Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Racconto
di
Marco Ziveri
Bar Conrad
 
D'estate i clienti sono anche richiamati dalla sua specialità rappresentata da cornetti, cassate e dolci alla mandorla, preparati direttamente da una pasticceria di proprietà di un siciliano. Puntualmente, nelle ore mattutine, vanno a deliziare il palato dei frequentatori seduti ai suoi bianchi e puliti tavolini di ferro messi fuori sulla piazza, luccicanti come uno specchio al sole; quando tira il vento, i suoi ombrelloni, si muovono di qua e di là come una bandiera mossa dalla corrente. D'inverno, sui tavoli si spande il profumo del caffè, della cioccolata in tazza e degli aranci, posti entro un cestone di vimini ad una estremità del banco. I suoi avventori rappresentano ogni genere di persone che si frequentano per creare un concerto di cordialità, sorrisi, fantasia, ed espressione. Si sta parlando del bar "Conrad", quello situato al lato est della piazza maggiore di L. In un sabato pomeriggio di Marzo, abitualmente riservato alle prove, entra Amalia, una ragazza dai capelli castani corti scarmigliati, il viso dai lineamenti fini, gli occhi neri, solitamente poco truccata, dallo sguardo penetrante, di quelli che ti leggono l'anima come in una radiografia, vestita con giubbetto e pantaloni di jeans. Il suo aspetto, dal volgersi dei presenti, viene osservato per il suo fascino, e come un'immancabile e determinante incitatrice. In quel momento il solito stato colloquiale e scherzoso è già avviato, poiché sono oltre le quattro. Gli altri due conduttori, Michele e Rosy, già disposti ai loro tavoli in attesa di dichiarare l'inizio, ed assieme ai componenti ed agli "spettatori", non le risparmiano gesti di benevola insofferenza per il ritardo. Si avvicina ad un tavolo dove già stanno accomodate altre quattro persone, due donne e due uomini sui trent'anni come lei, che all'apparenza sembrano molto in confidenza, in pullover Simone e Fernanda, in camicie scozzesi di felpa Massimo e Daria. Amalia accenna un saluto veloce, prende una sedia da un altro tavolo, si siede senza indugi, sembra attesa da tutti. Infatti appena si accomoda, gli altri smettono le loro chiacchiere, trascorrono alcuni secondi di verifica, ed Amalia comincia a lanciare dadi sul tavolo, imitata dagli altri due. Costoro frequentano da tempo quel luogo, per mettersi alla prova in un divertimento ingegnoso chiamato "vogliamo Conrad". Esso consiste nell'impiegare un tabellone quadrato di carta lucida su cui è tracciato ad inchiostro un lungo settore a spirale suddiviso in trenta caselle, rappresentante il percorso finalizzato a raggiungere quella finale, chiamata Conrad, ma in ciascuna delle suddivisioni, vengono riportati nomi del tipo, amore, nube, terra, soldi, sapore, voci, mare, colori, ecc., in corrispondenza dei quali, ogni concorrente, ne possono partecipare fino a sei, con una associazione di idee, deve inventarsi una storia. Il bar Conrad, in cui tutto ciò si svolge, è un salone rettangolare venti per dieci circa, illuminato da sei potenti lanterne elettriche, con pavimento in grandi piastrelle marroni in ceramica dall'aspetto consumato, con muri intonacati bianchi ingiallitisi rivestiti in legno ed avvicendati, sei vecchi enormi termosifoni.
Sull'alto soffitto in bianco appannato, sul quale, in riga centrale, sono applicati tre grossi ventilatori non recenti dello stesso colore, posti in lenta rotazione. Il banco del bar, sopra il quale giacciono due piccole lanterne applicate ad un pianerottolo superiore, è in legno di pino, posto sul lato minore opposto all'ingresso, con striature naturali, come i tavoli e le sedie, sopra il quale campeggia un'antica macrofotografia dello scrittore Conrad, affiancata in angolo dalla tv. Un pianoforte bianco spezzante la fila di tavoli, è addossato alla parete destra rispetto all'entrata che è costituita da ampie vetrate in tre ante con zoccolo di legno.
Alle pareti sono affisse sei foto riproduzioni, due delle quali raffiguranti Magellano e Cook, situate immediatamente vicino al banco, mentre le altre quattro, due raffigurano golette e due galeoni. Due porte a fianco del pianoforte, immettono nella sala videoteca e biblioteca. Amalia è la conduttrice del gioco sulla "memoria", cioè ogni parola in casella, deve far esprimere un ricordo scaturito da essa.
Ogni partecipante è chiamato a rispondere entro trenta secondi, oltre i quali, se la risposta non dovesse essere giudicata "convincente" dalla o dal responsabile del tavolo, viene penalizzato. Se dovesse sopravanzare una prefissata quota, si attuerebbe la sua eliminazione, che potrebbe essere anche totale di tutti i partecipanti, fino all'annullamento della prova. Il partecipante che raggiunge o supera la casella finale, denominata Conrad, o che resta solo dopo l'eliminazione degli altri concorrenti, è il vincitore. Egli riceve un premio da tutti i concorrenti, di solito prodotti di uso, ma ciò che fonda la vera finalità del divertimento, guadagna il diritto ad una esibizione di suo apprezzamento o specialità. In un altro tavolo, lo stesso gioco propone la riflessione, cioè il gradire od il rigettare certe esperienze, collegate al vocabolo incappato, in un altro la rappresentazione, cioè una finzione da interpretare.
Quando comincia il gioco, l'animazione intorno ai tavoli diventa massima. Ci sono vere e proprie schiere di simpatizzanti e sostenitori, che a loro volta potranno trasformarsi in partecipanti diretti al gioco, in sostituzione o cominciando un altro turno. Il banco, è gestito da Patrizio e Marianna che sono i continuatori di una tradizione ormai lunghissima di questo spazio estraneo alla tradizione. Alle cinque il ritmo è impaziente: i tavoli sono completi di giocatori, l'aria è già satura di fumo mitigata anche dal provvidenziale roteare delle pale. La gente, che frequenta il bar per molteplici motivi, imbattendovi o non, assiste volentieri, assieme ai turisti, che si trovano in quel luogo, perché uscenti ed entranti dal piano superiore, tramite due scalinate di legno con relativa analoga ringhiera, fiancheggianti il banco, che immettono nell'hotel "Navigazione", di cui il locale è parte integrante oltre che appartenerne. Quindi un ampio campionario di umanità si incontra in questo luogo, creando di per sé una variegata attrazione. Il primo effetto che si prova, è un clima di conversazione breve intensa e ricercata. Questi "concorrenti" occasionali e non, dispostisi intorno ai tavoli di legno rettangolari, corredati da sedie rivestite di paglia, prediligono o tentano un'avventura espressiva, cominciando a parlare con emozione perché le loro frasi sono imbarazzate, nessuno ha interesse a suggerire, gli altri, compresi gli esterni, li osservano con curiosità ed attesa, mentre il conduttore vaglia la loro risposta. Ad un certo punto dal tavolo di Amalia si leva un esclamazione della stessa:
- Oh finalmente Simone riuscirai a suonare, è tanto che ci provi!
Si alza, parte un applauso, lui è magro, biondo, una leggera barba gli attribuisce un aspetto intellettuale ed un poco gli nasconde il rossore dell'emozione, i capelli scomposti leggermente lunghi, tutti lo aspettano da tempo all'esibizione:
- Si è vero finalmente ho vinto, era ora!
esclama sorridente e soddisfatto
- Vi ho preparato un pezzo di musica rock, a me il piano - mentre gli astanti incuriositi, lo seguono predisponendosi ad ascoltare. Lo dice con ansia di mostrare la sua abilità, sa di avere la possibilità di una ampia dimostrazione pubblica attesa da tempo. Simone di mestiere commercialista, da sempre appassionato di musica e da giovanissimo suonatore nel complessi rock, si avvicina allo strumento, posiziona il seggiolino, si avvia in biblioteca a prendere lo spartito lasciatovi e mai usato per altre occasioni. Al ritorno, lo posiziona sul leggio, si siede, tutto il locale zittisce, si abbassano le luci manovrate da Patrizio, una rimane a contornarlo creandogli un effetto scenico. Tutta l'attività del bar si blocca, il silenzio si impone automaticamente per tutti, anche per coloro non interessati, solitamente intrattenentesi in conversazioni o giocando a carte, ma la regola del bar "Conrad" è quella da sempre. Alcuni cercano inutilmente posti a sedere, ma è necessario stiano in piedi addossandosi ai muri. Comincia una musica scalpitante, il ritmo continua ad essere alto, le sue mani sembrano mosse da impulsi elettrici dal tanto che saltano velocemente sulla tastiera, il suo corpo agitandosi è come scosso da continui ondeggiamenti. Il pubblico che assiste a tale performance, partecipa accennando a movimenti di danza come immedesimandosi in una balera. Simone dà sfoggio di esecuzione impeccabile nell'"honky toncky blues", disse di essere un ammiratore del trio Emerson Lake & Palmer e si vede, riscuotendo applausi e non finire, acclamazioni, richieste di bis che il suonatore non concede ritornando con sguardo soddisfatto al suo posto, mentre le luci si riaccendono, fra gli ulteriori complimenti dei presenti al suo tavolo "costretti", di norma, ad offrirgli un brindisi per cui Patrizio ha già provveduto, fornendo champagne a tutti i "contendenti", che assieme a qualche amico-tifoso che si riunisce, trova il motivo per una buona smobilitazione. Ora l'attenzione va a spostarsi sugli altri due tavoli, dove alla ripresa, in quello impegnato sulla "riflessione", l'esito sembra vicino, mentre nel terzo, i partecipi sembrano afflitti da mancanza di concentrazione e fantasia, tanto che dopo un ora e mezzo, il meglio piazzato si trova alla quindicesima casella, notando spesso Michele dar segni di mortificazione. La conduttrice di quello più avviato è Rosy, una ragazza mora, coi capelli corti, orecchini a ciondolo, esile, molto truccata, con gioielli nella mano destra, avvolta in un grosso foulard fantasia. Si è sempre attribuita arie da astrologa, con quello sguardo, da lei stessa definito ammaliatore, ogni volta che deve sondare nella psiche del concorrete. Dopo l'esibizione di Simone, aspirerebbe a che uno dei "suoi", sapesse esprimersi all'altezza. Si avvicina alla fine della partita Paola, dichiaratasi pronta ad esibirsi sul canto, insidiata da Guido. Le mancano appena due caselle mentre a Guido, un baffuto venti cinquenne in cappello di tela accanito fumatore di pipa, tredici. In caso teorico avrebbe la possibilità di superarla, però il lancio le rende quattro punti, si vedono i pugni di Paola saltare in aria, accompagnati da esclamazioni di esultanza, mentre Guido, allargando sconsolatamente le braccia, non riesce a trattenere guardandola un:
- Ragazzi, questa qui che rotta...
La ragazza è il ritratto di una felicità già raggiunta, gli avversari nonché amiche, Marina e Susy, due ragazze bionde e lo sconfitto ormai rassegnati a vederla esibirsi e batterli ripetutamente, la plaudono non senza scambiarsi un'occhiata di gelosia tolleranza. Si rivolge al banco accennando due dita alzate, Marianna la nota, e fa cenno a Patrizio di azionare il nastro musicale di accompagnamento. Con disinvoltura, dopo un rapidissimo rassettamento del suo aspetto, si porta nella posizione a fianco il piano ed appoggiandovi una mano, si concentra ottenendo il massimo silenzio in sala, inquadrata come Simone dalla stessa luce della "ribalta". La musica che l'accompagna è dolce, malinconica, la sua voce piena e voluttuosa ad intonare le note di "la vie en rose", mentre ancheggiando lentamente e con ampi movimenti di braccia, si accompagna con maestria nell'interpretazione, messa in risalto da applausi convinti e meritati. Il suo canto termina al cielo, tra un'ovazione di "brava" che ne fanno arrossire il già naturale volto colorito smilzo, contornato da lunghi capelli rossi ed illuminato da grandi occhi marroni luccicanti. Ritorna a sedersi facendosi spazio tra la gente sempre più numerosa, accolta da un abbraccio di Marina.
Ancora manca il vincitore alla gara della "rappresentazione" gestita da Michele, un ragazzo di provenienza ed attività teatrali, un tipo coi capelli a spazzola e dal piglio importante. La curiosità e l'incertezza, dato il protrarsi della contesa creano i presupposti per attorniare velocemente questo tavolo. La lunga giocata, pareva doversi concludere con una annullamento, vista la scarsità di idee, quando riesce a trattenersi in gara solo Dante, alla ventidue sima casella dopo due ore di gioco effettivo, un quarantenne apprensivo bibliotecario distinto per il suo gallino, appassionato di cultura classica, che rimane in gara esprimendo la sua inventiva sulla parla "hobby". Quando si rende conto del successo, soffia dall'ansia, ed immediatamente dopo, spalancando un'espressione di sollievo. Michele sapendolo debuttante, lo invita ad alzarsi assieme a lui, annunciandolo vincente, ed alzandogli il braccio proclamando:
- Per quasi assoluta amnesia dei contendenti, stroncando gli avversari, finalmente ha prevalso... udite udite... la lirica di Dante!
Divenuta una liberazione, il poterlo presentare, conoscendone la timidezza, incita i presenti ad acclamare e facendoli contemporaneamente rimuovere, lo guida verso le scale accostandogli la bocca all'orecchio, provocando la sorpresa generale. A quel punto Dante, le sale fino a posizionarsi in una dominante e teatrale postazione dal pianerottolo, che immette all'hotel. Estrae dalla tasca dei pantaloni una serie di fogli piegati, li apre raggiungendo la posizione centrale ed annuncia, forzatamente sorridente ma barcamenandosi con imprevista sicurezza:
- Reciterò una poesia leopardiana di cui vorrei non svelarvi il titolo e che, inutile dirlo, dal momento che ho i battiti a cento trenta, spero soltanto mi risparmiate i fischi!
Si scatena un applauso fragoroso, dopodiché, raschiatosi la gola, socchiude gli occhi per alcuni secondi e leggendo, comincia a declamare con confidenza interpretando:
- "la donzelletta vien..."
con intensità bassa, intonazione lenta, espressione dapprima spensierata poi sofferta, usando, per certi passaggi dotati di lirica superba, un tono alquanto enfatico, che quel "palcoscenico", lo rende ancor maggiormente.
Improvvisamente con mossa a sorpresa, l'oratore si libera dei fogli infilandoseli nella tasca dei pantaloni, scatenando uno spontaneissimo applauso, che ne copre per alcuni secondi totalmente l'espressione, proseguendola e completandola a memoria, tra il tripudio generale. Tutto gli è così ben riuscito, che Dante, ancora in preda al coinvolgimento, per ringraziare estrae i fogli poc'anzi intascati, e con gesto grato li lancia verso il pubblico che continua ad battergli le mani, distribuendo inchini e mandando baci alla platea, dimostrando quanto gradisca quella posizione di apprezzato. Finita la sua prestazione, attendendolo alla base della scala, Michele gli stringe la mano e scherzosamente gli dice:
- hai saggiato il tuo momento di gloria,... ma non pensavi tirandola così alla lunga, che veniva tardi, guarda che ora è? - indicandogli quasi le otto. Al che Dante, non ancora esaurita l'ebbrezza da "protagonismo", si scrolla le spalle, gli allunga un colpo, lo prende sottobraccio e si avviano ad uscire. A quell'ora terminano i giochi e le esibizioni, che in altre occasioni sono state precedute da illusionisti, poeti, narratori, ballerini, pittori, scultori e da quanti abbiano dimostrato l'interesse per esibirsi. I "competitori" si salutano, si scambiano sorrisi e commenti spartendoli con i presenti, si danno appuntamento alle prossime occasioni, intanto che defluiscono. Amalia Michele ed Alba escono affiancandosi, e Michele, rivoltosi serenamente a chi gli sta alla sua destra, le domanda trattenendola:
- Dì Amalia ascolta, la prossima volta non dirmi che non ti andrebbe di essere annunciata?
Fingendo, ci pensa un attimo, poi convinta:
- E tu Michele...? Guarda è una buona idea, anzi direi, ...io ti ci vedo benissimo! - rivolgendogli divertita un sorriso che le si schiude, ricambiatole da Michele, ed avanzando salutandolo col cenno della mano, esce dalla sala precedendolo per raggiungere Alba che la sta aspettando.
Si notano alcuni frequentatori, compresi i turisti di passaggio soffermatisi ad assistere, dirigersi al banco per consegnare dei cartellini, che Marianna aveva distribuito al loro sopraggiungere, sui quali c'è scritto un voto assegnato alle singole prove, in base al quale sarà possibile eleggere il personaggio vincente.
 
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Inserito il 22 dicembre 2000