LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

  Poesie tratte dal libro
L'albatro - Canti 
 
di
Marco Galli
Marco Galli, editrice Montedit, Collana I gigli (poesia)
L. 14.000 - Euro 7,23 ISBN 88-8356-062-0
 
 
Le Poète est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l'archer;
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l'empêchent de marcher.
 
Charles Baudelaire
 
 
Alla mia Musa
 
 
 
 
Zattera di naufraghi
 
 
Infuria la tempesta sotto fragile zattera.
Voraci marosi s'abbattono
come orde d'orchi urlanti sopra
le bianche vele, e la tolda mugghia.
Un fragore infernale frastorna
le nostre orecchie imploranti.
 
E mentre il vento spazza
impietoso
le speranze nei gorghi fetidi,
tutto il mondo è buio,
tutto il buio Oscurità.
Morta è la Luce in questo Maelstrom.
Morto è il Sole, e la Vita scivola.
 
Eppure, dove Oscurità regna,
fra le miserie dei nostri mari,
fra le nubi plumbee che oscurano
il mondo cancellato dall'onde,
all'orizzonte vivo resiste
un solido eroico punto,
che novello Prometeo rinnova
il real sacrificio e belligera
solido fra le spume e i vortici,
benedetto faro a cui umili
affidiamo membra e anime.
Un faro, faticoso anelato
vital approdo, nell'Oscurità.
 
 
Chiarè, 15 Aprile 1999
 
 
 
Cigni
 
 
I colli nobili eretti superbi
solcano l'avversità della vita.
Quali angeli caduti
dall'immenso
incontaminati calcano il mondo.
 
Il mondo, vile involucro dei sogni,
caduco, corruttibile, il mondo,
e i sogni nobili, infiniti, lievi.
 
Le scie vibrano un palpito bianche,
ma gli occhi non si voltano dei cigni.
Vago, nel lor aere fresco, il sogno.
 
 
Bagnolo, 18 Aprile 1999
 
 
 
 
La nostra terra
 
 
C'è una terra che profuma di giacinti
e altezzosi narcisi di Marzo.
C'è una terra dove ogni lacrima
delle madri riposa in un lago.
Quella è la nostra terra.
C'è una terra gaia dove le ragazze
in amore struggono nei tramonti
fra le cime: la nostra cara terra.
Ed i mille rami che si specchiano
nelle fresche acque dei nostri laghi
sono vite che forti si forgiano
dalle radici immerse nella terra,
ove quando il fresco vento del vespero
scende a passi più lievi la montagna
porta una gerla colma di ricordi,
di storie narrate in un camino.
Questa è la nostra amata terra.
 
 
Bellagio, 1 Maggio 1999
 
 
Amore purissimo
 
 
Ineffabile armonia che popoli
le cime dei monti nei pomeriggi
accarezzati dal sole di Maggio,
presto inondasti questo mio cuore
di un inebriante profumo immortale,
libero ed infinito come il volo
planante del nibbio dalle scarpate.
 
Sentimento unico, e avvolgente
ogni mio momento su questa terra,
tu arrivasti un giorno di fine estate,
il sole ancora ardente di passione.
Tu arrivasti, birbante fanciullino,
e colpisti questo mio dolce cuore
col tuo stral gentile che non perdona
amore a nullo gentilmente amato.
E infondesti nel vento le tue mille,
morbide modulazioni di Amore,
il sapore conturbante di certi
sguardi complici nei meriggi al sole,
la voluttà fisica sensibile
ai moti incontrollabili del cuore,
la gravitazione d'ogni mia nota
sottile intorno alla sua tonica.
Amore purissimo, Amore sì
nella sua essenza più primordiale,
non chiedere il perché di tanto amore.
Inebriati nel suo profumo immortale,
non cercarne le fonti, non troverai
il nido dove si schiuse al mondo,
ma egli sarà con te ogni istante,
ogni battito vivrà d'ali per te,
ogni lacrima di gioia o dolore
per te cadrà sulle guance mie bianche.
Amore sorgente viva d'armonia,
amore caro spirito fluttuante,
tra noi sarà ad ogni soffio di vento,
gaio coronerà il tuo volto tenero
e bellissimo, e il tuo sorriso vivo,
e volerò per te, con ali lievi,
nella sua essenza morbida e immortale.
 
Chiarè, 9 Maggio 1999
(merci M. Fauré)
 
 
 
La commozione
 
 
La commozione.
Il tumulto.
Il sommovimento interiore che smuove
le certezze, le superbie.
Spogliato d'ogni resistenza mi rendo
al turbine che hai scatenato
a me d'intorno avvolgendomi.
Il mondo trasfigurato nel tuo sorriso.
E' mai possibile che il Tempo sovrano
non riesca a intaccare un coriandolo
del nostro Amore?
 
 
Milano, 17 Maggio 1999
 
 
 
 
I Poeti
 
 
I Poeti, sono gocce di mare
che si frangono sulle scogliere
bianche, immacolate, eteree.
Sublimano per l'aria salmastra,
toccano corolle di narcisi,
cristalline perle di rugiada,
e ai cuori di fanciulle fiore
sussurrano pensieri d'amore.
 
I Poeti, a volte diventano
solidi e perdono freschezza,
e Polimno tristi smarriscono.
Si frangano allora di nuovo
sulle scogliere candide, eterei,
sublimino ancora in rugiada,
e a cantare tornino la Luna,
ed i lievi sussulti inebrianti.
 
 
Chiarè, 13 Maggio 1999
 
 
 
L'Allegria
 
 
Un trillo.
Ridente echeggia lungo
le nostre amene stanze
un trillo, cristallino
trillo,
ottava ridente di gioia.
 
 
L'Allegria, 12 Giugno 1999
 
 
 
Fronde d'alberi
 
 
Amore come fronde di alberi,
cresce timido, piano sussurra,
frementi protende le sue mani
ad abbracciare in gioia il sole.
Amore come fronde di alberi,
tenero, instancabile, fedele,
che sempre cresce, ineluttabile.
Amore che freme di carezze,
amore che vive delle proprie
storie, e ricordi, e comunanze,
e sottili profonde affinità,
che come salde radici solca
le zolle del Tempo immemore,
ed è dimora al moscardin giocoso,
che rumoroso corre per i rami.
Amore come fronde d'alberi
non morirà, vittima del Tempo,
eterno vivrà, fluttuante, sacro.
 
 
Chiarè, 17 Giugno 1999
 
 
 
Le immense onde
 
 
La notte rullava i suoi tamburi
e un timore entrava fin nel tuo petto;
fiumi d'acqua riversava tonante
di contro ai vetri del paterno tetto.
 
Ed io, spossato dall'opre e dal morbo,
non più riempia la sera tua di festa,
dei cari svaghi della ridente età.
Tu pur restavi un'ora, premurosa,
tu pur miravi me con occhi grandi.
Al guardo vacillavo io, e la mente mia
salpava le ancore, e veleggiava,
spinta da un legger soffio di Ponente,
sulle immense onde del tuo amore.
 
 
Chiarè, 13 Giugno 1999
 
 
 
Il lago
 
 
Sognai in una notte placida estiva
di raccucciarmi solo in riva a un lago,
e di tuffarvici lo sguardo incantato.
E nell'acque scorrevano immagini
e suoni lontani, arcaici, vaghi.
 
Comparve un giovane, ricciuto, vago,
e suoni di risa e estati assolate,
ed una fata, simile a un folletto,
allegra, ridente, teneramente
bella, come bellezza non vidi mai.
 
E comparve poi un grande albero
di ciliegio, maestoso, e succoso,
e vi riparavano nei lor giochi
gli spiriti in amore ancor giovine,
ed echi di gioia e speranze colà
spandeasi per i cortili candidi.
 
I ricordi, sotto la superficie
del lago resistono al limeggiare
impietoso del Tempo e del Mondo,
e conservano un barlume di vita,
un luccichio del giardino edenico,
dove, fate e folletti, stupivamo
del profumo d'un fiore o del canto
accorato dell'usignolo triste.
 
Mi ritrovai in una notte placida
solo in riva a un lago, raccucciato,
con suoni nel cuore, arcaici, vaghi.
 
 
Chiarè, 19 Giugno 1999
 
 
 
Tempesta
 
 
Il Tuono, la Tempesta.
Già bagliori spettrali
danzano ria una danza
di streghe fin sui muri
rossastri dell'antica
roccaforte del colle.
 
Il Tuono.
Là plotoni di nembi
cupi si rindensano,
rinserrano le fila,
e scalcianti cavalli
neri come la notte
puntano il cavaliere
dietro le merlature.
 
La Tempesta.
Avanza ferrea al rullo
di marziali tamburi
e ferale sogghigna;
e poi calma fa un cenno
col suo guanto ferrato.
 
Chiama.
Chiama alla battaglia
senza tesori o terre
ricche da conquistare,
chiama alla battaglia
eterna combattuta
e mai e mai conclusa,
i foschi suoi stendardi
aleggianti nel vento.
 
Accorrete.
Cannoni là a dritta,
cavalleria a manca,
accorrete alberi
del bosco animatevi
voi arborei folletti,
salde le fila dietro
questa nera corazza
fermi appostatevi.
 
La Quiete.
 
 
Chiarè, 4 Luglio 1999
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Per leggere alcune poesie tratte dal libro "L'albatro - canti"
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Per leggere la poesia inserita nell'antologia Poeti dell'Adda 1999
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agg. 30 gennaio 2001