfiora
appena si fa bella;
(io porto le radici
dentro me
di questo bene grande
come il mare,
profonde nel mio cuore
come amaro Oleandro
nella rena,
e mi pulsa
nel sangue delle vene)
ma fugge sempre
e mai si ferma
a farti riposare,
e si fa più nera
ogni nube trascorsa
nel pensiero,
si fa più cara
ogni cosa perduta,
disseccata
dal vento della sera.
 
 
 
 
Elisabetta Oppici
 
È nata il 24 marzo 1979 a Parma, dove attualmente frequenta il Liceo Linguistico. Interpreta la poesia come l'armonia dei contrari che convergono nel tutto.
 
 
Né più veli
offuscano la vista.
Tremo.
Temo
che dischiusi gli occhi
la tua ellittica bellezza
rifugga
la mia pelle odorosa.
 
Adagio
il capo sui tuoi fianchi;
non odo rumore alcuno.
La mia anima
è sola
e pigro,
il mio corpo si ricompone,
perché il vento
faccia meno male.
 
Moristi
ancor prima di donarmi
la Vita
che ansava in te.
La tua bellezza
è vento
oblio
stanchezza.
Anime
si perdono
nel tuo deserto d'aria.
 
 
 
 

Gabriele Ortu

 
È nato a Gadoni (NU) nel 1933. M.M. "A" delle Trasmissioni, in pensione. Maturità Magistrale. Sposato con tre figli, risiede a Cagliari. Dedica il suo tempo libero a scrivere racconti e poesie nelle varie parlate della lingua sarda e italiana. Ha conseguito risultati nei seguenti concorsi: 2° premio Città di Quartu S. Elena, poesia lingua italiana, 1990; 1° premio Città di Sinnai, poesia lingua italiana, 1991; 3° premio Gallura Calangianus, poesia lingua sarda, 1991; 2° premio F. Alziator, Cagliari, racconto lingua sarda, 1993; 3° premio Città di Dolianova, poesia lingua sarda, 1993; 1° premio Cosarda, Cagliari, racconto lingua italiana, 1994; 3° premio Mandela, Cagliari, racconto lingua italiana, 1995; 1° premio Città di Dolianova, poesia lingua sarda, 1995; 1° premio La Lode, Roma, poesia lingua italiana, 1996; 1° premio I. Cogotti, Villacidro, poesia lingua sarda, 1996; 5° premio Marguerite Yourcenar, Melegnano, poesia lingua italiana, 1996; 8° premio Scriviamo un libro insieme, Torino, sezioni prosa e poesia, 1996; Ha pubblicato Camminando, una silloge di trentasei poesie nella collana Al di là del 2000, Penna d'Autore, Torino, 1996. Sue poesie sono state pubblicate in diverse antologie e riviste. Ha inoltre ricevuto menzioni e segnalazioni in diversi altri concorsi letterari.
 

Casa di dolore

 
Sotto il ponte, che casa di dolore
e miseria si è fatto per te,
agiti pochi stracci sbiaditi,
amico senza nome e senza amore.
Calore vorrei darti, ma le note
piuttosto stonate delle canne
del mio semplice zufolo trascina
via, il vento della vita, tra spirali
contorte di progresso e senza posa.
Passa il vento e abortisce le parole
inutili, e l'inutile pietismo.
Sulle tue labbra stanche, la preghiera
si distende sublime, tra le canne
che il vento freddo piega, nella sera.
Io non so se potrò cantare ancora,
ma se questo sarà ancora concesso,
la notte muterò in luce splendente
e con l'arpa, terrò mille concerti
per te, caro fratello, senza nome
che giaci sotto il ponte, desolato.
 
 
 
Alessandra Paganardi
 
È nata a Milano il 22 novembre 1963. Sposata con due figli, è insegnante di materie psicopedagogiche in un istituto superiore. Sin da bambina ha nutrito una spiccata passione per la poesia e si è distinta per i brillanti risultati nello studio, fino alla laurea con lode in Filosofia conseguita quale allieva interna del Collegio Ghislieri di Pavia. Nonostante una produzione poetica praticamente continua dal 1977 a tutt'oggi, soltanto da poco ha incominciato a partecipare a qualche premio poetico, con l'eccezione di un unico concorso a diciassette anni, Ciro Coppola per lo studente italiano, in cui la sua poesia Adolescenza venne segnalata nel 1981. L'autrice è infatti convinta che la poesia sia un percorso essenzialmente interiore, da sottoporre a maturazione tenace e continua prima di venire divulgata. Ha vinto il secondo premio al concorso Poeti dell'Adda 1997.
 
La parola
 
La parola è un oceano
terso
come gli occhi del tramonto
 
Nasce nel grembo
del silenzio
scolpisce l'invisibile
nel soffio dei pensieri
 
La parola accompagna
vagabonde visioni
come un vento amico
 
e tutto
ritorna
nel sole
 
 
 
Il dolore
 
Il dolore
non si grida.
 
Mare di pietra
non si solca.
 
Lacrima condensata
di respiro
che non sa espandersi.
 
Poi goccia trasparente
nel cristallo.
 
Così
il mio viaggio.
 
 
 
Lina Salvi
 
D'eco le tue urla
la valle risuona
avare le porte
stantie al cicalio
solo il fuoco
a farti compagnia.
 
 
Gabbiani
a riva appollaiati
come uomini in cerca
di cibo e dell'oblio
voli dal respiro incerto
ante dal vento sbattute
agonia
di un fare quotidiano
 
 
 
L'attesa
 
Si incammina una donna
sull'esile passerella
che dalla casa conduce all'arenile,
unica via di collegamento al mare.
 
Corrosa dal tempo, ancorata alla roccia
come ultimo estremo desiderio.
 
Sceglie con cura i suoi passi,
carezze da offrire ai sassi
dei quali conosce ogni leviga asperità.
 
Una sedia, l'attende riposta in una
grotta
tra schegge di legno e barche in
disarmo,
volge lo sguardo all'orizzonte
poi lo riavvicina e sfoglia le onde.
 
Un sussulto, un gemito, un ricordo.
 
 
 
 

Maria Chiara Tozzoli

 
Nata a Roma il 14 gennaio 1971, si è laureata in lingue e letterature straniere nel 1994 con una tesi su L'idea di energia in Juliette di D.A.F. Sade. Attualmente è insegnante privata di lingue e accompagnatrice turistica. Propone la lettura delle sue poesie al Folk Studio di Roma
 
 
Il tema
 
Chi siamo?
Dove andiamo?
(Niente di meglio per cominciare una dissertazione o un tema di maturità)
Svolgimento
Chi siamo?
Dove andiamo?
(è sempre bene ripetere il titolo
della composizione)
L'uomo se lo chiede
dalla preistoria…
(forse. Che ne sappiamo, del resto.
Ma è meglio cominciare dall'inzio)
e ancora oggi non riesce
a trovare una risposta.
(analisi profonda dell'epoca presente)
Nonostante il Buddismo,
nonostante il Salutismo,
nonostante il panda del WWF
che ti fa l'occhietto…
nonostante la corsa al disarmo
e i 1000 metri alle Olimpiadi di Atlanta
o la maratona di Roma Capitale
che l'anno scorso ha partecipato anche Rutelli
(è male andare fuori tema. Ogni digressione è altamente sconsigliata)
Chi siamo?
Dove andiamo?
per concludere
volevo dire che
io una risposta
ce l'avrei
ma non ve la dico
per rispettare
le vostre opinioni
in proposito.
(Va bene come lunghezza?)
 
 
 
Anna Ventaglieri
 
È nata a Ruvo di Puglia (BA) nel 1949 e si è trasferita a Milano all'età di 11 anni. Dal 1984 è costretta all'immobilità fisica a causa di un evento traumatico. La fede e la poesia sono le sue grandi compagne di viaggio, due ragioni di vita. Ha pubblicato Speranza, Edizioni Otma, 1996; e Sotto la pergola, Edizioni Nuove Scritture. Con la partecipazione ai concorsi letterari è risultata fra i segnalati del concorso Città di Melegnano 1997; Melegnano (MI) e 5° classificata al Premio Montale, Roma.
 

Opera segnalata dalla giuria

 
Adesso tocca a me
 
Sono stata per lunghi anni
prigioniera di tante idee.
Adesso, come un uccello
canterò la mia libertà
in questa seconda età.
Se la memoria
comincia a velarsi
mi abituerò a prendere appunti,
se il passo diviene pesante
mi appoggerò
al mio amico del cuore.
Resterò con le lacrime
di cristallo in mano,
aspettando d'invecchiare.
Signore illuminami la strada
di quest'ultimo meraviglioso
dono di vita.
 
 
Un tramonto
 
Ancora un poco ammiccherà lieve
il sole tra le fronde del glicine.
Poi non più. È il tramonto.
Sull'azzurro teso del cielo
tracciano fili di seta nera
le rondini. E stridono gaie.
Il profumo di terra bagnata
m'inebria, mi ricorda l'infanzia.
Per un distaccato momento
mi sento assurdamente felice.
Ma la capinera posatasi vicino
mi vede e vola via. Peccato!
Il momento è fuggito
con la testina nera e l'ali grigie
ed avverto che il sole è tramontato.
Forse fa fresco qui stasera.
 
 
 
Andrea Violi
 
È nato a Reggio Emilia il 2 novembre 1972 e ivi risiede. È in possesso del diploma di maturità Classica, ed è studente universitario a Parma presso la facoltà di Lingue e Letterature Straniere. Ha pubblicato in giugno '97 il volume di poesia Sessanta giorni, Editrice Libroitaliano Ragusa.
Ha pubblicato in marzo '98 con Montedit il volume di poesia L'Araba Fenice.
Come interprete e compositore musicale ha pubblicato il suo primo C.D. nel gennaio 1997.
 
Una notte in collina
 
Fermo,
naso in su.
Non si possono contare.
Il Grande Carro
luccica
di fronte ai miei occhi,
costellazione vanesia,
sorniona.
Prendo a ruotare
su me stesso
e il cielo si appiattisce
in un foglio traforato.
Sollevo, abbasso lo sguardo
mescolando
le lucciole
alle stelle.
Mi perdo,
non trovo,
non trattengo
che un gratuito spettacolo
di assoluta
indifferente
maestà.
Allungo le braccia sottili,
respiro.
 
RISULTATI DEI CONCORSI

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