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I libri dei nostri autori
A pelle nuda

(Gnan Valeria, "A pelle nuda", pp. 48, Lit. 10.000, Montedit, collana "I gigli" (poesia),Giugno 1997, ISBN 88-86957-04-1

Prefazione di Olivia Trioschi

È possibile essere del tutto espliciti in una prefazione? Sì? Allora iniziamo col dire che di rado accade di trovarsi di fronte a un'opera prima che si presenta con la compattezza e la sicurezza di questo "A pelle nuda" di Valeria Gnan. Un felice incontro, oserei dire, che dona al lettore un piacere insospettato. Le liriche della Gnan sono prima di tutto belle, di quella bellezza che è intrinseca alla vera poesia. Fiumi di parole sono stati versati per spiegare in cosa consista la fata Morgana della vera poesia; ai nostri occhi contemporanei, a furia di sfrondare orpelli e sperimentare nuove soluzioni, sembra talvolta che non sia rimasto più niente. Così si moltiplicano gli interrogativi su quale possa essere il ruolo della poesia in quest'ultimo scorcio di ventesimo secolo. E il risultato è che essa appare, per scelta o impotenza, un lusso che sempre più difficilmente ci possiamo permettere. Non è questo il luogo per stabilire per quali accidentate vie la poesia, questa forma espressiva antica quanto l'uomo, si sia come inaridita rimanendo infine confinata all'interno di una ristretta cerchia di sublimi intellettuali che vivisezionano ogni lirica al pari di frammenti di tessuto da analizzare al microscopio; o, d'altro canto, perché abbia subito un processo di disintegrazione nei mille rivoli del dilettantismo esasperato. Sta di fatto che forse, a questo punto, l'unica strada percorribile è proprio quella di ascoltare la voce della poesia, prima che di parlarne. Perché, insomma, il segreto è in fondo tutto lì: nella capacità di dare corpo e musica alla propria anima, facendola diventare l'anima di tutti. E se questo transfert, chiamiamolo così, avviene, ognuno può coglierlo e godere la bellezza della propria anima arricchita di sfumature nuove.

Dunque, ascoltiamo le poesie di Valeria Gnan, piccole perle di candore e fantasia, accostate l'una all'altra con la cura di chi infila una collana di luce destinata a diventare un dono prezioso. Le perle non sono molte, ma ognuna brilla in modo diverso illuminando stati d'animo, situazioni e luoghi che si confondono tra loro. Nulla, infatti, è più lontano da questa poesia del descrittivismo; non c'è niente di inessenziale, nessuna concessione a lunghe sequenze paesaggistiche fini a se stesse. Tutto punta diritto all'uomo, al suo mondo di impressioni, affetti e ricordi filtrati da un uso sapiente del linguaggio che, se a volte cede alle lusinghe di un vocabolario aulico e togato, si mantiene perlopiù &endash; e felicemente &endash; su un registro più quotidiano e parlato ma non per questo meno efficace. L'arte della poesia sta anche in questo: nel saper coniugare stile e contenuto, evitando sbavature ed eccessi. E in ciò la Gnan mostra notevole sensibilità, arricchendo le sue liriche di metafore colorate e fantasiose, talvolta addirittura lussureggianti, ma mai esornative rispetto al testo; come in Mezz'ora, perla tra le più piccole e preziose, dove il parallelo giocato tra l'umile uovo, il pomeriggio di neve e la vita è risolto in modo quanto mai efficace con un abile uso di rimandi di senso da una strofa all'altra che danno alla breve lirica un andamento circolare, quasi ciclico, che ben rispecchia l'idea della vita come ruota che gira su se stessa. Quest'immagine del moto perpetuo, della circolarità, percorre un po' tutta la raccolta e diventa particolarmente esplicita nell'antica e suggestiva immagine della marea che instancabilmente copre e scopre la riva in La pelle. L'acqua, del resto, è tra gli elementi più densi di significati simbolici, primo tra tutti quello della maternità, anch'esso presente in più d'una poesia. Ed anche in questo caso l'effetto è circolare: all'immagine di se stessa bambina (Ti arriverò / come uno schiaffo improvviso / tremolio di piume / genesi di un sussulto / che scuote la tua terra / soffice di cuscini e humus) l'autrice sovrappone quella delle sue figlie (Ho due bambine, / occhi di cioccolato, / due respiri da bere / mio nutrimento di vita) in un'altalena di memorie che riconducono alla figura della madre come fonte e approdo di ogni vita. La memoria. Ecco, dunque, qual è il segreto della circolarità, il laccio che unisce esistenze disperse; ma la memoria cui la Gnan si inchina non è la consapevole capacità di ricordare dell'uomo. È un dono, o un castigo, che sta fuori di noi: la signora memoria è una fata o una strega che agisce a suo capriccio: tu credi di possedere la memoria / invece è lei che possiede te, ammonisce la poetessa. La quale, a quanto ci sembra, si è arresa alla fata avendone in cambio coriandoli e lusinghe, e una serena, gioiosa accettazione di una vita che, se non ha senso, perlomeno può racchiudere in sé persone e idee preziose in cui rinnovarsi, e forse anche eternarsi: Io c'ero, è l'esultante grido della poetessa, nell'attimo in cui / tempo e spazio si baciarono, / si amarono./ Dal loro amplesso nacque felicità...

È possibile essere del tutto espliciti in una prefazione? Sì? Allora, lettore, leggi queste poesie con occhi e orecchie attenti, e alla fine ti accorgerai che la tua pelle nuda ha vibrato insieme a loro.

Olivia Trioschi

 
 

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