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Pio Favia
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Pio Favia - Bugiarda solitudine
 
Collana I salici (narrativa) 15x21 - pp. 174 - L. 24.000 - Euro 12,39 ISBN 88-8356-205-4
Prefazione
Introduzione
Capitolo I

Prefazione
La nostra sensibilità al dolore deriva non solo da una partico-lare struttura del carattere ma anche dall'abitudine alla reiterata tirannia della sofferenza. Ogni episodio doloroso della vita, sia esso una grave malattia o la perdita di una persona amata, può essere vissuto con maggiore o minore intensità e incrementato nella coscienza fino ad arrivare al parossismo.
La minima ferita si può quindi amplificare, rendere più intensa fino a diventare così pesante da non poterla più sopportare.
Non stupisce che, nel caso di sofferenze a lungo termine o depressioni, il rifiuto della vita e la fatica di vivere sono così forti che anche il minimo gesto diventa un atto eroico ed il più piccolo sforzo per superare tale stato precario appare colossale.
Quando si è travolti da una tragedia familiare già sofferta o annunciata si cerca di reagire con tutte le forze a nostra disposizione aggrappandosi con le unghie ad ogni possibile motivazione valida che aiuti a sopravvivere.
Le reazioni però non sono sempre uguali e può capitare che tale insopportabile sofferenza conduca a diverse forme di risposte: si genera una sfiducia in se stessi che porta inesorabilmente ad una apatia, una mancanza della voglia di continuare a vivere, un rifiuto a fare ciò che è quotidiano, una fuga dalla realtà o dall'ambiente nel quale si vive e si soffre.
I protagonisti di questo romanzo portano con loro una forte sensazione di tristezza ed allo stesso tempo una umanità autentica che riesce a dissolvere ogni elemento turbativo ed ansiogeno presente nella vicenda narrata.
Sandra è una donna con occhi stupendi, dotata di una grande tenerezza e di un sorriso disarmante. Ormai sfinita dal dolore non vuol dire al marito che soffre di una grave malattia incurabile e lo abbandona per non vederlo stare male inutilmente.
Ogni sforzo della donna è rivolto a nascondere la verità al marito e grazie all'aiuto di Alberto, il dottore che la cura e amico fedele da tempo, riuscirà a nascondere la malattia.
Sandra utilizza ogni mezzo per serbare il suo segreto: racconta un mare di bugie, si inventa numerosi amanti, confessa di aver sempre finto d'amare, umilia il marito sperando di allontanarlo per sempre.
In un susseguirsi di eventi sempre più laceranti si arriva inevitabilmente alla fuga, alla scomparsa della donna.
Il luogo misterioso della fuga e gli eventi susseguenti, inimmaginabili e sorprendenti, saranno scoperti da chi leggerà il romanzo.
In questa breve prefazione che ha lo scopo di introdurre nella storia raccontata da Pio Favia credo sia più importante fissare l'attenzione su alcune considerazioni che diano risalto alla delicata complessità del contenuto: considerazioni forse scontate o parziali ma che diventano importanti quando qualcuno le analizza e cerca di capirle.
In questo mosaico di immagini e di sensazioni, di sofferenze e di volti evocati nella loro straziante storia si ha la netta percezione che la presenza dell'uomo nel mondo non è un evento in sé giustificato e garantito dalla struttura metafisica del mondo. Ogni singolo uomo ne avverte il carattere incerto e vulnerabile: il rischio di una crisi, di un dramma, di una ferita difficile da cicatrizzare.
Avvertire il pericolo delle situazioni in cui si è compromessi o minacciati da un grave evento rende inquietanti a angosciose le situazioni che si devono risolvere.
Da questi stati emozionali, psicologicamente indeterminati, nascono i tentativi e le iniziative per superare la negatività e cercare di indirizzarla in una nuova positività.
Il problema dell'essere umano è la consapevolezza che la sofferenza è un momento necessario di un percorso che si conclude positivamente ma è anche un problema etico che riesca a far attraversare gli eventi tragici senza soccombere alle trappole ed ai rischi del viaggio esistenziale.
L'inquietudine diventa lo stato di transizione da una situazione divenuta penosa ad un'altra situazione più soddisfacente: senza il malessere, senza il disagio non vi sarebbe la spinta propulsiva nella vita.
La ricerca è continua finché si riesce a trovare l'equilibrio interiore.
Il romanzo "Bugiarda solitudine" non è certamente opera d'evasione, né superficiale o banale, ma al contrario complessa, autentica e dominata dal senso profondo dell'esistere.
Il controllo dell'autore sulla trama è evidente e attraverso il fluire delle parole si snoda il groviglio della vita dipanato con mano sapiente ed intelligenza critica: la forte sensibilità e la capacità di trasfonderla al lettore dimostrano una grande maturità che permette a Pio Favia di sezionare la fragilità dell'uomo e percepire il baratro del destino umano.
 
Massimo Barile
INTRODUZIONE
 
Cosa ci può accadere quando si viene travolti da una inaspettata tragedia familiare quale essa sia? Di solito si cerca di reagire aggrappandosi ad un motivo che si vuole credere valido, perché come si dice, "la vita continua", ma non tutti reagiamo allo stesso modo, il nostro carattere, continuamente sollecitato da situazioni contingenti il contesto in cui viviamo, si modella su di esse. Gran parte delle responsabilità delle nostre adulte reazioni sono da cercare nelle vicissitudini vissute, in ciò che abbiamo assorbito in tenera età da bambini o adolescenti. Penso spesso cosa sarà dei piccoli spettatori dei genocidi, delle epurazioni Etniche dei Balcani e dei figli degli stupri di massa, a come essi si porranno nei confronti della società una volta adulti, e come la stessa giustificherà o giudicherà questo esercito di oltraggiati.
Come sempre più spesso ci viene spiegato, la depressione è una condizione di tristezza e di sfiducia che spesso, per non dire sempre, contempla apatia, incapacità di prendere decisioni, perdita di voglia di fare e di vivere. Considerato che questo malessere è una delle malattie dei nostri giorni, la storia di questo romanzo potrebbe benissimo essere veramente accaduta. Quanto mi sono prefisso nello scrivere, è far nascere nell'attento lettore che riesca ad immedesimarsi nel protagonista, forti sensazioni di tristezza e disagio che molta parte occupano nel più grande dei sentimenti, l'Amore.
Sono consapevole che per i lettori il Romanzo di solito ha il significato di evasione e che quindi lo scrittore ha la responsabilità di crearne i presupposti, ma credo anche che proprio oggi, i pochi lettori superstiti, sono più attenti alla qualità della lettura nella quale cercano qualcosa non fine a se stessa ma che lasci concretezza.
 

Pio Favia

 

Capitolo 1
 
 
- Giurami che non gli dirai nulla ... - pregò Sandra, forse, per la centesima volta.
- Non voglio che lo venga a sapere e che soffra per questo, sai bene che la sicurezza che ostenta è solo apparenza -.
 
Sandra, ormai sfinita dal dolore e logorata dall'implacabile malattia, non aveva pensiero che per il suo uomo, che aveva lasciato ormai da un anno, un lunghissimo tempo trascorso nella sofferenza del male che l'aveva aggredita nel momento più florido della sua vita. L'angoscia di aver abbandonato il suo uomo, paradossalmente, per amore, la prostrava ancor di più.
Davanti a lei c'era Alberto, dottore e amico dai tempi della maturità, che da solo combatteva contro il dramma che stava vivendo quella piccola, giovane, e ancora bellissima donna.
Oramai non poteva fare gran che per salvarla, nulla, se non aumentare ogni giorno di più la dose di medicinale e starle vicino, per alleviarle almeno il dolore morale che la donna provava per la sua scelta, e che tra l'altro comprendeva solo in parte.
 
- Non gli dirò nulla - rispose Alberto, cercando di nascondere l'emozione, e cercando al contempo di sapere da se stesso se avrebbe mantenuto la promessa appena fatta.
 
Quella donna stava morendo, ma ciò non le impediva di pensare al dolore che il suo uomo avrebbe vissuto nel saperlo, e stava facendo di tutto per nasconderglielo, fino al punto da abbandonarlo.
Alberto era amico da anni di Sandra e suo marito, era stato testimone di nozze dei due, lo volle lui stesso, perché "nessuno meglio di me può testimoniare la veridicità del vostro amore", lo diceva sempre scherzando con loro due, e ora purtroppo, ne aveva la prova.
Un tempo Alberto fu innamorato di Sandra, ma non lo disse mai a nessuno, non lo fece trasparire, non era giusto turbare l'amica, e poi non era il solo uomo che se ne innamorava, chiunque entrava in contatto con lei ne provava attrazione.
Era la classica donna che non si fa dimenticare; non alta, né prosperosa, tanto meno appariscente, un insieme di grazia e tenerezza.
Sandra aveva occhi stupendi e un sorriso disarmante, gentile con tutti e cordiale sempre, una ragazza da amare e coccolare, una donna che andava conosciuta a fondo per poter comprendere il suo modo di amare.
Qualche problema psicologico avuto in tenera età, non le permetteva di esprimersi al meglio nei rapporti intimi, e ne soffriva molto per questo, ma il suo uomo, incapace di vederla infelice, non le faceva pesare questa sua condizione, o almeno ci provava.
Sandra era la terza di quattro figli di una famiglia modesta, padre e madre emigrati nella grande città, provenienti da un posto sconosciuto forse anche a loro stessi, lavoratori per vocazione, di quelli che non smettono mai e che non hanno molto tempo da dedicare ai figli che considerano un dono di Dio, e in funzione dei quali vivono la loro vita.
Sandra era di animo sensibilissimo, di una dolcezza unica, e poi, aveva il dono degli occhi parlanti, di quelli che con uno sguardo ti riempiono di gioia o ti fanno tremare di paura.
Era ancora una bambina quando incontrò il suo uomo. Lui l'avvicinò come di solito faceva con tutte le altre ragazze, ossia con la sua innata simpatia che difficilmente lasciava indifferenti, in quell'occasione però, lei rimase attratta invece, come lo può essere una ragazza di quattordici anni, da Alberto, che sicuramente in fatto di bellezza e di prestanza fisica era superiore all'amico.
La simpatia e la bontà di Gianni però, ebbero ben presto la meglio, non che Alberto fosse cattivo ma aveva un altro fascino, quello da conquistatore.
Così Sandra cominciò a frequentare Gianni di nascosto ai suoi genitori, che a dire il vero quando vennero a saperlo ne furono contenti in quanto a conoscenza, per sentito dire, del valore di quel giovanotto che faceva il filo alla loro bambina, ed anche perché la figlia suscitava interesse.
Non sarebbe rimasta nubile a lungo.
Mentalità paesana.
 
- Aiutami a trovare una soluzione.
Voglio che soffra il meno possibile, te ne prego, sei l'unico che mi può aiutare -.
continuava a supplicare Sandra, pregando l'amico.
- Beh! l'hai già trovata mi pare la tua soluzione, te ne sei andata via no? Hai deciso tu la soluzione dei problemi mi pare -
disse Alberto con una punta di polemica.
Non era affatto d'accordo sulla decisione presa tempo addietro dalla donna.
- ... ero confusa, non sapevo cosa fare, un responso così terribile non me l'aspettavo e sono stata presa dal panico -
- Però se venivi prima a chiedermi consiglio, se l'avessi fatto prima di andartene senza dirgli il perché, senza una scusa cui potesse attaccarsi, forse sarebbe stato meglio per tutti, e sicuramente ora non ci troveremmo in questa assurda situazione.
È più di un anno ora che si starà chiedendo il perché di tutto questo, capisci che così forse non si rassegnerà mai? non credi che se avesse saputo subito la verità avrebbe potuto trovare il coraggio nella rassegnazione? -
Sandra scuoteva il capo confusa.
- Forse, potrebbe ancora capire..., - incalzava Alberto
- ...poi..., io che devo fingere di non sapere, che non posso aiutarlo, proprio io, il suo migliore amico.
È assurdo -.
- Lo so. Forse ho sbagliato -.
- No -, disse risoluto Alberto con tono di voce professionale,
- Hai sbagliato di sicuro, e per me ora, è più difficile aiutar-ti -.
- E va bene, come vuoi, ti dirò tutto.
Non te l'ho detto prima perché non volevo che tu mi biasimassi, odiassi, che mi cacciassi via -.
 
Fece un lungo sospiro come per ossigenarsi, come fanno coloro che vanno sotto l'acqua in apnea, lo fece per dire tutto di un fiato, per non fermarsi, per non dover prendere il respiro e rischiare così di non avere il coraggio di continuare.
- Prima di andarmene via, gli ho lasciato scritto un biglietto -.
- A parte il fatto che non ti caccerei per nessuna ragione al mondo, - disse Alberto allarmato
- Cos'è quest'altra novità, cosa avresti fatto? gli hai scritto? e cosa santo Dio -.
Sandra fece un altro lungo sospiro, poiché il primo aveva perso l'effetto per l'interruzione subita.
- Gli ho raccontato un sacco di bugie, gli ho fatto credere che ho molti amanti, che con lui ho finto sempre sin dall'inizio, che non gli sono mai stata fedele e che sarei scappata con un uomo di mezza età e molto ricco, che ero stanca dei miei sotterfugi e della vita che conducevo da sempre con lui -.
- Roba da pazzi - sussurrò Alberto esterrefatto e veramente confuso, incredulo. Cercò con la mano destra una sedia dietro di sé ma con scarso successo, tanto da rinunciarvi pur di non distogliere gli occhi dal volto di Sandra che sembrava essere entrata in trance.
 
Era arrivato il momento tanto temuto da lei, il momento decisivo, oramai non si sarebbe più tirata indietro, avrebbe detto finalmente tutto, si sarebbe così liberata di quel peso che troppo a lungo l'aveva angosciata.
Così, come in una confessione che fatta in punto di morte libera dai peccati, il disprezzo di Alberto nei suoi confronti, dopo aver saputo tutto, sarebbe stata la giusta punizione per quel suo comportamento sciocco che malediceva ora con tutte le sue forze.
- Capisci ora Alberto di quanto amore è capace una donna, quanto disprezzo devo procurarmi per non farmi correre dietro e... -.
Non terminò la frase.
Aveva finito il fiato e era scoppiata in un pianto a dir poco convulso, che invano Alberto cercava di calmare.
Quello stato d'animo certo non giovava alla salute della sua amica, ma non poteva fare altro che starle vicino.
- Com'è bella - pensò Alberto, neanche la malattia riesce ad offuscare lo splendore dei suoi occhi.
Ebbe l'impulso di bestemmiare a gran voce per la rabbia dell'impotenza del suo sapere nei confronti del male, ma si trattenne, sapendo bene che Sandra l'avrebbe biasimato come chiunque avesse imprecato a quel modo.
 
I singhiozzi si stavano diradando intervallati da lunghi e interminabili sospiri.
Poi Sandra abbozzò un sorriso come per chiedere scusa del fastidio che procurava, ma Alberto non le lasciò il tempo di dire nulla, le prese il viso tra le sue grandi mani e tirandola dolcemente a sé, le baciò la fronte.
Lo squillo improvviso del telefono li fece trasalire entrambi, come fossero stati sorpresi in atteggiamento equivoco, ma solo perché l'intensità di quel momento li aveva estraniati dalla dura realtà.
 
Doveva essere una chiamata importante, pochi avevano il numero diretto del suo studio, solo amici intimi o clienti di una certa importanza, tutti gli altri passavano prima al vaglio di Stella la sua insostituibile segretaria.
Si avviò con calma a rispondere, e non lo fece prima di essersi rischiarato la voce e stropicciato gli occhi.
Tanto gli bastò per riacquistare pienamente la calma e la sicurezza di quel serio professionista quale era.
Alzando la cornetta, e interrompendo l'ennesimo squillo ebbe come un presentimento, un timore che lo fece preoccupare.
- Speriamo di no - pensò mentre si accingeva a rispondere.
- Pronto? -
- Pronto Alberto? sono Gianni -.
Era purtroppo lui.
- Ciao Gianni come va? -
- Come vuoi che vada, possibile che neanche da te si faccia sentire? -.
Alberto guardò Sandra in maniera eloquente tanto che lei capì pienamente la difficoltà in cui aveva trascinato l'amico.
- No, non si è fatta sentire. Se è andata via da te a quel modo, credi che ha voglia di farsi sentire da me che non potrei far altro che sgridarla? -
- Può darsi che con te abbia il coraggio di fare cose che con me non gli riescono -.
Alberto rimase interdetto da quelle parole.
Che cosa aveva voluto dire con quella frase?
Ma forse era fin troppo chiaro!
- Che cosa vuoi dire con questo? -
si affrettò a chiedere al suo interlocutore.
Non ci fu risposta.
Aveva riattaccato.
 
 
 
 
 
 
 
Capitolo II
 
 
Mentre era in attesa che si risvegliasse dalla anestesia, seduto ai piedi del letto della sua amica e con lo sguardo fisso su di lei, Alberto prese a ripercorrere con la mente gli anni felici trascorsi assieme ai suoi due amici, le lunghe chiacchierate fatte negli ultimi tempi con la donna adesso inerme davanti ai suoi occhi, prima che la malattia le sconvolgesse l'esistenza, e quelle fatte con il marito di lei, uomo spensierato e felice da quando aveva raggiunto il suo equilibrio grazie alla sua Sandra.
Come sembravano lontani quei lunghi e sereni pomeriggi domenicali che, più per piacere che per abitudine, loro tre passavano di solito insieme.
- Sì, era da sempre stato sicuro. Non esisteva coppia più affiatata. Non c'era matrimonio più riuscito.
 
"Com'è strano..." pensò, guardando la sua amica più attentamente, "... frequentare una persona da tanti anni e non conoscerne a fondo il suo modo di essere, il suo modo di pensare, di agire".
I segreti che Sandra gli aveva rivelato, lo avevano lasciato interdetto, esterrefatto, ancora sentiva rimbombare nella testa le parole di lei.
Riusciva forse a capire il motivo per cui lei aveva voluto allontanarsi e sparire senza dire la verità al marito, ma perché coinvolgere lui fino a quel punto? perché trascinarlo in quella storia in malo modo quando invece avrebbe potuto essere d'aiuto ad entrambi?
Non se ne capacitava ancora, e il motivo principale era soprattutto l'amicizia che provava per Gianni, cui purtroppo non poteva dichiarare la verità senza tradire la sua amica e paziente, e venire meno così alla segretezza professionale e ancor di più alla fiducia che la donna aveva riposto in lui.
Sandra voleva colpire il suo uomo in modo da esserne odiata, bene, voleva procurargli il massimo dell'amarezza per indurlo ad un più rapido ritorno alla vita normale, benissimo, ma perché distruggere anche la sua amicizia con Gianni?
Questo non se lo spiegava, e ne soffriva ancora di più nella certezza di perdere così entrambi gli amici più cari.
Ce n'era un'altra di cosa che non capiva, ed era il perché Gianni ancora non gli aveva chiesto apertamente spiegazioni, il perché quelle poche volte che lo aveva incontrato non aveva preteso un chiarimento logico e doveroso, visto che la lettera dava motivo di supposizioni lecite.
Era stato un colpo tremendo per Alberto sentirsi dire da Sandra quelle parole, essere inserito stato nella lista dei suoi finti amanti, era assurdo, inconcepibile, non riusciva a farsene una ragione.
 
Anche se l'intervento chirurgico era riuscito, le speranze di salvare la donna, erano purtroppo infinitamente basse.
Due mesi di vita non di più, solo un miracolo poteva salvarla, ma Alberto ai miracoli non credeva, e quindi sapeva di dover fare qualcosa per la sua cara amica, ma tutto ciò cui pensava gli pareva sciocco, inutile.
Arrivò infine alla conclusione che distrarla sarebbe stata l'unica cosa più intelligente da fare, e così pensò di convincerla ad intraprendere un piccolo viaggio, in modo che si potesse distrarre da quel male inesorabile.
Passarono due giorni dal risveglio dopo l'intervento, Sandra era fiduciosa, si sentiva tranquilla e fisicamente bene anche se debole per l'effetto dell'anestesia, presto però la depressione l'avrebbe nuovamente indebolita anche nello spirito, e Alberto questo voleva assolutamente evitarlo.
 
- Senti cara, ti sei ripresa bene dall'operazione...
cercava di farle credere Alberto,
... ora dobbiamo solo aspettare tre o quattro mesi, poi faremo un controllo per vedere come il tuo fisico ha reagito. Ho pensato che faresti bene a cambiare aria, distrarti un pochino. Ti consiglio nel frattempo, come medico e come amico, di farti un bel viaggetto, un mesetto te lo concedo, magari in un paese che hai sempre sognato di visitare, dove la tua mente troverà riposo dopo tutta questa tensione -.
 
Chissà se riusciva a farle credere quelle bugie, sperava di sì, ma la sensibilità di quella ragazza era talmente spiccata da farle intuire sempre in ogni occasione anche le sfumature o le celate verità.
Infatti, serenamente, senza scomporsi più di tanto, Sandra rispose:
- Sì, farò come tu dici... -
E mentre Alberto già sorrideva compiaciuto del risultato che aveva ottenuto, Sandra aggiunse:
- ... andrò a morire lontano -.
Quelle ultime parole, dette con la semplicità disarmante come solo lei poteva, con impossibile tranquillità, annientarono la resistenza del dottore che fece violenza su se stesso per nascondere l'emozione, e per evitare imprecazioni di rabbia per l'impotenza del suo sapere.
Ci fu un trillo di richiamo che salvò Alberto dalla situazione, il cercapersone lo aveva salvato avvisandolo di una chiamata urgente.
- Mi chiamano tesoro, ma appena posso tornerò a tirarti le orecchie, non devi mai dire più queste cose assurde, fai del male sia a te che a me -.
- Guarirai ne sono certo -.
E scappò via.
Non era certo per niente, anzi era sicuro della fine imminente di Sandra, ma non se la sentiva di dirlo apertamente alla donna.
Quasi scappò via dalla stanza senza voltarsi e cercando di trattenere l'emozione che sentiva salire velocemente.
Uscendo Alberto richiuse dolcemente la porta alle sue spalle non sapendo che quella sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe rivisto la sua amica.
Infatti, con la calma di chi possiede la sicurezza delle proprie azioni e sa cosa deve fare, Sandra cominciò a radunare le sue cose.
Attese il pranzo, che consumò lentamente assieme alle altre degenti oramai sue amiche, le salutò con l'immancabile sorriso sulle labbra promettendo di tornare a fare loro visita, e senza che nessuno la notasse, uscì dalla clinica e si avviò, scomparendo dalla vita del suo amico così come aveva già fatto da quella di suo marito.
 
Alberto non ne seppe più nulla, cercò per molto tempo di rintracciarla, si fece in quattro, ma senza successo, senza nessun risultato.
Sandra era scomparsa nel nulla.
Solo da quel momento Alberto capì per davvero cosa stava soffrendo il suo amico, prima aveva creduto di sapere, aveva cercato di immedesimarsi, ma viverla quella triste esperienza era sicuramente un'altra cosa.
Il dottore provava rimorso nei confronti del suo amico, gli aveva nascosto tutto per non tradire Sandra, non aveva colpe, ma in ogni caso aveva inevitabilmente sbagliato.
Il non sapere dove fosse finita la moglie del suo amico poi non dava modo ad Alberto di riparare al torto fatto, cosa avrebbe potuto dire a Gianni incontrandolo, la verità era oramai credibile?
Il tormento derivante dall'angosciosa situazione era per Alberto arrivato al culmine, stava per prendere la sofferta decisione di chiamare il suo amico, desiderava fargli sapere la verità, ma non era facile farlo, e così si tirava sempre indietro al momento di fare il numero telefonico, cercando scuse a se stesso.
"Ora no, sono troppo occupato".
"Adesso è tardi, lo chiamo domani", e cose di questo genere.
Dopo tutto quel tempo, farsi vivi per comunicare delle notizie che sembravano a lui stesso incredibili era davvero impossibile, e anche se il segreto professionale gli dava qualche attenuante, avrebbe dovuto rendere noto forse già da qualche tempo a Gianni la verità, ma purtroppo aveva sempre rimandato, e dopo ogni volta era stato più difficile di prima.
Era stato grande l'impegno di Alberto per rintracciare Sandra, dall'alto della sua posizione aveva scomodato persino il Ministro degli esteri.
Tutto era stato vano, nessuna ambasciata sapeva di casi di morte di connazionali all'estero e poi chissà se le ricerche erano state fatte con serietà.
In Italia se ne erano occupati la Polizia, i Carabinieri, aveva anche dato incarico ad un'agenzia investigativa, ma senza ottenere esito alcuno.
Eppure doveva essere morta da qualche parte, ed un morto non può nascondersi come un vivo.
Anche questo motivo era fonte di ulteriori ritardi nella decisione delle spiegazioni da dare al suo amico, non poteva dirgli "tua moglie è morta ma non so né quando né dove".
E continuava a sperare che alla fine la notizia del luogo della morte di Sandra gli fosse notificata.
 
Nel prendere la decisione di chiamare, Alberto fu aiutato dalla sua segretaria, che a dire il vero gli era stata vicina sin dal primo suo momento di sconforto, e anche da prima ancora.
Stella era una gran bella donna, aveva classe e fascino da vendere e anche sul lavoro era insostituibile, tanto che Alberto voleva la sua compagnia anche ai numerosi congressi cui partecipava assiduamente.
La donna era segretamente innamorata di Alberto e non disperava di riuscire un giorno a sedurlo, ma era dai tempi della tesi di laurea che ci provava senza successo, al momento poi, la situazione non era delle più favorevoli.
 
Stella riuscì in ogni modo finalmente a convincere definitivamente Alberto che la soluzione più giusta era chiamare l'amico, e che spiegargli tutto con sincerità e senza remore era l'unica via d'uscita a quella situazione oramai insostenibile.
Bisognava farlo subito, senza indugiare ancora, o sarebbe divenuta una cosa veramente impossibile da fare in futuro.
 
 

Per leggere il racconto "Il sipario"

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agg. 22 settembre 2001