Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori

Antologia del premio letterario
Città di Melegnano 2006

 

Indice

Presentazione di Benedetto Di Pietro - Albo d'oro dell'edizione 2006 - Giovanni Abramo - Valentina Adiutori - Maria Cristina Aggio - Davide Alpeggiani - Angela Ambrosini - Marco Angella - Davide Apollonio - Roberta Bagnoli - Sergio Baldeschi - Elisa Bassi - Anna Francesca Basso - Maria Luisa Beck Peccoz - Wilma Bertasi - Margherita Biemmi - Vincenzo Bolia - Rita Bonifazi - Claudio Capponi - Gabriella Catalano - Antonino Causi - Gilbert Cerbara - Laura Cervini - Piera Maria Chessa - Silvia Cipollina - Simona Conte - Margherita Cordova - Mario D'Alise - Massimo D'Arcangelo - Giacomo Dallari - Fabio De Mas - Maria Teresa Delle Cave - Mauro Domenella - Giovanna Faro &endash; Ilaria Fojadelli - Giuliana Galimberti - Maria Rosa Gelli - Aldo Gelotti - Vittorio Gelsomino - Emanuela Giozzet - Laura Giurdanella - Francesco Gori - Fabrizio Gravina - Raffaele Guerra - Elena Guidi - Valentina Gullo - Biagia La Foresta - Stefania Leaci - Lauretana Leonardi - Leonarda Letterato - Mariano Luccero - Claudio Malatini - Fulvia Marconi - Gianpaolo Marcucci - Francesco Martinelli - Emma Mazzuca - Alessandro Montalto - Maria Maddalena Monti - Stefano Nespoli - Carla Noro - Valter Padovani - Alessio Palmisano - Elisabetta Panico - Maria Teresa Piccardo - Marica Piva - Luigi Polo Dimel - Gianluca Praticò - Ermano Raso - Gianluigi Redaelli - Diana Renon - Carla Ricci - Licia Roveri Galli - Antonio Sangervasio - Valerio Santoro - Federica Sciandivasci - Salvatore Scuderi - Jolanda Serra - Angela Sias - Diego Stefanelli - Carla Tedde - Marco Giuseppe Toma - Stefano Tonelli - Thomas Tonolo - Alessandro Trentini - Edio Vassalli - Diego Verra - Antonio Zannino
 
 
Prefazione - Albo d'Oro del Premio -
 

 
Antologia del Premio letterario Città di Melegnano 2006 - 14x20,5 - pagg. 94 - Euro 18,00 - ISBN 88-6037-429-4
 
Come avere l'antologia
Prefazione
 
 
Può darsi che la fonte migliore dell'ispirazione poetica sia l'amore. Certo scrivere una poesia sull'onda delle pene amorose è la cosa più spontanea e più semplice. Però bisogna dire che generalmente questa meglio si adatta all'adolescente, rispetto all'adulto, in quanto più facilmente coinvolgibile. Ma se ci soffermiamo sulle notizie che tutti i giorni riempiono i giornali e i notiziari della radio e della televisione, allora scopriamo che anche la poesia amorosa sia un controsenso, date le problematiche di altro genere che assediano l'umanità. E bisogna dire pure che l'uomo è tale fino dalla notte dei tempi e a differenza del detto latino lupus non est lupus (il lupo non mangia il lupo), l'uomo è un cannibale, nel senso che non ha rispetto degli altri uomini e crede che tutto ciò che esista nell'universo sia stato messo a sua disposizione per farne ciò che vuole. Assistiamo a disastri ecologici causati dal suo comportamento deviato e alle guerre per il possesso delle ricchezze, ma anche delitti causati da futili motivi e, ciò che è peggio, spesso in maniera gratuita.
Al poeta maturo ormai sfuggono i moventi amorosi, mentre si sente più coinvolto dai fatti che riguardano la propria patria, la propria città e la propria comunità. Non si tratta di una presa di coscienza parziale, ma di motivazioni che più seriamente lo vogliono partecipe. È consapevole che la sua voce difficilmente arriverà ai potenti e sarà da questi ascoltata, invece è convinto di poter essere letto dagli individui della propria città a cui i suoi versi potranno giungere più facilmente. Si tratta di una sua illusione? A questa domanda non è necessaria una risposta, in quanto il poeta non la cerca. Ciò che invece sicuramente egli intende fare è far giungere una protesta e una sicura dissociazione. È nella sua natura e vuole far conoscere il disagio del proprio stato d'animo, che poi è anche lo scopo precipuo della poesia. Sarebbe bello vivere tutti in uno stato di bucolica quiete; invece ogni giorno è necessario lottare per poter ottenere qualsiasi cosa, sia essa grande o piccola.
Anche le poesie del Premio «Città di Melegnano» di quest'anno, cui si riferisce questa antologia, ce lo confermano ed in modo piuttosto esplicito. Certo anche tante poesie amorose e consolatorie, ma polarizzano l'attenzione del lettore quelle generate da tematiche importanti come la cattiva gestione della giustizia, che fa esclamare a Emma Mazzuca «non ricordo più chi sono / Passato prestami il tuo sonno» («Nemesi»); oppure i fatti orribili di pedofilia dove «predatori d'organi e di sesso» considerano i bambini semplici pezzi «da macello / da smerciare al piazzista di turno» (Sergio Baldeschi: «Angeli di plastica»). Non mancano i poeti che sollevano problematiche esistenziali, come Angela Sias che si domanada «se e quanto io incida sulla giovinezza / e quanta parte d'essa mi appartiene» («...Sulla giovinezza»), ma parecchi si pongono davanti a questioni come la vecchiaia, che Mauro Domenella esorcizza con l'amore che «di quel poco che rimane / di questo claudicante andare, / soltanto l'amore, ... / rimane l'unico pretesto per vivere» («Le perdute forme dell'esistere») e che Fabrizio Gravina identica come il periodo della vita da dedicare ai più piccoli, che oggi rischiano di trovarsi orfani proprio dei nonni capaci di raccontare fiabe creando «la magia di quel sonno sereno» («Le favole»). Proprio quelle fiabe che sono le compagne naturali della poesia stessa, perché in fondo la «vita è sogno», come voleva Calderòn.
Benedetto Di Pietro
Presidente della Giuria del Premio
 

Albo d'oro dell'edizione 2006

 
 
La Giuria della undicesima edizione del Premio Letterario Città di Melegnano presieduta da Benedetto Di Pietro per la Sezione Poesia, ha stabilito la seguente classifica finale:
  • Opera 1a classificata «Nemesi» di Emma Mazzuca, Latina.
«La Poetessa, affida a questa sua lirica l'espressione delle paure dell'uomo del Duemila: il senso di smarrimento di fronte al futuro che lo porta a rimpiangere il passato, meglio identificato col sonno dell'oblio. È una ricerca della propria identità di fronte ai fatti delittuosi che ogni giorno ci tocca apprendere dai mass media. L'angoscia di una morte sempre incombente ci rende anonimi, e perfino un morto diventa un semplice "grumo muto". La perdita dell'identità individuale si estende alla perdita di identità collettiva. Il codice interpretativo è affidato al titolo "Nemesi", la divinità personificazione della giustizia, punitrice dei tiranni e dell'egocentrismo. Non sappiamo se in senso ironico o trascendentale.
Lo scollamento psicologico generato dalla particolare struttura della lirica è compensato dal ritmo lento e calmo dei versi». (B. Di Pietro)
  • Opera 2a classificata «Le perdute forme dell'esistere» di Mauro Domenella, Castelfidardo (An).
«Il poeta , in un'atmosfera da "The day after", crea uno scenario inquietante che occupa quasi tutta la lirica. L'andamento della natura è paragonato alla vita dell'uomo, che nonostante una certa posizione nichilista, vale la pena di essere vissuta grazie all'amore "che rimane l'unico pretesto per vivere". L'attenuazione delle storture è affidata alla classicità del linguaggio, usato con sicura perizia». (B. Di Pietro)
  • Opera 3a classificata «Siamo barche sul fiume» di Ermano Ras, Racconigi (CN)
«Il poeta, paragona l'uomo ad una barca che la corrente del fiume trascina. Siamo tutti viandanti senza mèta condannati a portare il peso dei nostri fallimenti che il tempo incombente ci mette costantemente davanti per aggravare il nostro disagio, man mano che ci avviciniamo alla vecchiaia. Una poesia introspettiva in cui prevale il pensiero filosofico, almeno quella più elementare, sul senso della vita». (B. Di Pietro)
  • Opera 4a classificata: «La tela d'oro» di Carla Noro, Vicenza.
  • Opera 5a classificata: «Angeli di plastica» di Sergio Baldeschi, Montecerboli (PI).
  • Opera 6a classificata: «...Sulla giovinezza» di Angela Sias, Lavena Ponte Tresa (VA).
  • Opera 7a classificata: «Emozioni d'un cercatore» di Fabio De Mas, Belluno.
  • Opera 8a classificata: «Madre di mia madre» di Thomas Tonolo, Ravarino (Mo).
  • Opera 9a classificata: «Anna» di Simona Conte, Giulianova Lido (Te).
  • Opera 10a classificata: «Le favole...» di Fabrizio Gravina (Cartepen), Ceprano (Fr).
Opere Segnalate:
  • «Anime senza anima» di Gloria Venturini, Lendinara (Ro)
  • «Congedo da una capitale non voluta» di Alberto Tomiolo, Verona
  • «Creatura» di Vittorio Gelsomino, Tortona (Al)
  • «I nuovi emigranti» di Laura Cervini, Bari
  • «Il gregge ha camminato» di Licia Roveri Galli, Chiavenna (So)
  • «Il mondo sconosciuto» di Pietro Catalano, Roma
  • «Koskobar-K» di Jolanda Serra, San Mauro Forte (Mt)
  • «La danza dei cerchi» di Gabriella Catalano, Ciriè (To)
  • «Laguna (7)» di Laura Giurdanella, Palermo
  • «Tempus fugit» di Angela Ambrosini, Città di Castello (Pg)
     

     
 GIOVANNI ABRAMO
Un sorriso
 
Ho cercato per anni
una carezza
e al contrario
mi sono trovata
a vagabondare
nell'oscurità della paura
del terrore.
Nulla era più forte del mio aguzzino
nel silenzio buio della notte
ho urlato
fin quasi a squarciarmi la gola.
Nessuno mi ha sentito
Supplicavo
aiuto
pietà.
Poi ho iniziato a sorridere.
 

WILMA BERTASI
Il borgo
Piccole case lasciate
alla pace del tempo
nella vibrante forza
della memoria.
In te ho conosciuto
ogni mia emozione,
giovane compagno
delle mie attese.
Nei tuoi contorni
sopra un cielo che mi custodiva
ho scoperto i colori
delle stagioni che si aprivano
al sogno dei miei turbamenti.
Ho dormito teneramente
abbracciata al cuscino della tua estate.
Nella carezza dell'alba
mi sono svegliata assopita
nel grembo della tua storia.
Quando ho l'anima
gonfia d'amore è il sole
che mi sorprende in un bacio
rumoroso sulle guance
dei tuoi teneri frutti.
Riscopro ogni mia libertà
quando nei miei viaggi
mi affido alla volontà del ritorno
e la dolcezza del tuo sguardo m'incanta.


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RITA BONIFAZI
Padre mio
Nel momento più delicato
e fragile della mia vita,
il solo pensiero di te
mi rinfranca e rassicura.
Dolce è per me
ricordare la tua possente
e serena figura,
volta a proteggere
l'allora mia fragile fanciullezza.
In questo frangente
di palese disorientamento
il mio pensiero tende
a divagare.
Ma chiaro mi è
il ricordo
delle tue tenere e delicate carezze.
E non consentirò al tempo
di rubarmi quel lontano
e nostalgico passato,
che tenacemente m'appresto
a coltivare in nome
di quell'amore che mi insegnasti
a propagare.

GABRIELLA CATALANO
Opera segnalata
La danza dei cerchi
Irridiscente, sbalorditiva, rigenerante sensazione di sconforto,
di assoluta solitudine.
Inquietante rigidità che grava sulla mia schiena.
Tra la scala di colori amo ora sfumare il mio panico.
Il panico di essere per un istante libera!
La libertà è il disappiglio umile e povero di abbracci.
Non sento più battere il mio cuore.
Il petto si è staccato dal mio corpo.
Lo spazio è ridisegnato da un susseguirsi di scene mute
e prive di un senso logico.
Dissimulo.
Il resto di me inizia ora la danza dei cerchi.
Sono destinata alla forma geometrica che vive nell'eterno presente
esente da qualsiasi tipo di disguido, nessun ripensamento.
Solo ghiaccio, neve fredda.
Ne ad un inizio ne ad una fine potrò mai far parte.
È che la voce della verità ha maledettamente perforato la mia muta
permanenza sotto-shok.
La mia vita giaceva in una frequenza apneica che impediva lo sbadiglio del giorno.
Il rigenerarsi delle cellule ha reso la mia voce priva di parole già usate.
Il mio vivere è ora impalpabile, sfuggevole, sordo.
Ho per lungo tempo esercitato su di me una lenta e perpetua condanna.
Percorro la strada dell'abbandono.
Come l'onda mi ritiro, eseguo poi sicura lo slancio in avanti.
Le braccia non hanno riposo, la mia mano è sola nell'aria profumata.
Oscilliamo come una orchestra di pendoli.
Ci rifiettiamo gli errori mutandone la polarità
rivestendoli di ardita fede e pace nella sera luccicante.


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 ANTONINO CAUSI
Abbasso la guerra
Abbasso la guerra, distruttrice di amore e serenità.
Una madre soffre per il proprio figlio lontano,
per una guerra estranea, sporca e meschina.
Oh popolo, germe di Dio!
Speranza del futuro, illumina la coscienza
dei potenti, di coloro che non capiscono il bene,
la tenerezza e l'innocenza dei bimbi, della vita
che cresce e che viene spezzata.
Una pecora bela di dolore per il suo piccolo
agnellino adunghiato da un lupo vorace, che
come saetta vi si scaglia contro.
Oh popolo, assennato!
Porta tu un po' di pace in questo mondo,
fai tacere le bombe e i missili di questi affaristi.
abbasso la guerra.
Perché è sempre sbagliata.
Perché è sempre un inganno.
Abbasso la guerra.
Perché è sempre un orrore.
Perché è un insulto all'intelligenza umana.

GILBERT CERBARA
La strada prende quota
 
Semplicemente puoi aspettare
quel po' d'amore che volevi
ancora un altro giorno.
Sopravvivi per coprire
il castello di carte e i tuoi dolori
cammini sugli spilli con la pelle dura.
Da un lato un muro
dall'altro un vuoto senza fine,
troppo avanti per tornare indietro
troppe cicatrici per ricominciare.
a volte sorridi alla partita e ai giocatori,
alle carte. Ai tuoi tre sette,
non lasci più devi giocare:
Avvilito sì, ma non vinto:
bevi sangue, ma ne sei costretto.
Percorri la tua strada.
Col peso dei tuoi errori
allontanato da te ogni dubbio
e sorridendo:
umilmente vai a morire.


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LAURA CERVINI
Opera segnalata
I nuovi emigranti
Solo tra straniere trame,
tra maglie d'asfalto e terreno
sotto foglie di un altro verde.
Sulle rive di un'altra acqua
è allora che amo la mia.
Che amo le forme forti dei miei tritoni
Trafitti, agonizzanti, eppur viventi...
È solo con in bocca altri sapori
arrotolando la lingua
intorno ad un'altra
baciando fonemi stranieri
strisciano lenta su grafia forzata
è allora che sento a chi appartengo
che ti ritrovo nel mio letto:
Italia di dolore.
Città mia di torpore.
Amore di parole.
Amante tanto atroce.
E' quando indosso scarpe basse
per non esibirmi e per andare
quando scelgo le gonne da portare
le vesti da lasciare.
Quando chiudo la valigia pesante
mai capiente di tutta me
È allora che tu mi guardi
dalla sponda del letto
Come cane abbandonato
Come amore appena lasciato
Come sorella tradita.
Italia mia perduta

SIMONA CONTE
Opera 9^ classificata
Anna
Anna era una bambina
e come una bambina sognava
Anna era una bambina
e come una bambina volava
con i fiori in una mano
e il guinzaglio nell'altra
con i fiori in una mano
e un amico nel cuore.
Anna cercava senza sapere
Anna rideva senza volere
non ricordo come fu ma Anna finì male
per sempre piccoli non si può restare
bisogna crescere o morire
ma lei non crebbe a sufficienza
e forse un po' morì senza darlo a vedere.
Nessuno seppe dirle cosa c'è altrove
quando sei qui e non vedi lontano
quando senti musica e risate e suoni
ma la festa è di altri
e tu sei qui con le tue inutili parole.
E' più facile negare
è più facile copiare
quel che è stato sempre fatto
tanto di più non si può fare.
Voci e ricordi e volti
amari di falsa nostalgia
sembrano ciò che non sono mai stati
sembrano ciò che non saranno mai
eppure tutto ruotava in senso orario
e sembrava accettabile senza esserlo.
E oggi rifiuti ciò che non riesci a gestire
e oggi rifiuti ciò che non riesci a capire
è più facile negare
è più facile copiare
ciò che è stato sempre fatto
tanto di più non si può fare.


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MARGHERITA CORDOVA
Un diamante a goccia
Un diamante a goccia color arancio
una freccia con l'anima di tritolo,
il cuore della gemma
esplode in succo,
il getto profumato
cola nel calice piangente.
Il calice di Socrate
è abitato dal filtro
dell'immobilità
dell'eterna rigidezza
del "mai più nel caso".
Se vivere la vita
è segno di fortezza
morir la morte
lo sarà, altresì,
di temperanza?
Tutti coloro i quali partecipano
alla crociera extra lusso
per i "Messi di morte",
organizzata dal Tribunale di Atene,
si precipitino a raggiungere
le scialuppe di salvataggio,
si prepara l'alluvione del succo;
ogni frutto presente
sull'albero della conoscenza
si è auto centrifugato.

GIACOMO DALLARI
La clessidra e la vita
La clessidra ha granelli tutti uguali
Il ritmo dell'universale legge li governa
Imperturbabile cadere
Incessante movimento
La vita ha granelle e sassi e pietre
Cadono e rotolano, rimbalzano e s'infragono
Illegale fatalità
Frenetico incedere
L'Esserci
L'esserci nel mondo
È così presente, persistente
Ed è sempre così assente, non senziente
L'Esserci nel tempo
Ci accompagna, ci dilania
Ci abbandona e non si doma
L'Esserci nel pensiero
È menzognero, così vero
Ricco di mistero
Gabbie
Lo sguardo degli altri,
i loro pensieri, le loro aspettative
gabbie di significato, prigioni di sostanza
sentieri senza alternative.
Ingenuità, assurdità, allusione e previsione
Il pensiero s'inganna e noi cadiamo
Verità, controllo, certezza e sicurezza
Menzogna che dona pace
Prime vittime del nostro inganno,
carnefici di noi stessi,
prigionieri del nostro giudizio,
carcerati e carcerieri di significati menzogneri.


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ILARIA FOJADELLI
Senso
Una linea all'orizzonte
più chiara della luce,
più lontana della notte.
Un punto disteso
sulla curve del pensiero;
...una mano trepida...
...una voce spezzata...
e un grido celato!
Una nebbia all'alba
e il profumo penetrante del ciliegio...
sopra l'intensità del mare.
Una linea d'orizzonte
non a fuoco,
non vicina,
ma là!
Solo una linea,
solo un punto.
Sospesa
Nello specchio di vita
di una goccia d'acqua
tocco i fili del cielo
e plasmo la mia parola.
Nel respiro di una luce inondante
nutro la mia gioia
e vedo una goccia di vita
appendersi
ad un filo
della mia anima.

LAURA GIURDANELLA
Opera segnalata
Laguna (7)
Torri e campanili obliqui
occhieggiano
dalle calli e dalle fondamenta.
Acqua di mare
scorre nei canali
ove naufragano
vaghe emozioni
e i pensieri del the.
I campi e la nebbia
leggono
l'infinita solitudine
di anime inquiete
alla ricerca di taverne
ove sciogliere
i nodi amari
della vita.
Qui si barattano
i sogni vagabondi
con voluttà
colorate e magiche.
Frattanto
sfiorisce il giorno dai ponti
in rifiessi violabruniti
sulla superficie dell'acqua
e sulle pietre virginee
mentre i battelli
scaricano
viaggiatori frettolosi
delle zattere.


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RAFFAELE GUERRA
Non districar matasse
Non districar matasse
che già io vivo nella
sterpaglia.
Nei rovi ancora brace
si rintanano i
nidi.
Nel calore scuro del
rifugio.
nel buio inquieto del
buio.
Adagiati su cuori legati da secoli
e corpi forgiati dalla stessa argilla
e anime unite senza possibilità di
slegarsi.
ogni amore è truce
egoismo.
ogni nido culla una
serpe.
ogni bacio perde i
pulcini.
Sterpaglia e rami vivi
s'intrecciano
complessi in trame complesse
umani in cammini drammatici
forti e deboli in destini
tragici.

ELENA GUIDI
Tommy
Sento il tuo strazio di madre azzannarmi il cuore.
L'angoscia crudele soffoca la voce che inciampa
nella gola rinsecchita dal dolore.
Intorpidimento, intontimento forzato dai medicinali ingoiati a fatica
per cercare di sognarti e vederti correre felice,
coi boccoli d'oro e l'animo puro di un angelo,
fuggito troppo presto lassù tra le braccia del consolatore
che non consola il mio pianto di madre
ed il mio seno è prosciugato dalle lacrime
e le mie braccia restano vuote...
e tu piccolo mio non toccherai più i miei capelli
e non bacerai più le mie guance orgogliose...
- mamma, non piangere...-
Nel cielo lontano sei volato, con ali perlacee ed umidicce,
come la terra che ti copriva, come l'erba che ti nascondeva,
come l'acqua del fiume che scorrendo veloce cantava
la tua ultima eterna nanna nanna...
FEROCE
terrificante la mano traditrice che t'ha barbaramente colpito...
e le false parole pronunciate al mondo
nascondevano l'efferata verità già compiuta...
ed i tuoi cari che con fiebile voce chiedevano pietà
per il tuo corpicino malato e martoriato
e vivevano nella speranza di rivedere
i tuoi occhi chiari appena aperti sul mondo,
che così crudele ha distrutto i tuoi giorni
e cancellato il caldo nido d'amore che t'avvolgeva...
- mamma non piangere...-
Lassù ora come angelo su di voi veglierò
tra le braccia amorevoli del padre bianco che già m'attende.
Nel giorno del mio addio sono nato in Cristo,
ed ora la mia anima torna da lui,
nella luce dell'amore infinito e splendente,
nel tepore che da un mese aspettavo
e che ora purtroppo ho raggiunto lontano da voi...
- mamma non piangere...-


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CLAUDIO MALATINI
Un amore estivo
Quattro ricordi sgangherati
che fanno rumore
tra gli stralli delle barche
abbandonate
laddove s'insinua il vento.
Ferito, te ne torni a nord,
a cavallo di quattro uccelli
che hanno perso il ramo
e volano alto con il cuore
che batte in affanno
al ritmo convulso delle ali.
E ti par di morire
tra i murales dei sottopassi
e lo sferragliare dei tram
che svegliano la città
tra le insegne rifiesse
sui marciapiedi lucidi.
Quattro raggi di sole
che offendono il cielo
e non riscaldano più.
Ed è sempre così,
ogni volta ci caschi
e te li fai piacere
quei quattro colori
appassiti,
preludio d'autunno.

FRANCESCO MARTINELLI
Genesi
Scivola la penna del maestro di parole,
muto ascolta echi lontani
scolpendo irrequiete immagini
nel pulviscolo in movimento
che al soffio del travaglio
affannato, si lacerano.
Scrive il maestro di carne
sangue e respiri dimenticati,
derubati alla storia dei nessuno.
Recitano ipocriti immondi la loro assenza.
La voce dell'Arcangelo
Nonna, un tempo,
San Michele era sul marmo,
ti chiedevo della morte.
"Sentirai la voce dell'Arcangelo".
Ora, Nonna,
è sul tuo petto San Michele,
fa presto sospira
e poi taci.
Parla l'Arcangelo. Si ode
la muta musica della luce.
Su un vetro appannato
Nella pallida materia del fiato
ho celato il rossore
di una fredda parola.
Ho scritto, Amore,
su un vetro appannato
con un respiro di vita
che mi soffocava in gola.
Urla gocciolano lente sul finestrino
mentre tutto scorre veloce.
Asciutta dal sole, rimarrà
una lurida macchia opaca
traccia di quel che fu.


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ALESSANDRO MONTALTO
Un canto alla pipa
Nella tua fornace, dormicchia un'asola
per origliare le malignità degli inferi.
Dal tizzone che lenisci,
trasudano fosche caligini,
dove ogni tuo complice
dissotterra quelle fogge
congiunte al suo inconfessato intelletto.
All'acquavite del calice
di un imperatore esule,
ammogli, decorosamente,
le tue vaporose caravelle,
in uno sviolinato notturno
di un'invernata insonne.
Quella tua vera,
fra il verbo tartagliante e l'oltretomba,
è l'anello coniugale,
fra la tua afrodisiaca voluttà
e il mio tedio,
all'epilogo delle ore di Dio
affidato al canapé di vimini.
Il lucidatore di scarpe
Come Cristo, gobbo, brandisci alla tua pietà,
coi palmi imbruniti, gli artigli di fallaci borghesi
o mocassini scostumati e allibiti dal tempo
di un becero plebeo, stregato da una gentilizia dama
al cui amabile pungiglione, da sterile, invoca un bacio.
Tenui minutaglie e cere, patine e lacche da vernissage,
nel nefasto fagotto accantoni per il dì nascituro
che accudirà gli spiccioli piovigginosi da saccocce e
scarselle,
nel basco di pelle addolorata e in fiera mercanteggiato
con una teca di tintura colore caffè.
A te è consacrato il testamento di regnante del sagrato,
il cui diadema lambisci, sugli stivali della porpora
di crema tinteggiati.

VALTER PADOVANI
Gli amanti
Sono stato ad osservare due amanti,
seduto ed affascinato dei loro gesti,
con la curiosità di figlio che impara la vita.
Ho scrutato i movimenti di lui nell'avvicinarsi,
dolce, avvolgendola in un caldissimo abbraccio,
carezzandole i fianchi, seguendo le dolcissime forme di lei,
coprendola sino a farla scoparire.
L'ho visto ritrarsi altrettanto dolcemente,
lasciando che la luce colpisse ciò che era divenuta,
con i segni volatini e nel contempo indelebili del suo passaggio.
Impaurito ed affascinato li visti lottare con passione,
l'uno contro l'altro.
Lui furioso abbattersi senza limiti,
colpire con forza ciò che di lei trovava,
con impatti così forti che parevano volerla distruggere,
ma ritraendosi dopo ogni tentativo.
Lei, orgogliosa e ferma, opporsi ad ogni nuovo attacco,
mostrando il petto fiera, ogni volta più debole ma rinfrancata
ad ogni colpo respinto.
Ho osservato gli amanti nel loro eterno toccarsi ed allontanarsi,
cercarsi e respingersi, inesorabilmente condannati ad essere uniti.
Mai un amore così grande avevo visto
come tra mia madre,
la terra
e mio padre,
il mare.


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GIANLUCA PRATICÒ
Luna
 
La luna è triste stasera
e il gufo ha smesso di fischiare
e tu, lupo, non cercarla,
la luna è sorda stasera,
non sente i tuoi ululati
E così, per noi vagabondi,
non ci sarà confronto,
non ci sarà via d'uscita.
La luna stasera si specchierà
nel bicchiere di un ubriaco,
nel seno di una meretrice,
negli occhi di un orfano abbandonato.
Illuminerà, con i suoi colori opachi,
questa terra arida
e l'astio delle nostre anime la proteggerà.
L'ho sempre detto, luna,
che non sei una regina di cuori.
La luna è triste stasera.
Canzone metropolitana
Ai bordi del borgo voci mai liberate,
dalla gola strozzata, anime annullate,
Ai bordi del borgo rimescolando le carte
e le parole che poi sbarreranno le strade,
Ai bordi del borgo senza acqua e sapone,
il cielo è di fango e le facce di cera,
Ai bordi del borgo, un ricatto, un piacere,
fra quell'urlo profano dei rifiuti del mondo.

LICIA ROVERI GALLI
Opera segnalata
Il gregge ha camminato
Il gregge ha camminato lungo questa via,
ha lasciato i prati dove sono
che sanno già di nebbie.
Ha lasciato le valli e gli arrabbiati fiumi
e i monti che giorno dopo giorno
s'incappucciano di bianco.
Ora attraversa di certo la pianura
con gli orizzonti aperti e un grande cielo.
Passa dove i pioppi
hanno ancora le foglie canterine
e i casolari hanno i tetti rossi
con il sole di fuoco all'orizzonte.
Cammina lento il gregge
e arriva quasi al mare
dove brillano come stelle le lampare
dove ci sono altri fiori altre genti
che cantano di sogni e stessi amori.
E mi pare
di sentire le onde
di sentire il profumo
quel profumo di alghe e pesci e sabbia
e risate
e mani strette
e gioia di bambina.
Cammina il gregge
e s'è portato via
la mia anima e il cuore.
E mi ha lasciato solo nostalgia
io che devo restare
io che non posso andare
che non posso tornare
ad ascoltare l'onda
del mio profondo mare.


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VALERIO SANTORO
Elegia
Potessi solo sfiorare i capelli
lunghi biondi odorosi
il gentile crine, fiuente alle spalle
che l'aura del mattino
sconvolge e, disordinata, sollazza
spandendone l'aroma.
Sfiorare quelle bianchissime gote
tinte appena dal sole,
soppesare sospirando il velluto
che la sua pelle espone.
Se potessi baciare la sua fronte
mentre chiude i beati occhi
grandi, tondi, del color della terra
sfiorando, poi, le palpebre
e questo naso levigato, appoggiandomi
all'umide sue labbra
carpendo il caldo affiato dello spirito
assaggiando il sapore
acre e fruttato, o le gambe sue snelle
che disinvoltamente
muove con leggiadro e leggero passo
come ali di farfalla
le lunghe e rosee dita della mano
affusolate e lievi
che con grazia ella gesticola, dolcissima;
nei suoi modi gentili
sempre né mai scomposti mi smarrisco
bramandone l'abbraccio
ché il suo calor scaldi anima e cuore
e possa addormentarmi
sul morbido ventre ansimante suo
dopo aver sussurrato
ai lobi tenerissime parole
e languidi singulti.

SALVATORE SCUDERI
Pioggia senza Voce
Il cancello separa il cortile
dalla frenesia d'un buco in mezzo la foresta
e quel giardino guarda noi giocare
come biglie in libertà
dallo sbatter d'ali in una piazza di favole.
La ringhiera stona il colore
dal vento che sposta le mine inespresse, inesplose
e lì, un nero contorna gli occhi, d'indefinibile tenerezza
bimbo che ruba la guerra, palle da biliardo nelle mani
saziano le ombre lasciate come fossero fiabe.
Il tunnel allarga le strade
ma le carrozze vanno e vengono
slacciano i puledri, slegano gli zoccoli
per far correre nel fiume che non ha più sapore
indifferenza, sfibra un'anima
in un cuore che, combatte
per un passo
che nulla ancora intravede.


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DIEGO VERRA
La venuta del santo
 
Ergo viene dalle terra natia
con mani callose e con voce tonante
vive tra passi di uomini stracchi
e domande su chi erano gli antichi padroni
Ergo afferra la preda morente
per darla ad una donna conosciuta lontano
mentre scende l'esercito dalla luce dell'est
chiedendo perdono per compiute malefatte
I cavalli smettono di battere il tempo
il saio mostra il volto del frate
l'abbaio dei cani dinanzi a quel sangue
tra lacrime preghiere scetticismo e risate
Ergo tocca la spada dell'uomo
che cadendo sente la vita che nasce
la bocca assaggia il calore e la morte
e la bava scende dalle labbra mastine
trema la terra sotto deboli gambe
e si innalza l'altare dell'eterno perdono
nel baratro cadono gli avversi soldati
mentre spuntano ali sulla schiena dei pochi
Esplodono lampi dai lati del mondo
si spezzano lame dal fuoco plasmate
al mattino il risveglio degli umani rapaci
circondati dal tempo che inizia la vita
Si innalzano in volo accecati dal sole
sbattendo le ali come aquile in fuga
si sentono i cuori che montano sangue
svanendo per sempre nell'abbraccio del saio.

ANTONIO ZANNINO
Il vecchio e il cane
Vecchio uomo!
la barba un po' incolta,
in disparte, nessuno t'ascolta.
I capelli dagli anni imbiancati,
tra le gote dei solchi scavati
dal tempo che scorre veloce,
e le mani tremanti, e la voce.
Sempre solo, non parli a nessuno.
Dei compagni è rimasto qualcuno,
parcheggiato vicino alla morte,
ch è segnata oramai la lor sorte.
E i nipoti? Non hanno bisogno,
sempre attivi ed inseguono un sogno.
Vecchiarello!
quell'aria un po' stanca,
ai giardini, su quella panca,
a spiegar ad un cane fedele,
che la vita era zucchero e miele!
"T'ho mai detto di quand'ero bambino?"
e lui attento, ed ancor più vicino.
La tua mano gli accarezza la schiena,
e ricorda e la sente la pena.
Era solo in quegli anni al canile,
e ha raggiunto un'età ormai senile.
Ansimando si mette già in posa
Di chi ascolta, se dici qualcosa.
"cosa vuoi, è così che va il mondo!
sempre a galla finché tocchi il fondo.
Però, adesso lo sai che ti dico?
Ora so che cos'è un vero amico!"


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Ins. 10-10-2007