LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Maurizio Mattioli
Di porto in porto, andavo...
 
Quella voce calda e amica
compagna di sempre,
amica da mai...
Quella fievole luce calda
che mi rapisce gli occhi,
la mente e la penna...
Gli amici al mio tavolo,
creatura mia accanto a me,
mi riportano
ad antichi vizi quando,
padrone assoluto di me stesso,
vagavo di porto in porto
come marinaio senza meta.
Ed oggi le stesse sensazioni
con qualcosa in più
e qualcosa in meno.
 
Ancora continuo a cantare alla luna,
ancora ululo al silenzio
ma,
per fortuna di chi,
continuo ancora a navigare...
 
Non sono fantasmi
(a Ronciglione)
 
Percorro ancora oggi,
arso dal desiderio,
le vie, le stradine e i vicoli
del mio paese.
Il mio sguardo,
inebriato dalla sete di immagini
e di ricordi mai sopiti,
vagabondo si volge
nelle direzioni a me care.
Ed ogni portone,
ogni negozio
seppur qualcuno già fantasma,
mi ricordano qualcuno, qualcosa:
una corsa, un grido,
allegre voci di bimbi,
piste di gesso percorse velocemente
da tappi di birra lisci come l'olio
e ancora
mille e mille cose da raccontare.
 
Mi ritrovo così,
quasi senza accorgermene,
sulle scale di casa mia.
Siedono accanto a me
i fantasmi del passato
che non mi spaventano
anzi, che io ringrazio
perché devo a loro
quello che ora io sono.
 
Le mie radici
non traspariranno mai
colme di paura o di rimorso,
esse sono la mia forza.
 
E con esse io vivo.
Ho visto...
 
Ho visto un bimbo in catene
in Messico.
Ho visto un bimbo picchiato
in Messico.
Ho visto un bimbo bruciare
dentro una tenda bianca
in Turchia.
Ho visto il funerale di un ragazzo
in Palestina.
Quanti sguardi al cielo,
quante parole
che si dissolvono
nel vento dell'indifferenza,
quanto sangue in nome
dello stesso Dio.
 
Ho visto una mamma piangere
sulle catene del figlio
in Messico.
Ho visto la madre stringere
a se il bambino,
ma il bimbo è rimasto in catene
in Messico.
 
Ho visto
la telecamera indifferente e ipocrita
seguire anello dopo anello la catena
legata alla caviglia del bambino
in Messico.
Ma il bimbo
è rimasto legato alla catena.
 
Ho visto quel bimbo in Messico,
ho sentito il bimbo in Turchia,
ho pianto per il ragazzo in Palestina,
tutti raccontavano la loro storia
ed io ad ascoltare,
addolorato ed indifferente,
mio malgrado,
alla catena, al fuoco e al pianto.
 
Quanti nel mondo,
quanti bimbi, giovani, uomini,
non riescono a raccontare
la loro storia?
 
Ed io ho paura,
ho paura e mi vergogno,
ho paura e mi vergogno
di guardarmi allo specchio,
ho paura e mi vergogno
della mia indifferenza.
Ti regalo le mie lacrime
(ad Angelo)
 
A te
dolce Artista di Storia
dolce Pierrot
che nasconde la propria lacrima
sotto un trucco mai asciutto
a te che cerchi
le chimere nascoste
sotto un velo
di malcelata dolcezza.
 
A te
che del qualunquismo
hai fatto la tua arma
a te
che sai vivere
giorno per giorno
a te
selvaggio dell'arte
a te
regalo le mie lacrime.
 OLTRE LE MONTAGNE
(dedicata a mia figlia Beatrice)
 
Ne ho fatta di strada,
ne ho percorsi di sentieri,
ho pianto, gioito,
mille volte mi sono soffermato
a dialogare con
le stelle e la luna.
Mille volte
ho perso e ritrovato me stesso
ma mai, il mio sguardo
ha oltrepassato
le montagne della vita.
 
Solo ora,
quando guardo nei tuoi occhi,
quando sorrido insieme a te,
quando diventiamo una sola cosa,
solo ora,
il mio sguardo
va oltre le montagne.
 
E con te,
viaggia il mio esistere.
Stefania
 
Dove volano le aquile,
non sorridono gli elfi
ma, nel loro bosco infinito,
vivono, sorridendo alla vita,
le anime più diverse.
E chi,
riesce ad essere se stesso,
sa cercare tesori nel
bosco più profondo
e sa arrivare nel nido delle aquile.
 
Ma attenzione,
oltre le montagne,
gli sguardi più antichi,
la saggezza di chi
sa volare oltre le nuvole,
la virtù di chi sa guardare
oltre il proprio sorriso,
di chi sa continuare a volare
oltre la propria vita.
 
Lo specchio verso la morte
 
Sto di nuovo
proponendo me stesso.
Ma cosa,
cosa mi spinge?
Il vero tentatore
che fa nascere in me
la mia arte.
Ma è
vera arte?
Sono come uno specchio
che riflette quello che vede,
che rivela quello che sente.
 
Uno specchio
tenuto per troppo tempo
coperto dentro
il mio cuore.
 
Uno specchio
che non riesco a rompere,
uno specchio
che mi rivela la strada
verso la morte. 
 
Chiare albe
 
Quante chiare albe
han visto gli occhi miei.
Ogni giorno una nuova luce,
ogni giorno un nuovo amore si rinnova.
E l'animo e lo sguardo,
goccia per goccia,
ringraziano le chiare albe
davanti al tempo
che sembra non infierire,
ma che inorridisce.
Quante chiare albe
nella mia vita ho visto,
quante lacrime ho versato,
quanto amore ho dato
ma, come l'araba fenice,
ad ogni nuova chiara alba,
rinasce l'animo mio. 
 
Prendere o lasciare?
 
Prendere o lasciare?
Quale grande dilemma
più grande di noi
ci si presenta
ad un giorno della vita.
Ci abbagliano le note
della notte furba,
ci acceca il sole
della quotidianità.
Tutto, la totalità
ci affascina e ci fa credere
nella notte e nel sole.
Quale dilemma,
quale atroce bivio.
E noi,
noi,
cosa possiamo fare?
Ad oggi, il mondo...
 
Quanti paradisi perduti
nell'ignoto vivere quotidiano.
Quante occasioni perse
nelle distrazioni della vita:
E quanto io rimembro
davanti alle antiche fosse
che rinascono ogni giorno.
Fosse colme di bianche ossa
che non si consumano al sole.
E quante parole inutili,
gli operatori di pace,
sentieri percorsi a fatica,
passo dopo passo e,
quando sei vicino alla vita,
una folata di vento gelido
ti riporta da dove sei partito,
alla nascita di un qualcosa
che non diventerà mai adulto.
 
Ad oggi il mondo,
ancora cieco da non vedere,
diventa sempre più piccolo,
talmente minuto che finirà
per schiacciare le sue anime.
Chissà,
forse non è ancora troppo tardi
per continuare a sperare.
Roma
 
Immensa, piccola,
 
sogno, eterno pulviscolo
di storia e di uomini.
Quanti volti,
quanta gente,
ognuno con la sua storia,
ognuno perso in se stesso,
ognuno dono involontario
di sé agli altri.
E c'è chi piange,
chi ride
e chi succhia avidamente
sangue e cultura,
amore, sesso e vita.
Immensa, piccola,
sogno eterno pulviscolo.
Quanto soli siamo,
pellegrini nudi e perduti
sui sentieri di Roma.
Roma dalle mille facce,
dagli infiniti sogni,
dalle molte inquietudini,
dalle mille lingue che ti perforano come dei antichi.
Eppure, con le mie paure,
con l'ambiguità che ti ruba la vita,
eppure di tutto questo
hai coscienza.
Per questo sai essere grande.
 
Oggi come ieri...
(ad Anguillara Sabazia)
 
Pietre antichi e mai sopite
nel ricordo del presente,
di chi, forse inconsciamente,
fa parte di un passato che,
attraverso il filtro del presente,
ci prepara al futuro.
Di chi rappresenta la continuità
di secoli di vita vissuta
che permette a noi,
oggi come ieri,
oggi come domani,
di continuare la stirpe
di quella radice mai morta
e che arriva al centro del mondo.
E oggi come ieri,
eccoci qui,
a rappresentare ancora una volta
la commedia della vita.
E mi commuovo quando,
avanzando lentamente
tra queste pietre antiche,
mi rendo conto
di far parte
di questo disegno.
 
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ins. 9 marzo 2001