Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Stefano Valeri
Ha pubblicato il libro
Stefano Valeri - Il vento e il ruscello
 
 
 
 
 
 
 
 
Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi) 12x17 - pp. 72 - Euro 7,10 - ISBN 88-8356-606-8

Pubblicazione realizzata con il contributo de IL CLUB degli autori in quanto l'autore è finalista nel concorso letterario "J. Prévert" 2003

Prefazione
Incipit

Prefazione
 
 
Una volta attraversata la Porta Orientale tutto non è come prima. Ogni cosa assume contorni diversi, nuove forme, nuovi colori, nuove sfumature, nuove dimensioni, anche suoni prima d'ora inascoltati.
Il silenzio stesso assume un significato diverso, portatore ogni volta di nuove parole, nuovi pensieri, nuovi valori. Laddove il silenzio diviene nuovo veicolo di comunicazione il Tutto si rivela.
In questo contesto anche la nostra capacità di ascolto cambia, riscopre sensibilità antiche, così profonde in noi da lasciare solchi indelebili nella nostra coscienza. Affinché un giorno il Soffio Vitale della Parola, scrostando patine ispessite da secoli di sordità, le faccia riaffiorare.
Queste fiabe sono nate per i bambini, ma le dedico ai loro genitori affinché riscoprano, prima che muoia, il bambino che è dentro di loro. E con lui ritrovino un nuovo gusto nell'ascoltare, nuova voglia di imparare. Riscoprirsi curiosi, con desiderio infantile di capire e vedere, di restare meravigliati ad ogni manifestazione del creato. Di lasciare la Parola attraversare la propria anima e scoprire finalmente una nuova chiave di lettura, un nuovo algoritmo di decodifica degli eventi della propria vita.

 Il vento e il ruscello

I tre alberi sulla collina
 
Erano l'orgoglio degli abitanti del paese, un gruppo d'alberi che spezzavano come per incanto quel territorio arido e polveroso. Erano meta di gioiose passeggiate domenicali. Molti, dopo la messa, erano soliti raccogliere le loro poche vivande e gustarle al fresco dell'ombra di quei preziosi alberi.
Immaginiamoci la gioia della gente quando i nuovi alberi, da piccoli e delicati arbusti, si mostrarono quella primavera con il loro primo manto fiorito.
Tre di loro in particolare erano bellissimi, già si lanciavano con i loro giovani rami verso il cielo, le chiome si allargavano sulla terra con un'ombra non ancora netta, ma che lasciava filtrare i caldi raggi del sole.
I bambini erano i più assidui a festeggiarli, ci giocavano attorno, cercavano di salire sul loro snello tronco. Dietro gli alberi si scambiavano le prime carezze ed i primi baci.
Loro tre, i tre alberi sulla collina, così erano chiamati, erano orgogliosi di queste attenzioni. Guardavano gli altri fratelli più anziani e sognavano di diventare grandi come loro.
"Quando riusciranno le nostre fronde ad allargarsi sulla terra come i nostri più grandi fratelli?" disse uno dei tre.
"Ufffff... sembra di essere sempre così piccoli" rispose l'altro.
"Non lamentiamoci fratellini, non vedete che la nostra ombra è la più contesa? I bambini vengono sempre a giocare vicino a noi. I nostri rami più alti già riescono a guardare oltre la collina, a gettare lo sguardo sulle ultime case del paese...".
"È vero..." dissero i fratelli
"Allora dobbiamo essere felici così, lasciamo che il vento accarezzi i nostri rami e che scenda a rinfrescare le genti. Le nostre foglie cadute siano un morbido letto su cui loro possano riposare".
Anche gli animali cominciarono ad apprezzarli; come gli uccelli che costruirono nidi sui loro giovani ma forti rami. Gli animali che pascolavano al caldo del sole venivano spesso a riposarsi e rinfrescarsi sotto la loro ombra.
Quella collina con i giovani alberi divenne più bella, le sue forme più armoniose. Lo sguardo del passante non poteva non fermarsi ad ammirarla.
Passarono anni, cicli di stagioni, freddi inverni si alternarono ad altrettante gioiose e colorate primavere ed a calde e polverose estati.
I nostri giovani alberi della collina erano oramai adulti, i loro rami flessuosi e robusti si alzavano verso il cielo. Il loro sguardo poteva finalmente distendersi e vedere le case del paese e la loro ombra era sempre la meta preferita dei bambini.
Una mattina, poco dopo l'alba, quando ancora i raggi del sole non si erano levati oltre la vicina collina, una strana attività iniziò in mezzo a quegli alberi.
Alcuni uomini raccolsero nelle loro immediate vicinanze carri ed attrezzature. Parlando giravano fra gli alberi e su qualcuno tracciarono dei segni.
"Cosa sta accadendo?" disse uno dei tre alberi.
"Non lo so, ma ho una paura incredibile, mi stanno tremando tutti i rami. Che cosa vogliono fare queste persone, perché segnano alcuni di noi?".
"Cosa vorranno mai fare con quegli arnesi, non li ho mai visti, fanno una paura!".
"Su... non spaventatevi prima del tempo, vediamo cosa accade".
Non finirono neppure di parlare che un tonfo fortissimo segnò l'inizio del taglio, uno ad uno gli alberi segnati furono tagliati, spogliati di rami e foglie e portati nella falegnameria del paese.
"Ci stanno uccidendo..." disse uno dei tre.
"Ho paura, non voglio morire così....!" aggiunse il secondo.
"Spero proprio che la mia morte, se deve avvenire, serva a qualcosa..." concluse il terzo.
Uno ad uno anche i nostri tre amici furono abbattuti. Il giorno dopo erano spogliati dei rami e delle foglie ed erano ora nudi e distesi vicini:
"Cosa faranno ora di noi?" si domandavano preoccupati sul loro nuovo ed ignoto destino.
Il primo dei tre fu scelto dal costruttore di barche, lo prese e lo portò nella sua officina. Dopo molto lavoro e mille cure quel tronco era diventato una splendida barca da pesca. Quando toccò il mare per la prima volta un brivido lo attraversò. Tanti piedi lo calpestavano, le onde del mare lo sbattevano da una parte e dall'altra.
Tanti pesci erano gettati sulle sue tavole e li vedeva morire; pioggia e tempeste si univano alle acque del mare. Gli uomini ogni giorno lo svegliavano all'alba per prendere il mare, la sera lo riportavano, stremato, a riva.
"Sono a pezzi, ho freddo e mi sento tutto sporco, ma sono felice. Poveri pesci, stanno certo peggio di me. Meglio dormire un po', fra poche ore riprenderemo il mare ed inizierà una nuova giornata".
Il secondo fu scelto dal falegname del paese e restò tagliato in tavole per molto tempo. Un giorno il falegname le prese, le tagliò, le levigò e le trattò con cura fino a farne un grande tavolo.
Dopo qualche tempo il nostro albero era un bellissimo tavolo al centro di una sala, su cui una famiglia mangiava tutti i giorni.
Tutto sommato non poteva lamentarsi: "Sulla collina stavo bene, ma anche qui sono trattato bene. Mi tengono pulito e mangiano sempre su di me, grandi e bambini. Mi piace ascoltarli mentre parlano dopo il pranzo".
Il terzo albero, umile e saggio, non fu certo fortunato. Una volta tagliato le sue tavole furono accatastate in un magazzino; nel buio il nostro amico sentiva sempre le voci dei bambini, le loro mani che lo toccavano, il vento che accarezzava i suoi rami.
Sono passati molti anni, molto è accaduto in quella regione... I nostri amici cosa staranno facendo? Andiamo a vedere.
 
La barca è nell'acqua, con i pescatori sta tornando dalla pesca. Sono stanchi ed amareggiati perché non hanno pescato nulla. Un uomo dalla riva li chiama, parla con loro, si avvicina e sale in barca: "Andiamo di nuovo a pescare...", dice ai pescatori.
Questi si guardano perplessi, sono stanchi e delusi, ma riprendono a remare e guadagnano il largo. La nostra barca sente i piedi di quell'uomo, attraverso di loro qualcosa la scuote e la riporta lontano nel tempo:
"Chi sarà mai quest'uomo? Il suo sguardo, i suoi occhi, il contatto con i suoi piedi sembrano riempirmi di nuova vita. Mi sembra di avere ancora i rami mossi dal vento sulla collina. Le sue mani mi toccano e sento di nuovo le voci dei bambini che giocano, le persone che mangiano sotto la mia ombra. Cosa accade? Chi è costui?".
Sente i pescatori gridare: "Guardate, le reti sono piene, rischiano di rompersi dal peso dei pesci. Presto, tiriamole in barca prima di perderle!".
Pochi minuti dopo la barca era piena di pesce, i pescatori e quell'uomo tornano a riva. Molte altre volte la barca lo vide e lo portò al largo, come quella volta in cui quell'uomo scese fra le onde e camminò sull'acqua.
Il tavolo è ancora in quella casa, molte mani lo hanno toccato, molte persone ci hanno mangiato sopra. Questa sera sono in tanti attorno alla tavola, tutti uomini, di quelli che quando mangiano parlano molto e lui ascolta con piacere. C'è anche quell'uomo, quello che quando parla tutti tacciono. Che quando le sue mani toccano le sue tavole lui vede di nuovo la sua collina, i suoi due fratelli, i bambini giocare, i raggi del sole filtrare fra le sue foglie, le carezze del vento sui suoi snelli e forti rami. Questo gli accade ogni volta...
Questa sera lo sente parlare, c'è qualcosa di particolare, un silenzio strano fra gli altri commensali...
Prende il pane, lo spezza, lo divide con loro e dice:
"Prendete. Questo è il mio corpo, mangiatelo, fatelo in memoria di me...".
Poi prende il boccale del vino, ne beve un sorso, lo passa agli altri perché ne bevano a loro volta:
"Prendete, bevete. Questo è il mio sangue, bevetelo in memoria di me...". Mentre dice queste parole le sue mani sfiorano il tavolo, il nostro giovane amico sente sciogliersi come in un abbraccio con la fonte della vita.
Le tavole del nostro terzo amico sono ancora nel magazzino, ma la porta si sta aprendo. Entra un uomo, ne sceglie due, una più lunga, l'altra più corta. Le prende e le inchioda insieme a forma di croce.
Poi sente delle grida, molte grida ed urla, gente che piange. Cosa sta accadendo? Si sente alzare e poi sente due mani che lo abbracciano, un uomo, sanguinante, con una corona di spine sulla testa lo trascina per la strada mentre la folla urla. C'è chi piange e chi gli sputa addosso, chi lo supplica e chi lo maledice.
Il nostro amico è smarrito, ma le mani di quell'uomo su di lui hanno un effetto particolare. Tutta quella confusione scompare, si vede di nuovo sulla collina, le fronde dei rami al vento, i raggi del sole fra le foglie. Le persone che mangiano e si rinfrescano sotto la sua ombra, i bambini che giocano, gli uccelli che saltellano da un ramo all'altro.
Quell'uomo, dagli occhi buoni, arriva sulla collina, non certo bella come la sua quando era giovane. Ci sono già due croci con due uomini appesi, le sue mani ed i suoi piedi sono inchiodati sulle sue tavole, il nostro amico si sente unire a quell'uomo.
"Da oggi in poi io farò parte di te. Ogni volta che qualcuno guarderà verso di te i suoi occhi cadranno su di me, tua croce. Ogni volta che un uomo guarderà ed accetterà me, come sua croce, accetterà e vedrà te".
Non fece in tempo a finire queste parole che l'uomo gridando spirò. Il cielo si aprì e pianse, la terra fremette tutta e si sconvolse. Le genti, spaventate, fuggirono lontano, quel corpo fu portato via, ma per noi restò sempre legato alla croce.

La storia di E.
 
E. è uno di quei bambini che mangia in un boccone e scappa via, ha troppo da fare per perdere tempo nelle solite chiacchiere. Questo fa arrabbiare molto la madre, che invece vorrebbe raccolta la sua famiglia almeno durante i pasti, per ringraziare insieme e parlare del più e del meno. Non sono molte le occasioni, ed E. le sfugge tutte.
Ora è nella sua stanza ed il suo esercito di soldatini di piombo sta subendo una secca sconfitta. Il portabandiera è già stato colpito, il trombettiere si è nascosto sotto una sedia... o scusate, un carro... e continua a suonare una carica di quelle così stonate che il nemico è indeciso se avanzare o no solo per non sentirlo più.
E. è preoccupato, il suo soldatino preferito è circondato da quattro mostri paurosi. Si ferma fra i cuscini... scusate, mi sbaglio sempre, fra le rocce... e si guarda attorno per decidere cosa fare. I suoi compagni sono in difficoltà e non possono aiutarlo, il fortino questa volta è veramente minacciato.
Uno dei mostri ha un solo occhio enorme e luminoso al centro, emana tanta luce da abbagliare gli occhi dei suoi nemici ed ha il potere di immobilizzarli.
Questo mostro è il più vicino e gli impedisce di riunirsi agli altri soldati nel forte e trovare aiuto.
Gli altri, non meno minacciosi, sono dall'altro lato. Uno di questi è grande e peloso. Sembra che dorma e non si muova, ma lo ha visto più volte divorare altri suoi compagni in un solo boccone. Il terzo mostro è enorme, tutto di legno durissimo ed ha le zampe rafforzate da assi. In questo modo quando si arrabbia comincia a dondolare tutto e riesce a sbriciolare ogni cosa gli vada a finire sotto.
L'ultimo è il più imprevedibile poiché è velocissimo, ha quattro grandi ruote e quando corre fa un rumore assordante. Quando ti assale lancia un gancio che ha nella parte posteriore e ti trascina per la strada fino a che muori.
"Povero amico mio, questa volta sei proprio messo male, non so se riuscirò a salvarti neppure io, la situazione è drammatica. E se non mi sbrigo fra poco dovrò uscire con la mamma, come posso lasciarti in queste condizioni?!".
Detto questo E. prese il suo soldatino, lo spostò e gli fece aggirare le rocce (i soliti cuscini...). Per fare presto l'unica cosa era affrontare il mostro con l'occhio luminoso, era l'unico ostacolo che gli impediva di riunirsi ai suoi compagni nel fortino.
"Avanti amico mio, non aver paura, quel mostro è terribile ma tu sei coraggioso, lo puoi affrontare. Giacché non lo puoi vincere con la forza prova con l'astuzia!", e intanto avvicina sempre di più il soldatino al mostro. Sembra proprio che il piccolo guerriero di piombo muoia dalla paura, ma qualcosa lo spinga ad aver fiducia, ad andare oltre.
"Sono certo che qualcosa mi verrà in mente...", pensò fra sé il soldatino di piombo "... ne ho viste anche di peggio, e qualcosa mi è sempre riuscito. Qualche evento mi ha sempre aiutato, perché non dovrebbe anche questa volta?".
Riprese coraggio e continuò ad avvicinarsi ai piedi del mostro, strisciando fra l'erba del tappeto... scusate... del prato.
"Ecco, guarda qui.." disse E. al suo soldatino.
"Guarda cosa spunta dal piede enorme del mostro!": un filo stranissimo usciva dal piede enorme e serpeggiando nell'erba si allontanava da lui.
"Cosa sarà secondo te?" disse E. al suo soldatino
"Non ne ho la più pallida idea, proviamo a seguirlo, chissà che non ci aiuti a sconfiggere il mostro!", rispose il suo amico.
"Va bene, andiamo amico, ma facciamo sempre attenzione agli altri tre che non ci vedano, tutti insieme non li potremmo mai sconfiggere".
I due amici seguirono il filo per molti metri e si fermarono davanti ad una parete bianca altissima, enorme, insuperabile.
"Ed ora come faremo? Guarda, è grandissima, e sembra non avere passaggi", disse E.
"Il filo ci va a finire dentro, come farà? E dove andrà a finire?", replicò il soldatino.
"Guarda bene amico mio, il filo entra in quella piastra sul muro. Se provassimo a tirarlo via cosa succederebbe?"
"Noooo, non farlo!!! Potrebbe innervosire il mostro che ci assalirebbe ancora più furioso...!".
"Amico mio, ti facevo più coraggioso, non possiamo mica stare in eterno qui a guardare questo filo, qualcosa dovremo pur fare, non credi?".
"E sia, ma che sia uno strattone rapidissimo e subito scappiamo via prima che il mostro ci assalga rabbioso", disse il soldatino agitatissimo.
E. prese il filo con la mano e tirò un colpo violentissimo, il filo usci dalla parete sbattendo di qua e di là. In una di queste piroette la sua estremità quasi colpì il soldatino che fece in tempo a gettarsi in terra e ripararsi dietro una roccia.
Il soldatino era pietrificato dalla paura, il filo era ora immobile, si girò a guardare verso il mostro immaginandolo con le fauci già aperte su di lui. Non fu così... il mostro era immobile ed il suo occhio non più luminoso. Si era spento.
"Guarda amico, il mostro è morto, non può più nuocerti", disse E. felice al suo amico.
"È vero, sembra immobile, così senza occhio luminoso non fa più paura. Ma sei sicuro sia morto e non faccia finta?".
"Non fare sempre il fifone, è morto stecchito. Ora vai, raggiungi i tuoi amici prima che arrivino gli altri mostri. Non posso restare ancora molto ad aiutarti...".
Il soldatino corse a perdifiato verso il fortino, senza neppure guardarsi indietro. Le gambe già non le sentiva più, i piedi quasi non toccavano terra dalla velocità. Il cuore sembrava dover scoppiare da un momento all'altro, ma oramai era nel fortino.
"Meno male, sento i passi, la mia mamma sta salendo e debbo andare via... non uscire dal fortino, amico mio, almeno fino al mio ritorno".
"Allora E. sei pronto? È già un po' che con tua sorella ti aspettiamo di sotto..."
"Sì, mà, eccomi. Ho messo a posto le mie cose ed ora scendo "
"Sempre a giocare con la testa nel tuo mondo di sogni! Ma quando ti deciderai a diventare un ometto, a mettere i piedi per terra! Guarda tua sorella, ha quindici anni e sembra già una donna!".
"Sì mamma, hai ragione mamma... come sempre d'altronde", rispose E. saltando con pochi passi giù dalle scale.
Sembrò quasi volare, il piccolo E., e la mamma lo guardò mentre sembrava volare verso di lei. Lo rimproverava sempre, ma in fondo ne era affascinata, le ricordava se stessa quando aveva la sua stessa età e la vita la strappò troppo presto al mondo fantastico dei sogni per diventare prima una brava moglie e poi una brava madre.
Si avviarono insieme lungo la strada ancora sterrata... si, erano poche le strade asfaltate. Era anche inutile asfaltarle, ogni volta passavano violenti i carri armati e i loro cingoli mostruosi sbriciolavano tutto.
Ma non era solo quello delle strade il problema nel campo, mancava quasi tutto. Solo l'onore e la dignità non mancavano mai. Anche se nella polvere e nella povertà questi valori restavano sempre vivi a ricordare la storia di un popolo.
I nostri amici cercavano come ogni giorno di uscire dal campo per accompagnare E. a scuola. La mamma, come sempre, ne avrebbe approfittato per racimolare del cibo, ogni giorno più caro ed inavvicinabile.
Tanto era presa dai suoi mille pensieri che neppure si accorse di nulla. Sentì solo dei colpi fortissimi echeggiare nel silenzio. Il gesto istintivo di raccogliere a sé i suoi figli e proteggerli con il suo stesso corpo non servì questa volta.
Vide E. accasciarsi a terra, una smorfia leggera sul viso, quasi un sorriso. Una macchia rossa che si allargava sempre di più nel petto. Pochi attimi ed il mondo cambiò colore, i rumori diventarono suoni, il puzzo di polvere e di carri diventò profumatissima lavanda di montagna.
La mamma fu subito su di lui, lo alzava sulle braccia come per ridargli la vita che gli stava scivolando via.
"E. come stai?! Rispondimi vita mia!".
"Bene mammina, sto benissimo. Qui è tutto più bello, il cielo è celeste come quel tuo velo che amo tanto, i colori sono vivi, luminosi. Non c'è polvere mamma, solo erba meravigliosa, tanto silenzio ed una luce luminosa, bianchissima".
"Non morire piccolo mio, ti prego, non morire..."
"Ma cosa dici mammina, io sto bene..." rispose E. con un filo di voce. "... Guarda, c'è anche il mio amico, il mio soldatino di piombo che mi aspetta...lo vedi, mi viene incontro. Mi allunga la mano e mi chiama, mammina... io vado a giocare con lui...".
La madre restò così, pochi attimi che sembrarono anni.
Il rumore attorno era scomparso, solo quel peso fra le braccia, il corpo di E. che non respirava più. Non riusciva neppure a disperarsi guardando il suo volto sereno, disegnato da un sorriso meraviglioso.
"Vola via E., non fermarti più, raggiungi i tuoi simili nel cielo. E da lassù prega per noi, affinché ritroviamo tutti la capacità di amare. Niente più odio, E., portalo via, allontanalo da noi, dì al Padre che siamo stanchi di violenza e vendette. Che ci mandi di nuovo la pace, la sua pace...".

 



Torna alla sua Home Page

Se desideri acquistare questo libro e non lo trovi nella tua libreria puoi ordinarlo direttamente alla casa editrice.
Versa l'importo del prezzo di copertina sul Conto Corrente postale 000022218200 intestato a "Montedit - Cas. Post. 61 - 20077 MELEGNANO (MI)". Indica nome dell'autore e titolo del libro nella "causale del versamento" e inviaci la richiesta al fax 029835214. Oppure spedisci assegno non trasferibile allo stesso indirizzo, indicando sempre la causale di versamento.
Si raccomanda di scrivere chiaramente in stampatello nome e indirizzo.
L'importo del prezzo di copertina comprende le spese di spedizione.
Per spedizione contrassegno aggravio di Euro 3,65 per spese postali.
Per ordini superiori agli Euro 25,90 sconto del 20%.
  
PER COMUNICARE CON L'AUTORE mandare msg a clubaut@club.it
Se ha una casella Email gliela inoltreremo.
Se non ha casella Email te lo diremo e se vuoi potrai spedirgli una lettera presso «Il Club degli autori - Cas. Post. 68 - 20077 MELEGNANO (MI)» inserendola in una busta già affrancata. Noi scriveremo l'indirizzo e provvederemo a inoltrarla.
Non chiederci indirizzi dei soci: per disposizione di legge non possiamo darli.
©2003-2004 Il club degli autori, Stefano Valeri
Per comunicare con il Club degli autori:
info@club.it
Se hai un inedito da pubblicare rivolgiti con fiducia a Montedit
 
IL SERVER PIÚ UTILE PER POETI E SCRITTORI ESORDIENTI ED EMERGENTI
Home club | Bandi concorsi (elenco dei mesi) | I Concorsi del Club | Risultati di concorsi |Poeti e scrittori (elenco generale degli autori presenti sul web) | Consigli editoriali | Indice server | Antologia dei Poeti contemporanei | Scrittori | Racconti | Arts club | Photo Club | InternetBookShop |
Ins. 04-01-2004