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Benvenuti sulla home page di Vincenzo Gunnella
È nato a Mazara del Vallo (TP). Dal 1980 si è trasferito a Perugia dove vive e lavora. L'amore per la sua terra, la sua Sicilia, è l'ispirazione costante dei suoi racconti brevi e delle sue poesie. Ha esordito in campo letterario con la raccolta di poesie Piccole luci. Collabora coi suoi scritti ad alcune riviste di cultura ed arte. Ha partecipato a vari concorsi letterari, tra i quali il premio San Valentino di Terni, ottenendo buoni risultati e gratificanti apprezzamenti.
Si è classificato 9° al concorso Poesie in Cornice 1997 con questa poesia
Altre poesie di Vincenzo GunnellaDonna poesia
- E rannicchiata timida
- sin dai giovanili languori
- abbandonata,
- fascino silente
- di donna velata,
- in quella stanza d'ombre
- ansie e smarrimenti
- muto di cento anni
- ramengo gracile
- a ritrovar il sapore
- amaro
- consueto
- dell'anima delle cose.
- Io speranzoso colgo
- per mano di malinconia
- carezze di sirena
- che mi rapisce ed illude
- di nuovo amarti oso
- di nascosto amore.
- Dalle tue labbra seriche
- di papavero lussurioso
- fremito di marea
- che mi trascina via.
- Placide fugaci
- Ombre che vagano
- nelle sere ventose
- come impalpabili effluvi
- sparsi aliti di anime pensose.
- Ombre che attendono
- nelle notti sofferte,
- placide
- a scongiurare solitudini incerte
- ai piedi di uterine alcove.
- Ombre fugaci
- si dileguano all'alba
- come ambigue silenti compagne
- vessate dai riverberi solari.
- Ombre amiche
- che si avvolgono flessuose
- fino ad annullarsi nell'essenza del giorno
- sotto il velo ingannevole
- delle cose.
- Colline
- Colline inaridite
- declivi di stoppie,
- di giallo brunite,
- lusinghe d'estate
- resti di spighe recise,
- di promesse dorate.
- È un'oasi per l'anima
- lassù in cima, il miraggio
- di un solitario arbusto esitante
- di morbide fronde alitanti.
- Il sole impietoso s'arrende
- al respiro del giorno,
- anche se nelle carni assetate
- la fatica ha inciso
- i solchi degli anni,
- ha arato ferite profonde
- la verde lucertola
- dei miei giovanili inganni
- adesso è al riparo
- sulle colline degli affanni.
- Padri al largo
- È il vento che dispera
- strugge ed abbatte,
- respira il disagio
- di sussiegosa notte:
- nebbie e dure verità
- aspergono echi maturi
- di spugnosi limoni,
- pungenti addii ad amici
- prodighi di premure
- perché è lontananza
- a distillar ricordi
- a mitigare il fiele
- di asperrime doglie.
- I padri al largo
- abbiam sepolto asciutti
- da figli fuggitivi,
- afflitti abbiam le ossa
- da un male torvo
- che come il vento erode
- e rauco ignora i giorni.
- Barche del nostro ieri
- In glicine odoroso
- e placido, s'addesta
- calor pastello
- di luce mai doma,
- acque pallide
- di luna pensosa
- a lumeggiare arie
- nude, anse
- di solitaria riva,
- su foglie ramate
- fragile deriva
- di adunche rimembranze,
- vagano sui fiumi
- onde di memorie
- antiche, trascinano
- il tempo a traghettare
- invano, barche
- del nostro ieri.
Opera Vincitrice del nono premio al concorso Poesie in Cornice 1997
- Sicilia 1992
- Gli olivi di Capaci
- piangono, impovvidi
- di vermiglio, gocce
- acidule dell'anima.
- Nel giardino di via D'Amelio
- la calura riscopre
- foglie di metallo,
- col meriggio colpevole
- che rinnova l'apocalittico lutto.
- Brandelli oramai laceri
- di un'omertà in disuso:
- sudari sui balconi di Palermo,
- ridestano tempestivi, l'afrore
- di gemme di zagara.
- Giovanni e Paolo,
- liquidi sguardi d'intesa,
- con fatalistico coraggio
- spargevano certezze
- sul presentire acuto della fine.
- Paolo e Giovanni:
- unisono severo
- di fremiti diffusi,
- adesso di scorta avrete
- la nostra rabbia cocciuta.
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©1996 Il club degli
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modificato il 27 gennaio 1998
