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Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
  Racconto di
Nadia Santangelo

Metarealtà operaia
 
Era in caffetteria. Dalla finestra guardava il nulla, ostacolato dalla coltre di fumo che egli stesso procurava. Quella sigaretta era l'unico male a procurargli del bene. Assaporava quelle boccate di fumo come avrebbe voluto assaporare la vita, ma non vi riusciva e in quella nebbia si sentiva al riparo, sicuro. Rumori provenienti dalla produzione avrebbero infastidito anche un sordo ma lui no, lui non era come gli altri. Amava quel frastuono perchè lo alienava, perchè avrebbe coperto qualsiasi voce.
Schiere omologate di uomini in tuta blu si muovevano per la fabbrica. Erano buffi a vedersi. Dalla finestra, poi, tutto sembrava un film. I carrellisti guidavano il loro strano mezzo con disincantata non curanza, consci di aver fatto quel percorso talmente tante volte in una vita da poter elencare ogni minimo e insignificante dettaglio.
A volte, la guardiola usciva dal suo loculo esibendo orgogliosamente la sua divisa, perfettamente in tono con l'ambiente, e sbraitava nei confronti di alcuni dipendenti che, a suo avviso, entravano nel parcheggio troppo di corsa con l'auto. Poverino, doveva pur pensare a qualcosa, no!
Intanto gli sguardi felici di chi finiva il turno si incrociavano con chi avrebbe venduto l'anima al diavolo per starsene a casa. Questa era la cosidetta normalità, il decorso naturale delle cose. Esiste qualcosa di più terribilmente divino della quotidianità?
La sigaretta era finita. Il sipario di fumo si era alzato ed egli ritornò sulla scena con allegra malinconia. Si mise la giacchetta blu, l'immancabile cappellino e andò in produzione. Scese le scale con la stessa probabile paura che Dante ebbe nel passare l'Acheronte.
Un piccolo corridoio dalle mura bianche divideva la Hall, studiata per gli ospiti, dal settore produttivo. L'ambiente era sobrio e pulito, dominato da una quantità infinita di pacchetti... una mucca, deliziata dal suo stesso latte, sorrideva invitando subdolamente il potenziale acquirente a comprare il meglio. Una patetica madre abbracciava felice il figliolo che beveva estasiato un succo d'arancia come fosse un elisir di lunga vita. Ovunque si girasse c'erano pacchetti e ogni pacchetto raccontava la propria storia. Poco tempo prima il capo del personale, parlandogli del contratto in scadenza, sentenziò: "Ogni testa qui dentro dipende da un tot numero di pacchetti. Se la produzione cala si è fuori, in caso contrario se ne può parlare!".
Il suo futuro in fabbrica dipendeva da quella mucca sorridente stampata in Off-Set! Pensando alla stranezza del normale si trovò in produzione ma qualcosa di incredibile era appena accaduto.
Tutto era fermo, immobile. Le macchine sembravano da esposizione, un leggero vapore le circondava, quasi a creare un' atmosfera post-surrealista. Non c'era traccia di nessuno, operatori, operai, coordinatori, tutti spariti. Quel silenzio era assordante.
Continuò a camminare con sgomento seguendo le linee gialle tratteggiate per terra che conducevano in ogni dove di quell'area. Non distoglieva lo sguardo da terra convinto così di non perdere del tutto il senso del reale. Chiamava alcuni nomi senza avere risposta alcuna, se non l'eco della propria voce. Il panico ebbe il sopravvento e iniziò a correre verso la prima uscita disponibile. Passò dalla parte retrostante del magazzino, dove la supremazia della carta stampata vinceva su tutto, anche sul dolore degli alberi.
Correva come un ossesso fin quando un rumore inverosimile non lo pietrificò. Svenne.
Piombò in uno stato di trans innaturale. Non avrebbe potuto muovere un arto neanche se avesse voluto. La lingua cominciò a formicolare e la sudorazione aumentava di secondo in secondo, dandogli la sensazione che un bagnante ha quando, dopo ore si sole, si tuffa in mare di colpo. Aveva le palpebre talmente serrate da procurargli giochi di ombre che minacciose danzavano davanti a lui come in un macabro rituale. Punti di luce fioca estendevano il loro diametro quasi a diventare occhi maligni o, forse, voragini iperspaziali pronte a risucchiare la mente, deprivandola di ogni ancòra razionale.
Improvvisamente ebbe perfino la sensazione che qualche essere etereo e deforme volesse cavargli gli occhi e fu proprio allora che provò a reagire, aprendo gli occhi e rialzandosi da terra.
Riuscì a reagire appena in tempo. Un fiume di inchiostro rosso stava inondando l'intera area. Procedeva rapido e devastante come un cancro in piena metastasi. Prima di tentare una fuga disperata, rimase per pochi secondi a fissare la Off-Set. Lo strano liquido l'aveva raggiunta e invasa. Quella macchina da cui per anni hanno dipeso centinaia di "teste", di vite in bianco e nero, si era improvvisamente tramutata in ferraglia, brutalmente stuprata da un colore innaturale. La situazione stava degenerando.
Cercò di raggiungere gli uffici del reparto stampe dove avrebbe potuto aprire una finestra e calarsi senza rischio di cadute gravi. Si affrettò con illucida speranza verso il luogo della salvezza. Purtroppo per lui, però, anche quella soluzione risultò vana. Appena arrivato, infatti, si rese conto che le imposte erano bloccate e nulla avrebbe potuto mutare una sorte inevitabile.
Era in una gabbia degli orrori. Quel liquido rosso acquistava sempre più consistenza e volume, si avvicinava lentamente. In quel momento un'intera vita gli passò davanti agli occhi procurandogli un dolore ineffabile. Gli anni passati in quel posto in maniera apatica, aspettando con ansia che i venerdì spazzassero via le ansie e i pensieri che la settimana procurava. E così passarono i mesi, gli anni, senza che che nulla apparentemente cambiasse. Ma le cose cambiano, probabilmente perché è la vita stessa che ci cambia e non c'è nulla di peggiore che guardarsi allo specchio dopo tanto e non riconoscersi. Quel rosso poteva essere il sangue di tutti coloro che avevano lottato per ritagliarsi un piccolo posto in quel micro universo senza riuscirvi. Oppure la rabbia della macchina stessa, stufa di essere schiavizzata dalle grandi menti figlie di un "grande fratello". O ancora, un epica lotta tra Bene e Male dove, però, le categorie sono talmente in simbiosi da non riuscire a distinguerle.
Ripensava a quando si trovava in caffetteria e, guardando fuori dalla finestra, tentava voli psico-pindarici senza riuscirci. Solo allora provò il gusto meraviglioso della vita. Ma non c'era più tempo, lo pseudo plasma l'aveva raggiunto, i piedi erano completamente ricoperti e il livello stava inesorabilmente salendo. Comiciò a pregare pur non avendo mai avuto una relazione stretta con Dio. "E se fosse il sangue dell'agnello?" Pensò. Il delirio era totale. Intanto il livello aveva raggiunto il petto. Non volle apettare la fine ma decise di andarle incontro. Osservò al di là della finestra l'azzurro del cielo e poi si inginocchiò con il chiaro proposito di annegare. Il liquidò lo pervase completamente e soffocò.
 
Quando aprì gli occhi, era in ospedale e solo allora capì di essere stato sopraffatto dal mondo onirico. Era completamente intubato. La prima immagine che vide fu una mucca gloriosa stampata in Off-Set su un litro di latte, tra le mani di un suo collega. Era costernato. L'amico esclamò: " Forza fratello! Devi combattere questo male infame…e cosa c'è di meglio del latte per le ossa? Devi farcela, ti aspettiamo tutti!".
Un cancro alle ossa lo stava consumando ma, nonostante tutto, in quel momento ebbe la consapevolezza che nulla è più importante della vita e che tutte le piccole cose hanno un peso incredibile anche una semplice mucca stampata in Off-Set.

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