LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di Stefano Bolotta
 
STELI DI SETA
 
Sembriamo retroproiezioni
di un futuro incerto,
ombre allungatesi che
presto diverranno luce.
Conosco il tempo e ne
patisco l'insano chiacchierio,
rivedo i miei limiti e
ne subisco il triste accasciarsi
su steli di seta lacerata.
 
DELIRIUM TREMENS
 
Alcool etilico
che bevi tu,
falla nei miei pensieri.
Io rido come iena
impazzita e dorati
sono i tuoi denti.
Ubriacati di deficienza
e sarò da te gratificato.
 
HOMO SAPIENS
 
Il fiato barcollò
su quel filo di spazio,
poi s'illuse di aver trovato
una linea per correre,
la lingua lo plasmò,
liquido come sperma.
Un boato lo frastornò,
l'acqua si miscelò alla saliva,
la vagina si accasciò
e il mare li prese violento con sé.
 
BAMBOLE SPETTINATE
 
Che importa
se ti senti stanca,
sai stringermi
ancora come
un bambino
accarezzerebbe
la sua palla,
hai ancora tante
giornate
di vitalità da spendere:
le bambole
sono lì sdraiate,
goccia rossa sul viso,
ancora
tutte da pettinare.
 
UNIVERSO MUTO
 
Sgretoliamoci in questo
tremolante silenzio,
lasciando che
le parole restino fra noi
come mosche sul muro
inumidito dell'estate.
 
ACQUA DI LAGO
 
Un raggio più tenue
che costante
saltella limpido
sul dolce adagiarsi
del manto acquoso,
fra cime e radure calve.
 
In una terra avida
di rime e piuttosto cieca
a diventare oro
è il respiro caldo e
confortevole di contorni
incatenati alla memoria,
che saltellano sull'iride
celando limiti ancora timidi.
 
Respiri bui come gole
senza ritorno
mi donano felicità
breve come il brusio
dell'ultima orma alle spalle,
e guardo alla mia atlantide
come abbraccio di madre in porcellana.
 
GIUDA E' NUDO
 
Restiamo immobili
correndo l'uno sulle spalle
dell'altro,
inebriandoci d'allegoria
e porgendo sul tavolo
sigarette e voglia di spegnerci.
Io mi vestirò del malcostume
per essere arcobaleno
lungo strade nate in porfido,
senza dire nulla
cospargerò il corpo di bestemmia
per assaporare il tuo pane
e sarò fratello murato in porfido,
senza dirti nulla.
 
A volte basta un tuo respiro,
un sospiro o una ruvida carezza
per accarezzare la menzogna, nuda,
che ineluttabile ustiona le mie mani.
 
DECOLLO
 
Svendo i miei sorrisi
a hostess ubriache di sesso
e litigo con ali
che non decollano.
 
La pressione sarà tale
da non riuscire più
a pisciare, ahimé,
senza sentire i ragni in testa.
 
PIANGE IL MIO STATO
 
Piange
il mio stato,
desiderio di ninfee,
sogni di oro ghiacciato
e penne da ledere.
Qualunque cosa io tocchi
s'inchina alla voglia di te.
 
MI RADERO'
 
Mi raderò e uscirò,
sono le cinque.
Mi pettinerò e fumerò
una sigaretta,
sono le cinque e mezza.
Uno squillo e chiamo
gli amici, eh già,
le sei della sera.
Mi raderò l'indomani,
dico a me stesso,
sono le sette e
giaccio privo di enfasi
sul letto in camera.
 
MORTE DOLCE
 
Un lungo
e interminabile
set-up prima
di rendersi conto
della forma
dei tuoi
globuli rossi,
e poi morire.
 
L'IMPORTANZA DEL CALAMAIO
 
Il terminale
si spense
proprio mentre
un verso mi
penetrava
da tempia a tempia,
inclinandosi
sullo zigomo.
S'era stortato,
danno irreparabile,
e io strillai.
Diedi un calcio
al terminale,
i vetri coprirono
la fiammata.
A volte penso
sono un malato
terminale, io.
 
LIMPIDO COME IL COTONE
 
Limpido come il cotone,
Caldo godere di lenzuola
Mai bagnate dal sangue.
Donne che ridono del tempo
E la sveglia suona, ridicola,
Scoprendo le feci della notte
Che ha portato chiasso e fortuna.
 
OSCURITA' GLOBALE
 
Quando la linea del tempo
Si sofferma sullo splendore del fuoco,
Lento è il declino dell'uomo.
Tornare a scrutare il cielo è
Solo
Lieve percezione nell'oscurità globale.
 
IL PIANTO DEL MATTINO
 
È solo voglia
Di evadere, sai?
Questa che mi lega
Le mani al torace,
iniezione dolorosa
ma insignificante.
Di contro, le mie
Paradossali visioni
Di luminosità, in
Questa nebbia densa
E pastosa che nulla
Vietano e tutto ledono.
È solo voglia
Di evadere, la mia,
Che non trova mai
Illusioni con
Cui soffocare il pianto
Dirotto del mattino.
 
MAREE
 
Giustificare
Il folto veleggiare
Delle maree quiete,
Silenzio interno ove
Troneggia l'affanno
Ricurvo sul rimpianto,
Nauseante ricordo
Che gocciola di te.
Odora di redenzione
Il mio folle ardore:
Placami, ti supplico,
Placami le maree dentro.
 
FUORI DALLA MIA ORBITA
 
Il prato sfiorisce,
Lento,
Le primule grigie
Diventano e
Il buio avanza.
Le mie paure nuotano
Nell'apnea
Attraverso la quale
Nuoto in questi giorni
Di mestizia e ilarità.
Il manto inaridisce,
Squadrato,
Il fiato s'accascia
A un colpo di tosse che
Mi sfibra.
Il viaggio mi stancherà,
E penso di non farcela,
Rivolgo sguardi difensivi
A persone che ruotano
Fuori dalla mia orbita.
 
 
 
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Inserito il 9 marzo 2001