LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Raffaella Magliocca
Ha pubblicato il libro
Raffaella Magliocca - Strappo un foglio e la parola cade

 

 

 

 

Collana I gigli (poesia) 15x21 - pp. 52 - Euro 8,00 - ISBN 88-8356-599-1

Prefazione
Poesie

Prefazione
 
Come ogni libro, film, canzone, un quaderno di poesia si presenta da sé; ciascun lettore ne coglierà parole, immagini, suoni, o la semplice cifra, nuda ed essenziale, che gli si adatti più d'ogni altra, che gli si cucia addosso come per ritrovarsi con un pensiero che l'aveva inconsapevolmente originata, un abbozzo d'idea rimasta inespressa, o col sentimento del dubbio che l'aveva attraversata.
È così che ognuno coglie nel racconto dell'altro la trama che più gli appartiene, o la mappa concettuale, l'essenza del messaggio che più coincide con quella del proprio pensiero, del proprio percorso interiore.
E se talvolta nell'intelaiatura che via via si va intessendo, in un'improbabile geometria del verso, alcune maglie finiscono per impigliarsi in altre menti che le hanno catturate, e come in un antico ed intricato gioco di specchi, un orizzonte va a sovrapporsi ad un altro, e poi ad un altro ancora come un'inattesa moltiplicazione di impensabili coincidenze, allora può accadere che nel riflesso pur opaco di una parola, nell'immagine pur sfocata di uno scenario, o nella rappresentazione pur contorta di un verso, se ne possa riconoscere la "poesia", si possa liberare un poeta.
Nella materia poetica qui raccolta, sul filo e con la coscienza tutta al femminile della ricerca faticosa della parola e del verso, dell'attimo sospeso in un dolore senza fine, di un'immutabile e indicibile solitudine, senza sosta e senza resa, che si dibatte e si ribella al silenzio con "sassi" di parole ed "occhio" vigile, il poeta finalmente liberato elabora il suo percorso intessendo nodi di una rete in cui paradossalmente vuole perdersi, in cui si perderà qualche lettore.
 

Rita Ceci

 

 
Strappo un foglio e la parola cade

AI MIEI GENITORI

 

 


"In the room the women come and go
Talking of Michelangelo"
 
T.S. Eliot, The love song
of J. Alfred Prufock, 13-14
 
 

 
Ho soffiato sul muro del silenzio
 
Ho soffiato sul muro del silenzio
e una crepa ha pianto il suo dolore.
La via è senz'ombra
ma il buio è pur sempre lì
nell'animo dell'inascoltato.
 
Ho soffiato sul muro del silenzio
e ho baciato la pietra muta.

Sulla soglia dell'io
 
L'albero ha rami secchi
e offre coriandoli
e si impossessa del nulla
se le radici s'inerpicano
sulla rupe del vuoto
dialogo di parole sfatte
e di chincaglierie
di "davvero!" "mi dica!"
 
L'albero ha rami
con foglia di luce
se la bocca appare
nel lago dell'occhio,
varco del pensiero
soglia dell'io.

 
Indifferenza
 
Un brivido attraversa la mente
stanca di vibrare
stanca di uccidere
il lampo della notte.
 
Scatta la molla
dell'indifferenza.
 
Ecco
l'indifferenza.
 
La paura attorciglia domande
stanche di ciondolare
stanche di fuggire
la notte del lampo.
 
Salta il no
dell'indifferenza.
 
Ecco
l'indifferenza.
 
Eppure
l'ora parla ancora
sul sentiero del pensiero.

 
Parole d'acqua
 
Quando la voce è l'eco
di aride labbra
la pelle della parola
affonda annega
nella gola
 
che ingoia
bucce di vocale
squame di consonante
residui di niente.
E resta il vuoto.
 
Nel profondo
l'eco della voce ormai muta
balza balza salta
e si adagia sulle pareti dell'io.
Ma dalla finestra aperta
 
sulla pianura del pensiero
ascolta la goccia che cade
dall'orizzonte del suo sorriso
e ruba i colori alla pioggia.
 
E la voce diviene pioggia:
ha occhio ha volto
ha identità ha conoscenza
ha la potenza dell'individualità.
 
E con pelle rinata
respira il fiato della rugiada
e beve dalla bocca
parole d'acqua.

 
Lontananza
 
La luce è spenta.
Il sonno dondola
la mente di chi stanco attende
che il respiro si perda
nel silenzio della lontananza.
 
E intanto il dolore
strangola il passo
annodato all'apparenza
ingoiato dalla paralisi
dell'assenza.
 
Il pianto ha un nodo
in gola. Stringe il cuscino
e con occhio di vuoto percorre
il corridoio della dimora.
Con un balzo
 
afferra il tetto
stritola il confine dell'occhio
e s'inerpica in fuga
nel quadrante senza tetto.
Si rifugia in alto.
 
Nello spazio ascolta
il cammino del sole
e dalla zolla della terra
lascia scorrere
l'acqua del pensiero.

Martelli
 
A volte le parole sono
martelli
che scalfiscono la pietra dell'io.
 
Schegge piovono
sul viso senza lacrima
e conficcano spilli.
 
Rughe di urla
incrinature di silenzio
 
aliti di rivolta
percuotono il corpo.
 
Il muscolo trema
e il sangue
attonito langue.
 
Il corpo si abbandona
e la mente vive
come l'essere
 
gettato tra martelli
nell'abbraccio
 
di parole
come scalpelli.

Pietra
 
Sento dentro
di me
la presenza
di una pietra
 
che forgia
la mia materia
in forme lisce o ruvide
opache o trasparenti.
 
Rotola sulla pelle
si frantuma in ribellioni
scolpisce idee
a volte fredde come statue
 
graffia colora
fugge
dallo schiaffo
dell'abbandono.
 
Ma è carne
e respira.
È la pietra
del mio essere.

Aspetto dietro la porta
 
Aspetto dietro la porta
la nascita del sorriso
di una foglia
che divisa dalla sua aorta
sogna l'orizzonte del suo viso.
 
Nel tepore delle ciglia
al buongiorno di latte e miele
ascolto il battito della foglia
adagiata sul lenzuolo dell'ora
mentre ascolta il battito della mia ora
 
e tutto tace nel colore dell'assolo
mentre l'ora dipinge il frastuono.
 
Sono nudo occhio senza perdono
per una vita
gettata nell'indifferenza
abbandonata nella stanza dell'abbandono
ingoiata dalla poltrona della convenienza
 
e sasso gettato nell'onda
senz'onda di domanda
 
sono la preghiera della foglia
in ascolto del sorriso
dell'io
strappato dall'orizzonte
del mio viso.

Non sono sasso
 
Il passo è sasso.
Il soffio è pietra
 
ciondoli di una vita
senza catena nel cuore,
anelli di una vita imprigionata
alla roccia del corpo.
 
Sono sasso
se vado raminga
tra le parole straniere
al mio dire.
 
Sono sasso
se l'occhio beve
la luce dell'apparenza,
esilio del pensiero.
 
Sono sasso
se taglio il ramo
del mio albero
al dente dell'inutilità.
 
Sasso sasso sasso
 
Vado con nervo di ferro
con occhio di vetro.
 
Ma ...
 
non sono sasso
non sono pietra
se il mio passo,
soffio di vento,
 
ha lo sguardo del cuore,
albero del mio pensiero.

Melancolia
 
Nigredo nigredo nero.
Una folla di ansia si accalca
nel mio animo e dipinge
le sue pareti, nero.
Stringe la tempia in una morsa
e scende sugli occhi fino a dimorare
nel petto e, cancro putrefactio,
dirama la sua ragnatela
fino alle viscere e agli arti.
Immobilità astenia.
Il sorriso è una linea orizzontale
eppure attende di risalire
la curva di quelle labbra
di ghiaccio con stalattiti serrate
di denti senza apertura.
La discesa nella malinconia è ripida.
L'ascesa è sudore.
E un passo dopo l'altro
mi arrampico sulla scogliera
della rupe, vedo una foglia
nascere dalla nuda roccia
in un lembo di terra ancora
arsa dall'inquietudine.
Scorgo su quel nudo volto
un germoglio di goccia che beve
e respira l'ossigeno che piove
ora a catinelle sul mio nudo volto.
Bevo anch'io la goccia e respiro
folla d'acqua che piove
su ogni molecola della mia carne
e tra le ossa nude nasce infine una foglia.
Allora sciolgo il nero e dipingo
le pareti del mio essere
con i colori di goccia.
 


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