Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori

Antologia del premio letterario
Angela Starace 2003

Sommario

Prefazione di Antonio Spagnuolo - Giuseppe Lanzetta - Michele Ammirati - Marco Angella - Marisa Arena - Emanuela Ballotta - Laura Bassetti - Paola Basso - Marina Belleggia - Vincenzo Bolia - Maurizio Cafaggi - Sara Cagnani - Alessandro Castano - Marco Casula - Manuela - Cristiano Comelli - Massimo Compagnoni - Emanuela Corsello - Alessandro D'Oscini - Massimo De Mellis - Guido De Paolis - Francesca Delfini - Eva Di Betta - Francesca Di Cesare - Giuseppe Diotto - Luigi Diego Eléna - Diego Fantin - Antonella Fattori - Emilia Fevola - Giuseppina Fracchiolla - Marco Galvagni - Marco Gottardi - Simone Grandi - Simonetta Gravina - Lucia Grazzini - Igor Greganti - Nicola Guerriero - Renato Iacomino - Maria Iannaccone - Maria Antonia Iannantuoni - Fernando Iannozzi - Giovanbattista Leone - Valentina Lipari - Alessandro Maffei - Raffaella Magliocca - Carla Manferdini - Lia Manzi - Gabriella Manzini - Tiziana Marini - Maria Gabriella Meloni - Giampaolo Merciai - Angela Miccoli - Scheila Morganti - Cristina Motta - Giuseppe Nittolo - Pietronilla Notarantonio - Margherita Paoletti - Antonio Vincenzo Paradiso - Aura Piccioni - Margherita Vallier - Marta Rossi - Roberto Sannino - Dario Sardelli - Francesco Sassetto - Adriano Scandalitta - Andrea Scano - Antonio Scapini - Adriana Scarpa - Roberto Silleresi - Giovanni Teresi - Luigi Vento - Veronica Verdirame - Erika Vida - Giuseppe Vultaggio


 
Antologia del Premio Angela Starace 2003 - formato 14x20.5 - pagg. 80 - Euro 18,00 - ISBN 88-8356-652-1

Risultati del Premio Angela Starace 2003
 
Come avere l'antologia
Prefazione
 
Una breve raccolta antologica, nata dalla selezione di un premio, non ha quasi mai la pretesa di imporsi all'attenzione del pubblico quale momento esemplificativo dell'attuale stato del farsi poetico, ma nasce quale testimonianza di una sfida che - con la poesia - continua a coinvolgere la sempre fitta schiera di poeti impegnati nelle sfuggenti libertà verbali, nelle stereofoniche concertazioni della metrica, nella musicalità della parola.
In questa possiamo con certezza sottolineare l'impegno che tutti gli autori presentati hanno saputo realizzare con i propri testi, sia nelle forme, sia nei contenuti, in un crescendo di creatività, tale da rendere più che esaudente il progetto.
Non si ha la pretesa quindi di porgere un panorama esaustivo della poesia contemporanea, ma si è coscienti che una simile raccolta possa offrire al lettore uno spaccato del come si fa poesia nel momento.
La realtà che riusciamo ad intravedere nel discorso artistico diviene la tormentosa ed ironica negazione dell'intervento politico che ci circonda, al termine dei percorsi che ogni singolo autore riesce ad identificare e coinvolgere. La capacità dirompente nei molteplici elementi che distinguono i valori oggettivi si rivolge al consueto ed al banalizzato, cercando di spezzare quegli schemi formali decaduti.
La creazione poetica - qualunque scuola o didascalia la distingua - è la migliore espressione con la quale si riafferma, ad un grado alto, una realtà negata nella sua empirica immediatezza.
Non ci soffermiamo sui singoli testi pubblicati, lasciando al fruitore un metro di giudizio il più ampio possibile, che possa contribuire a determinare il momento magico della suggestione.
 
 
Antonio Spagnuolo
 
Presidente della Giuria del Premio

Prossimamente su questa pagina le poesie dell'antologia
L'illustrazione di copertina, è l'opera vincitrice del Premio fotografico indetto dall'associazione Aedo 2003 ed è stata realizzata da Giuseppe Lanzetta.
 
Giuseppe Lanzetta, è nato a Napoli nel 1963. Laureato in ingegneria civile esercita la libera professione. Ha lavorato a Milano e Napoli, dove attualmente risiede. Ha iniziato a fotografare nel 1983 ed è nata subito una grande passione che continua fino ad oggi. Gli piace utilizzare sia il bianco e nero che il colore ed ultimamente anche il digitale.
Ha avuto brevi esperienze di lavoro come fotografo prima di laurearsi ma attualmente la fotografia rappresenta per lui solo un hobby che cerca di praticare ogni qual volta gli è possibile.
Non ha mai partecipato a concorsi prima di quest'anno, in effetti ha iniziato, per caso, a settembre, con un concorso indetto dalla rivista PC World ottenendo il terzo premio. Subito dopo, quasi con la voglia di fare una verifica, ha deciso di partecipare al concorso dell'associazione Aedo che scadeva di lì a pochi giorni, vincendolo, con la fotografia che illustra la copertina di questo volume.

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Marco Angella
 
 
2003
 
Domandare consigli ai saggi cantori
Interpellare la storia,
cocktail di vite e di morti
Osannare la pace
in un coacervo di guerre
 
cercare
 
,
 
è umano
 
...nella tempesta dei pensieri
in un crescendo rossiniano di terrore,
tra il caotico rumore del nulla,
uno squarcio di luce:
 
nessuna bomba annienterà la poesia
 

Laura Bassetti
 
 
Due anime
 
Un sorriso,
un gesto,
uno sguardo
un impercettibile
aumento
dei battiti
del mio cuore,
o forse
è il mio cervello
o la
mia ANIMA
che ha
finalmente
trovato
il suo...
tutt'uno
e si sta FONDENDO!
 


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Alessandro Castano
 
 
Un uomo e la sua sorte
 
Eccole. Piovono dal cielo,
ma non è l'oceano,
non sono le infinite acque della
Terra, che portano la vita.
Sibilo di oggetti intelligenti.
Aspetto seduto sul prato che la
sua potenza mi bagni.
Eccola lì. La mia vita
che scorre tra le rocce.
Scivola giù, fino a
tingere il deserto.
Che io sia un popolo intero
od un uomo solo, che
differenza c'è? La mia
vita è importante solo se
sommata alle altre?
Il mio respiro tace sotto
la pioggia, le
mie vene dimagriscono.
Giaccio. Sulla mia vita, ora secca,
il mio corpo immobile.
Mani di donna bagnano il
viso paralizzato
nell'espressione dello schianto.
Le loro braccia
adagiano il corpo
nel letto del terreno.
Eccola, arriva. La terra bagnata
che copre ciò che ero.
Un bimbo, un uomo,
una donna, un anziano.
Eccoli, arrivano.
I fiori che ricopron la mia tomba.
 

Massimo De Mellis
 
 
Iride
 
Scruto innumerabili stelle
perché sussurrino alla notte
parole antiche, verbi nuovi
da cucire nel drappo del dire.
 
Dammi o tu, luna d'argento,
segreti di luce e d'amore,
un raggio delicato e chiaro
che cada distratto e contento.
 
Seguo una nuvoletta rosa,
fiocco morbido e leggero,
libero nell'azzurro cielo
sospinto dal soffio del vento.
 
Domando a lei una cosa,
che lasci cadere su noi
gocce cristalline epure
intrise di gioia preziosa.
 
Cerco nel variopinto prato
fiori e colori dell'iride
da dipingere e mirare,
farfalle screziate volare.
 
Salgo sulla dolce collina,
da essa lo sguardo avvicina
a boschi, sentieri, ruscelli,
cercando ei cinti castelli
 
che diano sicura difesa
a sogni, pensieri, desii
e portino pace e certezza,
un giorno sereno s'avvii.
Vi sia nel cuore sereno
un tenero arcobaleno.
 


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Francesca Di Cesare
 
Opera 9a classificata
 
Aborto
 
È una nota appena percettibile,
lo strillo di un vulcano,
un mormorio di campane viola,
il grido rauco dell'oscurità,
un vortice nello stomaco.
 
Un guanto marino
stretto attorno al mio organo
che vomita sangue nero
come sputi di seppia.
Un labirinto di alghe
che affonda il cuore.
 
Un verme si rotola
cercando di costruirsi
mentre lance asettiche
lo strappano al delirio
di un pianto.
 
È ghiaccio in fondo all'anima.
È il tuo ramo secco
che ha dato respiro
a un grido di rabbia e orrore.
L'ultimo granello di sabbia
prima della tempesta.
 
È una minestra di sangue,
una mano di mostro
che morde la vita
con le sue siringhe e i suoi aghi
bianchi.
 
Pulizia, ordine
che si fa spazio
nell'immondizia dell'anima,
nella violenza dell'amore,
in una vita
sprecata.
 

Giuseppe Diotto
 
 
Il Progresso
 
Mondo pazzo, mondo strano
computer, mouse, tastiera
elementi essenziali di progresso
l'alba di una nuova civiltà
un'invasione del tempo, dello spazio
e della mente
un lento ma inesorabile flusso elettronico
che scorre nelle viscere della terra
come in quelle dell'uomo
sotto i nostri piedi
tra i nostri pensieri
in cima alle montagne
tra le nuvole.
Un'energia sotterranea che tutto unisce
non ci sono confini, barriere, muri
che possano reggere il confronto:
il segno inesorabile del progresso
non ammette debolezze.

 
Il momento
 
Non ci sono parole
per descrivere il momento,
quando il tempo si è fermato
il ritmo della vita è oramai un
lontano ricordo
niente sarà più come prima,
una pioggia battente tutto lava
tranne la memoria di un passato
troppo pesante per essere trascinato via
da un semplice spruzzo d'acqua.
 
 
 


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Luigi Diego Eléna
 
 
Opera Segnalata dalla Giuria
 
Fondo di tenebre
 
Meraviglioso disincanto.
Dall'incanto di scialli drappeggiati
di donne avvolte nel nero,
evocazioni religiose e mistiche,
un azzurro specchio d'acqua
e una nube criptata dal sereno.
Il loro essere separato,
mischiandosi e fondendosi,
staccandosi con l'immaginazione
è fuggire
lontano da tutti.
Una linea più sottile
ricama in controluce i loro profili.
È straordinario in tanto fulgore
mettere tanto mistero
del perché su quella tela
traspaia
il cielo rosso
piuttosto che blu
su un fondo di tenebre.
 

Antonella Fattori
 
 
Opera Segnalata dalla Giuria
 
 
Le stagioni del cuore
 
Sul tetro aspro rovo che languente
saliva dalla scura terra pietrosa
dopo il gelo reciso da mano sapiente
dedita ad una vita operosa,
sul muro saldamente avvinghiato
come chi col respiro affannato
invano tenta di arrestare il
Tempo e coi suoi cari indugiare...
 
fiorite promesse e verdi inaspettati
irrompono dai brulli rami squarciati
fervidi di trepidante energia,
rinvigorendo ricordi e nostalgia.
 


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Emilia Fevola
 
 
Acrostico per Angela
 
Avevi sogni di donna, speranze di madre, illusioni, certezze e
Nel cuore tanto amore da illuminare tutto intero il mondo.
Gelida ed impietosa al viver tuo li strappò una mano
E in cupo dolore lacerante i giorni avvolse e logorò, ma
L'anima tua no, non la raggiunse, ché indomita restò e
A noi torna serena, se ognor poetando di te ci ricordiamo.
 
 

Giuseppina Fracchiolla
 
 
La statua
 
(anima urbana)
 
Un artista voleva che io esistessi.
Per te che mi guardi con meraviglia,
io rispondo ai tuoi perché.
Per la storia che mi ha generato
per le battaglie vinte
per le sconfitte
per la giustizia che ho voluto
per la saggezza praticata.
Io sono urbana, una cittadina del passato
per le piazze maestre,
per l'architettura che tocca il cielo
per i giardini infiniti
per i luoghi nascosti.
Per gli artisti e gli architetti
mi sono salvata da distruzioni,
invecchiata con i temporali.
Se tu mi distruggi,
hai distrutto l'evoluzione.
Io sono qui perché tu mi conservi
Perché la storia ti appartiene.
 


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Igor Greganti
 
 
Falsa partenza
 
Il treno strappa il cielo
ed è nero tra una coppia
di lati separati con un ricordo
da amanti ora come bordi
distanti sola sarà la luna
con un cielo rotto e un treno
che va senza freno come
un dispetto della crudeltà alla pazienza.
 
Comunque il treno ovunque
vada si porta per strada
lei che scompare come morta
e appare a distanza nel sereno
di una stanza sei volte
al secondo tra i molti tuoni
d'un uomo che è un viso
deriso o uno sfondo.
 
È quel mezzo come un rumore
pazzo nel cuore non spaventa
più come un cappio ma gli inventa
un rumore la figlia del vento.
 

Fernando Iannozzi
 
Opera Segnalata dalla Giuria
 
Ogni volta
 
Ogni volta
che attraverso quella porta socchiusa,
risorge il respiro del dubbio.
Increspa le paludi della conoscenza,
diffrange possibilità,
accenna onde di futuro.
 
Ogni volta
quegli occhi che non piangono più
saettano un lampo di lacrime nell'ombra,
un prisma tagliente di polvere viva,
che squarcia riverberante
la mucida stanza dell'esistenza.
 
Ogni volta
quella bocca riarsa aspetta
ferma e fremente.
Non ha più preghiere,
non ha più bestemmie.
Sa e tace
come gli uccelli quando il cielo scolora.
 
Ogni volta
mi ossessionano
quei trilli inevitabili,
monotoni,
d'un cuore interpretato.
I soliti enigmi
che non hanno risposta.
 
Allora
chiudo le tende in faccia alla notte
e tiro su
una volta ancora
i pesi freddi della pendola.
 


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Giovanbattista Leone
 
 
Le cose sparite...
 

(alle mie figlie con amore)

 
Dalla "marea"
preserverò tre cose:
una rosa, una stella,
una chitarra...
 
Come la rosa
fletterò lo stelo
nella calura
delle mie fatiche...
 
Come una stella
vagherò la notte
su ambigui ghetti
ove non filtra il sole...
 
Con la chitarra
imprimerò il mio canto
sull'acque salse
già chete, alla marina...
 
Vi insegnerò
ad "ascoltare il mare"
mentre, discosto,
incrocio la risacca...
 
Vi affiderò,
"farfalle incontro al vento",
l'oscura coltre
di un obbligo d'amore...
 
Il soffio arcano
di cose ormai sparite
dal desco avaro
dei ricchi e dei potenti...
 
 

Carla Manferdini
 
 
Autoritratto
 
Di sole, di vento, di grano,
di poche parole
di ossi, di fossi,
di verde che brilla,
di nuvole a fiocchi,
di occhi perduti lontano.
 

Le Poesie
 
Così vengono
In macchina spesso
Col sole di lato
O con le gocce diritte di pioggia
Lente e veloci, dolci e atroci
Vengono non se le chiamo
Ma se aspetto.
 
Sono come di vento
Entrano se c'è una fessura
A volte mi fanno paura.
Sono manna dal cielo
Se ho sete, se ho fame
Vengono e riempiono il vuoto
Che rimane.
 


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Maria Gabriella Meloni
 
Itinerarium mentis
 
Sommersa
dal rombo roco del silenzio,
un tremore mi pervade.
Il mio essere si espande
oltre ogni umano limite.
Il centro gravitazionale si perde.
L'onda del microcosmo
confluisce
nell'oceano del macrocosmo,
vengono infrante
le barriere fenomeniche,
è sgombrato l'accesso
ad intuizioni superiori.
Oltre quel varco
si consuma
la dissoluzione finale...
 

 
Mea culpa
 
Ho rinunciato alla mia volontà,
ho reso me stesso inerme,
succube di demoni potenti.
Le forze della distruzione
che bramiscono attorno a me
hanno vinto l'anelito alla vita.
Ho abiurato alle mie responsabilità
con giubilo selvaggio,
sono diventato strumento inconsapevole
del diabolico gioco delle passioni.
Ho dimenticato che la pace reclama
un coraggio più grande
di quello richiesto dalla guerra,
che la vera pace germina
da un travaglio spirituale,
da una dura ascesi dell'animo.
Mea culpa... la mia fievole luce
avrebbe potuto fugare le forze cieche
della distruzione
che bramiscono attorno a me.


Aura Piccioni
 
Leva obbligatoria di una
"guerra per la pace"
Vent'anni o poco più.
Negli occhi il sogno di una vita migliore, nel futuro...
Due anni nell'esercito Tsahal - gridano gli ufficiali -.
Gli occhi fissi su un'uniforme ormai dimenticata.
Addio - pensa - sono rimasta troppo a lungo arruolata.
Notti in tenda trascorse sotto un cielo
in cui le stelle parevano schernire il mio destino.
"Esercito di pace", ci hanno detto.
Ma dov'era la pace? Si perde la pace,
si perde la libertà...
I miei occhi anelavano un sorriso
di speranza intriso;
eppure solo mani alle tempie, come saluto,
e parole vane, di rispetto gravoso.
In testa, i capelli sudati si ribellavano
sotto l'impeto fiero di un berretto di colore nero...

Le nostre parole
La luna, spettrale presenza...
Abbiamo le parole per comunicare
l'eterno e l'universale,
ma non bastano.
Nascono dalle labbra,
si sfiorano;
suonano la musica dei poeti,
le melodie dei Serafini.
Ma il cuore, perché non vola?
Dovrebbe allargare le ali,
il cuore...
Ha paura delle lusinghe,
il cuore,
e si perde nella notte,
tra il vento, inascoltato.
Le parole restano,
allora, lì;
mute, silenziose...
Anche quando pregano il cielo,
anche quando vogliono centrare
il sole.


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Cristina Motta
 
 
Fanciulla
 
La tua candida veste bianca,
inseguiva, nei prati fioriti di
primavera, il passo del vento.
 
Scalza correvi via,
mentre il silenzio dei tuoi
pensieri, metteva le ali ai
tuoi desideri, come rondini
in volo.
 
Danzavi leggera lungo le
rive di un fiume dorato.
In punta di piedi, sognavi
la vita, offrendo al cielo
una preghiera sentita.
 
Raccoglievi, con semplice
mani, fiori di primule e
violette selvatiche;
così da ornare con ghirlande
d'amore, quel tempo sospeso
che ti stava vicino.
 
Emozioni sentite tu donavi
alla vita. E ad ogni stagione,
rinnovavi il tuo cuore;
vegliando serena ad ogni pena,
senza sfuggire a nessuna
atmosfera.
 
un arcobaleno fra le colline,
era speranza del tuo avvenire.
Un respiro profondo, si perdeva
nell'anima; trasformando quel
sonno di attese infinite, in un
dolce risveglio.
 
 

Giuseppe Nittolo
 
 
Notte a Kabul
 
A chi racconterò di due grandi occhi
fissi nei miei a chiedermi perché.
A chi racconterò di maternità senza più linfa
per figli attaccati ad aridi seni.
A chi racconterò di campi di grano disseminati di tombe
e giovani spighe spezzarsi al vento del deserto.
A chi racconterò di uomini che hanno stretto
il cuore con chiavistelli di crudeltà.
A chi racconterò di donne coperte di fango,
che chiamano "burqa", sussurrare preghiere
sulle ceneri di un passato, quando la vita
vestiva carezze e rubava sorrisi.
Ora, in questo tempo incerto e cupo, stendiamo
mantelli di misericordia sulla sabbia, dove
il dolore fa da signore e concima con la vendetta
alberi di melograno.
Ora, l'inverno ha coperto di neve l'orrore e
ci inganna con la promessa di una primavera, che
si fermerà solo sull'uscio.
 
Forse domani..., forse chissà quando,
questo mio canto insieme a tanti canti,
di giusti e di innocenti, ricamerà strofe che
scioglieranno i nodi degli errori,
rammenderanno i fili della comprensione,
smuoveranno i cuori a raccogliere,
dalle mani dei santi, quella carezza
che è maestra di vita.
...e il sole allora sarà viandante che
donerà speranza nei cappelli degli umili.
 
 


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Pietronilla Notarantonio
 
Silenzio
 
Intorno il silenzio
il tuo viso, il mio respiro
mani che stringono forte
il battito incessante del cuore
una voce pacata il quietarsi della mia paura
che piano piano si acciambella dentro
e di nuovo silenzio
 

 
Pensieri
 
Ho scritto una poesia che mi tenga compagnia
Tutte quelle troppe volte che mi intorcino a pensare
A tutto ciò che è stato; ad ogni desiderio mai avverato;
a quel che io non ho mai vissuto a quel che non è accaduto
Ho scritto una poesia per allontanare la malinconia
Che mi prende quando mi fermo a pensare
Che forse dovrei scacciare il ricordo di ciò che è passato,
le emozioni che ho sentito le lacrime per che è ormai finito
e farei bene a lottare per tutto ciò che val la pena di amare.
Ho scritto una poesia perché nelle giornate amare
Non mi faccia dimenticare come la vita mia vorrei disegnare
E mi costringa a pensare a tutto ciò che è stato detto o fatto
E a tutto ciò che è ancora da fare per poter continuare a sognare.
 

 
Ricordi
 
Le case strette l'una all'altra, arrampicate sul monte,
il rumore dei passi sui selci della strada ed il silenzio.
L'aria che sa di neve, di vento e di tiglio.
La scalinata della chiesa, il silenzio della volta,
l'altare spoglio e l'arcangelo Gabriele.
L'aria che sa di incenso e di candele.
Il ciglio della porta, un argentino tintinnio di campanelli,
il silenzio delle stanze ed il battito incessante del mio cuore.
L'aria che sa di legna e di fumo del camino.
Lontano il rintocco di una campana,
una dolce nenia che affiora alla mia mente,
come una antica preghiera sgorga da sola dall'anima ma,
e mi ritrovo bambina
 

Margherita Vallier
 
Opera Segnalata dalla Giuria
 
La lavagna
 
A volte io non so se vivo in modo intero
quando sogno parole dentro un prato nero.
C'è un bimbo che rincorre una farfalla,
scivola e quasi cade in una falla.
Entro nella lavagna: mi riesce di afferrarlo,
lui si dimena, se ne vuole andare; ma io gli parlo,
con lui vorrei giocare: "Vieni, gli dico, andiamo a visitare
i Lepidotteri, il Museo di storia naturale!",
Lui scuote la testa, i bianchi riccioli di gesso:
è suo dovere catturare farfalle, subito, adesso,
perché così è la frase da copiare;
gli scolari non possono restare
senza parole scritte, senza quel bambino
che insegue le farfalle col retino.
 
(Imbronciata mi dico: "Beato lui che ha un posto fisso dove stare,
tratteggiato a gessetto sulla lavagna nera!"
E a malincuore me ne torno fuori, torno a sognare
il sogno freddo di una notte di bufera.)
 
Donna-bambina, non so inseguir farfalle
ma solo sogni, ed è un incubo feroce questa valle
che ha strade bianche disegnate dal dolore.
Voglio gessi assortiti, voglio il colore!
Fatemi disegnare i laghi verdi, e cieli azzurri sui monti
e sulle rocce bigie da scalare, sui labirinti di rossi alberi
contorti!
Anche se ad ogni passo rischiassi di affondare
in nere sabbie e stagni, la vita andata voglio lasciar andare
in cerca del colore trovar la luce e il sole,
alla sua luce leggere i segni e decifrare le parole
che mi diranno l'ora dell'alba e dell'amore.
Dalla lavagna non cancellare il mio cammino vestito di colore,
vecchio bidello della mia scuola elementare.
Tu come il Fato, non cancellar le tracce e lasciami sognare.
 

 

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Giovanni Teresi
 
Opera Segnalata dalla Giuria
 
Luci nel deserto
 
Quando il caldo s'espande
dalle dune di gialla sabbia
e lo scirocco infuria turbinoso
tra le polverose nuvole,
tutto è in preda alla solitudine.
Un'improvvisa tempesta
sposta le dune,
non si vede l'orizzonte,
la terra gira eguale
su se stessa.
Delle sagome s'intravedon...
sono spinosi cactus
con delle lunghe braccia
protese in alto
a chiedere aiuto,
a indicar l'onnipotenza,
a segnar l'unica presenza.
Il vento sovrasta la natura
nel silenzio del deserto.
Allora l'anima si fonde
con le radici del dubbio
al solitario paesaggio.
Visione non è certa
d'altro essere alla tremula aria
trafitta dai raggi del sole.
Quando a sera l'unica
calda guida tramonta e scompare,
subito il freddo invade
le ondulate montagne,
le stanche membra...
La sola via che s'apre
agli occhi è il cielo stellato.
Allora l'anima si leva
al tappeto ricamato
cercando nelle luci
del deserto la verità
e la via.
 

Erika Mattea Vida
 
Io non sto zitta

A mia madre - (30 giugno 2001)

 
"Io non sto zitta",
L'unica cosa preminente
Mi hai inculcato nella testa
Al maglio dei tuoi vent'anni
Marcato a fuoco nel cuore
Sulla fronte, sulla bocca,
Con mille parole
Scritte, parlate,
Setacciate con avidità
In vocabolari d'occasione
Riscattati dalla polvere di rigattieri
In alternativa ad un vestito migliore,
Macchiati del mio caffelatte
Infantile e del tuo caffè.
 
A fare gli angoli delle lenzuola
A scegliere il mio abito da sposa
A depilarmi le gambe
Non mi hai insegnato,
Tu, che te ne vai, adesso,
Con quello zainetto sbrindellato
Pieno di libri e di appunti
Delle parole tue e degli altri
Senza nemmeno un rossetto
Come una vecchia bambina
In gita scolastica
Vivendo di niente
Come una monaca ribelle,
Vivendo di tutto
ciò che conta:
"Io non sto zitta".
 

 
Consolazione
23 dicembre 2002
 
Dorme il giardino
D'una morte feconda
E il suo marciume
M'impregna e mi consola.
 


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Giuseppe Vultaggio
 
Nonni
Lu cori granni chi nun c'è 'u paraggiu,
la gioia sunnu di li picciriddi,
ogni cunsigghiu d'iddi è sempri un saggiu
puru si ánnu bianchi li capiddi!
 
Ma spissu su trattati cu li peri,
cunsidirati peggiu di l'armali,
e quannu li problemi sunnu seri
li trovi abbannunati ntê spitali!
 
E spissu ni scurdàmu dû passatu,
di tutti 'i sacrifici ch'ánnu fattu,
a quanti cosi ch'ánnu rifiutatu;
e dannu sempri, senza mai riscattu.
 
E allura nun trattamuli cchiù mali,
sarannu ripagati cu la gloria,
di la famigghia sunnu li fanali
e senza "nonni" nun ci fussi stòria!
 
Pi tutti li picciotti furtunati
ch'áviti ancora nonni di "vantari",
la sira quannu poi v'arritirati
di chissi "vecchi"... fativi abbrazzari!

Nonni
Il cuore grande che non c'è l'uguale,
la gioia sono dei bambini,
ogni consiglio loro è sempre un saggio
anche se hanno bianchi i capelli!
 
Ma spesso sono trattati con i piedi,
considerati peggio degli animali,
e quando i problemi sono seri
li trovi abbandonati negli ospedali!
 
E spesso ci scordiamo del passato,
di tutti i sacrifici che hanno fatto,
a quante cose che hanno rifiutato;
e dando sempre, senza mai ricompensa.
 
E allora non trattiamoli più male,
saranno ripagati con la gloria,
della famiglia sono i fari
e senza "nonni" non ci sarebbe storia!
 
Per tutti i ragazzi fortunati
che hanno ancora nonni da vantare,
la sera quando poi rientrate
da questi "Vecchi"... fatevi abbracciare!
 


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