Le antologie
dei concorsi de Il Club degli autori
Antologia del premio letterario
Angela Starace 2000
INDICE
 
 Introduzione di Rosalba Starace pag. 3
"Lo stupore dell'istante su alcuni aspetti di un'arte inutile
ma necessaria" di Claudio D'Aquino pag. 5
- Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò pag. 7 - Francesco Bergonzi pag. 8 - Margherita Biondo pag. 9 - Anna Bor pag. 10 - Antonietta Bottaro pag. 11 - Marco Canepa pag. 12 - Mariano Canò pag. 13 - Simonetta Cariolato pag. 14 - Carlo Carrea pag. 15 - Sandra Carresi pag. 16 - Roberto Ceccarini pag. 17 - Iole Chessa Olivares pag. 18 - Stefania Cicerchia pag. 19 - Nunzia D'Amore pag. 20 - Marcella Dalla Valle pag. 21 - Maria De Michele pag. 22 - Alessandro Dezi pag. 23 - Nunzio Di Bernardo pag. 24 - Fiorella Di Chiara pag. 25 - Stefano Di Monda pag. 26 - Dino Dorsi pag. 27 - Emanuela Esposito pag. 28 - Roberto Falcetta pag. 29 - Antonio Ferraioli pag. 30 - Maria Anna Filosa pag. 31 - Vittorio Formisano pag. 32 - Luisa Frosali pag. 33 - Marco Galli pag. 34 - Carlo Gerasimo pag. 35 - Giovanni Guglieri pag. 36 - Paola Ippolito pag. 37 - Carlo Luigi Kuhne pag. 38 - Carlo Augusto La Macchia pag. 39 - Mattia Landolfi pag. 40 - Nunzia Latini pag. 41 - Maria Luisa Lazzara pag. 42- Maria Lista pag. 43- Francesca Lombardi pag. 44 - Luca Mainini pag. 45- Lucia Maddalena Mastrosimone pag. 46 - Anna Matera pag. 47 - Ernesto Mirabelli pag. 48 - Mara Solange Morales pag. 49 - Dino Valentino Moro pag. 50 - Emilia Motta Alysakys pag. 51 - Eleonora Negri pag. 52 - Bianca Maria Pagano pag. 53 - Carlo Pedretti pag. 54 - Antonella Perrotta pag. 55 - Tomaso Pieragnolo pag. 56 - Barbara Pinchi pag. 57 - Maristella Pirola pag. 58 - Francesco Piscitello pag. 59 - Maurizio Pivatello pag. 60 - Pietro Paolo Poidimani pag. 61 - Annamaria Ponta pag. 62 - Antonella Porciatti pag. 63 - Nicola Pragliola pag. 64 - Franca Prosperi pag. 65 - Ermano Raso pag. 66 - Margherita Rimi pag. 67 - Paola Rivabene pag. 68 - Germano Rizzolo pag. 69 - Dalila Danila Roccetti pag. 70 - L'Uomo senza tempo pag. 71 - Antonio Rossi pag. 72 - Mariano Saturno pag. 73 - Pasquale Schiano di Cola pag. 74 - Giovanni Scribano pag. 75 - Martina Serafin pag. 76 - Elena Sideri pag. 77- Roberto Silleresi pag. 78 - Paolo Stefanini pag. 79 - Clelia Toso pag. 80 - Margherita Varriale pag. 81 - Danko Vasovic pag. 82 - Carmine T.A. Verazzo pag. 83 - Lucia Zambotto pag. 84 - Angela Raimondi pag. 87
 
 
 
 
 
Come avere l'antologia
Prefazione
 
Lo stupore dell'istante su alcuni aspetti di un'arte inutile ma necessaria
 
 
"Chi ha fede, ha fede. Chi non ha fede, ha la poesia.
Tutti gli altri si arrangino col conto in banca."
(Anonimo napoletano)
 
Che cosa spinge persone di varia estrazione sociale, delle più diverse età, di differente estrazione geografica, a impugnare la penna - perché, credo, almeno in questo si continui ancora a preferire la carta al computer - e a macinare in testa per poi mettere giù, dove capita, un primo abbozzo di verso?
Cosa le induce al lavorìo e al logorìo che sempre ne segue di smussare dissonanze, gettar ponti fra i concetti, allacciare parole ai verbi e attributi alle parole, fino a consumare il senso comune della lingua per trasfonderla in quintessenza? Cosa li costringe a tessere, insomma, una trama più laboriosa della tela di Penelope facendo ricorso alla stessa pazienza del ragno e alla medesima cura della crisalide?
Con la tenacia del pescatore che non abbandona lo scoglio, del predatore che attende il passo falso della vittima, queste persone affinano l'arte di drenare dal fondo di se stessi le più minute scorie che la coscienza e la logica hanno scartato per farne perle. E già questo basterebbe a qualificare un'arte tanto inutile quanto necessaria.
 
L'impulso ad affidare al linguaggio le proprie emozioni e a trarre emozione dal linguaggio è infatti l'estremo precipitato di un'applicazione che si rivela proficua se faticoso e travagliato è stato il lavoro di ordito, cesello e incastro. I componimenti che sono stati scelti fra i tanti selezionati per il premio Angela Starace 2000, ora riuniti in questa raccolta da Montedit, meritano il rispetto di chi legge - e persino di chi non legge - perché tutti sono frutto dello spasmo di separare dalla lingua ciò che è già noto e dello stupore esistenziale che si annuncia in un istante, quello che Croce chiamava "intuizione del particolare", che certo non è esercizio meno impegnativo del pescare e del cacciare con profitto.
I finalisti del concorso hanno provato a lanciarsi oltre il recinto quotidiano della parola. Almeno ci hanno provato. Sono carte sudate quelle che seguono, anche se non sempre e non tutte mostrano muscoli sufficienti a volare oltre la siepe. Ogni frase, ogni rigo che si scrive con giusto animo e giusto proposito è "un'avventura dimenticata da Dio", schizzo d'ambrosia caduto da mense olimpiche a ravvivare i nostri giorni glabri. Di questo dobbiamo essere grati. Perché la poesia è questo: una delle porte, non l'unica ma nemmeno l'ultima, per accedere al tempio dell'animo umano.
 
A una scampata dai forni crematori è stato chiesto: "Come hai fatto a venirne fuori viva?".
Lei ha risposto: "La domanda sarebbe piuttosto un'altra: come ho fatto a sopravvivere lì, nell'ultimo girone dell'inferno...".
"Scrivevo poesie - ha aggiunto - con l'unghia sul legno del giaciglio dov'eravamo ammassate in otto, dieci, dodici. Finché un giorno la kapò se ne accorse. Invece di denunciarmi com'aspettavo, la sera mi diede di nascosto non so perché un pezzo di carta di sacco e un mozzicone di matita...".
A distanza di trent'anni le due reduci dallo sterminio sono diventate amiche. Oggi le lega un vincolo destinato a non mai recidersi.
La poesia è riuscita a suscitare una complicità più forte della paura, più tenace dello sgomento. È riuscita a compiere il prodigio di unire per sempre vittima e carnefice.
 
Se l'uomo fosse animale, se non fosse mai successo quello slittamento ontogenetico che ha permesso all'esemplare umano di distanziarsi per il 2 per cento dal primate, l'uomo avrebbe solo paura e non farebbe mai una volta l'esperienza della fobia.
Per quanto nevrotici possano essere certi animali - e alcuni felini in gabbia certamente lo sono, come ricordano i gatti tenuti in casa - non si potrebbe mai dire che lo stato malandato del loro umore non sia condizionato da qualche dato realistico puntualmente suffragato dall'udito e dall'olfatto. "Puzza, dunque è", sembra dire il cane che abbaia, al quale dà fastidio anche il rumore innocuo: è pur sempre un rumore.
L'animale, infatti, non può essere fobico. Può aver paura solo di qualcosa che c'è, mai di qualcosa che non c'è. Per quanto sogni, sembra difficile affermare che possa avere delle schiette allucinazioni.
La spiegazione sta nel fatto che il linguaggio degli animali è fatto di segni, non di simboli. I segni sono un rimando astratto a un referente determinato. I simboli, invece, sono espressione astratta senza la necessità di un referente realistico. Diremo, anzi, che più il sostrato realistico manca, più il simbolo si rivela possente per l'umano.
Tutto ciò rende autenticamente inutile la poesia, che fra tutte le attività umane è quella a minor quoziente di valore d'uso, quella a maggior quoziente di valore di scambio.
Ecco perché un passero - tanto per citare una fra le specie animali più a portata d'osservazione - lascerà sempre sul davanzale abbondanza di pane dopo aver beccato briciole in quantità sufficiente da sfamarsi.
Al domani Dio ci pensa. Un uomo, invece, se lascia nel piatto"il boccone della creanza", è quasi sempre perché chi è con lui non intenda che è un abbuffone, per dimostrare buone maniere, eccetera: e c'è da giurare che, quasi sempre, s'alza da tavola con l'appetito che invece il passerotto ha quietato.
All'uomo manca quindi l'istinto della misura. In verità fa fatica anche ad aver soltanto senso della misura, per cui riesce a spaventarsi il più delle volte meglio per qualcosa che non c'è chiamando coraggio la sottovalutazione del legittimo motivo ch'avrebbe di far la strizza.
Dal che anche si deduce che la poesia, essendo del tutto inutile come la fobia, è parimenti a questa necessaria.
 
Claudio D'Aquino
Presidente della Giuria sezione Poesia
 
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Maria Luisa Beck-Peccoz Spanò
 
Ritrovarsi
 
Perdere
i canti e le armonie
le luci e le ombre
i sussurri
e i gridi.
Perdere
le tre stelle nuove
in un cielo infiammato
d'autunno,
uno stormo di lucciole
a giugno,
la grandine di marzo,
la neve ovattata
di dicembre.
Perdere i contatti
e i rituali,
le abitudini neonate
e il calore soffocante,
marea irrinunciabile
di vita.
Perdere
quello per cui si è nati,
fermi come rocce
e disperati,
convinti
di una sola possibilità.
Perdere tutto
e
ritrovare se stessi.
Francesco Bergonzi
 
Seduto nel dolore
dell'ennesimo no di piombo
della mia vita strozzata,
maledetto gigante da affrontare inerme,
fra echi di risa e suoni di metallo
di corazze immacolate,
io lì, col divieto urlato a gran voce,
nella terra bruciata
dove bianchi soldatini si fanno a pezzi
per un filo d'erba strappato.
 
E, rivolto lo sguardo ai gabbiani,
nuovi calcinacci si sfaldano
dall'edificio ormai in rovina.

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Margherita Biondo
 
Opera 11° classificata
 
La ricerca
 
Gioco d'inganno o gioco di parole
nel cielo custode del segreto
che turba la mia anima al tramonto?
Negli appetiti che indorano il mattino
sull'incoscienza di futili trastulli
inaridisco il fiato senza bere
ciò che nel calice dalla fronte sgorga
dentro un destino di lise pergamene.
Sorrisi spergiuri della luna
implacabili allertano la mente
oltre le ombrose nubi di frontiera
nella clessidra che vanifica il mordente.
Così vago in notti gravide di speme:
con le dita ripiegate dentro il cranio
per uccidere ogni illazione macilenta
alla ricerca inane di una fede
che non concede agli occhi la leggenda.
Angelo che tra le piume cela le sue ali,
bramo quel genio che savio m'acconsenta
un breve anelito di vita nel respiro
ormai sepolto tra il silenzio che pazienta.
E se la bocca mi nutre solo del mio pane
inzuppato in lacrime di memorie terse,
per saziare la fame che mi prende
agogno il muto Dio... ma non mi sente!
Anna Bor
 
Opera segnalata dalla Giuria
 
Uomini per caso
 
Noi... ballerini nell'infinito
solleviamo le mani
per afferrare ombre
che ci ruotano attorno
 
Muti... tendiamo le braccia
su tastiere sbiadite
verso armonie
che si dissociano
 
Riempiamo... amari
luoghi casuali
ingombrandoli
di colori improvvisati
 
Accaparriamo... in fretta
vendemmie inquiete
di eredità
malformate
 
Noi... ARTISTI
che lontani dalla ragione
avanziamo incauti
nel respiro di un ignoto uragano
 
siamo "UOMINI... soltanto... PER CASO"
 
2 1 2
 

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Marco Canepa
 
Il Dono
 
C'era una donna che amava me con tutte le mie paure
 
Io non vedevo il suo amore e non le davo amore
 
Per farlo avrei dovuto aprirmi alla paura che mi separa dall'amore
 
L'amore di questa donna mi dava la forza per sentirmi sicuro nel mondo e pensai che quella sicurezza fosse la libertà che cercavo
 
Lasciai così quella donna, ma capii che la mia sicurezza proveniva dal suo amore e caddi nel mio vuoto
 
Camminai oltre le paure, dentro il mio vuoto, poiché ero già nudo
 
Arrivai là ove anche le paure temono di andare, ma avendo orrore di tornare indietro mi arresi e saltai in quello che non conoscevo
 
Mi svegliai nel mio cuore e conobbi la meraviglia dell'amore. Capii che avevo nuotato sempre lontano dall'amore e nella paura
 
L'amore di quella donna che amava oltre le paure mi ha fatto nascere alla vita
 
Ora amo e sono libero
 
Ma quella donna d'amore non è più là per me
 
Grazie donna d'amore. Ti amo.
Sandra Carresi
 
Ho guardato il mare...
 
Ho guardato il mare,
era trasparente,
 
uno spicchio di luna
lo illuminava,
 
eri vicino,
 
ho catturato questo momento,
le mie sensazioni,
le mie fantasie,
 
lo renderò libero tutte le volte
che una luna vanitosa
si specchierà
regalando luminosità
 
e tu...
non ci sarai.
***
 
Luna
 
Luna...
 
Ti ho ammirata
la notte di ferragosto:
 
palla di fuoco
che segnava il confine
tra il blu del cielo
ed il mare silenzioso,
 
eri bellissima.
 
Ho pensato
che tu avessi trovato lassù,
un corteggiatore
capace di farti
arrossire.
 
Sei fortunata,
 
Luna...
 
 

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Nunzio Di Bernardo
 
Vedi Napoli e poi muori
 
Clima... golfo... pizza... colore...
mare... sole... Vesuvio... calore...
vedi Napoli e poi muori
dice il detto in un proverbio
allora siamo tutti morti
noi napoletani...
siamo pieni di dolori
ma se inceppiamo in un diverbio
abbiam gli animi più forti
degli amici americani.
 
La canzone napoletana
è di culto sacrosanta
anche la popolazione africana
la conosce e la canta.
 
A maggio è tradizione
di San Gennaro la processione
e se il sangue non diluisce
di sciagure si perisce.
 
Nelle case della gente
se tu guardi sui comò
trovi sempre onnipresente
una foto di Totò.
 
Napoli capricciosa e permalosa...
Napoli ospitale ed affettuosa...
Napoli unica ed orgogliosa...
è davvero una bella città
ma chiunque viene qua
non può certo dimenticare
che a livello di vivibilità
lascia un po' a desiderare...
qui puoi solo sognare.
 
Beati i nostri santi
che nei loro paradisi
si divertono da matti
con Massimo Troisi.
 
 
Fiorella Di Chiara
 
Opera segnalata dalla Giuria
 
I volti di Nina
 
Eri ovunque,
e in attesa
che arrivasse il momento
non giudicavi i miei occhi
se d'amore o d'odio,
né le mie mani
se generose o avare,
né il mio corpo
se nudo o adorno.
Giungesti
quando fu il mio momento,
spegnesti la mia vita
e tra le urla e il pianto
impassibile ti allontanasti
illudendoti di portarla con te,
ma ti appropriasti
di un contenitore vuoto,
un corpo identico agli altri
pronto a seguirti
per alimentare la tua illusione.
La mia vita è lì,
impressa su quei volti
solcati da lacrime di dolore.
***
Leggerezza
 
Ali spezzate
vorrebbero scorgere una vetta
lanciarsi
e in un ultimo battito
scrollare la pesantezza
dell'immobilità
per ritrovare la leggerezza
di un volo.

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Stefano Di Monda
 
Opera segnalata dalla Giuria
 
Sipario
 
Sipario rosso cuore
guagliù tirate chesta corda
nun è rezza 'e pescatore
è varca chiena
chiena 'e gente che vò ammore.
 
So treciente dint'a sti sere
ridono, si divertono: mme trasene dint'e vene
chiude l'uocchie e veco 'o mare
 
guagliù tirate chesta corda
è l'ora d' 'o tramonto
Sipario tramonto rosso cuore
 
e 'a luna aspetta a fora
menomale, che furtuna,
mme fà vencere a paura
a paura 'e nun turnà n'ata sera a recità.
***
Sipario rosso cuore
ragazzi tirate questa corda
non è la rete di un pescatore
trattasi di una barca piena
piena di gente che vuole amore.
Sono trecento in queste sere
ridono, si divertono: mi entrano nelle vene
chiudo gli occhi e vedo il mare
 
ragazzi tirate questa corda
è l'ora del tramonto
Sipario tramonto rosso cuore
 
e la luna aspetta fuori
meno male, che fortuna
mi fa vincere la paura
la paura di non tornare in un'altra sera a recitare.
Antonio Ferraioli
 
Equorea
 
Alse di reconditi sargassi
Al nettunio etra desistendo
Poi - subito! - galassie!
Di faune eterie liquando
Al' abissali spire.
E nel'acque gemmee st'ardire
Mi volve.
 
In incommensurabili profondità
Una mugghiante sirena nella sua cayba
Catturata sta
Aspetta da lungi lo spirto e chiede:
- Oh spirto, oh spirto! Largiscimi la forza:
O rovesciare il mondo o vanire in schiuma alla riva! -
***
L'impossibile
 
Eo nella mane t'ho scorta da date:
Volevo in arche... ma ritirarmi ottai alla magione
Un disco su mettendo, nella none, di Charlie Parker
Che le parole son inadeguate.
***
La poesia è dappertutto
 
La poesia è dappertutto.
Avveduti ce ne siam
In fermata - noi burini - del tram
Planando ci ha disarmati!
Bere vino è vizio
Assurdo, per me vivere
Il dì, oscularci beati.
S'è poesia, e la intendo
Non ho bisogno di gambe: son vento
 
Dedicata a Cesare Pavese

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Vittorio Formisano
 
Idioma del ricordo
 
Ah infanzia mia dove sei?
Dove sono gli sguardi sorridenti
increduli della morte
dove tutto era distante velato
e irraggiungibile come il padre.
 
Eppure son qui
accanto ai dolori delle perdite
e alla felicità delle scoperte.
 
Ahimè fanciullo quanto tempo è passato da
quando i pini del Vesuvio
erano un prato sconfinato di sguardi,
osservando quelle ondulazioni nel pensiero
mi sembro ancora lì
e il tempo mai passato
mi dona dell'infanzia l'idioma del ricordo.
***
Il divino dall'uomo
 
Sull'istmo di nuvole la luce divaga
è quasi sera...
 
il sole si slega dal giorno
mentre la brina si lega alla rena
 
Tutto cede calore
si impregna ogni cosa
d'un caduco bagnato.
 
Oramai è notte...
è chiaro sul mare
tace l'approdo
solo i miei passi.
 
Scopro la rena asciutta
eri lì nascosto segreto
ti apri a me
su questa sabbia
separando il divino
dall'uomo che sono.
 
Mattia Landolfi
 
Il resoconto
 
Viviamo senza concepir perché lo facciamo
immense, innumerevoli folle si accalcano
combattono per una via migliore.
 
Fermarsi un istante, voltarsi,
rientrare in se stessi per capire
la precarietà del nostro avvenire,
per capire il primordiale,
l'assoluto valore del nostro esistere.
 
Non vi è nulla che non sia
vano e in se blasfemo,
assurda realtà dov'è la verità.
 
Un giardino fiorito,
un cielo pieno di stelle,
i bambini che ridono
ecco il piacere persosi
nelle braccia dell'oblio.
 
L'uomo concepisce la bellezza
solo se è essa fruttuosa,
irragionevole inganno
che attanaglia i nostri veri doveri di uomini
ed poi viene la morte,
sacrosanta sottomissione
alle leggi della nostra natura.
 
Oh vorrei ritornare dove io sono nato
e perdermi nell'assoluta freschezza
di quegli anni,
senza saper che la vita è un inganno
e la morte il suo resoconto.

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Maria Luisa Lazzara
 
Opera 10° classificata
 
Ricordi
 
Lievi passi nella memoria
accendono ricordi sfumati dal tempo;
nascono nuovi pensieri
di rosso colore,
nuove ragioni di vita
per vivere ancora
un'estate assolata.
In nessun luogo ritrovo
orme già conosciute di invisibili passi;
ricordo tenui parole
di vaghe speranze,
nel magico incanto di stelle cadenti
nelle notti agostane.
Torna la voglia di voli felici
verso nidi lontani,
come farfalla che potrà mai baciare
i profumi del sogno.
Vivo per sempre
una stagione del cuore.
Maria Lista
 
Spicchi
 
Vele
rigonfie
scarmigliate
dal vento
 
spicchi
di mare!
 
Come
adagiati
abbandonati
sul prato
fiori bianchi
***
Quarto di luna
 
Estate
sulla terrazza!
Appeso al ramo
del mio limone
quarto di luna.
 
Scende la notte.
***
Inverno dell'Anima
 
È un freddo straniero
abbraccio d'un corpo
carezza d'un gioco
delusione d'amare.
Inverno dell'anima...
 
No,
nessun danno
sulla cima del monte!
Solenne
d'un tempo profano
prospero
in rituale preghiera
un sempreverde...
 

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Luca Mainini
 
Opera 8° classificata
 
Ove
 
Ove le tue fluenti vesti giacciono
È il tuo eterno profumo d'amore.
Ove i tuoi profondi occhi scrutano è
La tua singolare attenzione.
Ove le tue calde labbra poggiano
È il tuo conturbante sogno realizzato.
Ove i tuoi più intimi pensieri duellano
Nascono morbose intenzioni.
Ove le tue grazie riflettono
Appaiono le più arcane ed
Enigmatiche visioni.
Ove i tuoi blasfemi ricordi vivono
Cresce in te il più grande rimorso.
 
 
 
Anna Matera
 
Il Paradiso
 
Chiudi gli occhi
e immagina anche tu
il mondo intorno a te.
Come vorresti che fosse.
E non così com'è.
Violento, stolto, ingiusto, sporco...
Chiudi gli occhi e scopri com'è facile
ottenere tutto e subito.
Non è forse ciò
un angolo di Paradiso?
Tutto questo, è forse il Paradiso
che si specchia?
Ma allora, se esiste l'immagine del Paradiso
è altresì vero che esiste il Paradiso.
Ma forse è Paradiso
proprio perché non è tangibile.
Ma se invece si toccasse
così come si sta tentando di fare,
allora tutto svanirebbe, si dileguerebbe,
si allontanerebbe, approdando in guerre,
inciviltà, e barbarie varie.
Ciò non è bello,
ciò non è il Paradiso...
***
Bambini e carta dei diritti
 
Bambini,
violenza,
giustizia.
Temi infuocati
anche di quest'estate.
E non solo.
Mari, monti,
tempi di vacanza,
tempi di allegria,
relax.
Ma i bambini
non possono godere
di quest'ultimo privilegio.
E neanche i genitori.
Tempi di ladri,
volgarità,
tempi di commercio,
anche di carne umana.
 

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Mara Solange Morales
 
Voce di donna
 
Raccolgo la sabbia. La bocca socchiusa, la saliva scorre lungo la gola. È tutto mare, silenzio, conchiglia muta.
Le vene marine scorrono lungo l'Atlantico e i gabbiani silenti danzano nel sole d'inverno
La memoria è un canto da bambina sperduta... le mani scialbe intravedono la spiaggia labirintica di Alfonsina - Un castello di rocce, acqua cristallina, voce di alghe remote, un infinito paradiso geometrico di poesie scritte col sangue e la follia della poeta. Il mare parla ancora di lei.
La sua morte avvenuta nelle acque profonde - sono denti che scavano l'oceano.
La sua figura è disegnata sulla pietra bianca, il suo poema un lungo addio alla morte - fatto di vulcani e parole cieche.
Di sirene che varcano il suo viso d'angelo crocifisso in mare.
Dove sei Alfonsina?
Trasfigurata dall'acqua. E ritorni a noi innocente, perduta, battezzata dai coralli e pesci invisibili.
Il tuo corpo desolato, morto nelle rive di una spiaggia infinita, distesa - sovrumani spazi di dolore e solitudine -
I tuoi occhi di donna,
migrano tra cielo e terra,
le tue dita di bronzo scrivono
tra le pagine logorate, consumate
La tua orrida malattia ti conduce
negli abissi del suicidio. Ora ti attende il cielo, la caduta nel mare, l'arcangelo
dalle ali di vetro che sfiora il tuo nome di odalisca
nata dall'acqua, dal ventre di Afrodite.
Sonnambula e cieca c'è il sole e poi l'ombra e Alfonsina dorme tra cimiteri senza croci.
 
Emilia Motta Alysakys
 
Opera segnalata dalla Giuria
 
Poesia
 
Sempre a te tornerò,
Poesia - linfa dei cuori,
fata d'ogni grazia
unica amante libera e fedele;
sempre tesserò col filo dorato
di questa mia fantasia,
le tue seriche vesti.
 
Di tutte le arti sei musa,
ancella, sovrana e schiava.
Pensiero, idillio, creazione sculta nel sasso.
Dipinti e sommi affreschi
di te portano il segno,
coronati son del tuo messaggio
che è celeste ed umano.
 
Sempre a te verrò,
col mio fardello amaro
che tu cangi in oro.
Non ti fondi nel tempo, nell'ignominia,
ma nel tempo brilli più lucente e pura
e di tua fiamma, ardendo,
splendida vivi!

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Eleonora Negri
 
Opera segnalata dalla Giuria
 
Pianto universale
 
Ho visto la fotografia del dolore:
era stampata sui tuoi occhi dolci.
Inespressivi
 
Ho letto lo smarrimento sul tuo volto:
il terrore,
di chi sa che questa volta sarà il suo turno.
 
Il solo pensiero
ti uccide il cuore, ti sventra l'anima.
Ahimè quanto è superfluo il mondo
quando ti sta per lasciare qualcuno per sempre.
 
L'universo è nebbia
le persone granelli di polvere
e da onnipotente
ti senti all'improvviso impotente.
 
Poter riavvolgere il nastro
e tornare indietro
all'infanzia solare
e ricominciare
invece i ricordi sono fiori e petali i rimorsi.
 
Il tempo passato è volato fino a qui,
dove gli attimi ora sono interminabili
e lacrime infinite scorrono sul male
che assale tua madre.
 
Vorresti che il tuo pianto
fosse così acido da bruciare
ogni lamento.
 
Una danza macabra si diverte
in quel corpo inerme,
laddove si specchia il tuo dolore
ed ogni cosa, solo allora,
assume il giusto valore.
 
Vorresti che tutto fosse già finito
Se dev'essere, sia
e dopo la Croce, la pace.
La dolce sensazione
di averla per sempre con te.
 
 
Maristella Pirola
 
Madre
 
Passi ogni mattina,
chiusa nel tuo dolore
senza più lacrime,
la mente lontana dal tuo corpo,
in una dimensione irreale.
Lo senti, lo vedi,
è là che ti aspetta:
tuo figlio,
tuo figlio che la terra
ha voluto troppo presto,
quel figlio per cui avevi
sognato, sperato, amato,
vissuto, lottato,
tuo figlio è là.
Aspetta i tuoi fiori
il tuo amore, le tue lacrime,
il tuo dolore, la tua disperazione,
aspetta te, sua madre.
Ed è là che tu ritorni,
ed è solo là che cerchi
di ritornare a vivere.


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Francesco Piscitello
 
Peso d'un sogno
 
Peso d'un sogno
e spessore di un'ombra:
così il tuo amore.
***
Amica morte
 
Forse con gioia guarderò i tuoi occhi,
amica morte,
quando mi sarò spinto
là dove inizia il luogo dell'abisso.
 
Già percorro il sentiero
dove trattiene il suolo le mie orme:
non i miei passi.
 
Il piede indugia,
il cuore trema, l'animo vacilla,
e il pensiero si perde
nell'angoscia del nulla,
nell'angoscia profonda del tuo nulla.
 
Ma quando le tue braccia,
amica morte,
s'apriranno al mio amplesso,
quando il tuo volto,
il tuo volto innocente,
si volgerà nell'ora del silenzio
verso di me, porgendo
le tue labbra al mio bacio,
allora andremo insieme
dove sarà perduta la memoria
e smarrito il dolore,
amica morte.
 
Mia dolce amica morte.
***
Autunno
 
Cade una foglia.
È indifferente il mondo.
Piange, il poeta.

Pietro Paolo Poidimani
 
Amore di madre levantina
 
Candida schiuma di mare,
nel buio della notte s'infrange
e scompare;
sul viso di un bimbo che piange.
Lo scafo di disperati
la riva imperterrito mira,
ultima realtà vera.
Il grido d'una madre,
il natante che vira
il tonfo d'un bimbo che v'era.
Candida schiuma di mare
amara pel pianto annegato,
di madre che non sa più amare,
che il suo unico amor,
nell'abisso mai più ritrovato.


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Annamaria Ponta
 
Brividi d'amore
 
Dolci carezze
Sono i tuoi sguardi,
Penetrano la mia anima
Il mio corpo.
 
Brividi d'amore
Percorrono gli strati
Più profondi.
Brividi d'amore
Le tue mani sulla mia pelle.
 
Dita che si cercano,
Mani intrecciate,
Calze sfilate.
 
Brividi d'amore
Di due anime
Mai sazie.
 
Anime trasfuse
Alla ricerca dell'unità.
Momenti d'intimità
Vissuti come iniziazione
All'età adulta.
 
Dolci carezze
Mai eguali
Cariche di significati.
 
Dolci carezze,
Non gusto proibito
Le tue carezze,
Ma incanto, essenza.
 
Dolci presenze le tue assenze.
 

Franca Prosperi
 
Anticipata primavera
 
Fiorito anzitempo, contrasti
un cielo azzurro plumbeo...
ancora invernale, stupendo mandorlo!
Esploso nel tuo bianco splendore,
ingannato da accattivanti momenti
di prematura primavera...
Catturi gli occhi,
con la tua luminosa bellezza
accesa dai raggi del sole...
candidamente esposta a carezzevoli,
ahimè, contrastanti aliti di vento,
ora miti, ora taglienti!
Ingenua e dura... pertanto,
la tua lotta contro il tempo,
in stagioni impazzite, sotto coltre
ormai tumefatta... ferita...
da mani inconsapevoli, di tanto
delicato benedetto mistero!
Miracoloso tentativo,
concepire oggi integri frutti,
in altri tempi saggiamente
cullati e coltivati, soprattutto
da più attento, responsabile amore.
 
28 febbraio 2000


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Paola Rivabene
 
Totem
 
Appoggiata al trono
Che inneggia ai ricordi
Controllando la sommossa
Che vibra tra le voci
Convinta di dover gestire
Sicura di poter mediare
Ascolti attenta
Le vibrazioni emotive
Del corpo.
C'è stato una volta
Un Paradiso di effimere idee
Che scendeva
E scioglieva
I nodi del dolore.
C'è stata una volta
Una fine
Che col buono e il cattivo
Investiva e passava.
Abbracciata all'altare del Tempo
Che tutto possiede e conclude
Osservi questo sintomo bizzarro
Che ancora ammala i tuoi occhi
E saluti decisa
L'onda che scivola via...
 

Dalila Danila Roccetti
 
Poesie dal ciclo "Rigorosi Silenzi"
 
I
Inquieto ladro
cavalca nostalgico addio,
fiutando porti fasciati
di inconsapevoli approdi.
***
II
A Vincent Van Gogh
 
Rende vivi la luce di Vince
Ti sorprende il suo gioco di solitudine
su ampia curva del tempo
e le sue mani con segni repentini
tracciano vortici sopra innocue tele.
Pallido equilibrio ai confini di un tempo
nessun approdo nemmeno lontano,
sordo lo sparo cupo.
***
III
Locanda antica di tempi andati
fra gli alberi, nel viottolo
circuisce ancora
ignaro viandante dal passo incerto.
Sottratto tutto
è stato un bel vivere,
apparente strada tranquilla
con abitudine uniforme.
Una terra sconosciuta
stava lì davanti a Uomo,
confusa lezione di canto
mentre pezzetti di niente
lucidati a dovere
si mettevano in fila
per avere approvazione.
Forse ci abbandonerà la fantasia
salvata mentre un timido aquilone
disegnava uomini soli
con apparente accento poliglotta
e quella piazzetta
buia poco, ascolta tenero musicista
di sax.
 


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Antonio Rossi
 
Dormi amore...
 
Dormi, dormi amore, nessuno ti sfiorerà;
io accarezzerò i tuoi capelli ramati,
io sfiderò le ombre che turbano i tuoi sogni,
io veglierò in silenzio sul tuo esile corpo.
 
Dormi, dormi amore, nessuno di sfiorerà;
io mi nutrirò del tuo dolce respiro,
io fermerò la luna sul tuo pallido viso,
io fermerò il vento che cerca di svegliarti.
 
Dormi, dormi amore...

Mariano Saturno
 
Opera 4° classificata
 
Come si cambia
 
Quando partisti
con la valigia di cartone
che odorava d'ideali e di sapone
una lacrima commossa
t'inseguì finché sparisti.
Seguirono
valanghe di lettere
e fiumi di parole sommesse
di gandiane sommosse
come favole sconnesse
di terre straniere.
Ahi! quante volte
ragionammo assieme
di laceranti ingiustizie sociali,
onde alleviar le catene
di mutanti padroni
che ci trattavano male.
Quando ti ho rivisto
con l'orologio d'oro al polso
e un'industria di profumi addosso
son rimasto...
come gli occhi di un bimbo
innanzi al prestigiatore!
Non volermene fratello mio
ti preferivo con la valigia di cartone
che odorava di sogni, e di sapone.


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Elena Sideri
 
Serata di fine inverno
 
Pianto a dirotto del cielo
quasi a voler sfogare
repressioni decennali,
d'incanto
lacrime che lasciano il passo
ad un vento frettoloso e vivace
che tutto asciuga.
 
Alza cose e foglie,
dialoga con persiane
alberi e panni stesi.
Vento che dà voce al mare.
 
Il mare
che quando si vuol far sentire
non ha eguali,
il mare che si fa cascata,
il mare che nella sua furia
fa compagnia,
scaccia le solitudini
catalizza la mente.
 
Il mare che culla i sonni,
anche i più agitati.

Paolo Stefanini
 
Al festeggiato
 
...Se, amico, vuoi danzare,
raccolgo tra le stelle
composizioni belle,
le scendo, te le mando,
e, Lira e Vega allato,
ritmato, cadenzato,
vai, torni, alterno errare,
l'acme, i bordi intrecciando,
 
...se, amico, vuoi sgargianti
candide luci, i fiori,
braccia, baci, gli amori
svolgo freschezze, incanti,
calo al tuo collo abbracci,
ruoto le sfere, i canti,
t'attorco e schiudo i lacci
vivi, i bocci fruscianti,
 
...se, amico, édita vuoi
la tua poesia più breve,
l'armonia fonda e lieve
che accenna: &endash; "Io." &endash;, null'altro,
scrivo ove tutto puoi,
sbianco il tuo buio scaltro,
convergo il tuo frumento
d'oro dal firmamento,
lo cingo alle tue tempie,
l'etere d'aria s'empie,
magie, doni zampilla,
l'ermo tuo cenno squilla,
 
guglie, diademi, azzurrità, corone
se qui premi imbandiscono il tuo mare,
tasti lì, t'apparecchiano il volare,
t'aprono, indichi là, l'estremo amare,
 
il vasto Acquario, l'erto Capricorno,
il libero scenario,
prodigi eretti attorno,
sfingi pronte a parlare.
 


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Danko Vasovic
 
Sola speranza
 
Perché scrivo io
tutte queste liriche?
Sola speranza:
ricomincia la vita
che non esisteva.
***
I miei versi
 
I miei versi
sempre impossibili
in questa vita.
Un peso da portare
nella solitudine.
***
Sulla neve
 
In Sarajevo
giocando sulla neve
in un momento
i bimbi diventano
dei brandelli di carne.
***
Camicia bianca
 
Non andare via
la notte senza vento.
Naviglio grande.
La tua camicia bianca
mi ritorna in mente.
***
Così sono andato
 
Fu di settembre.
Cercavo un amico.
Non c'è nessuno
sulle panchine del Po.
Così sono andato.


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