Autori contemporanei

affermati, emergenti ed esordienti
Rosa Perrone
Ha pubblicato il libro

Rosa Perrone - Vicoli dell'anima




 

 
Collana I salici (narrativa)

14x20,5 - pp. 114

Euro 18,00

ISBN 978-88-6037-3809

 



 



In copertina e all'interno

foto ed elaborazioni di Sabrina Ippolito



 

Prefazione
Incipit


Prefazione
 
 
Scrivo racconti e poesie sin dall'adolescenza. Dapprima annotavo i miei pensieri su un diario, ma poi questo non mi bastava più.
Erano tante le immagini che si affollavano nella mia mente, ma poi di fronte al foglio bianco mi prendeva il panico. Afferrare quelle immagini e tradurle in parole era sempre un'ardua impresa e spesso, dopo aver violentato il bianco di quel foglio con il nero dell'inchiostro, strappavo tutto e buttavo nel cestino.
Ma le immagini non finivano nel cestino con il foglio, continuavano a gironzolare nella mia mente, finché, in un tempo più maturo, ogni immagine o pensiero trovò una più giusta collocazione nella mia mente e nel mio cuore. Perché il lavoro di scrivere, o la mania di scrivere, è un incontro felice tra la mente e il cuore. È un momento di sintesi, che sposa i sentimenti con la ragione.
E così, come il musicista insegue le note della sua musica che gli riempiono l'anima, chi scrive ricompone le immagini, che girovagano smarrite nella sua mente, nella quadratura d'un foglio che diventa il suo spartito.
 
Spero tanto che chi mi legge non si annoi.
 

R. P.


Vicoli dell'anima

 



Dedicato alle persone che amo


Vola alta, parola, cresci in profondità
tocca nadir e zenith della tua significazione,
giacché talvolta lo puoi - sogno che la cosa esclami
nel buio della mente -
però non separarti
da me, non arrivare,
ti prego, a quel celestiale appuntamento
da sola, senza il caldo di me
o almeno il mio ricordo, sii
luce, non disabilitata trasparenza...

La cosa e la sua anima? O la mia e la sua sofferenza?


Mario Luzi


Pensieri di carta



Un filo d'olio


...profumo che ritorna ogni volta - in ogni dove - con la pioggia di novembre...

Com'era buono quel filo d'olio
 

A mia madre


Com'era buono quel pezzo di pane bagnato da un filo d'olio, di quello buono, extravergine d'oliva. Odorava di pioggia di novembre, schiacciato dalle tue mani arrossate dal freddo. Ce lo porgevi raccontandoci qualche storia e il profumo del pane caldo si mischiava a quello delle tue mani rovinate dagli spilli delle camicie che lavavi di continuo per venderle pulite al mercato. Il rumore della pioggia non copriva la tua voce che cercava nella mente le storie da raccontarci, ogni volta una nuova. E noi stavamo lì, bambini spauriti e incuriositi, a pendere dalla tue labbra, a perderci nei tuoi gesti, che riempivano le nostre fantasie; nel tuo sguardo che impavido attraversava i nostri occhi, cercando a tutti i costi di regalarci un sorriso.
Ma non c'era niente per cui sorridere.
L'acqua del Crati era saltata dal ponte, aveva inondato le strade, i vicoli, sfondato le porte e i balconi, era entrata nelle case, aveva strappato dalla strada le baracche del mercato, aveva sparpagliato sulla strada la merce, lasciandola in una melma informe, nella quale si arrabbattava la nostra vita. Ma tu avevi raccolto la merce, l'avevi portata a casa, avevi lavato le camicie, una ad una, stirate, ricomposte, rimessi al loro posto gli spilli, per venderle poi al mercato e - così - guadagnare qualche soldo.
E quel pezzo di pane bagnato da un filo d'olio, di quello buono, extravergine d'oliva profumava di bucato e aveva il sapore delle tue lacrime, ben nascoste dietro il tuo sorriso.
Profumo che ritorna ogni volta - in ogni dove - con la pioggia di novembre.
 


Non dimenticheremo


...ecco che va poi ritorna...

"Meditate, se questo è un uomo..." (Primo Levi)



Non dimenticheremo

E la neve cade. Lenta, silenziosa, soffice. Copre di bianco ogni cosa. I tetti, gli ombrelli, le auto. Gli alberi, i fili dell'uomo, i marciapiedi, le strade. In silenzio. Pacata, calma, tranquilla. E non ci sono voci tutt'intorno, né si odono rumori. Neanche in casa, neanche fuori. È bello questo silenzio. Quasi hai paura di parlare! Sssttt! Non disturbare la neve che cade. Non disturbare i miei pensieri, i miei ricordi. Quando ero bimba, la neve non la vedevo mai. In Italia - nel Sud - nevica quasi mai. Qua invece ce n'è tanta. E poi diventa ghiaccio e fa tanto freddo. Non lo voglio, il ghiaccio; voglio solo la neve. Così è bello! Questo bianco soffice, di ovatta. Sembra un cuscino. Puoi dormirci e sognarci sopra, tanto è morbida.
Ora non sento la nostalgia del caldo d'Italia.
In questo silenzio mi giunge la loro eco. Ci penso spesso. Alle storie lette sui libri e che poi eran storie vere. Quando in questa terra venivan portati da ogni parte d'Europa e le loro vite chiuse nei lager e lì soffrivano, pativano ogni sorta di dolori e poi morivano. Trucidati per niente. E le loro grida dovevano coprire tutto questo silenzio, dovevano riempire il suo vuoto, dovevano martoriare il suo candore. Dove portava il vento le loro voci, le loro speranze, le loro preghiere, le loro grida? - Possibile, che son finite nel nulla? -
- No..., ecco... le sento! -
Come un'eco lontana che va e poi ritorna. Eco di dolore, di sofferenza, di tormento. Non andare via! - Resta qui, tra queste mura silenti! - Nasconditi nei meandri oscuri di ogni coscienza. Porti la voce di tanti innocenti, sei la coscienza di tutti noi. Nessuno deve dimenticare che esisti!
Affinché nessuno più muoia innocente su un campo di neve, sotto il bianco dei fiocchi che cadevano lenti, soffici, bianchi, macchiati di sangue.
Affinché nessuno più macchi quel bianco.
Affinché nessuno più disturbi questo pacato silenzio.
Affinché nessuno lo trasformi di nuovo in un triste silenzio!

Holzgerlingen - Stoccarda (gennaio 1990)



Lettera a Gesù


.
..noi non sappiamo amere più. Neanche noi stessi...

Padre nostro che sei nei cieli...





Lettera a Gesù

Caro Gesù,

ho dimenticato le Tue preghiere. Ho dimenticato le Tue parole. Non so più nulla del Tuo messaggio.
Mi sento smarrita tra le Tue pecore.
Caro Gesù, a cosa è servito che Tu venissi sulla terra fra noi, se il Tuo messaggio si è perduto fra i vicoli ed i fossi, negli antri più bui della memoria della coscienza?
Ognuno camuffa un suo Gesù e Tu non sei più Tu.
Sei un altro Gesù. Tu sei tanti Gesù. Ma non sei più Gesù. Tutti Ti seguono, tutti Ti nominano, tutti Ti amano. Ma nessuno Ti cerca.
Ci sono tanti Gesù, ma Tu non ci sei, né più le Tue parole, né più il Tuo messaggio.
Gesù, ritorna. Ritorna fra noi. Fa vedere di nuovo Chi sei e come sei. E cosa vuoi. Dacci di nuovo la speranza del domani. Solo Tu puoi. Ripetici il Tuo messaggio. Abbiamo bisogno di Te, delle Tue parole, del Tuo messaggio. Del Tuo Amore.
Noi non sappiamo amare più. Neanche noi stessi.
Come potremmo mai amare gli altri?
Ti prego, torna! E insegnaci come si fa. Ad amare gli altri. Ad amare noi stessi. Ritorna fra noi.
Come una volta, tanto tempo fa.
Così, forse, da Te impareremo anche il sorriso. E lo insegneremo ai nostri figli ed a quelli che verranno dopo di noi



Nella città dei robots


...non ci sono risa né grida nella città dei robots...

"A me un paese di sole... (D.M. Turoldo)



Nella città dei robots

Nella città dei robots non ci sono al mattino bambini, che - zaino in spalla - vanno freschi e sereni a scuola. Nella città dei robots non ci sono donne che al mattino, pur di fretta, vanno allegre a far la spesa al mercato. Nella città dei robots non ci sono uomini che la sera passeggiano un po', chiacchierando tranquilli con gli amici.
Nella città dei robots non ci sono giovani che guardano sornioni le gambe delle ragazze che disinvolte camminano per strada.
Nella città dei robots non ci sono giovani che s'incontrano in piazza e parlano tra loro dei loro amori, dei loro sogni, delle loro avventure.
Nella città dei robots non ci sono teste canute che biancheggiano al sole; non ci sono anziani che parlano ai giovani del loro tempo trascorso, non ci sono nonni che giocano a "cucù" coi piccoli nipoti.
Nella città dei robots le strade sono deserte, i marciapiedi sono vuoti.
Nelle città dei robots ci sono solo macchine, robots anche loro, che vanno su e giù per l'asfalto. Ci sono porte che si aprono e si chiudono - da sole -. Anche le porte sono robots nelle città dei robots. Ci sono luci che si accendono e si spengono da sole. Anche le luci sono robots nelle città dei robots. Si accendono e si spengono tutte insieme, nell'ora stabilita, nella città dei robots. Nelle scuole, negli ospedali, nelle fabbriche, nelle banche, negli uffici, nelle poste, nei negozi, nelle strade, nelle piazze, nelle case.
Non senti voci umane nelle città dei robots, né grida o risa di bimbi, né chiacchierio di donne, né bisbiglio di uomini, né vociare di giovani, né mormorio di anziani. Solo rumori senti nelle città dei robots. Rumori di fabbrica, rumori di macchine, rumori di giocattoli, rumori di casse e di computer. E il rumore della TV. Dove sono i canti, le poesie, le canzoni e le ninna-nanna?
Non ci sono canti nelle città dei robots.
Non ci sono poesie nelle città dei robots.
Non ci sono canzoni nelle città dei robots.
E neanche le ninna-nanna ci sono nelle città dei robots. Nelle città dei robots che camminano; chiusi in gabbie-robots che non camminano; chiusi in gabbie-robots che parlano. Che parlano per loro.
Non voglio vivere nella città dei robots.
Io voglio incontrare al mattino i bambini, che - zaino in spalla - vanno allegri e vociando a scuola. Nel fresco del mattino.
Io voglio chiacchierare con le donne che - tutte indaffarate - vanno a fare la spesa al mercato.
Voglio vedere giovani che s'incontrano e scherzano fra loro.
Voglio vedere teste canute biancheggiare sotto il sole. E vecchi che brontolano con i giovani. Uomini che s'incontrano e donne che si salutano dalle finestre.
Voglio ali di farfalla per entrare in ogni casa e ascoltare il vocio degli uomini dentro la stanza senza la luce blu della TV.
Dov'è la mia città?
 
Dove sei, uomo?
Dov'è finita la tua voglia di volare, di cambiare, di sognare?
Dove sono le tue lacrime e i tuoi sogni?
Dov'è finito il tuo amore per i tuoi figli e per la tua donna?
Dov'è finito il tuo amore per il cielo azzurro e per i prati in fiore?
Non ci sono che denaro e robots nella tua vita e nella tua città!
Uomo, ma è veramente proprio questa la tua città?
 

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Ins. 12-04-2008