LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Stefano Tonelli
Ha pubblicato il libro

Stefano Tonelli - Riflessioni sulla vita




 

 

 

 

 

Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi)

 

14x20,5 - pp. 88 - Euro 9,00

 

ISBN 978-88-6037-000-0

 

 

 

 


In copertina fotografia

di Stefano Tonelli


 

 

Pubblicazione realizzata con il contributo de

IL CLUB degli autori in quanto l'autore è segnalato

nel concorso letterario «J. Prévert» 2007


Prefazione
Introduzione
Poesie


Prefazione
 
PREFAZIONE
di Massimo Barile
 
Quando si legge una raccolta di poesie emergono sempre alcune considerazioni più profonde che assumono un ruolo predominante su altre che, in definitiva, rivestono una semplice funzione di contorno. Fondamentale è distinguere il nucleo originario che ha dato vita alle riflessioni, agli incantamenti, alle suggestioni, alla tenace e disperata ricerca di espressione d'uno stato d'animo che può essere limitato ad una stagione della vita e definirsi temporaneo, altre volte può incarnare una condizione interiore perdurante nel corso della vita.
La poesia di Stefano Tonelli è poesia che "riscatta" la vita in parte sacrificata (onesta confessione d'un poeta che prima parla dell'Uomo), incessante lavoro per plasmare un'altra vita alimentata dalla creazione poetica come a raggiungere una liberazione di sé.
Il mondo lirico come alter ego dell'Uomo che si incarna nella parola, nei versi, nella visione poetica come atto salvifico fino a "sprofondare ad occhi spalancati" per cercare il filo conduttore dell'esistenza in una "immersione inutile" in questo mondo così ambiguo, un destreggiarsi nella "malinconia esistenziale", un sofferto percorso mentre si fanno i conti con il "male di vivere": eppure questo tentativo coraggioso deve essere fatto, il tuffo nel mondo è necessario, prima di tutto per cercare di cogliere l'essenza della vita stessa, poi per confrontarsi con l'esterno in un continuo interrogarsi sul senso delle cose e, infine, ritrovare una nuova dimensione in piena libertà e creatività.
Attraverso la poesia avvicinarsi alla conoscenza di sé, in un percorso costellato da riflessioni, quasi in una continua meditazione: trovare conforto dalle visioni, dallo sguardo che osserva le manifestazioni del mondo circostante, dalla quotidiana avventura umana.
Ecco allora che, dalle parole profonde, intense, sentite, emergono le cicatrici di ferite che hanno segnato la vita di Stefano Tonelli: in una tempesta di pensieri, ricordi, interrogativi, sofferenze, pene d'amore, passioni e meraviglie, tutto diventa "atto lirico", bisogno vitale di scrivere per estrarre, dall'abisso di sé, le emozioni sovente celate, abbandonate, disperse.
Il tempo scorre veloce e scivola tra le mani e, ad ogni alba, l'uomo deve fare i conti con la sua finitudine: le passioni tengono in vita, l'entusiasmo offre sempre nuova linfa, la musica regala ispirazioni e l'Amore può essere la forza primigenia che tutto pervade e, forse, ci si può salvare solo attraverso l'amore. Sentirsi invasi dalla malinconia al pensiero delle lacrime che ancora non si sono versate e mai rinunciare all'atto d'amore, neanche nel momento della disperazione che getta ombre sulla luce del proprio essere: non fare caso all'indifferenza, alle delusioni, agli abbandoni, alle perdite dolorose, e continuare a preservare la luce dell'Amore affinché, anche nell'ultimo disperato tentativo di salvazione, il suo calore ci riscaldi.
E Stefano Tonelli vive sulla propria pelle la solitudine, il carattere drammatico, il sentimento di estenuazione eppure scrive "il cuore è una torcia/le vene lingue di fuoco/che galleggiano il corpo/e lo dilatano nell'Infinito", come a ricercare una "fusione di carne e spirito" che innalzi l'Uomo ad un livello più alto: è l'anima assetata di sentimenti, sono gli "occhi innocenti" e le parole sincere, la gioia delle piccole cose, la felicità per un semplice ed onesto sorriso o per una carezza d'amore autentico d'un uomo che ha come "sposa fedele" la solitudine che è sempre discreta, riservata, silente.
Il miracolo da cogliere con "gli occhi del cuore" è questo, e poi qualche "scheggia di luce" mentre "scricchiola il passo sul sentiero gelato" e non dimenticare mai di portare con sè il "coraggio di stupirsi" così come quel "passare degli anni" che è una certezza alla quale "ancorare una vita smarrita": solo grazie a tutto ciò le "staffilate delle sconfitte", le deluse speranze, il cuore sanguinante, il "muto urlo di incredulo dolore" diventano il calvario per una "piccola personale redenzione".
 
 

Massimo Barile


 
 
PREFAZIONE
di Manuela Pompas
 
 

Il maggior compito dell'uomo è dare alla luce se stesso.

Erich Fromm

 
 
 
Anche se mi nutro da sempre di parole, di fiabe, di storie e di saggi sull'esplorazione della mente e dell'anima, che ho divorato dapprima nei libri degli altri per poi affidare anch'io i miei studi e le mie scoperte alla carta, non ho certo le competenze di un critico letterario, né tanto meno sono in grado di valutare la poetica da esperta. Nonostante questo, sono felice di fare la presentazione anche a questo secondo libro di poesie di Stefano Tonelli, che lui stesso mi ha chiesto in nome di una ormai consolidata amicizia tuttora in vigore, a me, che in qualche modo sono stata per un periodo amica e compagna di viaggio in questa avventura - a volte terribile e spaventosa e a volte affascinante e stimolante - che è la vita. A lungo, nel corso di un anno e più, abbiamo disquisito di tematiche esistenziali, di vita, di morte e di rinascita, presentando ciascuno la sua "weltanschauung" spesso divergente, perché il dolore, pur essendo un passaggio di crescita, non in tutti può tramutarsi in gioia e ricchezza. In questo percorso abbiamo esplorato insieme senza pietà le pieghe più nascoste dell'essere, in un esercizio di grande lucidità mentale, un lavoro che è stato per entrambi proficuo e talvolta sterile, per poi essere fecondo e talvolta lacerante. La ricerca interiore è un imperativo per tutte le anime sensibili, che deve però dare frutti rigogliosi, altrimenti rimane un esercizio fine a se stesso.
Il frutto per Stefano non è stata la felicità, cui sembra aver definitivamente rinunciato in questa vita, ma il nascere della sua creatività. A parte la passione che lo accompagna da sempre per la musica sempre coltivata nella solitudine dei compact disc, durante la nostra frequentazione ho visto nascere e sbocciare la sua vena poetica, che ho potuto seguire passo passo, perché ricevevo regolarmente i suoi scritti via mail, che leggevo subito anche se non sempre gli restituivo il mio parere, come mi veniva invece richiesto. Lui ha iniziato a scrivere dapprima timidamente, come se avesse paura di rivelare anche a se stesso il suo talento segreto di cui forse non era del tutto consapevole, accettando a fatica di mettere sulla carta le sue riflessioni più segrete, la sua pena e la fatica di vivere, le sue ferite, lui che non si concede a nessuno, che si nasconde passando spesso inosservato come se avesse scoperto il segreto dell'invisibilità. Successivamente, per un breve periodo, i suoi scritti sembravano soprattutto esercitazioni di stile, tanto che le sue opere richiamavano spesso alla mia mente i grandi classici, le sue rime rievocavano le liriche e i paesaggi di Pascoli e di Carducci, di Leopardi e D'Annunzio, nella ricerca di una sua strada, di un linguaggio personale: forse questa mia analisi non sempre gli era gradita, ma questo si è rivelato un passaggio utile alla sua formazione poetica, perché gli ha permesso di trovare un suo stile personale, la sua linea, la sua forma di espressione.
Oggi rileggo con emozione e anche con condivisione di sentimenti e passioni questa sua seconda raccolta, che rievoca in me le poesie scritte nel periodo più difficile della mia vita, e mi sento di affermare con soddisfazione che Stefano è maturato come uomo e come artista. La scrittura è diventata per lui, se interpreto in modo corretto, un modo per entrare in se stesso, velarsi e rivelarsi, guardarsi allo specchio senza pietà, quasi con una lente d'ingrandimento per non perdere niente di quanto aveva tentato di camuffare per nascondersi. Ma nel contempo è anche uno strumento per poter comunicare con l'umanità, per gridare al mondo il suo esserci, le sue difficoltà di vivere e di esprimersi come gli altri, di amare, di condividere, cosa che non farebbe mai a voce e direttamente. E così il suo ritiro, le sue rinunce, le sue crisi esistenziali si riscattano attraverso la poesia, e da prigioniero di se stesso Stefano diventa attore, protagonista e regista della sua vita. Ecco che scrivere diventa soprattutto una sorta di autoterapia, in cui lo Stefano reale (quello che lui crede di essere?) si specchia in quello che grida dalle pagine da lui scritte, forse quello più vero e più lucido. Su questa persona così lucida, intelligente e ordinatamente disperata, Pirandello avrebbe potuto scrivere uno dei suoi capolavori, magari porgendogli una soluzione al mal di vivere. Mi auguro di vedere un terzo libro, dove trovare un raggio di luce e di speranza che filtra attraverso le parole del pessimismo e dello scoramento.
 
 
 


Manuela Pompas

 


Introduzione
 

Siete in un tunnel? Volete un consiglio? Arredatelo.

Geppi - Maria Giuseppina Cucciari

 

 
Con questa seconda raccolta di poesie, successiva al mio Itinerario di un'anima, mi sono proposto di riflettere sulla vita, intesa sia in senso assoluto sia come umana esistenza in generale sia come mia individuale esperienza. Tutte le cinquantaquattro poesie sono pervase e protese alla vita e alla meditazione su di essa, talvolta in modo diretto, altre volte indirettamente. La poesia in questi ultimi mesi mi si è rivelata e confermata sempre più un formidabile mezzo di conoscenza, di meditazione, oltre che una compagna capace di conforto e di sostegno ad una quotidianità piena di lavoro e studio e scarsamente popolata di relazioni. Una quotidianità forte di alcune conquiste ormai stabilmente consolidate, ma piagata da ferite rispetto alle quali ho assunto un atteggiamento di olimpica indifferenza, accettando in me ciò che non può essere cambiato, oppure che potrebbe essere sì cambiato ma a costi molto elevati che non mi sento di affrontare.
 
È proprio nello scarto tra le conquiste ottenute e le ferite ancora sanguinanti che in me nasce e si rinnova continuamente il desiderio e la necessità di scrivere, di dare forma poetica e artistica al mio dolore, ai miei pensieri, alle mie domande, alle mie risposte, ai miei ricordi, ai miei rimpianti... insomma al mio mondo interiore.
 
Ho voluto dedicare una parte - la prima - all'amore, con una sorta di omaggio a questo sentimento con cui confesso di avere diversi conti in sospeso. Ho voluto declinarlo dandone anche un risvolto pànico, riconoscendolo come forza primigenia capace non solo di assicurare la prosecuzione della vita di ogni essere, ma anche di pervadere ogni cosa esistente sulla terra e nell'universo. Una forza - Eros - tradizionalmente opposta alla forza disgregatrice: la Morte - Thanatos.
 
La seconda sezione ha per tema la musica, i musicisti, i compositori e gli interpreti. Il mio grato pensiero va proprio a questi artisti cui pure devo tanta compagnia, tanto diletto, e che alimentano in me una grande passione musicale, un profondo interesse che non è mai diminuito in vent'anni di "militanza", ma che anzi ho visto crescere in estensione e in profondità. Ho preferito, per alcuni personaggi meno noti, aggiungere brevi note biografiche che non hanno ovviamente il pregio dell'esaustività, ma che raccontano qualche aspetto curioso, tale magari da avermi ispirato la stessa poesia.
 
Un tema che mi ha sempre affascinato fin dall'adolescenza è quello dello scorrere del tempo, una vertigine per cui alcune giornate sembrano non passare mai e certi anni svaniscono uno dopo l'altro come sabbia fra le dita. È difficile anche con la poesia rendere conto di questa sensazione di straniamento, di meraviglia così particolare, definibile approssimativamente come un'esperienza fisico-metafisico-estetica. Posso anche farmi aiutare da Immanuel Kant che nella sua Critica del Giudizio (1790), definiva il sublime come la percezione della sproporzione tra l'oggetto contemplato e le possibilità conoscitive del soggetto; di fronte a tale esperienza si prova meraviglia e sgomento e l'uomo avverte la propria limitatezza...
Per questa terza sezione mi sono divertito a dedicare a ciascun mese dell'anno una poesia, riprendendo con due autoimprestiti per i mesi di ottobre e novembre, le relative liriche inserite nel mio Itinerario di un'anima.
La quarta sezione contiene poesie di varia ispirazione, ma vorrei soffermarmi brevemente su quella iniziale, dedicata a Fontane, piccolo paese sulla costa istriana, a settanta chilometri dopo Trieste. Da sempre vado in vacanza lì, ove ho casa e parenti paterni. Nella mia vita quel paese, quelle vacanze, quelle persone sono divenute un punto fisso, ciclico, direi quasi rassicurante. La fotografia della copertina della presente raccolta è stata scattata, verso le otto, una mattina di metà agosto del 2006 e ritrae il panorama dall'estremità del porto.
 
Ho avuto alcune esitazioni per la collocazione di alcune poesie nelle varie parti, ma credo che quelle poste nella quinta e ultima sezione, siano a mio giudizio tra le espressioni più intense di domande, anche ambiziose, e tentativi di risposte come ad esempio: perché esiste ciò che esiste? perché esiste la sofferenza? cos'è la vita? perché viviamo? La riflessione, la meditazione e la conseguente consapevolezza messa a punto negli ultimi cinque anni, mi hanno fornito alcune risposte a questi ed altri interrogativi angosciosi: la necessità della reincarnazione del nostro spirito in più esperienze esistenziali per progredire in virtute e conoscenza, amore e luce, tanto per "pasticciare" un po' con l'Inferno e il Paradiso danteschi; il valore della sofferenza come "scuola per l'anima", l'universo come "sogno di Dio". Ma queste consapevolezze purtroppo non mi esentano da ciò che nel mio Itinerario di un'anima avevo definito come il male di vivere: temo di avere ancora tanto e tanto da imparare e diverse vite davanti a me...
 
La poesia dunque come meditazione sulla vita, ma, nel mio caso, anche compagnia, possibilità, medium per guadagnare una dimensione più ricca, più libera, più intensa, più creativa; infine poesia come riscatto e sublimazione di un'esistenza in taluni aspetti sacrificata. In conclusione, la poesia non può migliorare la mia vita, ma può regalarmene "un'altra". Parafrasando un bel titolo di un libro di Alda Merini (Più bella della poesia è stata la mia vita), posso davvero affermare che molto più bella della mia vita è la mia poesia. E per il dono di questa seconda esistenza, di questa "vita nova", rinnovata e ravvivata dalla paziente e costante creazione lirica, non sarò mai abbastanza grato a quest'arte.
 

L'Autore

 

Riflessioni sulla vita
 
 

L'amore dei sassi
 

Ovunque c'è vita e moto, in acqua, in terra e aria,
nulla vuol rinunciare all'amore...

Richard Wagner, Oro del Reno, versi 678-683

 
 
L'anima, greve di istinto
di riproduzione lancia i suoi lacci
per incatenare altri corpi nella materia.
 
Attraverso la tensione dei nervi e delle carni
si torna e si ritorna quaggiù,
cellule caudate in viscerali urne.
 
Se questo è amore,
a passo pesante si immerge
e nuota nel sangue e negli ormoni umani
e d'altre speci e regni.
 
Soffro il miagolio del gatto in calore
e il languore del cane in amore,
il tubare di colombe rincorrersi
annegate nel vasto blu,
 
e il girasole distorto a seguire
il suo quotidiano itinerario,
le api danzare i loro melliflui intrecci
attorno a grappoli di glicini
gravidi di odore dolciastro e nauseabondo.
 
Se anche questo è amore,
non mi sentirei di negarlo neppure ai sassi.

 
Gennaio
 

Beato l'uomo perché non conosce la sua sorte.

Bibbia

 
 
Scricchiola il passo sul sentiero gelato,
come cauto procede l'anno neonato.
Dopo i botti e le girandole luminose
ecco l'alba di un anno che è difficile
non sperare migliore del precedente.
Ma a ben riguardare la fila è uniforme,
e questo sarà tale e quale al susseguente.
 
Ma per magia, ora tutto torna in potenza,
come se un cambio di calendario
potesse portare chissà quali svolte,
quali colpi di fortuna, quale nuova
manna per l'umanità ogni volta gabbata.
 
È umano sperare, ma in questo senso
ogni anno nasce morto e abortito.
È non è facile ricordarsi del ciclico inganno,
concepito e sempre risorto come una fenice alata.
 
E così sarà fino a che l'intera
fila non sarà tutto atto, senza
l'annuale manna del calendario.
 
 

 
Epitaffio a Diana
 
 
Povera, nervosa, creatura maculata,
bizzosa per razza eletta e per l'innaturale
elettricità che respirava con noi
la tua anima inquieta.
 
Poco ti amavo, scarso il feeling tra noi due,
ma in fondo sapevo
che soffrivamo lo stesso destino.
 
Sei durata neppure quattro anni,
tanti, troppo lunghi di angosce.
 
Dopo altri venti, da quella tua morte
quasi voluta per disperazione,
ora c'è un erede lieto, vivace, sereno.
 
L'uomo d'oggi si volge a te
con una pena nuova: la tua e la sua.
 
 

 
Pasqua di Resurrezione
 
 
Rinascono alla vita i fiori serrati
nella dura terra del lungo inverno
e anche l'Uomo della Religione Ufficiale,
in un'apoteosi di gloriosa vittoria
sul duro buio della morte.
 
Non risorge però chi è né vivo né morto,
chi rimane solo nel limbo degli (auto)sospesi
in bolle di vuoto spinto,
chi attraversa il mondo vagolando incosciente
tra le sue illusioni e le sue verità,
o cosciente fin troppo delle occasioni sprecate.
 
A questi poveri cristi è negata
ogni tipo di resurrezione.
 

 
Apparizione
 
Se la vita ti sorride, ha una paresi.
Paco D'Alcatraz
 
 
Sono apparso alla Vita
con un mazzo di fiori e di colori,
laddove il cielo si sbianca in alba,
sul ponte ove le ombre abbracciano
i loro simulacri.
 
La Vita era appetitosa
Naiade, ove si perdevano beati
i miei pensieri e i miei sensi,
all'interno di calde promesse
di dolci carezze e di fragranti languori.
 
Allora la Vita divenne Medusa
pietrificata e pietrificante di terrore.
E quella sorrideva, e fissava
me che cercavo una via di fuga,
uno spazio dove collocare
i miei sogni allucinati.
 
Divenni pianto di pietra dura,
lamento di statua di sale,
gemito di carne sanguinante,
grido strozzato di nero bitume,
fiera martirizzata da frecce avvelenate.
 
Ma poi fui io a fissare la Vita
con occhi stanchi e indifferenti:
era una vecchia saggia e mite,
con i capelli grigi raccolti,
col viso rigato di soffici rughe,
con mani tremanti e indifese.
 
 
"Dove andiamo, cara nonnina?"
le chiesi. E lei: "Andiamo a cogliere
fiori e colori dove le ombre
svestono i loro simulacri,
dove l'azzurro e il blu
riposano il giorno".
 

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Ins. 14-05-2007