Poeti italiani contemporanei
Tiziana Viol
 

Ha pubblicato il libro

 
Tiziana Viol, Non sono che una pianta, editrice Montedit, 1997,
pp. 32, Lit. 7.600, ISBN 88-86957-22-X
 
Non sono che una pianta
 
Non sono che una pianta.
Ho radici sottili.
Provengo da un bulbo fortunato
che conobbe la vita
grazie ad una buona terra.
Non sono che una pianta.
Il temporale duro
ancora mi stupisce.
Ho piccoli rami.
Gli insetti mi raccontano
di ogni varietà di fiore.
Non sono che una pianta.
Ho un fusto sottile.
Il vento cupo della notte
fa tremare ogni mia foglia.
Chissà perché ho creduto
di poterti offrire la mia ombra.
Chissà perché ho sperato
di poterti nutrire dei miei frutti.
Non sono che una pianta
 
 
Istante variopinto
 
Variopinto istante
un cielo colorato nella notte
dei silenzi.
Ogni passo rimasto
è un andirivieni
del prima lontano
dell'ora che guarda
del dopo che attende
un istante che sia variopinto
e un cielo
con gli stessi colori
del tempo che scorre.
 
 
Un raggio del sole rimasto
 
Sull'ultimo treno della sera
guardavo correre il tramonto per i campi.
Un raggio del sole rimasto
andava stanando il buio ormai giunto
tra l'intricarsi dei rami.
Avrei voluto
allo stesso modo
cercarti io,
nelle penombre, notturne, quasi.
Quando anche quella luce si è arresa
abbandonando il prato
anch'io ti ho lasciato
perché come una nuova notte
come un giorno nuovo
il trovarti sarebbe stato
perderti ancora.
 
 
Quella notte
 
Piovve
quella notte
tutto il cielo.
Pare strano
come nel silenzio
il tempo veloce scorra.
Nel suono
di ogni goccia
il tempo restò immobile.
Quella notte
piovve dal cielo
tutto il tempo.
 
 
La terra lascia il giorno
 
A capo chino
dormono i girasoli.
La terra lascia il giorno.
All'umido del campo in dono
viene ceduto qualche seme
che pur promettendo vita
non fiorirà.
Un piccolo stormo
abbandona il ramo
e in volo leggero
attraversa il tramonto.
La terra lascia il giorno.
Dormono i girasoli;
a capo chino il sole
chiude i suoi occhi sulla terra.
 
 
Quindici anni
 
Avevo quindici anni...
la testa in quel brano,
i passi in quelle scarpe.
Potrei averli ora...
lo stesso brano,
le stesse scarpe.
Ma mi par che allora
non rammentavo le note di ora
e pensavo che mai
avrei rallentato il viaggio.
Bastasse un disco,
fossero sufficienti delle vecchie scarpe,
socchiudendo gli occhi
avrei potuto averli oggi.
Eppure mi par di ricordare
che dentro quei miei quindici anni
avvolti stretti sulle spalle
tremavo.
 
 
Il cavallo
 
Ho un morso
e scalpito.
 
Quel nitrito
dalla criniera
gettato al passato.
 
Ho zoccoli umidi
inzuppati di prato.
 
Una corsa
fermata sul dirupo
e un morso fisso!
 
 
Un bacio soltanto
 
Mi vedono
tutti e dieci
i tuoi occhi?
 
E nei tuoi mondi
in tutti e cento
suonano i miei cori?
 
Tengono tutte
queste passioni forti
le tue mille mani?
 
Ricordi
quel milione di parole
con cui mi stupisci?
 
Dammi un bacio.
 
Un bacio soltanto!
 
 
Meravigliosamente
 
Che forza gioiosa
questo pomeriggio mite.
La chiesa accanto
batte mille rintocchi.
T'osservo dal balcone
della camera da letto.
Il giardino tondo
gira intorno alla casa.
A bagnarmi i fiori
a torso nudo e scalzo.
Ridi perché m'hai vista
ed io ti mando baci ridendo.
L'alberello piantato insieme,
dietro di te,
ti traccia una lunga ombra sulle spalle.
Il gatto pigro
dorme sotto le rose.
Ora mi coloro un poco gli occhi
e scendo a cercarti.
Chinato alla bocca della fontana
ti sciacqui il viso sudato
e mentre ti porgo qualcosa per asciugarti,
ti amo meravigliosamente.
 
 
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aggiornamento 3 marzo 1998