- Le
antologie
dei concorsi de Il Club degli
autori
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Antologia
del premio letterario
G.G.L. Byron - Città di Terni
2006
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- Indice
Introduzione
- Albo
d'Oro -
Giacomo
Abbate - Mara
Abbondi - Ida Acerbo Rossi - Massimo Agnolet - Marco
Angella - Mina Antonelli - Maurizio Antrosciani -
James
Peter King Appiah
- Cristina Arletti - Rosa
Anna Asaro -
Roberta
Bagnoli -
Amerigo
Balsamo -
Gianluca Battistel - Bruno
Benedetti -
Maria Giovanna Bianchi - Giulia Borroni Cagelli - Stefano
Botticella - Sara Brillanti - Anna Calossi -
Anna
Maria Campello
- Lisetta Capozzi - Irene
Cardillo -
Paola Carroli - Paolo Casali - Alessio Casari - Domenico
Cassese - Alberto Cerbone - Bruna Cerro - Corrado
Chierici - Alma
Chiment -
Giovanni Clemente - Lucia
Corso - Morena
Costanzi - Maurizio D'Armi - Giulietta De Luca - Rosa De
Stefano - Filippo Di Giovanni - Cristina Di Loreto -
Francesca
Di Nola -
Santa
Di Paola -
Cesare Israel Di Porto - Riccardo Di Salvo -
Mauro
Domenella -
Filippo Elba - Laura Fabbretti Galli - Antonio
Fabi - Antonio
Fabozzi - Giuseppe Fabozzi - Manuela Favalli - Bianca
Ferrando - Anna Maria Ferrante - Nuccia
Corradina Ferro
- Cristian Foco - Domenico Giuseppe Friolo -
Franco
Frittella -
Silvia Fruzzetti - Consuelo
Galea - Adriana
Gallazzi - Adriana Gava - Giulio Dario Ghezzo -
Annalisa
Giagnotti -
Antonio Giordano - Francesco
Gori -
Simonetta Gravina - Antonio
Irato -
Pellegrino Jannaccone - Gesumino
Lai -
Milvia
Lauro - Alfredo
Leonardi - Giosuè Lippolis - Anna
Listanti -
Stefano Lodi - Mario Longhi - Cesare Lorefice - Domenico
Luiso - Maria Teresa Malacarne - Cristina Maravalle -
Anna Martino - Giovanna Maurelli - Marzia Mazzieri -
Valentina Mecchia - Daniela
Megna - Gilda
Mele - Luigi
Meogrossi -
Damiano Migliorini - Lidia Mileto - Maurizio Muzi -
Comasia Nitti - Giovanni
Nodari -
Loredana
Paganelli -
Gabriele Panfili - Danilo
Paolini - Maria
Giulia Pensosi - Anna
Pezzuti - Maria
Teresa Piccardo - Arcangela Piccini - Luca Previato -
Antonia
Pulpito - Luigi
Punzi - Ermano Raso - Giancarlo Remorini - Paolo Rendini
- Fabio Riccardi - Alessio Rizzello - Eleonora
Roaro -
Attilio
Rossi - Daniele
Rossi - Romina
Rossi - Piera
Rossi Celant - Paola
Russo - Sonia
Salamone - Luca Sansivero - Silvana Santoro -
Luciana
Scaglia Grenna
- Adriano Scandalitta - Linda Scuizzato - Daniela Sias -
Lucy Simonato - Maxence Smaniotto - Maria Rosaria
Sorrentini - Elisabetta Stentella - Raffaele
Taibi - Carla
Tedde - Stefano Tonelli - Francesca Trippa -
Salvatore
Uroni -
Amelia
Valentini -
Giuseppe Vetromile - Laura Vicenzi - Leonardo Zanin -
Vincenzo Zazzaro - Barbara Zone - Ivana Zoppo
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- Antologia del Premio
letterario G.G.L. Byron - città di Terni 2006 -
14x20,5 - pagg. 144 - Euro 18,00 - ISBN
88-6037-328-X
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-
- Come
avere l'antologia
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- Prefazione
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- Giunto alla sua IV
edizione il Premio Nazionale «G. L. Byron» -
Città di Terni, ha avuto la sua conclusione,
nel quadro della tradizionale «Festa delle
Acque», con la premiazione dei vincitori nel
suggestivo scenario che dalla cittadina di Torre
Orsina si offre al visitatore, dominando dall'alto la
Valnerina e la cascata delle Marmore, che Byron
romanticamente cantò in versi ispirati ed
immortali.
-
- Alla presenza delle
autorità civili che hanno partecipato alla
premiazione e sostenuto l'iniziativa con impegno e
passione, alle quali colgo l'occasione per indirizzare
sentiti ringraziamenti (in particolar modo
all'Assessore al Turismo del Comune di Terni: Giuseppe
Boccolini, soprattutto per la comune convinzione che
il significato simbolico della poesia sia il miglior
veicolo per far conoscere il nostro territorio
così ricco di storia e di tradizioni
culturali), come prima istanza si è proceduto a
consegnare una targa ricordo, opera dello scultore
Giulio Viscione (anch'egli presente), per la preziosa
opera nell'ambito dell'arte e della poesia,
all'invitato più prestigioso ospite della
manifestazione: Gino Pastega.
- Primario Pneumologo
emerito, il Prof. Dott. Pastega, poeta e scrittore, ha
sempre affiancato alla sua attività
professionale l'espressione tipicamente umana della
poesia, non tralasciando nella sua Venezia neanche
l'attività di organizzatore pratico della
cultura e dell'arte.
- Di fronte ad un
folto pubblico Pastega, accingendosi a presenziare la
manifestazione, ha regalato agli astanti una dotta,
quanto sentita prolusione sulla creazione poetica,
esaltando i valori simbolici ed universali della
poesia.
-
- Si è passati
quindi a cura di Domenico Cialfi, presidente della
giuria che ha selezionato le poesie vincitrici, alla
lettura dei giudizi redatti per ogni componimento ed
all'ascolto dalla viva voce dei poeti dei testi
creativi designati.
-
- La lettura dei
testi poetici, intervallata dai pregevoli interventi
musicali e vocali di Mariangela Capoccia e Cristina
Paparelli, ha messo in evidenza come la manifestazione
abbia raggiunto una sua maturità organizzativa,
mentre la qualità e la consapevolezza dell'uso
creativo della parola da parte dei poeti selezionati
ha contribuito a diffondere in tutti i presenti un
coinvolgimento simpatetico sentito e sincero che ha
fatto sentire un po' tutti più liberi ed
umani.
-
- Con l'augurio che
tali momenti possano ripetersi e durare nel tempo,
resto ferma ed insisto nel convincimento, condiviso da
tanti amici e collaboratori, che accanto alla scienza
ed alla tecnica il nostro mondo sarà, comunque,
capace di produrre ed accogliere con l'ascolto la
parola poetica.
-
Annarita
Boccolini
Presidentessa
Associazione «2 colli»
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Albo
d'oro della III Edizione del Premio Nazionale di
Poesia
-
- «George
Lord Byron» Città di Terni
2006
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- Questi
i risultati della quarta edizione del Premio di poesia
G. L. Byron Festa delle Acque 2006, organizzato
dall'Associazione I 2Colli con il patrocinio
dell'Assessorato al Turimo del Comune di Terni, della
VI Circoscrizione Valnerina e con il patrocinio
dell'Associazione Culturale Il Club degli
autori.
- La
Giuria, il cui giudizio è insindacabile e
inappellabile, composta da Dott.ssa Laura Benigni,
Poeta Mario Bernardini, Prof. Domenico Cialfi, Dott.
Fabio Leonardi, Prof.ssa Maria Letizia Materassi, dopo
attenta valutazione delle numerose opere pervenute ha
stilato la seguente classifica:
-
- Opera
1a classificata: Una goccia chiamata coraggio di
Massimo Agnolet, Tricesimo (UD).
- Questa
la motivazione del Premio:
- «Si
agita nella poesia una vena di scoramento per
quell'animale triste che è l'uomo nella giungla
della vita, piena di insidie che provocano cadute e
disfatte, prontamente riscattata, però, da
quell'anelito alla luminosità della vera luce e
dallo sforzo immane ed appagante del volo dell'aquila
che riesce a librarsi in alto con
"coraggio".
- Il
gioco dei rimandi appare ricco e le immagini suscitate
dalle parole suggeriscono quell'incessante incedere
della ruota della vita e degli eventi che in un
andirivieni di disfatte e riscatti segna
inesorabilmente l'esistenza umana».
-
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-
- L'assegnazione
del secondo premio è stata annullata in quanto
la poesia premiata dalla Giuria è risultata
già vincitrice in altro concorso in data
precedente al Premio Byron, pertanto il premio
andrà ad aggiungersi al montepremi della
prossima edizione.
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- Opera
3a classificata: Come giullari di Daniele Rossi,
Sant'Arcangelo di Romagna (RN). Questo la motivazione
del Premio:
- «Circola
nel componimento un'amarezza quasi spietata che affida
la descrizione della condizione umana ad un'alternanza
di atti consueti e quotidiani (che suscitano calme
immagini) e riflessioni più forti e dolenti
che,... man mano che la confidenza con l'argomento si
accentua, approdano alla chiusura in cui l'uomo,
maschera perenne del giullare, con le sue dolenti
smorfie esorcizza, quasi, l'esserci
dell'uomo.»
-
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-
- Premio
Speciale - Per la migliore Poesia avente a tema
«L'Acqua»: Acqua di canale di Corrado
Chierici, Parma.
- Questa
la motivazione del Premio:
- «L'autore
mostra di possedere una sensibilità musicale ed
una certa sicurezza nel saper usare il registro
descrittivo.
- Contrapponendo
due immagini opposte dello scorrere dell'acqua, riesce
a trasmetterci una sensazione di pacatezza e di
serenità tipica di quegli ambienti naturali
(trasformati dal lavoro umano) che fa dell'acqua che
si perde in mille rivoli, segnati da "un'ordinata ...
strategia di mille vasi comunicanti", la migliore
alleata dell'uomo».
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- La
premiazione si è tenuta il 1° luglio 2006
a Torre Orsina (Terni).
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-
- Giacomo
Abbate
-
- Partigiani
-
- Scese la vampa
d'odio per le strade
- sorsero i
paladini della vita
- di eroi erano
piene le contrade
- la lotta non
andava differita.
- Braccati sulle
montagne
- angosciati dalla
paura
- affrontarono la
deportazione
- la morte e la
tortura.
- Morirono nelle
città e sui monti
- giovani, spesso
ragazzi
- al sacrificio
sempre pronti
- gli attendisti
li chiamavano pazzi.
- Perirono nelle
imboscate
- traditi da
italiani fratelli
- le loro case a
volte incendiate
- sepolti senza
avelli.
- Fascisti senza
onore
- ruffiani dei
tedeschi
- causarono tanto
dolore
- come insegne
avevano i teschi.
- Il nero della
morte
- sui visi e sulle
maglie
- causarono tanta
morte
- in imboscate e
battaglie.
- Ma ovunque
nacque il riscatto
- in città,
nelle pianure, sui monti
- la lotta
partigiana sabotò
- i treni, gli
automezzi, i ponti.
- La fede dentro
al petto,
- della donna
l'amore
- rifulsero il
rispetto
- il coraggio e
l'onore.
- Il sole sorge
ancora
- gli sforzi non
furono vani
- si intravede
l'aurora
- luminoso
è il bel domani.
-
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-
- James
Peter King Appiah
-
-
- Acqua
-
- Acqua che nasce
sotto la terra
- Acqua che scende
verso il cielo
- Acqua
contaminata
- Acqua
potabile
- Ognuno sulla
terra
- Ha bisogno di
quest'oro.
- Oro della vita
sei tu
- Che quando ho
sete mi dai il tuo cibo per bere
- Sei
preziosa,
- Sei antico fiore
della natura.
- Tu sei
potente
- Tu sei come
dinamite
- Con la tua
forza
- Il muro
crolla
- Con la tua
presenza c'è energia dinamica
- Gli uccelli
cantano quando ci sei tu
- Gli animali
camminano con allegria
- Acqua
preziosa
- Tu sei la regina
sulla terra
- Il cane grida
per trovarla
- Gli uomini
cercano di trovarti
- Quando tu non ci
sei
- Benedetta sei
tu
- La tua sede
è storica
- Tu sei la vera
amica del cielo
- Anche vera amica
della terra
- Viva per
sempre.
-
23.27
Giovedì 23 marzo 2006
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TORNA
ALL'INDICE
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-
- Rosa
Anna Asaro
-
- Acqua
-
- Come
somiglia la goccia alla
vita...
-
- Sgorga
pudica
- con
sorrisi di bimbi.
- Scorre
lieve
- tra
sguardi di mandorli.
- Procede
impavida
- appesa
ai sogni.
- Si
adagia tremula
- a
memorie del tempo.
- Al
tramonto
- stanca
- di
palpiti errabondi
- si
abbandona
- all'azzurro
- di
fugace onda.
-
-
-
- Sogni
-
- E sogno
ancora
- il
palloncino azzurro
- per
carezzare nuvole
- e
baciare la luna
- di
madreperla.
- E sogno
ancora
- i
cavalli della giostra
- per
inseguire rondini
- e
appendere sulla torre
- una
stella.
- E sogno
ancora
- l'anima
gitana
- su versi
di poesia
- per
dipingere desideri
- con
essenze di gelsomino.
- E sogno
ancora
- velieri
all'orizzonte
- per
favole narrate
- da fate
antiche
- al
dondolio di culla.
-
-
|
-
- Roberta
Bagnoli
-
-
- L'umore
ballerino
-
- Nella stanza
della dolorosa memoria
- percepisco ogni
reale distanza,
- le nuvole sono
basse,
- plumbee nel
cielo,
- presagio di
cattivo tempo,
- l'umore è
ballerino,
- come la
scarpetta appesa al chiodo,
- impaziente di
schizzare in alto
- per poi ricadere
repentinamente a terra.
- Quanta fatica
costa stare in equilibrio,
- quando senti che
i piedi, lentamente,
- scivolano via
sotto la sabbia
- alzata dal
vento.
-
-
-
- Cuore di
cristallo
-
- Volteggiano sul
ghiaccio, bellissimi,
- i ballerini del
vento;
- i pattini
azzurri catturano l'anima,
- rapita dalla
magica danza.
- Vorrei
piroettare un solo istante,
- svanirebbe la
pesantezza
- che attorciglia
il corpo in un laccio stretto,
- si scioglierebbe
il cuore di cristallo
- in una
dirompente cascata di acqua sorgiva.
-
-
-
-
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-
TORNA
ALL'INDICE
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-
- Amerigo
Balsamo
-
-
- Il
fato
-
- Chiudere gli
occhi
- e brindare con
tutto il mondo
- in un calice
colmo
- del vino dolce
della felicità,
- aprire gli
occhi,
- e brindare soli
con se stessi,
- in un calice
colmo
- del vino amaro
del dolore,
- in un angolo
buio.
- Attendere il
fato capriccioso
- ed accoglierlo
con un sorriso
- sapendo che non
puoi
- rimescolare le
carte del mazzo
- ogni volta che
ne esce una perdente.
- Ma andargli
incontro e assecondarlo,
- senza impedirgli
l'imperscrutabile gioco.
- Giocare anzi con
lui,
- una partita a
scacchi
- pur sapendo che
lui è più bravo di te,
- ma continuare a
giocare e sfidare,
- perché
questo è il sale della vita.
- Giocare sempre e
comunque,
- col riso sulla
bocca o gli occhi di pianto,
- misurando la
propria giornata
- palmo a palmo
della propria mano.
-
-
-
-
|
-
- Bruno
Benedetti
-
- Goccia a
goccia
-
- Goccia a goccia
cadeva la pioggia,
- tra le crepe e
il dolore della terra.
- Uno sterpo
attonito si poggia,
- sopra le braccia
di spinosa serra.
-
- Cerca refrigerio
coi suoi becchi,
- come mani
protese tra l'edera.
- Il cielo
parsimonioso a tutti i suoi secchi
- manda goccia a
goccia... e poi tutto com'era.
-
- Chiosa il sole
stellato, da riflessi nel verde,
- su tutto
avverte: "Qui nulla si perde".
-
-
-
- Solo
-
- Star solo
è bello come il raccoglimento
- di una
preghiera,
- come la
perfezione anarchica
- di una
sfera.
-
- Si ritrova il
passato, in un rinnovato presente,
- si torna a
distillare la vita, sotto un sorriso
accennato.
-
- L'esistenza si
adorna,
- e con cura si
spilla veloce,
- come carte da
poker malandate,
- o con cura si
spilla lenta,
- come quelle
prime, sorridenti e foriere.
-
- Si innalza
perpetuo ogni se stesso,
- come coppa di
dea su statua di gesso.
- Si porta
consiglio a un perché mai
sopito,
- assorto
d'incanto, quasi colpito.
-
- Star solo
è bello come il silenzio,
- di una
miniera,
- come arte di
sera, che nasce, vive...
- e muore
fiera.
-
-
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-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Anna
Maria Campello
-
-
- Fondali
segreti
-
- Mar
Mediterraneo
- culla di
civiltà,
- echi di storia
infinita
- rimbalzano fra
le sponde.
-
- Nel travaglio
faticoso
- dell'avanzare
del tempo,
- il vento del
progresso
- aleggia con
antichi aromi.
-
- Miscugli di
sapori,
- magiche
alchimie
- fra aridi
deserti
- e lussureggianti
lidi.
-
- Oriente ed
Occidente
- vicini eppur
distanti,
- ninnati dalle
stesse onde
- che plasmano le
coste.
-
- Il mare in
burrasca
- infrange rudi
scogli
- ma nella
bonaccia
- il cielo bacia
l'acqua.
-
- Mar
Mediterraneo,
- nel mistero dei
fondali
- impreziositi dai
coralli
- celi i segreti
della tua vita.
-
-
|
-
- Irene
Cardillo
-
-
- Mentre
dormo
-
- Nella mia terra
di fuoco
- la sensazione di
pigrizia
- prende
nell'ombra.
- Magico il
sole
- penetra
dentro
- sensualmente
accattivante.
- Dietro il
cappello
- gli occhi
semichiusi,
- lo sguardo
lungo,
- la terra
fertile
- di aranceti
succosi,
- in uno sfondo di
mare
- quieto
- dove si delinea
il monte
- nascosto dalla
foschia
- che il sole
cocente
- rende
diafano.
- La sabbia
leggera
- tra le dita
sudate
- strette alla
tue,
- il contatto dei
corpi
- di
salsedine,
- aurea brucia la
pelle.
- Quando mi
sveglio
- rimango
perplessa.
-
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Alma
Chiment
-
- Non dirmi
addio...
-
- A mio
Padre
-
- Non dirmi addio,
ma sussurrami un piccolo arrivederci
- ... e meno
vuoto, freddo, abbandonato,
- infinitamente
meno desolato agli occhi miei
- l'universo - da
oggi - apparirà.
- Al firmamento
alzo lo sguardo
- in cerca del
luminoso astro in cui ti sei mutato
- per seguire -
con l'amore di sempre -
- i miei incerti,
lenti e malsicuri passi.
- Carezza di caldo
vento è diventata
- la tua forte e
sicura mano
- che sulle mie
fragili spalle si posa - lieve -
- quando lo
sgomento e la solitudine mi assalgono.
- Inutili so le
misere mie lacrime che,
- al minimo
pensiero, o al più tenue
ricordo,
- segnano -
cocenti e irrefrenabili - il volto mio
- conscia che nel
tuo cuore scavano profonde voragini.
- Essere forte,
proseguire con animo ardito l'arduo
sentiero
- - oh, ben sento
l'eco della tua voce! -
- ma com'è
dura, ora, per me la salita
- senza le orme
del tuo sicuro passo da seguire.
- Il mondo
attorno, come un fragile castello, è
crollato
- è
diventato un povero e misero specchio
rotto
- ove solo
scolorite e distorte immagini, inutili e spente, vi
scorgo.
- Non più
colori, né sapori o profumi
percepisco,
- solo l'irridente
ed effimero chiacchierio del tempo
- che - forse
domani, impietosito - tornerà ad
essere
- il silenzioso e
caro amico di sempre.
- ... e aiuto alla
fierezza e all'orgoglio chiederò
- così,
accucciata accanto al capiente baule
- dei tuoi
preziosi insegnamenti,
- la forza di
tornare a sorridere troverò.
-
-
|
-
- Lucia
Corso
-
-
- Vernazza
-
- Un trionfo di
verde
- frastaglia il
cielo
- di rapide
luci
- intermittenti.
- Furtivo, mi
sfiora
- un frullio
d'ali
- che complotta
nell'alcova
- ombrosa del
campanile.
- Ascolto il
brusio ciarliero
- sotto l'arco che
annoda
- due casette
bianche
- come un nodo
d'amore,
- e mi stringe nel
groviglio
- di una gioia
sofferta.
-
- La mia
ombra
- s'inerpica
tenace
- sui gradini
stretti
- riarsi di
luce
- e precede il
respiro affannoso.
- E il mio
sguardo
- s'arrampica
attonito
- lassù,
verso la fine,
- dove i due
muretti
- si
abbracciano
- e
dissolvono
- in un
punto
- che
precipita
- nel
mare.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Francesca
Di Nola
-
-
- All'imbrunire
-
- Confusione e
noia.
- Si attanaglia la
paura
- oltre la siepe
della malinconia.
- Si acquieta solo
nel liquido amniotico
- [ del ventre
materno.
- nel rivolo
mollemente sorretto.
- Salendo a
carponi ripide salite
- con
l'inesauribile fretta di arrivare.
- L'impatto con il
suolo è familiare
- scivolo
nell'inespressa follia
- che sopraggiunge
ai pensieri.
- Si sbriciola
l'ansia di apparire
- nell'automobile
senza freni.
- Così al
sopraggiungere della sera mi sento,
- all'imbrunire,
nello scolorito paesaggio notturno,
- nell'indescrivibile
buccia di vita.
- Grattando con le
unghie fino a farmi sanguinare.
- Così con
il libeccio che afferra le fronde e le
scuote,
- Increspa il mare
che si avvicina minaccioso al litorale.
- Così
nell'arrugginito pilastro che si lascia
- annerire tra la
scogliera come un intruso.
- Eppur son viva
sento il divenire nel crudo impatto
- del calendario
dei giorni,
- nelle ore
più meste e dense di ricordi.
-
-
|
-
- Santa
Di Paola
-
-
- Nevica
-
- Stamani non si
ode il boato dei cannoni,
- il frastuono dei
cannonieri.
- Nevica! Tutto
tace!
- A fiocchi larghi
e fitti, lentamente,
- splendida coltre
bianca dal ciel discende;
- copre le macerie
delle Torri gemelle di New York.
- Appare bella la
città!
- Copre anche i
resti di Bagdad, Kabul, Ramallah,
- le mille colline
del Ruanda e del Burundi.
- Scende, scende,
copiosamente,
- sulle ferite
della tormentata Terra;
- copre anche le
numerose Torri di Babele!
- Un angelo. Un
sussurro:
- "Stendi la mano,
afferra la pace
- uomo potente,
continuamente, affannato
- a tentare
equilibri instabili,
- uomo piccolo o
grande,
- uomo povero o
ricco,
- uomo,
semplicemente uomo.
- Apri grande il
tuo cuore, lascialo beare
- alla stupenda
visione!
- La neve
coprirà e sanerà anche
- le ferite del
tuo cuore, le tue frustrazioni.
- La
felicità, la vera
felicità
- è per i
semplici.
- Afferrala!
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Mauro
Domenella
-
-
- Le perdute
forme dell'esistere
-
- Attraversando
campi gremiti
- di ulivi
contorti come storpi,
- al sole
ormai dominante sull'aurora,
- la mente
culla nostalgie
- d'una
nottata intessuta a forgiare
idilli.
- Mi
affaccio al fiume che scorre
- affogato
in cupi pensieri,
- in un
mesto travagliare
- d'acque
ombrose.
- Sugli
argini limati da millenaria
erosione,
- fra erbe
imperlate di sudori d'aurora,
- avvampano
cancri di rose
- appassite
ancor prima
- di poter
diventare se stesse.
- Triste
somiglianza all'umana
senescenza,
- nel
vivere alle intemperie
- e
trovarsi al crepuscolo
impaludati...
- Alle
perdute forme dell'esistere
- tentano
sciamani deliranti
- di
carpire l'essenza dal
divenire,
- sino a
ritrovarsi, anche loro,
- mummie
imbalsamate,
- colte
nell'atto di un muto
stupore...
- Di quel
poco che rimane
- di
questo claudicante andare,
- soltanto
l'amore, reticente
- ad uno
svelarsi con fragore,
- rimane
l'unico pretesto per vivere.
- Sino
all'inevitabile trasformarsi
- in
arnesi vetusti ormai in
disuso,
- nell'affanno
di una corsa insensata
- giunta
ormai alla fine.
-
-
-
-
|
-
Antonio
Fabi
-
-
-
- Sonetto
-
- Tormentato da
venti di passione
- scruta il poeta
l'oscuro orizzonte;
- gelido, il vento
gli punge la fronte;
- Egli non
percepisce tale azione.
-
- È
concentrato: oramai sono pronte
- parole e frasi
con cui dar tensione
- all'anima che
impugna la ragione,
- la regola,
qualunque sia la fonte.
-
- Sciamano i versi
del triste poeta,
- piange il
lettore, colpito e commosso
- da una
così inesauribile vena.
-
- Ogni suo verso
raggiunge la meta:
- anche al
Burchiello finiscono addosso;
- e, come tanti,
anche lui prova pena.
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Nuccia
Corradina Ferro
-
- Luce e buio due
esseri colti
-
- Sono al buio
eppure ci vedo
- sopra a un
albero pure mi siedo
- Sorge la stella
piena di luce
- il mondo al buio
produce
-
- Se dormo sono in
cammino
- mi chiamano lo
spazzacamino
- Di giorno lavoro
di notte sogno
- la stella si
apre nel suo bisogno
-
- Il buio che cosa
preziosa
- all'alba il
mondo è rosa
- Il mio cammino
vada altrove
- come è
bello quando piove
-
- Sono in piedi e
sono presente
- la stanza
è al buio eppure è
lucente
- Il più
bello mi fa sognare
- il mio sole
saprò amare
-
- Non c'è
buio il cielo è profondo
- lo spazzacamino
gira il mondo
- Dico alla notte
sono grandi le feste
- al buio la Luna
si veste
-
- Il buio è
silenzioso e vicino
- mi innalza
l'albero un pochino
- Per un momento
mi piace partire
- mai il buio mi
fa soffrire
-
- Penso penso nel
silenzio poi taccio
- do la buonanotte
e dopo lo faccio
- Il buio è
un paradiso
- di notte mostra
il suo viso
-
- Questo amore non
si distrugge
- il buio a
nessuno sfugge
- Il giorno
è la luce la notte è
oscura
- sorge la stella
la vita assicura
-
- Vediamo il mondo
che mostra il suo volto
- anche il buio
è un essere colto
- In mezzo al buio
ci sono anche le stelle
- la luce e la
notte sono sorelle
-
-
|
-
- Franco
Frittella
-
-
-
- Piccolo
è bello
-
- Sei piccola
è vero, ma piccolo è
bello,
- racchiusa
lì in mezzo, sei come la punta di un
ombrello,
- sei l'unica
nell'Italia peninsulare,
- a non avere
sbocco sul mare,
- sei piccola
è vero, ma a parte il mare, nulla ti
manca.
- C'è chi
ha il mare, chi la montagna,
- chi le ha
entrambi, e nonostante tutto è lì che
si lagna.
- Tu nel tuo
piccolo, anche senza acqua salata, o testa
innevata,
- vivi e fai
vivere ancora oggi una vita semplice ed
ordinata,
- una vita fatta
su misura, per chi l'ama.
- Tu chiomata di
boschi folti, ammantata di pascoli
verdi,
- tu fra bellezze
naturali, paesi ridenti e città
splendenti,
- tu abitata da
sobri lavoratori, sarai anche piccola,
- ma è la
tua bellezza che è grande.
- Tu hai dato a
questo mondo, grandi artisti e grandi
eroi,
- tu poi, è
bene ricordarlo, i più grandi Santi hai
donato a noi.
-
- Tu sei l'Umbria
verde, la mia terra,
- il giardino e il
cuore d'Italia, la mia serra.
-
-
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Consuelo
Galea
-
-
- Segni di
vita
-
- Nell'estate
calda, l'acqua di un fiume feconda l'arida terra
con le sue piene.
-
- Lontano
- dove il
sole si addormenta
- Ergono
le dune naturali che portano l'impronta di venti e
tempeste
- Raccontano
tutta una storia non scritta
- Segnata
dalle loro sagome mutevoli come una vita senza
fine.
-
- Un
uccello solitario
- Prende
il volo da un pozzo senza eco come un messaggero
notturno dai confini incerti.
- Il nero
cielo
- Scopre
tra le colline brune
- Un
castello di neve scintillante alla luna e alle
stelle.
- Mentre
l'alba giunge
- il
silenzio irreale della natura si rompe nel
frastuono rigoglioso della
cascata
- Che
timidamente sollevata e drappeggiata dal
vento
- lascia
insinuare il sole tra le sue rocce giocando tra
luci ed ombre.
- Sempre
- come una
sovrana incontestata della
natura
- La
cascata
- Zampillante
e ruggente
- Dipinge
- Una
maestosa colonna liquida dai vapori
iridescenti.
-
- E mentre
i venti urlano impazziti tra le
nubi
- Scorgo,
alla svolta di un meandro,
- l'acqua
- scomparire
nelle tenebre tra le rocce.
- Il nulla
impetuoso mi travolge.
- Ma
quando Volgo lo sguardo alla
valle
- vedo
- Un
paesaggio soleggiato
- che tra
lo stormire dei faggi e il grido di
uccelli
- Si
specchia in un letto infinito
d'acqua
- Un
Paradiso meraviglioso capace d'incutere
terrore.
-
-
-
|
-
- Annalisa
Giagnotti
-
-
- Per
amore
-
- Riverserò
tra le tue labbra
- il nettare dolce
del mio giovane amore.
- Sotto cieli
gonfi d'azzurro
- e orizzonti
infuocati, mi farò isola
- felice e
rigogliosa per te.
- Nascerò
da sabbia e mare, scolpita dai tuoi
desideri,
- vestita dei tuoi
sogni, ingioiellata dal tuo amore!
- Sarò il
rosso vermiglio dei tuoi tramonti e
- la brezza marina
che si profumerà d'oceani
- profondi per
accarezzare la tua nuca.
- Mi farò
pioggia per confondere le tue lacrime,
- ombra per
nasconderti e luce per ritrovarti.
- Sarò
l'odore della tua giovinezza,
- il lume sui tuoi
ricordi,
- il riverbero nei
tuoi cieli nuvolosi.
- Sarò la
tua languida vertigine
- e i tuoi
agognati sussulti.
- Senza antidoto,
entrerò nel covo di vipere
- della tua
tristezza e assassinerò chi toglie
il
- tuo sorriso! Mi
farò tempesta e vento per
allontanare
- i tuoi affanni e
pozzo senza fondo
- per urlare la
tua solitudine e imprigionarla
lì!
- Innalzerò
per te, sulla sorgente dei miei
battiti,
- un meraviglioso
castello e tu sovrano nel mio
- cuore, aprirai i
suoi forzieri e vestirai i suoi tesori!
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Francesco
Gori
-
-
- Sorgente di
vita
-
- Sgorgando
distendi il tuo umile fluido
- lungo gli argini
ambigui,
- nobile
acqua
- che l'anime
stanche disseti.
- Schiumosa di
rabbia
- di luce riflessa
imperversi,
- libera di
espandere il tuo suono ritmato
- allieti il cuore
e accendi il sentimento;
- e al richiamo
spirituale l'eletto
- che alla tua
voce
- divenne "Il
Perfetto".
- Ricordo i
nonni:
- quanta fatica a
quella fontanella
- per un litro di
garganella!
- E noi
bambini,
- dai campi alla
piazza
- per abbeverar
con te il nostro gioco!
- Non più
s'apprezza
- la tua antica
sapienza,
- che va
scemando
- nell'iper-freddo
mondo di plastica.
- E quando
dall'alto scendi con impeto,
- levigatrice di
mali quotidiani,
- o quando di
fronte alla sabbia
- evadi quei
vincoli a te stretti,
- al nucleo
ritorni.
- Dei cinque
elementi
- rimani il feto
della vita,
- sua essenza e
costruzione,
- madre e badante
di noi tutti.
-
-
-
|
-
- Antonio
Irato
-
-
- Un'ombra si
proietta sull'asfalto bagnato
- e, gli occhi
socchiusi seguono la strada
- indicata dai
rumori della notte
- mentre le foglie
ingiallite cadono recise dal freddo.
- Lo sguardo
distratto cambia colore
- e la fresca alba
invernale si veste di grigio.
- I giochi
d'infanzia chiusi in un pugno
- si intravedono
oltre le crepe di un muro
- gli spazi
interminabili diventano figure
geometriche
- scomposte e
inghiottite dal nulla.
-
-
-
- Violenta e
improvvisa
- cade la pioggia
sulla città dormiente
- mentre le gocce
si staccano dai tetti piangenti.
- Le ali di carta
prendono il volo
- tra le luci e i
colori d'inverno
- cullandosi alla
luminosità tenue e incerta del
cielo.
- Il sonno degli
uomini
- riposa sotto la
calda coperta della terra
- e i sogni
sofferenti d'insonnia
- si aggrappano
agli archi di luna.
- Un rintocco
lontano sveglia le fatiche del giorno
- restituendo al
mondo l'acre odore della vita.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Gesumino
Lai
-
-
- L'acqua
-
- Del Creatore in
me l'immagin serbo,
- negli atomi
celata, la cui unione
- ricorda quella
delle tre persone.
- Stillai dal
creator labbro del Verbo
-
- dentro giumelle
d'angeli, in vitali
- cicli. Scorrendo
giungo alle mie mete:
- da fonti a
laghi, a mari, ad ogni sete
- per ristorar le
carni e i vegetali.
-
- Pura scesi dal
ciel, dal sommo Bene
- donata alla
nutrice dei mortali,
- al suo sen
fecondo, a sue vene,
-
- ma l'umana
prosapia imbarbarita
- ogni ben mio
insidia coi suoi mali,
- coi suoi veleni
ammorba in me la vita:
-
- veicolo di morte
in terra e fonte
- divengo, resa
lurida ed opaca,
- mefitica in
canale di cloaca,
- inquinata nel
mar, nel pian, nel monte.
-
- Seppur
mischiati, restan tali e quali
- il male e il
ben; che alfin Dio separa:
- il male lascio
nella propria bara
- di fango ed io
volgo al cielo le ali.
-
- E lassù
giunta, nell'azzurro immenso,
- tutti i mali
minaccio coi miei tuoni,
- in cipigli di
nuvole m'addenso,
-
- fulmini scaglio
sull'ingrato volgo;
- ma poi,
scorgendo gl'innocenti, i buoni,
- di nuovo in pure
lacrime mi sciolgo...
-
-
-
-
|
-
- Milvia
Lauro
-
-
- La luna delle
sorgenti
-
- Ho
visto
- la Luna delle
sorgenti
- affondare la
lama
- nelle
sillabe
- delle rocce
antiche,
- nel legni
sacri,
- nei laminati
stami
- dell'erba
trinità,
- nelle stanze
sacerdotali.
- L'ho vista
abbattere
- le dorate
statue
- dei guerrieri di
fede
- e
germinare
- una ninfea di
cera.
- L'ho
vista
- nella luce
nuziale
- salire come un
urlo
- di stupita
vertigine.
- Da un granaio un
gallo
- fuggì su
un tetto di dolore.
- Un
gelsomino
- si
sfarinò nell'aria.
- Come una
freccia
- la
Luna
- precipitò
lungo le rupi
- per
risvegliare
- l'insondabile
cuore
- degli
abissi.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Anna
Listanti
-
-
- Valnerina, un
profumo un sapore
-
- Tra le dolci
colline odorose
- di leccio di
olivo di quercia
- le acque bianche
della cascata
- nel fresco
profumo degli spruzzi
- rompono verso le
acque ignare
- del fiume a
valle.
-
- Tra i pendii,
come sassi
- affioranti nel
verde,
- occhieggiano i
paesi, pietre
- tagliate nella
storia.
-
- Tra i lembi
della piccola valle
- cercano spazio
altre pietre
- profumate di
nuovo, che si coccolano,
- tra gli spicchi
di sole, il calore
- delle torri e
dei castelli
- e dei campanili,
memori.
-
- Tra le pieghe
della pietra
- e dell'acqua la
nostra terra
- porta incisi gli
odori e i sapori
- nati dalle sue
zolle, dalle sue erbe,
- dalle sue gregge
e discreta
- penetranti li
spande intorno.
-
-
-
-
|
-
- Daniela
Megna
-
- Silenzio
d'acqua
-
- Lieve sgorga nel
silenzio del tempo,
- acqua che
mormora lacrime di pioggia
- nel mormorio
dell'infinito.
- Piano, sopita
nel crepuscolo del risveglio
- Un'ampolla si
riempie di acqua di rugiada.
- Lenta sussurra
al mare
- E porta con
sé il sapore dell'effimero,
- si incastona in
un gorgoglio di ninfee
- compagne del
nulla che crea
- lambisce
- e porta con
sé la solitudine dell'immenso.
- Acqua che
disseta un attimo
- Immerso nella
freschezza del vento,
- che guida i miei
pensieri
- su una cascata
di silenzi.
- Acqua che da
vita
- In un
perpetuo,
- che si ripete
all'infinito
- e la mia anima
si riflette nel buio del suo
gorgoglìo.
-
-
-
- Notturno
-
- Ho consegnato
alla notte il nostro sogno,
- i giorni sono i
compagni del nostro amore,
- un notturno di
sfumature.
- Nitido nel
silenzio dell'oblio,
- si staglia netto
nel crepuscolo di un ricordo
- e le stelle
prigioniere del buio
- racconteranno al
vento la nostra storia.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Luigi
Meogrossi
-
-
- Auschwitz
-
- Una scritta sul
cancello d'aldilà ignoto,
- un viale tetro
di solitudine
- nell'introspezione
agghiacciante
- tra sbarre di
filo spinato.
-
- Baracche
trasandate di mestizia
- per la speranza
di libertà perduta
- e riacquistata
solo nel vento,
- quando ormai non
si è che un ricordo.
-
- Gruppi umani
annaspano,
- in camere buie
si perdono
- tra insicurezza
nel soffocamento
- e fuoco
ustionante di patimento.
-
- Alte ciminiere
cineree svettano
- al cielo plumbeo
e nebbioso,
- come guardiani
imperanti
- d'un progetto
disumano nell'orgoglio.
-
- Ora non
c'è che il silenzio
- tra i lampioni
fiochi o spenti
- al limite del
campo della disperazione,
- lapide di
ciò che può l'odio.
-
-
-
|
-
- Giovanni
Nodari
-
-
-
-
- Ridi manto
vergine
- Mi rivesti di
pudore
- nel bosco
passeggia la gioventù
- la vecchia in
riva al fiume
- narra di quando
aveva la sua età
- e i sentimenti
non camminavano ancora con le loro
gambe
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Loredana
Paganelli
-
- Ti
cerco
-
- Ti cerco con
l'inquietudine dell'amore
- ti
trovo.
- Poi ti
perdo,
- ti cerco ancora
mio mondo mio amore.
- In ogni angolo
della vita,
- in ogni piega
della pelle,
- in ogni mio
respiro,
- in tutti i miei
pensieri,
- negli sguardi di
chi incontro,
- nel respiro
affannoso del vento.
- Quel vento che
sembra averti portato via
- che sembra abbia
disperso nell'aria le nostre parole,
- le nostre
promesse,
- i nostri "ti
amo".
- Ma non ti
trovo!
- Ora so che non
ti troverò più.
- Non
troverò più le nostre
parole,
- le nostre
promesse
- perché il
vento le ha portate lontano con te.
- Ma troveranno al
suo placare,
- altre pieghe
della pelle,
- altri respiri,
altri pensieri,
- altre vite a cui
fare promesse,
- a cui dire "ti
amo".
- Finché il
vento non ti riporterà lontano.
-
-
-
- Guardandoti
negli occhi
-
- Guardandoti
negli occhi
- ti leggo nel
cuore e scopro la parte migliore di te.
- Guardandoti
negli occhi ti rubo un pensiero
- e
nell'entusiasmo del momento sento il miracolo
dell'amore
- straordinario
- prodigioso.
- È
lì che ti ho rubato un segreto
- è
lì che ti ho rubato l'amore.
-
-
|
-
-
- Danilo
Paolini
-
-
- Ricetta
d'amore
-
- La fece
addormentare
- cantando piano
piano
- poi le disse che
l'amava,
- mentre lei con
gli occhi chiusi
- nei suoi sogni
si perdeva.
- Le cucinò
la notte al dente
- in un sughetto
di stelle,
- uno spicchio di
luna nuova,
- un cucchiaio di
mare calmo.
- All'alba si
lavò le mani
- alla fonte dei
suoi occhi
- appena riaperti
al mondo
- e rubò al
sole due raggi,
- come alla ruota
d'una bici.
- Quindi
s'asciugò lentamente
- e mentre godeva
di quel tepore
- si saziò
di lei, guardandola.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Anna
Pezzuti
-
-
- Acqua e
stelle
-
- Sprofondo nel
buio
- di acqua e
stelle
- pensiero
martellante
- fuoco
liquido
- ferita
dolce
- nell'animo
arso
- e
zigrinato
- lontano nel
tempo
- una nota di
miele
- annulla e
cancella
- un
dolore.
- Domani
fuggirò da te
- ma ora
lasciami
- morire
qui
- morir
d'amore.
-
20.51
11/11/2005
-
-
- La panchina sul
lago
-
- Mi è
rimasto
- il tuo respiro
fra i capelli
- negli occhi il
planare
- di quel
cigno
- bagliori
sull'acqua
- e il silenzio
intorno
- mai scenario
migliore
- son ricami
d'oro
- le tue parole
d'amore
- con le quali mi
avvolgo
- per sentirmi
felice
- il tempo
è fermo lì
- e io col
tempo.
-
9
settembre 2004
-
-
-
|
-
- Antonia
Pulpito
-
-
- Ionio
-
- Ricordo
l'arcaico mio sorriso
- di quel fatto
che al pensiero accade,
- effimero.
- E poi il nulla:
l'ignoto.
-
- Apparivano
quegli spigoli delle labbra
- leggermente
rivolti verso l'alto e quei denti
- che non mostravi
mentre le gote ritiravi
- riunendoli e
allineandoli
- lì dove
il naso sporge
- veritieri
all'esserci altrui.
-
- A chi appartieni
tu, così fatta?
- Non al mare che
tempo avverte
- ma al ramo di
Nessuno: astuto sperma,
- la progenie
nello Ionio, nacque.
-
- Esisteva sopra
l'umido dello scirocco
- e giù
nell'odore delle acque sempre
più
- dentro nel
calore sino a scoppiare il respiro
- quell'andare a
ritroso nell'umanità.
- Un cenno lieve e
il sorriso cedette
- inabissando il
pensiero naufrago
- nel movimento
relativo laddove
- l'assoluto dello
Ionio penetrò
- e libero emerse
dal suo essere.
-
- Dall'alto al
basso Ionio
- afferrasti il
sapere incessante.
- Sua è
l'identità tua, ti possiede.
-
- E poi il tutto:
la storia.
- Di quel fatto
che al pensiero accade,
- immortale,
- ricordo
l'arcaico mio sorriso.
-
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Eleonora
Roaro
-
-
- La mia
preghiera atea
-
- Se potessi
aggrapparmi alla
- costola di Dio
ed avere
- come specchio
l'aureo
- cielo un
mozzicone
- di matita
sarebbe la mia
- spada ed un
eterno eco
- sterile la mia
preghiera.
-
- Ma recito le mie
litanie
- dinnanzi ad una
statua acefala
- con i
polpastrelli nell'argilla
- in un'eterna
tensione
- verso l'abisso
di un pozzo speculare
- ed ha forgiato
come arma
- una piuma di
colomba.
-
-
-
-
|
-
- Attilio
Rossi
-
-
- Fresche e dolci
acque
-
- Al tuo nascosto
filo... mi rivolgo
- perché
alla luce tu devi venire
- quando la terra
ormai ti sembra stretta
- tu, perla di
sorgente, vuoi uscire
-
- Discendi col tuo
incedere elegante
- col verde
radunato... sul tuo ciglio
- disegni le tue
curve in un istante:
- t'aspetta un bel
fior rosso vermiglio
-
- Sul tuo percorso
puoi accarezzare
- quei monti che
fan parte del paesaggio
- l'acqua che
scorre serve... a respirare
- col fresco che
rilascia al suo passaggio
-
- Poi tu riprendi
fiato alla tua fonte
- provando a
dissetare chi ti aspetta
- dopo aver
lasciato un lontano monte
- ristoro puoi
trovar nella... casetta
-
- Quell'universo
che ti... gira attorno
- ringrazia quel
tuo gesto di... freschezza
- t'aspetta per
sognare un nuovo giorno
- e sul tuo
percorso porge una carezza
-
- Ritrovi la tua
vita luminosa
- baciando sul
percorso tanti fiori
- discendi nel tuo
letto senza posa
- nella natura a
ravvivar colori
-
- Ma dopo aver
girato per il mondo
- arriva anche il
momento di... sedere
- per riposarti
proprio fino in... fondo
- finisci la tua
corsa in... un bicchiere.
-
-
-
|
-
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Romina
Rossi
-
-
- Battesimo
Nuovo
-
- Ora
- Che
l'acqua è pronta
- Per
imprimermi un nuovo
- Nome,
- davanti
ai giorni incerti
- mi
fermo,
- e
piango.
- Quest'acqua
nuova
- Mi
percorre inerme
- -
sincera,
- profonda,
- sofferta
- acqua di
mare-.
-
- Di voci
non ne sento
- Se non
quelle
- Che
dissipa
- In mio
aiuto
- La
Memoria;
- il vento
non si alza
- -
aspetterò -
- perché
correndo ho perso
- grandi
cose
- - la mia
coscienza
- in
polvere,
- sotto le
ossa - .
-
- La fonte
mi battezza
- Gelida e
scura.
-
- Ma
l'acqua vera
- Scorre
- Sul mio
viso.
-
-
-
|
-
- Paola
Russo
-
- Continuare a
scappare
-
- Anche tu, amica
malinconia
- Non ti sei
fermata e sei volata via
- A pensarci bene
è stato un errore
- Meglio che
rimanesse nel suo torpore
- Rinchiuderla
dentro, rinchiuderla a chiave
- E le parole
rimangono schiave
- Di me che adesso
soffro di meno
- Perché
tutt'intorno è un po' più
sereno.
- Lascio perdere
le mie emozioni
- Che volano via
come note o canzoni
- E cerco di
restare indifferente
- E continuo a
scappare da questa gente
- Che capisce
certo quel che tu dici
- E puoi trovarci
fedeli amici
- Ma sei tu che
continui a fuggire
- Non puoi farci
nulla, continui a soffrire
- Non hai il
coraggio, non vuoi più amare
- Allora che fai?,
continui a scappare?
-
-
- Favole
strane
-
- Non mi ricordo
più la poesia
- Che da tempo
è inscritta nella mente mia
- E la lascio
là ancora a poltrire
- Sarà che
non riesco proprio a farla uscire.
- Cosa posso fare
ditemi voi
- Se vivo sempre
nel senno di poi
- Ed anche
quest'oggi che scrivo in rima
- È forse
anche peggio di prima.
- E persino di te
sorella speranza
- Sento la triste
e confusa mancanza.
- L'unica cosa che
ancora rimane
- È
quest'unione di favole strane
- Che mi fa
sognare l'amore
- Che entra in me
senza alcun rumore...
- Amore crudele,
amore infinito
- Che fa di un
debole uno spirito ardito
- Che mi dà
forza come gli amici
- Che mi lascia
mai priva di giorni felici.
-
-
|
TORNA
ALL'INDICE
|
-
- Luciana
Scaglia Grenna
-
-
-
- Sempre...
mani
-
- Le mani
corrono
- ormai leggere e
veloci,
- accarezzano...
- quasi senza
soffermarsi
- lasciando,
però...
- un'impronta
impercettibile
- ma decisiva su
quel corpo
- ahimè
logorato
- per gli
incessanti pensieri.
- Volteggiano
quasi danzando
- come una
piuma
- senza stancarsi
mai
- appagate
- dal risultato
inaspettato
- ma
desiderato
- in
silenzio.
-
-
-
-
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-
Raffaele
Taibi
-
-
- Nonostante i
miei sforzi disperati,
- non sono mai
riuscito a salvare la vita
- di un impiccato
servendomi d'un'ascia...
- Prima che io
riuscissi
- ad abbattere
l'albero,
- il cappio aveva
già fatto il suo diligente
lavoro.
-
- Quando
invece
- avrei voluto
essere io ad impiccare
- i miei
ricordi,
- non ho mai
trovato foreste abbastanza estese
- da comprendere
un numero sufficiente di rami,
- e
così
- ho dovuto
lasciarli a marcire semivivi
- nella fanghiglia
del sottobosco,
- a diventare pian
piano humus nutriente,
- rivoltante
pasto
- per la
brulicante quasi-vita che,
- se guardi
bene,
- vi si annida e
prospera,
- e che, son
certo, sarà la sola a
sopravvivere
- alle intemperie
e agli uragani
- di questo
millennio di glaciazione.
-
-
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-
Salvatore
Uroni
-
-
- Terre della
sera
-
- Terre della
sera
- malinconia
silente
- d'origini
disabitate dal pensiero,
- che rincorre
ore
- frettolose a
dare alla vita
- l'abitudine a
vivere riflessi d'esistenza.
- Su strade
straniere s'incrociano silenzi
- che bruciano
avvinghiati alle parole
- e non pagano
nulla
- al tormento di
maschere
- che recitano sul
palco
- di solitudini
condominiali
- Terre della
sera
- prateria antica
dell'anima,
- del suo essere
respiro
- della terra,
delle stelle,
- mai cosa mai
oggetto
- raccoglimento di
luce
- sulle rive della
memoria;
- scrigno di
pietre fossili
- rinchiusa oltre
le inferriate
- delle parole
mute
- guardiane
servili della ragione
- Terre della
sera
- richiamo di
segreti inquieti
- nell'abisso che
s'apre al sogno
- e svela alla
vita la sua aurora.
-
-
-
-
|
- Amelia
Valentini
-
-
- Come candide
vele
-
- Sul legno
incorruttibile
- del severo
cipresso,
- custode spoglio
e silenzioso
- dell'ultima
dimora terrena,
- le dita del
vento
- sfogliamo
inquiete le pagine
- del libro
sacro
- all'eterno
annuncio.
- Così
discese
- con impeto
corrusco
- il divino
Spirito
- a illuminare le
menti
- e incendiare i
cuori
- di fiamma
inestinguibile.
- Ora nel fruscio
dei fogli,
- gonfiati come
candide vele
- dal soffio
creatore di vita,
- le nostre
domande,
- memori del Tuo
muto abbraccio
- alla Croce
accettata,
- si sciolgono nel
volo sereno
- della preghiera,
ultima accoglienza
- della Sua
volontà.
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11-05-2007
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