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LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Vincenzo Carollo
 
 
 
Marea
 
Come remota luna,
passi e sollevi,
nella mente mia,
il mar dei miei ricordi,
che si ritrae
con l'ultimo orizzonte,
mentre il pensiero mio
vaga e si perde
in questa spiaggia immensa
e senza mare.
 
Per qualche istante
levito, leggero;
il tempo di scoprir
che cosa è il nulla
e misurare il peso
dei ricordi.
 
Come la luna, tu
passi e tramonti;
poi, sulla spiaggia mia
ritorna il mare...
e il mormorio dell'onda,
alla risacca.
 
 
 
Il postulato
 
Cartesio, quel gigante del pensiero,
è nato, si direbbe, per pensare;
pensava per capir se fosse vero
il mondo ch'egli stava a contemplare,
o fosse invece l'universo intero
virtuale realtà, puro pensiero.
 
Volando tra le cime del sapere,
scorse l'abisso della sua ignoranza:
le verità non erano più vere;
le sue certezze andavano in vacanza!
Più nulla quadra; tutto, ahimè, si sfasa
e di quel tutto fa tabula rasa.
 
Il sole, il cielo, il mar, pensò il mio "io"
sono realtà di un universo aperto,
oltre i confini del pensiero mio,
o bei miraggi dentro il gran deserto?
Come esser certo dell'esistenza mia,
e non è sogno, se non è fantasia?
 
Il dubbio s'insinuò e, finalmente,
nel dubitar, capì c'era del buono:
un dubbio non può nascere dal niente:
"se dubito, io penso, dunque, sono!"
così la mente colse, con destrezza,
la prima, incontestabile, certezza.
 
Sono, ma chi? tante bellezze intorno
le avrei create io, col mio pensiero
e per vederle avrei inventato il giorno?
la notte, per velarle di mistero?
Se avessi fatto io questa magia,
or riconoscerei l'opera mia!
 
Non sono, dunque, io geniale autore
di cieli senza tempo e sconfinati
né del profumo e la beltà d'un fiore;
mi chiedo ancora: chi li avrà creati?
Un postulato emerge dall'oblio;
quasi un sussurro: "beh, chiamami Dio!"
 
 
 
Il peccato
 
La mia storia nacque in cielo,
nel giardino, sotto il melo,
quando mamma fu tentata
dalla serpe attorcigliata.
 
Una mela ben matura
colse lei, con gran premura,
stuzzicando il gran desio
del futuro babbo mio.
 
Quella mela profumata
al mio babbo fu donata,
che gustò immediatamente,
con gran gioia del serpente.
 
Ma quel frutto ben gradito
era, in cielo, proibito:
chi dà retta al serpentone
avrà poi la punizione.
 
L'infrazione, sotto il melo,
delle regole del cielo
provocò l'ira di Dio:
per castigo nacqui io.
 
Di quel primo gran peccato,
dunque, nacqui un po' macchiato
e più io divengo grande,
più la macchia, ahimè, s'espande.
 
Come il babbo, bravo uomo,
ho mangiato anch'io il mio pomo:
con la macchia ho ereditato
anche l'hobby del peccato!
 
Se il peccato non ci fosse,
Dio avrebbe grane grosse:
non si può riempire il mondo...
se giochiamo a girotondo!
 
 
 
 
L'ultimo bisbiglio
 
Brusio di gioie fuggenti!
È l'ora del tramonto;
sussurri di silenzio
e di sospiri
 
Poi;
l'ultimo bisbiglio,
un alito di vento
che sradica quel tutto,
in un momento.
 
Quel tutto ormai inutile,
qual fiore senza stelo,
qual notte senza luna
e senza un cielo,
dove smorzarsi l'eco...
d'un addio.
 
 
 
 
 
Ti cercherò
 
Rincorrerò
quegli attimi fuggenti,
quando, passando, tu,
come una brezza,
di balsami inondavi quei momenti
e tutto aveva odor
di giovinezza.
 
Mi davi, tu,
la voglia di volare:
verso il domani mio,
con te, correvo;
correvo più di te, per arrivare,
e piano piano, ahimè,
io ti perdevo!
 
Ti cercherò,
ma, intanto, è già domani!
Ora sei tu che corri,
più del vento;
mi sfuggi, se ti tendo le mie mani;
ti trovo e ti riperdo,
in un momento.
 
Ti cercherò
tra pagine ingiallite,
quando sarai soltanto...
una poesia
che mi ricorderà beltà svanite,
della, fuggente,
giovinezza mia.
 
Menzione d'onore al Premio Letterario internazionale M. Giuseppe Restivo, 1998 - inserita nell'antologia «Uomini nuovi»
 
Ciao!
 
Vorrei... tu comprendessi,
per magia,
la lingua mia,
magari un solo istante,
il tempo di sgusciare una parola
e penetrar...
nell'intimo di un «Ciao».
 
Sapessi com'è bello dirsi «Ciao»;
distinguere un amico, nel brusio;
divergere, poi stringersi la mano;
risolvere i problemi, con un «Ciao»!
 
Un «Ciao», se tieni il broncio,
e tutto passa;
se vuoi la pace,
perché fare la guerra?
Ti basterebbe solo dire «Ciao»:
hai l'universo...
dentro una parola!
 
Ti parlo di chimere?
Prova a dir «Ciao»:
non vedi più frontiere.
 
1° premio al «Gran Prix Littéraire International Raymond Bath» - Belgio 1996
 
 
 
Senza parole
 
Come petali al vento,
vagano nel mio pensier
mute parole.
Parole
che non hanno mai vibrato;
svanite,
senza dirti il mio segreto.
Ma adesso...
Adesso il pensier mio
ti parlerà, così,
nel suo linguaggio;
ascoltalo con l'anima,
vedrai,
senza parole...
tu,
comprenderai.
 
Finalista al concorso internazionale di Poesia in Belgio «Sole d'Italia», 1992 e inserita nell'omonima antologia.
 
 
 
Donna
 
Dov'è quel tempo?
 
Per essere una donna
bastava il naturale tuo candore
e la bellezza tua, senza finzione,
fatta d'ingenuità, d'acqua e sapone.
Bella, comunque, anche a luci spente:
 
il tutto stava là, dietro quel niente.
 
Dov'è quel tempo?
 
Non sai com'eri donna,
con quel grembiule sopra la tua gonna;
con le tue guance pronte a un bel rossore,
al timido sbocciar del primo amore;
quanto nutrivi un bimbo col tuo seno:
 
la donna la facevi a tempo pieno.
 
Dov'è quel tempo?
 
Come ombra leggera,
salivi, tu, impalpabile, silente,
fin sulla vetta della mente mia;
ti raggiungevo con la fantasia:
eri sì donna da non sembrar più vera;
 
stavi sì in alto, da divenir chimera.
 
Dov'è quel tempo?
 
Così, senza parole,
t'aprivi come un libro di poesie
e mi sfogliavi pagine d'amore;
bastava ti guardassi e già leggevo;
bastava ti leggessi e mi scioglievo;
 
poi ti sfogliavi al vento... e ti perdevo!
 
Quinta classificata al premio letterario internazionale M. Giuseppe Restivo, 1997 e inserita nell'antologia «Progetto di Libertà»
 
 
 
L'onda
 
Eri soltanto un nome,
un alito di vento
nell'infinito mar
dei miei pensieri.
 
Ora sei «onda»
di questo immenso mare;
un'onda spumeggiante...
d'acqua pura,
che finalmente sfioro,
con le mani:
 
il tempo, ahimè... di un'onda...
e t'allontani!
 
poesia pubblicata sul mensile d'informazione e cultura della Comunità Italiana in Belgio «Qui Italia» e sul periodico «Le Madonie» di Castelbuono
 
 
 
Sognare
 
Guardarti dentro gli occhi...
e poi sognare;
illudermi che è sempre
primavera!
Poi, dipanare il tempo...
Percorrere, a ritroso,
il mio cammino,
per ritrovarti ancora;
tornar, da questa notte,
a quell'aurora!
Passando, ritrovar
gioie perdute,
raccoglierle in un pugno
e risvegliarmi, poi,
dove la realtà...
ritorna sogno!
 
poesia pubblicata sul mensile d'informazione e cultura «Qui Italia»
 
 
 
Ritroverai...
 
Ritroverai...
tra pagine sbiadite,
sfogliando il libro della fantasia,
bricioli di tempo abbandonati,
memorie polverose
di ciò che non è stato,
ma che sarà,
vedrai:
radiosa realtà
d'ogni domani.
 
Ritroverai...
quei grappoli di sogni,
che tu coglievi acerbi, al chiar di luna
e all'alba, poi, volavano col vento;
li coglierai ancora,
stavolta senza luna,
al nuovo sole.
Domani:
la notte sarà giorno;
ti svegli... per sognare!
 
 
 
L'espansione del nulla
 
Nullino ascoltami,
se t'è gradito:
tra il grande e il piccolo
c'è l'infinito;
l'entità cosmica
sai che s'espande,
dunque, chi è piccolo
diviene grande
e chi è grandissimo
già per natura,
oltre misura
si gonfierà.
 
Tutto si amplifica,
diviene immenso;
tu cresci e lieviti
nel giusto senso:
per non confondere
vuoto con pieno,
i nulli crescono
col segno meno.
Brilla, grossissimo,
dentro il gran niente,
ogni crescente,
vuoto pensier.
 
Col faro splendido
di sì gran lume
di nulla illumini
tanto volume:
più cresce il ritmo
dell'espansione,
più brilla e lievita
la tua opinione.
Or che il recondito
brilla e s'espande,
so quanto e grande...
la nullità.
 
 
 
Il «bemolle»
 
Quel suon bemollato, per essere esatto,
comincia la storia partendo dal piatto;
se metti nel piatto soltanto cicoria,
poi suoni il «bemolle», ma senza la gloria;
se invece ci metti un bel cavolo intero,
la gloria s'espande per tutto un impero.
 
Bemollano in Cina, nell'Africa nera;
le note svolazzano, senza frontiera;
se vuoi che chiunque capisca il messaggio,
la musica è il solo comune linguaggio;
puoi ben dialogare, perfino in Caucaso,
suonando, in «bemolle», e ascoltando col naso.
 
Per ovvia esigenza di esser corretto,
dirò che 'sta lingua ha un curioso difetto:
immagina un po' come puoi esser fiero,
se in chiesa ti scappa un acuto pensiero.
Se pensi in silenzio per esser discreto,
ti scappa il bemolle e ti svela il segreto.
 
Con questo idioma, se bene lo apprendi,
favelli con tutti e più presto comprendi;
le cose che pensi puoi dirle in un fiato,
dipende, il pensiero, da ciò che hai mangiato:
Per dire al tuo capo ch'è gonfio di boria,
ti mangi un fagiolo e lo copri di gloria.
 
Perché tante lingue? Cos'è 'sto casino?
Inglese, cirillico, greco, latino...
La lingua degli avi ritorni in vigore,
non c'era bisogno d'alcun traduttore!
Su tutte le lingue passiamo la scopa:
un coro, in bemolle... ed è fatta l'Europa!
 
 
 
La regola di Isacco
 
Isacco Newton,
gran cervellone,
studiò la formula
dell'attrazione,
scoprì la regola
universale:
«I corpi cadono
in verticale».
 
Se vuoi convincerti,
tu puoi, con zelo,
far la verifica
sputando in cielo;
guarda il fenomeno,
non ti spostare:
secondo Newton...
deve tornare.
 
In modo empirico
correggi, adesso,
le traiettorie...
fuori del cesso!!!
Sei più scientifico
e originale,
se prima calcoli
la verticale.
 
Saresti subito
un gran sozzone,
senza la regola
dell'attrazione:
il bagno prendere
dentro la vasca?
senza la regola
l'acqua non casca!
 
Grazie alla regola
del grande Isacco,
divien possibile
svuotare il sacco
e puoi comprendere,
se ti sbottoni,
perché ti cascano
i pantaloni.
 
Quando dall'albero
la mela pende,
puoi in basso attendere,
vedrai che scende;
se un dubbio in animo
ancor si cela:
sali sull'albero...
segui la mela!
 
1er Prix d'excellence et merite littéraire au «Gran Prix Littéraire International Raimond Bath» - Belgio, 1996
 
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agg. 30 marzo 2002