LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Marino Antonelli
 
Nato il 24 settembre1936 a Perignano di Lari (Pi) dove risiede, ha iniziato da poco ad inviare le sue composizioni a vari concorsi, ricevendo consensi positivi e vincendo il 1° premio del concorso di poesia e prosa "I nonni raccontano" del Comune di Pisa (maggio '96).
Le sue composizioni sono pubblicate in varie antologie.
 
Si è classificato 7° nel concorso Il Giro d'Italia delle Poesie in cornice 1999 con questa poesia 
 
Il mendicante
 
Barba incolta
vesti stracciose
il calendario suo
non ha giorni
ne date il pasto
ne ora ne scelta
rispettoso
e degno di rispetto
per forza o per sua
scelta il mendicante va...
lo sfarzo lo spreco
come pioggia sopra
la giacca gli scivola
con il suo fardello
dell'era e dell'essere
lo attende una panchina
con tegole di cartone
perduto ha i sogni
libero di morire.
 
 
La cavalla
 
Una cavalla
libera dal morso
del padrone posa
le briglie e la sella
per cavalcare
siepi di schiuma
onde di mare
giochi di cuore
all'uscir dall'acqua
abbassa la testa
scuote la criniera
accenna la corsa
ha! gli occhi miei
mai videro gocce
di mare cader piangendo
dall'oscillar perfetto
corri cavalla corri...
il passo sfiora la rena
fra sguardi invidiosi
e menti che tradiscono
corri cavalla corri...
prima del morso della vita
all'uomo il piacere
del perfetto e l'illusione
del domatore.
 
 
Momenti
 
Gemma
fiore
frutto
di un
momento
sommo
per una
madre
perché vuoi
buttarmi
accetta
la nostra
maturazione
ed una mia
futura
carezza.
 
 
Il tavolo
 
Imperioso al centro
ogni anno vestivi a festa,
sorridente aspettavi
mani solleticassero
l'abito, il soffio
a nuove candeline.
Al cupo bronzeo invito,
l'angolo ti accolse,
tornaste non più abito
non più candeline.
I passi si invertirono
verso il sentiero
della conta, salendo
lontani rintocchi
fendono a valle
l'eco torna in loro
le mani portano
alla fronte nel bisogno
sempre più frequente.
 
 
Le zappe
 
Con zappe
e canestri
zappatori
e zappatrici
zappano nei
campi dell'altrui
 
le loro zappe
ben tempere
affondano
sollevano
frantumano
affossano
 
e giù colpo
dopo colpo
scialacquano
fino alle radici
all'impastar
della saliva
 
colmi i canestri
di semi, di zizzagna
a largo braccio
seminano.
 
 
Zolle
 
Due zolle, rotolando...
si incontrano in attesa
di gocce d'acqua.
 
 
Il poeta
 
Il poeta
un aquilone,
volteggiando
sale sale...
srotolando
filo...
 
 
Madre Teresa
 
Madre
Io avrei potuto...
non l'ho fatto.
Io avrei dovuto...
non l'ho visto.
Ho il canestro colmo...
non so dividere.
Ho il cuore...
che non sa piangere.
Ma tu... tu
con il ginocchio flesso
e il volto chino,
porgevi la tua mano
a coloro che erano caduti,
o rimasti più lontano.
Madre,
che sei fra noi e Lui,
parlaGli...
parlaGli di noi.
ChiediGli
che ci faccia vedere...
per non cadere,
per non calpestare
i fiori del suo giardino.
Madre,
adesso il tuo sguardo
è oltre il mio,
oltre il nostro;
parlaGli...
a te darà ascolto
il Padre tuo e...
il Padre nostro.
 
 
L'addio
 
L'addio... colori
di un tramonto
descritti
a propria immagine.
 
 
ninnananna dei poveri
 
ninnananna
a chi di fango ha la casa
il suo corpo per terra riposa;
a chi scrive
il suo libro sulla sabbia,
e un dito adopera per penna.
 
ninnananna
ai bimbi del mondo
che piangono e aspettano
invano.
 
ninnananna
a chi vuota ha la mano
e si ferma a guardare
il cielo.
 
ninnananna
a chi...
sss... fai piano;
non vedi,
un angioletto
lo prende per mano.
 
 
Il dirupo
 
Nubi offuscano
le menti,
sospingendole
verso il dirupo.
Uomo!
Fermati!
Guarda quanto buio
e profondo... è
il tuo dirupo.
 
 
Nel mare
 
Nel mare azzurro
dei tuoi occhi
la mente si culla,
aspettando
l'onda della sera.
La risacca
lascia la carezza,
la carezza
per il mare
di domani.
 
 
La fidanzata
 
Dal dì che vidi luce
fidanzato sono
e ripudiare non posso
 
amore non do
amore non voglio
essa meco viene
 
solo il pensare
il cuore mi gela
 
mai saprò
l'anno e l'ora
se testimone avrò
al matrimonio promesso
 
mai saprò
se l'incisa pietra
lettura avrà
nel giorno del mercato
 
certo sono
non solo io la sposerò.
 
 
Lo sfratto
 
Con braccia protese
difese il nido
insegnò il volo
abbracciato dal tempo
sfrondo è tarlato
sibila di solitudine
il picchio logorando
scava... scava...
discendendo ciò
che saliva a due a due
caddero gocce di linfa
albe e tramonti più
non gli appartengono
divide cupe stanze
conta gli stessi passi
guarda dalla stessa finestra
il sogno smemorarsi.
 
 
Limman
 
Limman
piccolo sahrawi
con la sacca a tracolla
e ciò che rimane
di un paio di sandali
con occhi che hanno
da vedere, insieme
ai miei vedranno.
Alla riva del giorno
cavalcando il soffice
cuscino, la tela
dei sogni è tesa
impugnerai la tavolozza
diluendo con acqua
di desiderio
libero come mai
fra dune di sabbia
oasi di desideri
la mente darà forme,
colore, al sogno
prima che l'alba cancelli
lo bacerai.
Limman
piccolo sahrawi
il giorno si è apprestato
salutandoci
il tuo ciao par che dica
mamma... pappà... la voce si
fa roca, lo sguardo si vela
vedendo quelle mani
stringersi a pugno
e come clessidra
orgogliose
misurare il tempo.
 
 
Lo stagno
 
Là dove il fiume
nell'ansa plana
ciaccola il popolo
che non seti.
 
una voce
alto di bella presenza
non meritavo essere
fra tal pacciame
ho formiche a corte
i miei avi a remi
o veleggiando
hanno solcato i mari
sfidato i venti
l'uomo metteva piede
in nuovi continenti.
 
altra voce
i miei dei loro alti
virgulti ne erano fieri
abbrustolivano il frutto
brillavano il vino
non meritavo tal sorte
o rane a corte.
 
altra voce
io... io non meritavo...
 
silenzio grida il ramo
d'erica consumato
a te ho pulito il passo
a te la popo dei cani
signori illustrissimi
e pacciame la misura
è uguale.
 
 
Sguardi
 
Se leggessimo
gli sguardi trasparenti
dei bambini
e ascoltassimo
il pianto di quelli
che non trovano latte
nei seni aridi per fame
al canto della ninnananna
si addormentano
non sapendo
se vi sarà risveglio.
Se leggessimo
lo sguardo di quelli
che giacciono
sopra umili stuoie
con il volto scarno
la pancia gonfia di niente
mosche come avvoltoi
pungono i loro corpi
si dissetano
nelle loro lacrime.
Se leggessimo
il volto dei disperati
degli emarginati
dei sopraffatti
l'antico vento dell'egoismo
non cavalcherebbe il pensiero
se vi leggessimo
vedremmo i loro sguardi
interrogare
la nostra intelligenza.
 
 
L'età rubata
 
Rubano l'età
vestendo la mente
armando il cuore,
svegliando nel sogno di volare,
sotto la luce di un lampione,
con l'adolescenza in volto,
la morte nel cuore.
 
Rubano l'ètà
donando strade per scuola
e fame per maestra
fuori, dentro casa,
da menti malate
o mercenari estirpanti.
 
Rubano l'età
ancor prima delle sembianze,
la ruota con culla di cartone
gira in ogni qual luogo:
il profumo di una vita nuova
o vissuta, non cambia
con il colore della pelle,
il difficile è respirarlo.
 
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Agg. 25-06-2002