Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Racconto di

Maria Ilde Nari


Un po' di giallo un po' di rosa
 

Primo premio assoluto Concorso Terzo Millennio, Torino

 
Squilla il telefono, sono appena le cinque del mattino, un'ora un po' insolita per una normale chiamata.
Rispondo un tantino affannata, mezza addormentata: è la voce concitata di mia sorella Charlotte che sta urlando, piangendo e gridando aiuto! Ora sono completamente sveglia ma non riesco a capire le parole, sono, o almeno mi suonano prive di senso, intuisco che si trova in pericolo, mi prende il panico, non riesco a farmi spiegare qual è il motivo, la causa di tanto spavento da parte di Charlotte.
Dopo un ultima richiesta di aiuto il "clic" della cornetta pone fine a questa drammatica telefonata. Richiamo immediatamente e ripetutamente ma nessuno risponde!
Intanto mio marito si è svegliato e domanda spiegazioni. Insieme cerchiamo di valutare cosa si può fare per chiarire il mistero. Lui, è più calmo, forse più obiettivo, ma si dà il caso che si tratta di mia sorella e mi sento molto coinvolta emotivamente e pensarla in pericolo mi sconvolge.
La lontananza geografica non è indifferente: io abito a Roma, ho sposato un italiano ma siamo entrambe nate e cresciute in un paesino della Francia, vicino a Orleans. Lei in seguito si è trasferita a Parigi per lavoro, io per amore in Italia.
Sono distrutta a furia di pensare. Nella mia agenda due recapiti telefonici dì Charlotte; a casa non risponde e il centro culturale dove svolge il suo lavoro di bibliotecario non è ancora aperto.
Devo attendere l'orario di apertura e sono soltanto le sei del mattino. Quanti pensieri mi passano per la mente!
Richiamo più volte a casa sua ma l'apparecchio suona a vuoto... Penso alla possibilità che forse si sia messa in contatto con me da un apparecchio esterno; magari è uscita per andare a ballare, è appassionata di danza e dimostra di possedere molto talento.
Magari all'aperto è incappata in qualche malvivente o un violentatore; mi sembra di impazzire a furia di fare supposizioni. Non riesco a starmene in casa a pensare e non agire, quindi prenoto il primo volo per Parigi, raccomando le nostre fìglie a mio marito, metto il necessario in un borsone da viaggio e salgo in auto avventurandomi nella spasmodica ricerca di Charlotte. L'aereo è in orario e sta per decollare, cerco di frenare la mia ansia e il terrore che mi prende ogni volta che sono costretta a volare.
Finalmente l'aereo atterra. Mi trovo in un paese che non conosco ma non mi perdo d'animo. Chiamo un taxi e presto sono alla porta dell'abitazione di mia sorella. Suono ripetutamente: silenzio assoluto...
Osservando attentamente la porta noto un piccolo spiraglio... sì, la serratura è stata forzata; la spingo con violenza sino quando si apre. All'interno tutto appare in ordine, tranne dei vestiti buttati a terra ed un braccialetto d'oro incastrato nello schienale di una sedia. Su di un tavolo del salotto scorgo la sua borsetta e ne controllo il contenuto: documenti, rubriche ed un paio di occhiali da vista.
Ho conferma che non deve essere uscita di casa di sua volontà: conoscendola non avrebbe mai dimenticato la borsetta, ma soprattutto non può fare a meno degli occhiali essendo abbastanza miope. Una miopia che rende il suo sguardo ancor più interessante, donandole un magnetismo che attrae fortemente molte persone.
A questo punto formo il numero della polizia e la macchina della giustizia si mette in moto. Sono giunti sul posto un paio di poliziotti e stanno indagando.
Rispondo a tutte le domande, ma purtroppo non posso essere loro molto utile, non conoscendo il giro di amicizie di Charlotte: al telefono mi parlava spesso di un certo Victor, un innamorato focoso che la gratificava di una corte serrata con regali ed attenzioni particolari. La mia mente sta ragionando come un poliziotto a furia di pensare, di indagare,
i vicini sono poco informati, parlando di mia sorella la dichiarano una personcina molto simpatica ed estremamente gentile, ma i loro rapporti sono
solo improntati sul saluto ed i soliti convenevoli.
Ho appena mandato giù un caffè per tenermi sveglia: sto riflettendo che la vita è
come un circo, può essere allegra oppure triste ma come in questo caso sospesa
pericolosamente su di un filo molto sottile e aggrovigliato.
Finalmente l'ispettore capo mi dice: "signora Caroline, se vuole può venire con me, andiamo al centro culturale, forse può essermi utile, magari le torna in mente qualche particolare messaggio di sua sorella".
Non aspettavo altro che di muovermi; quest'angoscia è troppo dolorosa e starmene con le mani in mano ad aspettare lo svolgersi degli eventi è insopportabile.
Il proprietario del locale molto gentilmente ci informa che Charlotte si è licenziata due mesi prima, giustificando un nuovo e ben remunerato impiego.
Non ha lasciato nessun recapito oltre l'indirizzo di casa.
La mia delusione è molto forte e mi sento terribilmente disorientata...la paura si sta impossessando di me.
Mia sorella non mi aveva accennato ad un nuovo lavoro, anzi pareva soddisfatta di quello attuale, dichiarava di essere ben inserita nell'organico; spesso scherzando diceva che il posto in cui risiedono tanti libri ti rende per forza di cose una persona istruita. E' un mondo colmo di spiritualità, di virtù di sentimenti e che l'ambiente serio e rispettoso la faceva sentire in parte serena e protetta.
Non capisco più nulla...e anche la polizia barcolla nel buio più assoluto. Intanto sono trascorsi sei giorni; di Charlotte nessuna traccia e l'ultima volta che l'ho sentita implorava il mio aiuto...
Sto girando a vuoto nel suo appartamento, con la segreta speranza di trovare chissà quali indizi...
Rovisto tra i suoi libri, cassette video: decido di inserire un nastro registrato per vedere se può darmi qualche indicazione, magari aprire uno spiraglio di luce facendomi comprendere quali potevano essere i suoi interessi e le sue amicizie.
Con stupore appare Charlotte: balla in modo erotico, sensuale, sconvolgente ed è vestita con pochi indumenti che lasciano molto poco spazio all'immaginazione.
La musica è languida, l'ambiente circostante desolante; alle pareti (dietro alle sue nude spalle) quadri di dubbio gusto su di una tappezzeria a fiori sgargianti.
Mi rendo conto dì tremare come una foglia al vento...non ho mai visto mia sorella in atteggiamenti simili: sto riflettendo che forse ha una doppia vita.
Ma quasi subito scaccio questa malsana idea. Charlotte è una donna sensibile, piena di umanità verso il prossimo, buona ed altruista e non può essersi ridotta a tal punto. La scena sembra ideata per uno spogliarello da night club.
Cosa nasconde? Perché questa brutta storia ha dei risvolti così inquieti e torbidi?
Avverto l'ispettore Vadim di quanto ho appena scoperto. Immediatamente arriva all'appartamento ed insieme rivediamo il filmato.
Il poliziotto segue con molto interesse il video; ad un tratto mi ordina di fermare un'immagine, ha riconosciuto il locale! Si tratta di un night club poco raccomandabile di Versailles.
Scattano altre indagini.
Mi chiedono di prestarmi a tendere una trappola a quelli che pare siano dei loschi individui ricercati dalla polizia.
La sera successiva, la poliziotta che si occupa del caso si veste in modo provocante, quindi cortesemente riesce a convincermi a fare altrettanto, poi accompagnate da due guardie in borghese ci rechiamo nel locale notturno.
Dobbiamo apparire comuni coppie di amici in cerca di evasioni. Altri poliziotti stanno di guardia all'ingresso, nel caso scattasse l'allarme.
Purtroppo la serata sta per concludersi e non si prospetta nulla di promettente per quanto ci riguarda. Ad un tratto però dal palcoscenico giunge una presentazione in grande stile, con tanto di rulli di tamburi: - "ecco, è lei, la più ammirata, la più calda e sensuale cantante - ballerina"- urla il presentatore ed aggiunge un nome d'arte.
Appena compare sul palco, riconosco la mia sorellina. Bella come sempre ma molto provata, con un'espressione impaurita stampata in volto. Il viso truccato pesantemente non riesce a nascondere un enorme livido; la guancia è gonfia ed un vistoso ematoma appare su una coscia, anche se parzialmente mascherato da calze nere a rete.
Mi riconosce subito: non potrebbe essere diversamente, sono seduta in prima fila, quindi ora ci stiamo osservando. Solo per un minuto, poi volge lo sguardo altrove, canta e balla divinamente, ma ho l'impressione che sia un po' drogata.
Termina la prima canzone, quindi si concede una breve pausa ed eccola ancora in pista, pronta per il grande finale.
Un balletto osé, con una rosa rossa tenuta ferma dalla giarrettiera nera. Mi piange il cuore vederla così combinata ed in preda ad un tremore abbastanza evidente. Ora sta facendo l'ultimo giro di passerella, s'inchina al pubblico mentre con noncuranza lascia scivolare sul nostro tavolino la rosa rossa, che prontamente m'accingo a raccogliere. Mentre la porto al mio odorato per raccogliere il profumo che ogni fiore emana m'accorgo che avvolto nel gambo, sotto la carta stagnola, esiste un oggetto piuttosto duro...
Non posso dare nell'occhio osservando di che si tratta, quindi con una banale scusa mi avvio alla toilette. Riconosco l'orecchino a forma di cuore di Charlotte e infilato dentro un minuscolo fogliettìno con poche parole: sono prigioniera di loschi individui che mi sfruttano e mi picchiano. Aiutatemi vi scongiuro!
Torno in sala cercando di non far notare la mia agitazione. Informo brevemente l'ispettore di quanto ho appena scoperto.
Egli con la sua radio trasmittente chiama i rinforzi che con discrezione si appostano in vari punti del locale. Fine spettacolo, tutti escono, me compresa. Il poliziotto mi accompagna all'aperto, spiegandomi che non intende lasciarmi correre dei così seri pericoli, convincendomi che cercherà di proteggere mia sorella.
Fuori scende una pioggia scrosciante e l'aria profuma di terra bagnata, mi rammenta l'odore della campagna con le sue particolari fragranze.
Sto aspettando nascosta in auto, tremando di paura che la situazione si sbocchi...i minuti sembrano ore interminabili...
Finalmente intravedo Charlotte uscire infagottata in una coperta: sta piangendo a dirotto ma l'incubo finalmente è finito.
Le corro incontro, l'abbraccio forte, forte, cercando di sostenerla, anche se mi sento venir meno per la forte emozione.
Poco dopo escono i delinquenti con le manette ai polsi. La banda è stata sgominata.
Si trattava di potenti trafficanti di droga che per coprire i loro sporchi affari gestivano il locale e prosperavano incassando fior di quattrini.
Charlotte suo malgrado credeva dì essersi innamorata del proprietario del locale, conosciuto casualmente in una balera durante un galeotto tango appassionato. Quando ha scoperto tutto, era troppo tardi: egli la teneva legata a sé con la violenza, non la lasciava mai un minuto da sola obbligandola ad una vita piena di volgarità e violenze.
Era riuscita a telefonarmi una sola volta, ma era stata scoperta immediatamente
e l'aveva pagata molto cara!
Quanto deve aver sofferto, povera creatura!
Finalmente tutto è finito bene. Ora deve riuscire a dimenticare, ma ho il forte dubbio che ci vorrà molto tempo per cancellare tanti orrendi ricordi.
Decidiamo di tornare insieme in Italia, a Roma nella mia casa: tra i suoi cari che l'amano forse riuscirà a riprendersi da questa terribile avventura che ha segnato un triste periodo dalla sua esistenza.
Spero ardentemente di riuscire a ridarle fiducia nella vita e a farla sperare in un domani migliore.
E' un bellissimo pomeriggio pieno dì luce: stiamo passeggiando in un suggestivo parco colmo di verde sotto il sole di Roma propiziatorio e foriero di felicità. Charlotte pare si sia riconciliata con il mondo e volge lo sguardo al cielo speranzosa e fiduciosa prospettando un sereno futuro.
 


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Agg. 27-09-2007