LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Raffaela Sechi Serra

Tonino
 
Avevi cuore sapiente
E vro animo gentile, che
Felice ricordo collega
Al presente amaro
Perché morte che giunge,
 
pur a veneranda età, sempre addolorra
congiunto e amico, che d'un tratto vede
parabola d'esistenza cara compiuta.
E dietro vetri di silenzio ed ombra
invano cerca della parola or muta
l'eco nel mondo travagliato e vacuo.
 
Con gli ardenti raggi più non scherza il sole
e con malinconia tranquillo pare
seduto sulla seggiola del monte.
Immobile e lontana, striscia di mare
sull'orizzonte, in artificio d'eternità
cattura filo di vita che trascende
morte, nel punto dove tramonta il sol
che fa calare residua luce in botola nera.
Ma resta indenne e verde d'anni, un arco
di raggio rischiaratore: aureola d'eloquio
semplice e prezioso come acqua sorgiva.
Tonino
Tu, con vasto ingegno libero, garbato e caro,
hai steso al sole parole
come frutti d'oro in pietre miliari
ad adornare il passato, che non muore.
 

 
Viene aprile
 
Con raggio sorridente
di primizia innocente
e tenerezza primaverile,
giunge Aprile
con purezza suprema
di biblico fanciullo.
 
Come Fauno adolescente
viene Aprile
con vestito leggero
mistico di vento lieve
che non grava né si posa
nel mio cuore che vi ritrova
l'ineffabile armonia di fanciullezza.
 

 
L'eco dei diritti
 
Riconquistare
nell'immaginario
con stanca meraviglia
il buono
il giusto
il vero
dal relitto antico.
E, nella tempesta emozionale
lenta
riappare la parola
in silente postura
a randa della notte,
all'incanto acceso da cicale
che disserra
il rovente segreto del tempo.
Io, viandante del vissuto
tra la gente
a ricercare un sorriso sincero
degli occhi:
essenza di luce immanente
vanamente accostata
allo squarcio immoto delle nubi
al barlume irraggiungibile di stelle
e al guizzo fresco della luna
in una mite sera d'estate.
 

 
A Rita Levi Montalcini
 
Di Mimnerno i preziosi versi
sulla Vecchiaia
hai sfatato!
Dinamica e regale
nell'aspetto
il Tuo percorso non è
precario sogno!
Alta sul capo
ti si posa
aureola chiara
di saggezza e scienza!
 

 
Otto marzo
 
E' atroce pensare
fra scaglie marine
e tessere musive
corrose da inerti strati di sale
ed echi di rose
sfogliate e trafitte
dal sole, al tarmonto.
 
Ed ecco di getto
dal giallo delle mimose
stretto in mani di schiere di donne,
un raggio laser, che fora la notte
salire alto le stelle
e tenace unirsi all'arurora
tra sprazzi di sole
che smembra e scompone.
E alla luce radente
dove il verso approda,
di pietra, elevarsi
la parola.
 
 

L'urlo nella casa del vento
 
Veniva chiamata Contessa
e non Pittrice!
Segaligna e ossuta,
disseccata dal tempo e dal vento!
Grave di anni,
solitaria e libera!
Risevata e fiera d'aspetto.
Forse ricercatrice
di tranquillità segrete!
 
Nella casa lontana
a picco sulla scogliera,
un sabato sera:
il mare in ascolto,
diventò di lavagna,
all'urlo antico
della vecchia ostrica,
straziata e recisa
da Nullità, "inostiche" d'erba!
 
Inesorabili Imbe balorde
avvolte di sangue,
con pinne di squalo,
spensero vita, per magro bottino!
Dell'Umanità dissacrata,
rimase vivo solo un urlo,
nella casa del vento!
Nel silenzio greve del mare,
in una sera triste
d'autunno!
 

 
Il tu tu della vita
 
Tu, tu, tu
tenero verso di colomba.
 
Tu, tu, tu,
segno di telefono occupato.
 
Tu, tu, tu,
recriminato grido d'accusa.
 
Tu, tu, tu
recriminato scelta nazista.
 
Tu, nella vita grave incombenza,
intreccio di tenero amore
o accorato spavento e schianto.
 
Tu che leggi versi
non sei solo.
L'essenza è trasfigurata
in prodigio di presenza.
Io e te siamo una bizzarra coppia speciale.
Fenomenale nell'errore quotidiano
di dialogare in assoluto silenzio
che s'innalza e s'immerge nell'eterno contrasto.
 
Tu che mi leggi in silenzio
dimmi in sordina, se il chiasso è molestia
senza ritorcere l'accusa.
 

 
La tua fede
 
Non so
se la tua fede
scaturisce da letture
di formazione spirituale
dalla perfezione
nel ricamo
o dai crudi affanni
madre.
 
Ma forse
nel respiro del Mistero
la tua fede
era piantata come il grano
e germogliava in sequele di preghiere
che scorrevano
dalle trame della tela
al profumo di cottura
di vivande e di pane.
 
La tua fede
che t'inebriava di luce
e di fatica
era per te come il sole
madre
e con esso
riscaldavi la casa tutta
con amore.
 

 
Per i banchi delle onde marine
 
Si è involato
l'andare dolce del tempo
smarrito nell'eco
di risonanze ignote.
Fluire lento
di connessione
tra pensiero e scrittura
che a sera
si fa ala e preghiera.
Nella dissolvenza
di pronti riflessi di memoria
condensati in cesure
scorre la mano
dalla fronte ai capelli
mentre il vento
in perenne dormiveglia
scuote senza posa
polvere di tantalio
e lacrime di stelle.
Spagirico sogno d'argiropea
trasmutante
cenere d'astri
in punti lucenti.
Fiori dell'onda!
Preziose farfalle d'argento
volano fra i banchi
delle onde marine.




Poesie tratte dal libro "Ventaglio d'impressioni", Gabrieli Editore, Roma


Materno mare
 
Madre marina,
dal chitone iridato di vento
traspaiono turgidi seni
e grazie svelate
che ingrossano l'acque.
 
Travalichi con l'onde
barche d'affanni
e gozzi di travagli.
 
Con acque increspate
in delirio di vita e di danza
precorri l'alta marea
e l'ansia frangi
in un tripudio di schiuma sonora
che l'anima culla e rasserena.

8 marzo
 
È triste pensare
fra scaglie marine
e tessere musive,
da inerti strati di sale
corrose
ed echi di rose
sfogliate e trafitte dal sole
al tramonto.
 
Ma ecco
di getto,
dal giallo delle mimose
stretto in mani
di schiere di donne,
un raggio laser
che fora la notte
salire alto le stelle
e tenace
unirsi all'aurora
tra sprazzi di sole
che smembra e scompone.
 
E alla luce radente
dove il verso approda,
di pietra
elevarsi la parola.

A volte basta una piccola cosa
 
Quando sola, penso senza ascolto
l'angoscia che mi sta quasi daccanto
come vuota vertigine la sento.
 
Non tutti i mari portano all'approdo,
non tutte le beltà son consolanti.
Al davanzale della mia finestra
espongono al sole il mio cuscino bianco
e che sorpresa quando una farfalla,
una farfalla grossa e tanto bella,
con le lunette scure
in campo arancio ed oro,
ad ali semiaperte
i palpi posava sul cuscino
dov'io la notte poggio l'insonne capo.
 
A volte basta una piccola cosa
una cosa piccola carina,
un nonsoché minuscolo e aggraziato
un gesto soave e delicato
come un'immaginifica parola,
parola gentile ed appropriata
per rafforzare
la fragile armonia d'un'esistenza.
 
Quel leggero bacio di farfalla
era lieve come quello d'un bimbo,
come musica schioccante d'un ruscello
con il brillìo di scaglie d'argento
delle tenere foglie del pioppo,
con un consolante barbaglio di sole
che giunge a rinnovare
un'anima sbiadita.

Parole come foglie in estinzione
 
Abiura di valori.
Incapacità riflessiva
in universi eterni.
 
Accline risacca,
equorea foglia mi sento
mulinante in grovigli di sentieri.
 
Olezzante di mirti e gigli
è la mia terra, dove
il vento s'impenna rampante,
falcidiando
tralci e ghirlande d'erba.
 
In muriccia obsolete
stanno lembi frantumati d'oro
e su alberi d'autunno,
foglie indifese
ancorate alle sorti del tempo
vorticano in cimento.
Bizantineria di scaglie,
ombrati universi
di fustigate foglie
volano e novellano
di adespote largizioni
di fiori immanenti di luce.

Rinata fonte
 
Presso una strada polverosa e triste
che assorta vive spasmodica attesa
perché la fonte ha perso ormai il suo canto.
 
E sotto un padule di belletta,
nuova fanghiglia sfocia
con la pioggia che scende.
 
Aspersione d'acqua scrosciante
rende fresco l'azzurro
nell'aria senza vento.
 
Pioggia sparsa
come capelli sciolti
tra inafferrabili sogni.
"Soteria" di datteri
desterà al canto
la fonte convalescente.
 
Nel trasalimento
dell'ora meridiana
nella cupola di cielo
discopro freschi pensieri
di memorie lontane
tra candidi cirri e cespi di viole
nell'azzurro puro
dove s'aggettano virgulti di corallo
e lacerti d'occhi e d'anima.
Dovizia d'acqua nella rinata fonte
che sgronda e palpita leggere note
di soave canto, che incita e scuote
l'immobile delirio
del turbare amoroso di colombe
posate sull'antica fonte
che par trattenga eterna fanciullezza
in quest'eterno turbinìo di tempo.

Viene aprile
 
Con raggio sorridente
di primizia innocente
e tenerezza primaverile,
giunge Aprile
con purezza suprema
di biblico fanciullo.
 
Come Fauno adolescente
viene Aprile
con vestito leggero
mistico di vento lieve
che non grava né si posa
nel mio cuore che vi ritrova
l'ineffabile armonia di fanciullezza.

Reca giugno
 
Ogni sorta di frutti delicati
e colorati fiori reca Giugno
con visione chiara di sorriso
accline al sole e alla letizia, ma
con accorato sguardo, io
vi accozzo giumelle di tristezza.
 
Primizia d'estate produce stupore
contrastando le brume dell'umano
imperversante vivere infelice
dell'amato "Fauno di primavera".
 
Indora Giugno l'estate fanciulla
che danza tra l'onde e invade case e spiagge
facendo rifulgere profondamente
il distillato azzurro.
 
E rimuovendo animi contrari
lentamente al giubilo conduce
d'ombrelloni policromi:
pellegrini fiori d'un istante
di felicità marina.

Temporale estivo
 
Argentina gragnuola
di gocciole piovane
di suoni d'artiglieria.
 
Rotolano lassi i tuoni
tra strepitanti note
di gocce tintinnanti.
 
In palpitanti lampi
rimbalza maestosa
equorea danza ignifona
che zangola il mese di Luglio.
 
Sobbalzo d'emozioni:
si fan fitti i pensieri
scemano le afflizioni
e si rallegra il cuore.
 
Effervescenza d'estivo temporale.
Gaia sorpresa nell'arsura crescente
di freschi umori propizi
che scolmano la canicola d'estate.

Mareggiata nel golfo
 
Nella grande coppa del mare
Venere
chiede di versare
spumante
sulle rocce
e sopra i flutti.
 
Versa in mare
ragazzo
versa in mare.
 
Da solare caraffa,
versa in mare
inesauribile spumante.
E in una marea
di tripudio spumeggiante
in sogno
mi cullano le onde.
 
Versa in mare
ragazzo
versa in mare.
 
Stasera, fortemente
a pugni voglio fare
con l'Amore.
Mentre in sogno
mi cullano le onde.

Luglio
 
A Luglio
la luce si fa viva.
E nella pelle
scotta e brucia
il timbro del sole.
 
Brulicano le bollicine
e si fan rari i pensieri
nascosti in sonnolenti occhi
socchiusi
come accartocciate foglie
tra occhiali scuri
protesi al fresco "voile"
di gonne
gonfiate al vento,
come farfalle svolazzanti.
Bianche illusioni della mente
nel refrigerio d'ombra stanca.

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Agg. 27-04-2007