Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti

Racconto di
Monica Porta


CORINNA


Guardai l'orologio per l'ennesima volta; Roberta non era mai in ritardo. Il mio sguardo si posò sul quadro di donna che mi stava fissando da oltre mezz'ora; sembrava ricambiare il mio.
Scossi la testa, liberandomi dai fumi dell'alcool che il cocktail mi aveva già regalato.
Il cameriere mi adocchiò, e cedetti, prendendo un altro margarita. Ormai il calcolo delle calorie quotidiane era lievitato, tanto valeva approfittarne. Stavo cominciando a preoccuparmi quando la vidi attraversare il salone del ristorante. L'espressione accigliata, e lo sguardo cupo, mi fecero presagire il peggio.
"Merda - esordì rabbiosa - scusa il ritardo".
La perdonai con un lieve cenno del capo e rimasi in attesa.
Sapevo che non dovevo interromperla; la conoscevo da anni.
"Me l'ha bocciata, di nuovo; ti rendi conto?".
"Ti ha spiegato il perché?"
"Dice che la tesi non è una ricerca. Non basta solo questo; ma chi me la fatto fare di scegliere proprio quella?" chiuse con una smorfia.
La guardai cercare le sue sigarette per poi frustrarsi alla vista dell'elegante cartello che ne indicava il divieto.
"Forse perché qui a Torino in lettere antiche è la migliore?".
"Come lo sai?".
"Perché me l'hai detto un migliaio di volte" replicai con il mio sorriso migliore sperando di contagiarla.
Ci riuscii.
"E tu, come stai?" mi chiese, cambiando espressione.
"Al solito. Giornataccia tra numeri, spunte e quadrature".
Il cameriere ci raggiunse e riuscimmo ad ordinare.
"E adesso, che farai?".
"Ricomincio da capo. Da Lisistrata".
Il mio sguardo ritornò al quadro. Sentivo in sottofondo la voce della mia amica che raccontava la trama della sua tesi e, d'un tratto vidi la scena che stava descrivendo: la piazza dove la donna cercava accolite per il suo progetto, il profumo del mare che si mischiava all'odore del vento.
Sole, sabbia, caldo mi penetrarono le ossa facendomi rabbrividire.
"Ehi, stai bene?" si sorprese Roberta, notandomi.
"Si" le risposi, riprendendomi dallo smarrimento, e concentrandomi sulla pietanza che il cameriere diligentemente aveva appena servito.
Roberta cominciò a gustare la sua grigliata mista con insalata.
Assaggiai la mia tagliata zola e radicchio, ed il mio sguardo tornò al quadro.
"Tutto qui?" chiesi con noncuranza.
"No, Corinna. Non è tutto qui - sbottò Roberta, spalancando i grandi occhi grigi - sono circa 500 pagine di storia, descrizioni minuziose di luoghi date e persone. Cosa vuole ancora da me quella stronza, io non lo so!".
"Ci hai messo qualcosa di tuo?"
Roberta appoggiò la forchetta sul piatto e mi guardò.
"Ma che ti prende oggi?".
Invece di risponderle, le indicai il quadro.
"E' Saffo - mi disse sorridendo - strana scelta di quadri per un ristorante" concluse lasciando vagare lo sguardo per il locale.
Per la prima volta abbracciai per intero l'ambiente dell'Imperador.
"Sei stata carina ad ordinare qui. E' in tema con la mia tesi. Volevi ispirarmi?" mi chiese Roberta, ormai di buon umore.
"Lo sai che di arte non ci capisco nulla. Volevo solo provarlo" bofonchiai, tornando al cibo squisito che avevo ordinato.
"Beh, è di classe. E finora il cibo gli fa onore".
Il mio sguardo ritornò al quadro.
"Da quando nutri una passione per Saffo? - riprese Roberta prendendomi in giro - mi devo preoccupare?" chiuse, ridendo.
"Non sei affatto spiritosa. Continua a catturare la mia attenzione. Non so spiegarti il perché".
"Un altro volo della tua indomita fantasia?".
L'ignorai, riprendendo la cena. Continuammo in silenzio per alcuni minuti.
"Dovresti vivere l'ambiente più che descriverlo".
Appena lo dissi, guardai Roberta con espressione incredula, la stessa che vedevo dipinta sul volto della mia amica.
"Continua".
Ora fui io a sorprendermi, ma non smisi. Mi sentivo un torrente in piena.
"Dovresti immaginarla e sentirla. Vederla mentre cerca di reclutare donne. Capire e descrivere i suoi sentimenti. E gestire i suoi dialoghi" conclusi serafica, ritornando alla mia insalata.
Roberta mi guardava, sorridendo.
"Quanti ne hai bevuti, Corinna?"
Alzai le spalle con noncuranza. La mia amica continuò a fissarmi stranamente per il resto della cena. Passando vicino al quadro l'immagine di Saffo mi sorrise.
Presi nota mentalmente: niente più margarita nella mia dieta.

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