- INDICE
Prefazione,
Emidio
Agostini,Cinzia
Ambrosio, Geltrude Antonazzo, Marino Antonelli,
Antonietta
Apicella,
Alessandro Bacci, Giorgio
Baldi,
Marco Baldin, Marisa
Baratti,
Simone Barbato, Fabrizio Barbi, Paola Bavera,
Massimiliano Bianchi, Domenico Bisio,
Antonella
Bonelli,
Franca Bossi, Marzia Braglia, Maria
Stella
Brancatisano,
Valentina Braun, Silvana
Brigandì,
Daniela
Buzzoni,
William Calvanese, Mariano Canò, Sara
Capizzi, Simonetta Capponi, Simonetta
Cariolato,
Carlo Carrea, Lina
Carrieri,
Camillo Catarozzo, Alba Cavalli, Matteo Corghi,
Giuseppe
de Rosa,
Silvestro de Simone, Paolo di Biagio,
Stefania
Di Loreto,
Francesca Di Nola, Giuseppe Esposito Corcione,
Linda
Falcone,
Antonio Favruzzo, Augusta
Ferraris,
Maria Francesca Ferraris, Immacolata Forciniti,
Marco
Galli,
Sergio
Gandini,
Filippo Giganti, Davide Gorga, Anna
Maria
Granato,
Vittorino
Greggio,
Camilla Jannacci, Maria
Lasi, Bruno
Lazzerotti, Fausta Genziana Le Piane, mariano
Luccero, Alessandro Lugli, Antonio Maldera,
Rosalba
Masone
Beltrame,
Anna
Matera,
Francesco Mazzamurro, Paolo Milano,
Loredana
Minoliti,
Alessandro
Montaguti,
Yvonne Moosmüler, Dino
Valentino
Moro,
Roxana Morsella, Adriana Mosca, Giovanna Mulas,
Elisa Nunziatini Salhi,Luisa Orlandi, Maria Luisa
Orsi Sigari, Assunta
Ostinato,
Rino Passigato, Giuseppe Paternò, Claudio
Perazzo, Giovanni Francesco Piano,
Liliana
Picchianti,
Luciana
Piccolroaz,
Elisabetta Pieraccioni, Giuseppe Pietroni,
Antonella Pizzolante Fanelli, Sonia Quintavalla,
Maria
Racioppi,
Ermanno Raso, Vincenzo Rondelli,
Antonio
Rossi,
Alessandro
Rufino,
Silvio Sallei, Massimiliano Sbarsi,
Luciana
Scaglia
Grenna,
Caterina Scalcione, Adriano Scandalitta, Giovanni
Scribano, Luca Simbari, Francesca Simonetti,
Snjeska
Soucek,
Paola Surano, Carlo Tavani, Giovanni Tavcar,
Gianluca Testa, Piero Trapani, Enrico
Trimarchi,
Giovanni
Elio
Tropea,
Adriana
Valletta,
Giorgio Vinzoni, Tiziana Zago, Piera Zangara,
Michelina
Zona,Zahoor
Ahmad Zafar, Renata Rusca Zargar, Rita Canepa De
Franchis.
-
|
- EMIDIO
AGOSTINI
-
- Nel regno
del caos
-
- Un boato squarcia la
coscienza.
- La potenza
assoluta
- è melliflua
forza di volontà.
-
- I colori straziano la
vista
- in un inferno di
nervi.
-
- Drogata di
illusioni
- è la mia
giovinezza,
- che il latte di
femmine belle
- non può
disintossicare.
-
- I sogni sono
tarpati
- dalla bellezza
imbrattata
- di
voluttà.
-
- I grattacieli
crollano:
- I relitti sono
io.
-
- mimmo
ombra
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- ANTONIETTA
APICELLA
-
- Costiera
Amalfitana
-
- Come la vita la
costiera,
- è acqua azzurra
con chicchi di luce,
- è sole che
acceca
- sulla
strada
- sinuosa e
avvolgente.
- È l'infinito
che sento
- guardando
l'orizzonte,
- la buganvillea che
dopo la curva
- incontro.
- È il sapore del
sale
- e dei
limoni,
- la gioia di un tuffo
nel blu,
- la paura di
cadere
- sugli
scogli,
- e il
dolore
- per le ferite
profonde
- che,
nude,
- bruciano di
più.
-
-
-
-
-
- Il
silenzio
-
- Il silenzio della
paura
- urla dentro e fa
male,
- il silenzio
dell'avvilimento
- è rinuncia
razionale.
-
- Il silenzio
dell'appagamento
- è quello a cui
aspira
- il corpo e
l'anima
- ogni
momento.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- GIORGIO
BALDI
-
- Remember
-
- L'aspro odor del
mare
- e della
pineta.
- Il sapor del
vento
- all'aria
aperta.
- Quel borgo
antico,
- quel
crocicchio,
- quei rancori che non
dico,
- le tue
lacrime
- e i tuoi
perdoni
- La chiesa e le
case,
- le corse a
perdifiato
- e tutte quelle
cose
- che non ho
scordato.
- Le
canzoni
- che abbiam
cantato,
- le grida, i
lamenti,
- le belle ore
trascorse
- e noi,
contenti
- Questi ricordi
uguali
- vivon ancora in
me,
- con l'aria che li
circonda,
- fresca e
profumata.
- Il sussurrar
dell'onda,
- e la
mareggiata
- Osserva queste
foto!
- Non trovi che il
sentiero
- dove noi
s'andava,
- or sia freddo e
crudele?
- La mia
memoria
- è di certo
più fedele.
- Essa conserva le mie
gioie
- e me le
ridà
- quando
voglio.
- Senza
inganni,
- ma col sapor d'un
tempo,
- quello dei miei
vent'anni!
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- MARISA
BARATTI
-
-
- Lettere
d'amore
-
- Nel tuo vecchio
baule
- serrato da
trent'anni,
- oggi ho trovato
lettere d'amore.
- Di una
donna,
- per
te;
- per te che
rispondevi,
- per te che
alimentavi
- un'illusione per
lei
- che non sapeva di
me
- di me che mi
cercavi,
- di me che ti
aspettava,
- di me che non
sapeva,
- di
lei.
-
- Oggi lo scopro dopo
tanti anni,
- lo leggo in queste
lettere trovate
- e tutto il
mondo
- addosso mi è
crollato.
- Roba vecchia, è
passato,
- rispondi ora
davanti
- al mio
dolore:
- remoto, antica
cosa
- Certo, è
lontano
- ma scopro ora
soltanto
- che non sei tu che
amavo.
- Terribile è
scoprire,
- dopo trent'anni
insieme,
- di avere amato
tanto
- un uomo con due
facce,
- un uomo che
mentiva,
- che forse mente
ancora.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- ANTONELLA
BONELLI
-
- Avrei
voluto
-
- Avrei voluto
essere
- un piccolo
puntino
- per osservare la
vita
- che appare
diversa
- da quella che
credevo.
- Avrei voluto
essere
- un letto di un
fiume
- per portare via con
me
- il ricordo più
importante:
- "mia
sorella".
-
-
-
-
-
- Scrivere
-
- Molte pagine
bianche,
- ho cercato di
riempire
- con i miei
pensieri
- ed anche con i miei
sentimenti.
- Ho lottato per
dimenticare,
- ma ho sempre stretto a
me
- quel piccolo spiraglio
di luce
- che da
lontano
- mi dava
forza.
- E da quel foglio
bianco
- mille
parole
- per continuare ad
essere
- sempre me
stessa.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- MARIA
STELLA BRANCATISANO
-
- Barboni
-
- Soli
abbandonati
- sporchi, non lavati,
con
- sudicie camicie,
pantaloni
- sgualciti, capelli
arruffati
- Siete
come
non siete
- Mai
stati!
-
- Con gli occhi tristi
il passo
- Stanco, senza nessuno
al fianco,
- poveri barboni,
sembrate così buoni!
-
- Vivete al freddo, al
sole
- Nelle scatole di
cartone, ogni tanto
- qualcuno
muore
!
- senza che nessuno lo
sappia
o
- gli pianga il
cuore
siete barboni!
-
- Gente che
chissà cosa non ha avuto
- Nella vita
mancanza d'affetto o
d'amore
- O qualcuno che gli
ha
rotto
tutto!
- I sogni
un
cuore
il tetto!
un
letto
!
-
- Poveri barboni
miei
avete il mio affetto!
- Siete l'anima
peregrina del mondo,
- di questo mondo
che più niente dà, di
questo
- mondo
che ti
toglie tutto
anche il
rispetto!
-
- Emarginati,
abbandonati, quasi mai
- Amati, vivete con le
vostre ferite, che
- Vi portate nel
cuore
e il vostro dolore,
che
- Nessuno vuol
lenire!
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- SILVANA
BRIGANDÌ
-
- Alla
Principessa Diana
-
- Altera
avanza,
- il passo lento e
sicuro.
- Dolce un sospiro si
leva,
- e l'aria
immobile
- ora si flette
gentile,
- e un leggero, odoroso
alito
- l'avvolge, effluvio
del cuore.
- Ondeggiando i capelli
d'oro
- lievemente carezzano
il viso.
- Serio, chino lo
sguardo
- si volge appena
d'intorno,
- mentre, placida, una
foglia
- sospinta dal vento la
sfiora,
- e le coglie ora un
breve sorriso.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- DANIELLA
BUZZONI
-
- Il
tempo
-
- Tutto col tempo va
sistemato,
- se così non
fosse i dolori che la vita
- ci riserva ci
farebbero impazzire.
-
- Le cicatrici
però restano, a volte sono
- peggiori del dolore
immediato.
-
- Esso deturpatore di
anima, sentimenti,
- pensieri.
-
-
-
-
-
- Madre
-
- Madre non piegarti
come una spiga
- di grano al
vento.
- Sii
forte!
-
- Madre! Fa' che i tuoi
occhi non siano
- fonte di lacrime ma
fonte di gioia.
- Sii
forte!
-
- Madre! fa' che il tuo
cuore si apra
- alla gioia e non al
dolore.
- Sii
forte!
-
- Madre! allunga le tue
braccia alle mie,
- guardami,
scrutami,
- ed
insieme
- percorreremo quella
strada
- che ci porta alla
gioia
- lasciando dietro noi
dolore, amarezza,
- ingiustizia, per quel
figlio che tu
- pensi morto. Madre, ci
sono anch'io.
- Sii
forte!
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- SIMONETTA
CARIOLATO
-
-
-
- Si conficca nel suo
cuore come spina
- e come sole canceroso
e malato
- si irradia lungo tutto
il suo corpo
- nord sud est
ovest
- fintanto
ché
- con lamentoso e
pungente movimento
- la vena
scoppi
- fino ad uscirne sangue
rosso e vermiglio
- del quale io possa
dissetarmi
- e mangiare della sua
carne
- fino a
possederlo
-
-
-
-
-
- Viaggio degli occhi
nei tuoi occhi
- e con giri
concentrici
- inseguire i tuoi
pensieri enigmatici
- solcare la tua
mente
- tracciare linee
rette
- su arti
odoranti
- far scorrere le
dita
- il cuore a
cavarti
- penetrarti le
viscere
- con le mani
impastare
- sangue sperma e
sudore
- e di tanto
viaggiare
- annusare, strappare,
azzannare
- brandelli di carne a
sfamare
- questo immenso
amore
- che cannibale
s'è fatto
- per poterti
sopravvivere
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- LINA
CARRIERI
-
-
- Il volto
della guerra
-
- Vecchio è il
volto della guerra,
- vile e
intrigante,
- di antica memoria
sulla Terra
- Il ricordo di esso,
è lacerante!
-
- È spaventoso il
volto della guerra
così
stanco!
- Ha lacrime
amare
- che solcano il suo
fianco,
- e la durezza di chi sa
solo odiare!
-
- Il volto della guerra
è senza pietà,
- spenti i suoi occhi di
ghiaccio,
- immagine riprovevole
dell'umanità,
- e l'unico che fa
piangere
pagliaccio!
-
- Fame e sete, sul volto
della guerra
e indifferenza,
- stordito da bombe
micidiali,
- purtroppo ancora oggi
semina panico e sofferenza
- Continua a far strage
di mortali!
-
- "Che brutta faccia
alla televisione,
- la guerra mamma, mi fa
paura!",
- dice il figlio mio:
"Mandiamolo in prigione
- quel volto che la vita
di ogni bimbo oscura!"
-
- "Hai ragione, piccolo
mio!" rispondo con voce tremante,
- "È molto triste
da guardare!"
- "Ma solo quando tutti
capiremo che ogni uomo è così
importante
- e prezioso, allora
quel volto orrendo, con la Pace si potrà
cancellare!"
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
-
- GIUSEPPE
DE ROSA
-
- Il grande
sogno
-
- L'avventura del grande
sogno
- a tratti diventa
realtà
- continua come in un
gioco senza fine
-
- S'alternano sensazioni
ed emozioni
- a volte strazianti a
volte esaltanti
- a volte di tutto
straripanti
-
- L'archetipo siamo
noi
- un sodalizio
assoluto
- imprescindibile ed
inscindibile.
-
- Un safari dell'animo e
della carne
- su e giù per la
savana della mente
- i sensi tutti attenti,
una simbiosi irreale ma vera.
-
-
-
-
-
- Il
cammino
-
- Onde
maestose
- spumeggianti e
fragorose
- sulla indifesa
spiaggia
- senza tregua
s'infrangono.
-
- Sentimenti
contrastanti,
- forti e
devastanti,
- sull'animo
inquieto
- senza sosta
s'abbattono.
-
- Spiagge
chete,
- animi
sereni,
- vite ignote, sussulto
alcuno
- percorrono il
cammino.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- STEFANIA
DI LORETO
-
-
- Come un
desiderio
-
- Fidente
- nel mio
cuore
- anima mia
perduta
- non
andartene
- dai miei
ricordi
- non divenire
ombra
- muta
- confida nel
sorgere
- del
sole
- che
sconfigge
- la
nebbia
- la
paura
- e come un
desiderio
- fiducioso
- allunga il
passo
- nel
tedio
- dell'anima
- e riporta
speranze
- perse.
-
-
-
-
-
- Al mio
angelo
-
- Parlava
- con i miei
silenzi
- Capiva
- il mio
nulla
- Sussurrava al mio
animo
- sillabe in
carezze
- Padrone del mio
cuore
- per
sempre.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- LINDA
FALCONE
-
-
- Leonardo
-
- Un
giorno,
- prenderò un
altro treno
- fino a quella piccola
Vinci
- che ti
allattò.
- Solo per vedere se
anche lei
- porta un sorriso
enigmatico.
-
- Tu,
- un altro
giorno
- dipingevi un
sentiero
- che la Saggezza poteva
percorrere
- attraverso colline
fiorentine.
-
- Con ogni
tocco,
- il tuo pennello
capriccioso
- dipinge un orizzonte
sempre più alto,
- un paradiso in cui
volare.
-
- E così
invitare,
- con cordiale
impazienza,
- il tuo uomo a cinque
punte
- ad essere la prima
stella.
-
- Quella che noi tutti
cerchiamo
- per esprimere
desideri.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- AUGUSTA
FERRARIS
-
-
-
- Occhi
ludici
a mio
marito
-
- Sento la tua
dolcezza
- scivolarmi
dentro
- silenziosa.
- Rasserena i
pensieri
- e mi sussurra
speranza.
- Grazie amore
mio
- per quei tuoi occhi
lucidi
- sul nostro
altare,
- per quella
tenerezza
- che
profuma
- i nostri
respiri
- Grazie perché i
tuoi battiti
- mi esortano a trame di
luce
- sempre
nuove,
- serbandomi fedeli
premure.
- Sei lo sguardo gentile
di Dio
- su di
me.
- Senza
te,
- confesso,
- mi
sentirei
- messaggio
smarrito
- e
sospeso
- nell'unisono
scisso.
- Segno
- senza pieno
significato.
- Semplicemente,
- intensamente
grazie,
- amore
mio.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- MARCO
GALLI
-
- La vita
è sogno?
-
- Se la vita è
sogno,
- lasciatemi
sognare.
- Se dolce sogno
è la vita,
- lasciatemi
vivere.
- Se immerso in morbido
sogno
- posso estasiato
respirarle accanto,
- non destarmi, mondo,
dal mio sonno.
- Se vana illusione
è la soave armonia
- della sua
voce,
- o i caldi acquerelli
ambrati dei suoi occhi,
- non destare, mondo, la
mia mente,
- lasciala
dormire,
- che non sia che col
velo delle palpebre,
- anche le carezze di
questo stato
- in un soffio
svaniscano.
- Se sì seducente
è vivere immerso
- in questa fluida
bruma,
- non condannare me
giammai ad arida
- morte, col
ridestarmi.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- SERGIO
GANDINI
-
-
-
- Cosa dicono i morti
- i vivi che potrebbero
aggiungere
- si limitano a frasi
superflue
- i morti hanno voce di
foglie
- quelli ancora stretti
al ramo
- quelli congiunti ormai
alla terra
- quelli che schioccano
sotto i passi
- quelli che brillano di
colori
- prevale in tutti il
legame antico
- l'occasione di
vita
-
-
-
-
-
- Quando ascolto il
Poeta
- temo sempre il
termine
- mi angoscia lo
spezzarsi dell'ala
- proprio quando
più corrisponde all'Intimo
- dubito della forza di
tensione
- prenderà la
parola
- strade traverse lirica
banale
- emozioni superflue di
un altro
- ma il dire
essenziale
- appartiene
all'Altro.
-
-
-
-
-
- L'annaspare del
Tempo
- rorida la
Parola
- raggela proprio
all'apice
- del Pensare non
reca
- niente di
essenziale
- è là
fiore di ghiaccio che si screpola
- o squama di silenzio
sul crinale
- laccio di
sguardo
- che si
allarga
- e si
dissecca
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- ANNA
MARIA GRANATO
-
-
-
- Amare il
mare
-
- Il mare non sa
attendere
- e lambisce la sabbia,
lei gli sfugge poi rotola
- e languida si
adagia,
- lui la rincorre
ansante,
- lei ritira un
istante
- la sua tenera
coltre,
- il mare scorre e
rapido
- oltrepassa il confine
del cedere e non cedere
- per la sabbia è
la fine
- ma ancor tenta il
ritrarsi,
- barriere di conchiglie
proteggono i suoi lembi
- si adira il mare, alza
le onde
- e nembi di argentei
spruzzi gelidi
- cadono su di
lei.
- La sabbia emette un
sibilo
- quasi un gemito
lieve,
- l'ode il mare ed
inquieto,
- l'insegue, lei non
cede.
- Ad un tratto si placa
il turbinio del vento,
- il mare perde forza,
appare stanco,
- lento nel suo agitarsi
di perenne scontento,
- la sabbia segue piano
ogni suo movimento,
- poi gli giace vicina,
quieta, senza sgomento.
- Il tramonto
infuocato
- stempera nel violetto
di un crepuscolo arcano
- a scolorar le vele che
ondeggiano lontano
- La sabbia e il mar si
cullano
- uniti
all'infinito,
- nel perenne
ripetersi
- di un rituale
antico.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- VITTORIO
GREGGIO
-
-
- Emozioni
e pensiero
-
- Nostalgia
-
- In un borghetto di
campagna,
- nell'epoca ancor
serena
- ed
incontaminata,
- tra verdi prati in
fiore
- e orti
coltivati,
- un Habitat da
fiaba,
- chiamato
"Radusel".
-
- Una casa di ringhiera,
cortile e giocobocce,
- una vecchia
osteria,
- con bersò di
uva nera.
-
- Di arbusti eran le
siepi costellate nel cortile,
- di rose rosa e rose
bianche
- e gladioli
colorati.
-
- Solidale il rapporto
tra la gente di quel luogo,
- cui regnava
dignità,
- fratellanza ed
armonia.
-
- L'allor valori della
vita
- con rispetto si viveva
e
- con dolcezza ed
allegria
- si godeva quel che
c'era.
-
- Ora tutto è
mutato!
-
- L'esigenza del
progresso
- col cemento ha fatto
scempio;
- di quel semplice
piccolo mondo,
- che natura ci
donò.
-
- Ma in memoria della
gente
- che ha vissuto in
quell'ambiente,
- i bei ricordi di
quell'era,
- in cuor per
sempre,
- li
vivrà.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- MARIA
LASI
-
- O mia
città
-
- Luccica il mare
ai
- riflessi della
luna,
- cullata dalle onde
t'addormenti.
- Vecchia
Ravenna,
- Ravenna del duemila,
solenne
- è la tua
storia,
- ovunque i segni della
tua leggenda.
- Passa ogni giorno il
turista
- per le antiche
vie:
- Declama al Mondo
l'onere
- a te
dovuto.
- Ed io con
umiltà davanti
- a te
m'inchino,
- o mia città
ricca di storia bizantina
- ove un dì Dante
in esilio
- trovò
dimora.
- Sommo poeta di
un'alba
- che mai vide
tramonto.
- Vigilano i cittadini
con orgoglio
- la fonte di tanta
maestria.
- La terra di Romagna lo
respira,
- meravigliosa terra di
genti
- laboriosa e
allegra,
- terra dai boschi
infiniti
- e di colline in
fiore,
- campagne coltivate con
sudore
- ove nasce dal
cuore
- rispetto e
cortesia
- o dolce, cara, amata,
terra mia.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- ROSALBA
MASONE BELTRAME
-
-
- E
sale
-
- con
l'ascensore sale
- La
sera
- (A tutte le
ore)
-
- Chi
sei?
-
- Nell'ascensore
sale
- E
sale
- E
sale
- E
sale
-
- Sale
l'ascensore
- Fino
dove?
- Dove?
-
- Un abisso
vuoto
- e
nero
- e &endash;
nella forma del mio spazio
&endash;
- l'inesorabile
salire
- Ancora
- Ancora
- Un'ossessione
forte
- come ombra
cupa
- Nera come il
volto di ciò che è e fa
terrore
- Abisso
- Brividi che
stordiscono
- Un brivido
sull'anima
- tramortita.
Morta.
- E
sale.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
-
- ANNA
MATERA
-
- Il
Paradiso
-
- Chiudi gli
occhi
- e immagina anche
tu
- il mondo intorno a
te.
- Come vorresti che
fosse.
- E non così
com'è.
- Violento, stolto,
ingiusto, sporco
- Chiudi gli occhi e
scopri com'è facile
- ottenere tutto e
subito.
- Non è forse
ciò
- un angolo di
Paradiso?
- Tutto questo, è
forse il Paradiso
- che si
specchia?
- Ma allora, se esiste
l'immagine del Paradiso
- è
altresì vero che esiste il
Paradiso.
- Ma forse è
Paradiso
- proprio perché
non è tangibile.
- Ma se invece si
toccasse
- così come si
sta tentando di fare,
- allora tutto
svanirebbe, si dileguerebbe,
- si allontanerebbe,
approdando in guerre,
- inciviltà, e
barbarie varie.
- Ciò non
è bello,
- ciò non
è il Paradiso
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
-
- LOREDANA
MINOLITI
-
- Tre
Aprile
-
- Nel cimitero del mio
paese,
- sulla sinistra, dopo
tre gradini malandati
- c'è un
piccolo prato
- con delle piccole
croci infilate nella terra.
- Non ci sono nomi ma
solo numeri progressivi
- Non ci sono
marmi
- non ci sono
foto
- non ci sono
date.
- Solo
terra.
-
- Nel cimitero del mio
paese c'è un piccolo
prato
-
dove lei passa
le sue ore
- attenta a non
calpestare le zolle coltivate a
morte
- attenta a non
disturbare quel coro di piccoli
angeli.
-
- Nel mio paese
c'è un piccolo prato
- dove lei passa le sue
ore
- e impasta la terra che
vi ha tenuto lontani
dal suo
seno
- la terra
che vi
ha tenuto al riparo
dalle favole
cattive
- e accarezza quei fili
d'erba nati
da un sorriso mai
nato
- e sente quel
pianto
che non ha avuto il tempo di
piangere.
-
- Ah! Se lei fosse un
fiore
si nutrirebbe della vostra
essenza.
-
- Vita!
- È tutta qui, la
vostra vita.
-
-
-
-
-
- Malinconia
-
- È una fredda
sera di gennaio,
- in una casa ci sono
due mani malinconiche
- che si cullano
lente,
- e buttano di tanto in
tanto
- brandelli di noia nel
camino.
-
-
-
-
-
- Donna di
cuori
-
- Voi non avete un
cuore
signora mia.
- Bevete troppo
ballate poco.
- Voi non avete
gioco
signora bella.
- Mischiate le
carte
-
ma
- barate coi
cuori.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- ALESSANDRO
MONTAGUTI
-
-
-
- Pescatore
-
- C'è sempre un
pioppo
- o
un'acacia
- che staglia l'ombra di
sé
- sull'acqua
increspata
- che si
insinua
- confondendosi e
mescolandosi
- nel suo grembo
materno
- nella corsa verso il
mare.
- Lì con i suoi
problemi
- con le sue
contraddizioni
- fuggendo la
realtà
- anche se solo per un
pugno di minuti
- c'è un uomo che
rinasce
- stringe in mano una
canna
- che volteggiando nel
cielo
- disegna con linee e
curve
- fantastiche fuggenti
figure
- invidiate dai poeti
del pennello.
- Lontano anniluce dal
mondo moderno
- dalle sue tecnologie e
dallo smog
- il
pescatore
- timidamente si
avvicina ai pesci
- confondendosi con la
natura.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- DINO
VALENTINO MORO
-
-
-
- Caino,
- subito
dopo,
- con le
mani
- lorde di
sangue,
- cercò,
tutt'attorno,
- un
bonsai
- a cui
impiccare
- i propri
rimorsi.
- Non ce
n'erano.
-
-
-
-
-
- Non ci sarà
più nulla di dire
- quando nostro padre
morrà.
- Il nostro, allora,
sarà
- l'ultimo
abbraccio.
- Piangeremo.
- Oh
sì!
- Piangeremo
- e sarà
fino
- ad avere gli occhi
arsi
- e sarà
pianto
- anche se non ci
saranno
- più
lacrime.
- Un giorno dopo
l'altro, poi,
- saremo più
lontani.,
- abitando
uscio
- contro
uscio,
- non ci saluteremo
più,
- distanti.
- Vivremo vite su
continenti
- diversi, senza
scriverci
- neppure per
Natale,
- fin quando un nuovo
dolore
- ci
riunirà.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
-
- ASSUNTA
OSTINATO
-
-
- Piccola
bambina mia
-
- Piccola bambina
mia
- sei un pargoletto di
piuma
- nelle mie
mani.
- Queste mani che ti
sentono
- aumentare di
peso
- giorno dopo
giorno.
- Queste mani dopo il
peso piuma
- poco per
volta
- portandoti per mano
poi
- fino a lasciarti
sola.
- Piano piano
staccandoti da
- queste mani
però
- sentendone sempre il
bisogno.
- Bisogno di una
carezza.
- Una carezza
fatta
- da queste mani
sincere
- bambina
mia.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- LILIANA
PICCHIANTI
-
-
-
- Non sento
mia la vita
-
- Uscii dal
grembo
- materno,
piccola
- ignara di
essere
- nel ristretto
spazio
- di tempo
assegnatomi
- da millenni di
avi.
- La mia sola
possibilità
- per tutti i secoli a
venire
- di vivere,
passeggiare
- gioire,
soffrire,
- sul bellissimo
pianeta
- azzurro dorato dal
sole.
- Non ho chiesto
io
- di arrivare nel
tempo
- di tante
scoperte
- e
innovazioni,
-
- dove l'uomo
preso
- dal suo grande
progresso
- non si accorge dei
valori
- in lento continuo
regresso.
- Non sento mia la
vita
- che mi è stata
donata
- gratuitamente con
amore
- Vengo
dall'infinito
- e cammino
rapida
- verso il
traguardo.
- La morte sorella della
vita
- mi segue con passo
felpato
- illudendomi sulla
distanza
- ma altri
continuano
- ad arrivare da molto
lontano
- bisogna
andare
- Non sento mia la
vita.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- LUCIANA
PICCOLROAZ
-
- Istantanea
-
- Fotogrammi di
te
- e un'istantanea
salverei
- mentre ti avvii con
Scaglia, Velo e Replay
- e non ti ferma
né l'ardere dell'aria che
abbaglia
- né la tenaglia
della neve e del gelo,
- quando sussulta la tua
accumulata voglia di libertà
- e già programmi
un balzo verso i monti.
- Fonti, ponti per altri
orizzonti.
-
- Fotogrammi di
te
- con la cascata forte
dei tuoi capelli sciolti
- dove teneri fili di
seta platinata
- rimbalzano di luce
quando ravvivi la chioma spettinata
- e ne accarezzi le
fiamme &endash; anguille &endash; tra le
dita.
- Mi chiedo se,
chissà perché,
- ti vedo più
simile ad un "cavaliere
- della montagna" o ad
un poeta
- con tutto il suo
incalzante volere,
- col tuo vestito sempre
nero, che ti avvolge come involucro di
seta.
- Negli occhi ti esplode
una spremuta di cieli
- di cobalto liquido
come i laghi brevi
- lassù in alto,
in fermento
- dopo i ghiacci lunghi
dell'inverno.
- Guarda! È
concentrata sul tuo nome e ne svela il
cuore,
- anche l'antica
leggenda ladina, che sai.
-
- Fotogrammi di
te.
- Occhi, specchi, coppe
pronte per essere versate
- quando, a fuoco sulle
mie parole,
- divampano i tuoi
silenzi.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- MARIA
RACIOPPI
-
-
- Profumo
di pane
-
- Profumo penetrante
della mia
- infanzia ricca di
sapori
- di echi affioranti da
parole
- dissolte, di fuoco a
legna campestre
- vivide le fascine ed
acre il fumo
- imperioso a violentare
i sensi
- nell'aria dorata di
settembre
- pregnante il profumo
del pane
- che lievita e alimenta
la vita
-
- Pane caldo di forno a
pinzimonio
- condito con l'appetito
famelico
- degli anni di corse
sfrenate
- di risa di canti e di
letture
- profumo di oro denso
dei frantoi
- esaltazione di
fermenti vitali
- al domani protesi come
braccia
- di angeli ad invocare
il cielo
-
- Profumo di terra dai
mille aromi
- sprigionanti dal mallo
delle noci
- che anneriva la pelle
come marchio
- dai rossi pomodori ad
essiccare
- al sole e da corone di
fichi
- trafitti come perle
della zolla
-
- Profumo di
vendemmia e primo mosto!
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- ANTONIO
ROSSI
-
- La fata
della notte
-
- Adesso lei si alza con
grappoli d'uva sulla testa,
- è la fata della
notte che sparge fiori di luna,
- è contenta di
esistere e di vedere i granchi
ridere,
- lei si alza e gioca a
carte con la vita.
-
- Lei si alza con ali di
rondine assopita,
- prende i bachi da seta
e li trasforma in perle,
- vola con le farfalle
in un dolce girotondo,
- lei vive in un mondo
di sogno e di poesia.
-
- Lei è
l'arcobaleno che attraversa la mia
anima,
- la incita, la libera,
la coccola,
- la riempie di sostanza
generosa,
- la bacia sull'unghia
del cervello.
-
- Lei ama le fiabe e le
racconta al mare,
- ai giunchi affusolati
che oscillano nel plancton,
- li piega, li spoglia,
li strizza,
- li odia dal profondo
della pancia.
-
- Lei porge l'altra
guancia agli infelici,
- ha molti amici in
cielo e fra le stelle,
- assaggia caramelle
rubate agli ermellini,
- è ruvida e
scattante come una gatta matta.
-
- Lei è la fata
della notte che sparge fiori di
luna,
- adesso lei si compra
un mantello di velluto,
- è stufa di quel
liuto che suona assurdamente,
- è stanca dei
tramonti che oscurano la mente.
-
- Lei ama il sole rosso
trasparente,
- le spose bianche
ornate di mimose,
- le sbuccia, le mangia,
le sputa,
- le butta nel secolo
del sangue.
-
- Lei ama le gonne
parigine,
- i fasti e le forze
universali,
- lei cade dentro un
sacco di farina,
- si agita, si corica,
s'imbratta.
-
- Lei è la fata
della notte che sparge fiori di
luna.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- ALESSANDRO
RUFINO
-
-
-
- La
solitudine
-
- Sensazione
morente,
- del corpo e della
mente,
- effetto
allucinante,
- di una vita
così presente.
-
- Inutile il formular
parole,
- vaganti nell'aria da
sole,
- l'eco di nessuna
risposta fa male,
- repressa la gioia
fuoriesce un'angoscia totale.
-
- Voglia di fare, cose
da dire,
- con la gente discorsi
solo da immaginare,
- persa la battaglia del
presente per conquistare,
- la guerra futura
sarà la sfida per
continuare.
-
- Ombreggia l'ansia
dentro,
- stato d'animo in
fermento,
- dal più
profondo dell'anima un forte
lamento,
- tormento,
- per ogni represso
sentimento.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- LUCIANA
SCAGLIA GRENNA
-
-
-
-
Albero spezzato
-
- Avevi una verde,
ombrosa chioma,
- eri situato in una
distesa sconfinata,
- davi rifugio e
protezione
- a migliaia di allegri
uccellini,
- poi, un
giorno,
- un arcigno
tagliaboschi
- in cerca di
fortuna
- si avvicinò a
te
- e
decise,
- con rapida
sequenza,
- di tagliarti in
due
- lasciandoti senza
chioma
- e con un piccolo
moncone
- in attesa di un futuro
germogliamento
- che non avrà
più modo
- di
essere.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- SNJESKA
SOUCEK
-
-
-
- Il
giovane Nicola
-
- Il giovane Nicola
è scomparso
- e non vedremo
più
- il suo limpido
viso
- né
sentiremo
- la sua allegra
voce
- solo ci
ricorderemo
- del suo cordiale
saluto
- del suo bel
sorriso
-
- Per ore
- per
giorni
- al sole al
vento
- le reti
rattoppava
- sempre assieme al
padre
- piegato
lavorava
-
- Non rivedremo
più quel timoniere sicuro
- portare al largo al
sua barca
- non rivedremo
più quel pescatore bravo
- tirare dal mare reti
piene
-
- Ormai solo dalla
foto
- posta sopra il
timone
- sorride Nicola a suo
padre
-
- Giovanissimo è
scomparso
-
- Ma la sua vita
rimarrà impressa
- nelle
nostre
-
- come una
promessa
-
- che la sofferenza
sarà solo una breve sosta
- e poi al
largo
-
- per
sempre.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
- ENRICO
TRIMARCHI
-
-
- A
Sara
-
- Come quando fuori
pioveva
- e giocavamo a carte
nel salotto
- sotto una luce
bassa
- di timido
fuoco
- e di una lampada
antica
- e ci accompagnava in
altri mondi
- il roco blues di Louis
Armstrong
-
- Ridevamo
- e sbagliavamo ogni
mano
- armati di lontani
pensieri
- stroncati da qualche
bicchiere di vino
- tornavamo allor nel
nostro buio
- a bagnarci nel fiume
ininterrotto
- del
piacere
- rompendo qualche
cosa:
- una bottiglia, il
quadro
- di un attivo mulo
giovinetto
- un posacenere di
cotto
-
e fra le cose
rotte e cotte
-
Buona
notte
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
-
- GIOVANNI
ELIO TROPEA
-
-
-
- L'amore
è dono
-
- Perché sempre
insoddisfatta sei?
- Perché non ti
accorgi che intorno a te
- il mondo pulsa, vive,
muta,
- s'illumina e
s'oscura?
- Il sole ti bacia e
non te ne accorgi,
- l'usignolo canta, il
passero cinguetta,
- e non ti domandi se
saltellano
- ancora tra i rami
degli alberi!
- Al tuo risveglio
ancora dimorano
- sull'erba brillanti di
rugiada,
- tanti variopinti
fiorellini l'adornano,
- insieme ti vogliono
far ghirlanda,
- e tu? Tu non immagini
più, che esistono.
- Non ti domandi
più se le foglie muoiono
- e poi rinascono, non
ti accorgi più
- dei profumi dei fiori
che si susseguono.
- Affacciati ancora una
volta sul mondo,
- mentre i tuoi occhi,
finalmente,
- godono le bellezze del
cielo e del mare,
- del sole cocente e
della luna lucente,
- del verde chiaro dei
prati,
- del verde cangiante
degli alberi,
- dei variopinti colori
dei fiori,
- e di frutti selvatici
dai forti profumi;
- le tue orecchie
ascoltino
- il cheto scorrere
delle acque
- che nei loro letti,
cantando,
- lentamente vanno verso
il mare;
- immagina le care onde
accarezzare
- le sabbie docili delle
spiagge,
- mentre abbracciano il
tuo corpo.
- Assapori il tuo cuore
il loro amore.
- Sei come terra arida
che dà linfa
- al seme d'amore che
non sarà mai pianta.
- Abbandona la tua
frenesia e lasciati amare,
- fai crescere il tuo
amore e fammene dono.
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
- ADRIANA
VALLETTA
-
-
- Da
qui
-
- Ho sognato di
correre
- su un prato di
viole.
- Nel sogno ho portato
nel cuore
- il calore di terra,
del suolo.
- Correvo nel prato
fiorito,
- scalavo un ulivo
nodoso.
- Gioivo e saltando e
correndo
-
la corsa non
è mai finita
- Or guardo da questa
stanzetta
- le cose che 'or'
vorrei fare,
- le piccole cose del
giorno:
- potersi da solo
lavare!
- Il cuore che è
pien d'energia,
- il corpo che
più non risponde.
- La voglia di andare,
venire,
- il sogno di correr nel
vento.
- Che faccio di questa
energia?
- Io posso soltanto
sognare
- Scalare montagne,
viaggiare
- ma solo con le
fantasie!
-
- TORNA
ALL'INDICE
-
-
-
-
- MICHELINA
ZONA
-
- L'attesa
-
- Appena nata era
quest'anima
- quando abbacinata si
rifugiò
- tra le pareti della
nostra carne.
- Fu allora che
cominciò l'attesa.
- L'andirivieni del
tempo dietro
- i gabbiani, risacca
estenuante
- che da un groviglio di
galassie
- ci sospinse sulle
perdute origini,
- ci ha solcato e
levigato come sassi.
- Laggiù, tanto
tempo fa noi bevemmo
- alla coppa che odorava
di vita
- anche polveri
biancastre d'ossa sfatte.
- Oltraggio sentire
l'oscura presenza
- quando nell'incanto di
verdi silenzi
- e azzurri spazi, ci
pasce e ci matura
- il sole, come fichi
gocciolanti miele.
- Oltraggio l'attesa che
si fa fremito
- d'ali mozze, paura
sulla pelle.
- Tempo è forse a
scrollarci di dosso
- inutili ambizioni di
immortalità,
- gusci vuoti sbavati da
lumache.
- All'io nostro resta
d'aver coraggio
- a reggere l'urlo delle
creature
- quando lasceremo il
nome sulla lastra
- a dir che fummo prima
che il corpo
- sfranto
fosse.
-
- TORNA
ALL'INDICE
|