Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
Antologia del premio letterario
La Montagna Vallespluga 2001

INDICE
Prefazione, Armando Arietano, Monica Balestrero, Angelo Gaetano Bianco, Giuliana Buratti, Enrico Calenda, Carlo Carrea, Andrea Comalini, Pieralda Comalini, Paola Mara De Maestri, Dario De Nardin, Rosalba De-Paoli Pozzi, Silvestro De Simone, Umberto De Vergori, Romilda Del Pra, Mara Favaretto, Francesco Gallo, Norma Giumelli, Barbara Gottardo, Vittorio Greggio, Carlo Leoni, Domenico Livoti, Alessandro Lugli, Mario Malpetti, Giuseppe Marotta, Graziella Minotti Beretta, Gianfranco Nicolini, Fernanda Nicolini, Laura Panighel, Gianfranco Pareti, Elvio Pederzolli, Tina Pellizzoni Citterio, Roberta Rampielli, Laura Ranzi, Ermano Raso, Adriana Scarpa, Elena Sideri, Ambrogina Sirtori, Rosa Maria Tosetti, Aldo Zanghieri, Caterina Zappia.
 
Come avere l'antologia
Prefazione
 
 
 
Giunto alla sua seconda edizione, il Premio La montagna Vallespluga di Campodolcino e Madesimo ha già trovato un suo posto di rilievo nel panorama letterario nazionale: non soltanto per il numero degli autori che hanno inviato i loro lavori (provenienti da tutta Italia, con una partecipazione che ha ben valicato i confini locali) ma anche per l'ottima qualità delle poesie e dei racconti pervenuti.
La commissione del premio si è trovata spesso in imbarazzo nel giudicare i lavori e stilare la richiesta classifica: emergevano contenuti limpidi e sensibili, lo stile era spesso di notevole qualità, scorrevole nei ritmi ed esatto nei metri, l'originalità e la spontaneità dell'espressione non mancavano di fascino. I componimenti di questo volume ne sono testimonianza, ma tanti altri avrebbero meritato un pubblico apprezzamento se i limiti invalicabili di ogni classifica non l'avessero impedito.
Sono lieto che tanti risultati siano raccolti in questo volume, perché con esso rimane una testimonianza viva del lavoro di tanti validi autori che altrimenti, forse, rimarrebbero chiusi in ambiti più locali. Ma non solo: questa raccolta è anche di piacevole lettura e capace di arricchire lo spirito, perché l'espressione artistica è sempre un bene irrinunciabile che fra tante incertezze e oscurità della vita illumina (quando è autentica) la nostra umanità.
 
 
Franco Melotti
Presidente della Giuria del Premio
 
 
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Monica Balestrero
 
Il sole,
con i suoi primi
sbiaditi raggi,
risveglia
la montagna
che lo saluta
con lo stridulo
e potente grido
dell'aquila
fiera e maestosa,
le fanno eco
le fronde
mosse dal vento,
prime voci del bosco
umido di fresca rugiada,
e il torrente
gorgogliante
che serpeggia
lungo la vallata silenziosa
rilucendo
d'oro e d'argento
sfiorato dalla luce calda:
è mattina!
 

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Enrico Calenda
 
Sprazzi accecanti
 
Psicoadagiati monti
nell'umido meriggio,
sprazzi accecanti
tra grigiobluastre nubi
nello screziato irritato verde
dell'informe pianura.
Soggiaccia la livida roccia,
si spanda, si sfaldi, ci opprima,
gli occhi stravolti
al cielo sciorini
(come si spande forte il tuo momento,
come si spezza grave la tua vita
nella cocente attesa,
nel tuo sotteso margine,
che l'arduo tuo spazio divide).
Sperduto distante soffrire
del tuo silenzio, dell'armonico
antico mistero dei forti occhi.
 

 


 
Alta valle
 
Abeti ricurvi
agli inclinati piani
fra pungenti ginepri
e verdi ippocastani
nell'assolata attesa
nella lunga distesa
dell'alta Vallespluga;
schizzata luce
nel tenerintenso verde,
compresso istante
d'una precoce armonica
l'attesa a stento difesa
dalla vorace angoscia
nell'insicuro ardore.
Rosseggia sul muro la zinnia
rosseggia la salvia splendente.
 

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Romilda Del Pra
 
Il lamento delle piante tagliate
 
Passando nel bosco ormai già spogliato
da ogni ceppo emana un tormento,
dimmi di male cosa t'ho fatto?
chiede un triste angoscioso lamento.
 
Sull'aspra balza ove son nato
ho dato asilo all'uomo, agli armenti
quante volte t'ho riparato
dall'acqua sferzante, dal sole cocente.
 
Quando il pastore a stagione avanzata
dava un addio alla baita, al torrente
lasciava noi qual guardia armata
diritte e fiere nel sole morente.
 
Ho steso i miei rami nella bufera
sulla tua baita sferzata dal vento
non accogliesti la mia preghiera,
ti giunga ora il mio lamento.
 
Passato l'inverno, stagione di gelo
tornavi quassù colla stagione ridente:
trovavi in me, e nell'azzurro del cielo,
un volto amico, un viso accogliente.
 
Per me invan fiorirà primavera,
invan torneranno le altre stagioni,
ma più tremenda scenderà la bufera
a tutto travolger dagli aspri ciglioni.
 
Comprendo il tuo lamento o amica pianta,
nell'anima mi grava una tristezza infinita
il vento lo mormora, l'uccello lo canta:
per tutti breve quaggiù è la vita.
 
Incerto per tutti purtroppo è il domani,
si va alla cieca incontro al destino:
vicino a te mi chiedevo stamani
lungo a corto sarà il mio cammino.
 

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Mara Favaretto
 
Opera 8a classificata
 
Grande Montagna
(Valle Spluga)
 
Cappelli bianchi adornano
il tuo capo
alta imponente austera
in un'aureola turchese
abbracciata dal sole
silenziosa emergi
dal profondo valle
dama preistorica
vestita di verde a fiori variegati
antichi sentieri incontaminati
intrecciano vispi torrenti
in una natura senza fine.
 
 

 


 
 
Valle Spluga
 
Camminare a valle
tra arbusti fitti e boschi variopinti
in un'esplosione di primule gialle
scaldarsi ai raggi del sole
che sveglia dal letargo
lo spirito più stanco
ascoltare il silenzio della natura
lo sfregarsi dei rami degli alberi
mossi dal vento
sentire profumo di resina e pino
che inebria la mente
in un'estasi di libertà
per ricaricarsi
bagnarsi al torrente
che impetuoso scorre a valle
portando con se ciottoli
bagaglio amorfo
di antica data.
 

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Norma Giumelli
 
Dint al cör
 
S'éri giösta na tuséta quänt ho cugnusü quéi póst
ghéra mia pensé gne guéri
só numó che l'éra agóst
iéra a ca änca i mé suréli
 
Strano cumé se se sent gränt a töci i etä
la mia nóna l'éra püsé vólta dacórdi
ma änca se al me piasiva vés tegnüda da mä
me sentivi i brásc e i gämbi fórti
 
Vulzävi i öch per vardá el só di
che davänti a déi paróli grändi
al me spiegäva quél ch'éri gniamó capí
e gnänca vöna iéra busärdi
 
L'éra förba la mia nóna
la parläva senza stracás
ma la veritä l'éra noma vöna
che de camenä éri mia de desmentegás
 
L'éra méi de lech na storia
cui muntagni töt inturnu
ma quänt el su al truäva gloria
l'éra cumé vés in un furnu
 
Ma änca quél desmentegävi
a dac a tra a quél di puntä
e ogni tänt la frunt sugävi
cun i mä n'd'el só scusä
 
Ala fin quäsi an ghe s'éra
sö in quél bosc che la vuriva
änca i funch del temp de guéra
quäsi quäsi la vediva
 
Al scuriva töt un fiöm
nel bél méz de piänti e vert
e legéri cumé piöm
an puciäva i mä un mument
 
L'éra mia sta gränt muntagna, in vultéza e cunfruntäda
ma la mia nóna l'ha ma insegnä
che ogni póst l'é el püsé bél
quänt el cör al ghe mét mä
 

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Vittorio Greggio
 
Amazzonia
 
L'ho visto piangere senza lacrime,
Ho udito i lamenti silenziosi,
Ed ho assistito al suo sacrificio
 
L'han torturato e segato!
 
Piango.
 
Era vecchio si! ma non aveva fatto
Alcun male, anzi,
I cent'anni li ha vissuti,
Donando fresche ombre,
Variopinti colori,
E ossigeno generoso
Per la sopravvivenza della vita.
 
Soffro e piango.
 
Sono angosciato e mi rammarico,
Per il modo in cui l'uomo ci distrugge.
 
Soffro ed ho tanta paura.
 
Sono l'Albergo accanto,
in attesa del supplizio.
 

 


 
 
Sentiero
 
Nell'umido manto,
Il canto d'uccelli
Fa eco nel Bosco.
 
Di alberi e fiori
Le frasche e le chiome,
Umori e profumi
Di Bosco gl'odori.
 
Al corso fa schiera
Il Pioppo e la Quercia,
Al lungo sentiero,
Nel fresco silenzio.
 
Un raggio di Sole
Filtrato fra i rami,
Riscalda la via
Che porta all'Oblio:
Gl'amanti nel Bosco
Con mute parole.
 

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Carlo Leoni
 
Mondo silente
 
Con lo sguardo
alla ricerca del mondo che conosco,
mi sento perso
in questo vecchio bosco di faggi e castani.
Tra la natura vera di questo spazio
mi sento così diverso e strano:
nulla porta i segni dell'uomo,
nulla porta il suo odore della mutazione.
I rumori, così assenti da essere assordanti,
sono quelli di una musica senza note:
rumori e suoni che non esistono
nella mia conoscenza.
L'acqua del piccolo rivo
scorre verso il mondo diverso,
trasparente, quasi fosse inesistente,
riflettente di guizzi argentei,
riverberi di aghi di sole
che passan le compatte fronde,
Acqua che corri gioiosa tra i massi,
sarai così limpida ancora per poco, purtroppo.
In questo buio di luce e luce di colore,
tutto sento così reale seppur sconosciuto.
Sei tu mondo antico che a pastello hai dipinto
questo spazio infinito.
Vorrei dormire, svegliarmi nel tuo cuore,
ma ho paura di riposare in questo mondo
così vero, così sincero.
Son contagiato dal mondo mutato
da sentirmi estraneo in questo spazio.
Mi spaventa anche se mi accende il cuore:
qui troverei la pace ma ne sporcherei il candore.
 

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Domenico Livoti
 
Opera 5a classificata
 
 
Canzone del merlo acquaiolo
e dell'emigrante
 
C'è un ricordo di aride fiumare
nel mio aspro cuore d'emigrante,
c'è un bisogno di acqua corrente
per diluir quelle immagini amare.
 
"Cos'è quel magico volo
sulle note di acque ridenti?"
 
"È la gloria di un merlo acquaiolo
è il riflesso di ali lucenti!"
 
La mano tenta di fermare il flusso
ma i pensieri la sorpassano veloci
alla ricerca di quegli attimi felici
che per un animo straniero sono un lusso.
 
"Dov'è quel merlo dal petto bianco
che spia il canto d'argentati temoli?"
 
"È lì su un masso al sole, forse stanco,
ebbro di danze e di voli fievoli!"
 
Non tenterò di rotolare a mare,
fermerò qui al nord la mia mente,
racconterò la mia storia al torrente,
a star con me dirò a lei di provare!
 

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Graziella Minotti Beretta
 
Il bosco e il torrente
 
Un ruffello d'irresistibile malia
Oggi mi torna
Con la sua favola viva
Su quel sentiero che ancora si diparte
Tra quiete e silenzio più leggero.
Un'eterna scorciatoia
Porta i miei passi
Con l'evocare di lontane memorie
E mi conforta l'acerbo frutto
Che mai non matura
Con armonia di colori
A folti resinosi abeti e larici.
Nel bosco dove la vista pigia
Ogni riscontro vivace
Spazia spavaldo
Il rapito poetare,
e solitario va il respiro
scolla l'azzurro cielo
il calpestio di qualche lepre
forse di marmotta.
Nell'alito di vento
È un muovere di foglia.
Odo scrosciare il suo torrente
Che salta tra le rocce
Quel continuo sciabordio
Sulla pietra viscida di muschio.
Sussurri che nell'incavo rincollano
Scivolando lungo la rasura
Interminabile della vita
A dissetarla.
 

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Elvio Pederzolli
 
Rocheta (11/10/98)
 
Ho raggiunto forse il cielo
tutto è piccolo da qui:
giù, un lago di luce
e la voce del vento culla
onde e sogni lontani.
Terra e cielo
stelle e ricordi d'alba
salgono al cuore:
sei là, oltre la neve.
E io seduto al bordo
Respiro la mia vita
e il piccolo cuore
di cui mi nutro.
 

 


 
Doss Casina
 
Il vento porta lontano
il suono d'una campana;
tra rupi e boschi ora l'eco
racconta una storia lontana:
trincee affioranti
e tristi sfasciami di guerra
ricordano che prima del cielo
c'è sempre - da sempre - la Terra.
 

 


Quota 906
 
Sbalzi su acque argentee
di sole e roccia
ammantato il giorno.
Il piccolo uomo
ha osato toccare
i pilastri del cielo:
è là, sulla vetta.
Dall'ara di pietra
in un raggio di sole
abbraccia sua madre:
la Terra.
 

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Aldo Zanghieri
 
Giganti
 
Qui tra questi
storti giganti bianchi
e neri d'irsute pinete
posa un attimo il piede.
Ascolta il volo del falco
scruta come il nibbio
il silenzio dei fianchi levati
e come il topolino
schiacciato fremente tra le rocce
fermati, fin che puoi,
a preservarti la vita.
 
Montagna, valle, tu
che mi sei stata data in sorte
(a me che del mare
inesausto nel cuore l'ansimare porto)
tu della morte mi parli e mi ridai la vita.
È la cascata bianca
che spacca il tuo granito,
puro getto di sangue raggelato,
è il vento che ripassa infinito la valle,
è il ruscello che rimbalza tranquillo sui duri
oscuri sassi.
 
Ascolta, se puoi, i silenziosi
severi giganti innocenti
che disegnano guglie di cielo
immobili tra i venti
eterni quanto loro.

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ins. 23 febbraio 2002