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LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di
Marcello Gargiulo
 
Solitudine
 
Sensazione che scendi leggera
per invadere il cuore e la mente
sembri vana eppure sei vera
tocchi a fondo pur se evanescente.
 
I Contrasti che il vivere impone
con le sue delusioni frustranti
fan di te l'importante timone
senza il qual non v'è spinta in avanti
 
lo star soli non sempre deprime
specie quando il rapporto sociale
violentando la "privacy" esprime
forzature che fanno star male
 
ecco quindi che tu, porto cheto
porgi verso la meditazione
con il cuore, la mente e alcun veto
quel colui che vuol dar soluzione
 
a problemi che in ambo gli aspetti
per un verso comprimon l'interno
quando in esso rimangon costretti
mentre i colpi accusiam dall'esterno
 
v'è un distinguo a tal uopo, se vuoi,
fra problemi che in noi, ben profondi,
nel gridar, non accettano il "Poi"
quindi ad essi immediato rispondi
 
cosicché non vi sian distonie
nel rapporto che hai con te stesso
ben sapendo che tutte le vie
portan sempre al rispetto del nesso.
 
D'uopo è pure risolver gli esterni
nel rapporto che si ha col sociale
anche se, rimanendo lì eterni
alla fine non fanno più male
 
il rapporto con chiunque, pertanto,
nella vita troncare t'è dato,
non con te certamente e fintanto
il respiro avrai infine esalato.
 
 
 
Un vespro d'aprile
 
Il ciel turchino
in un vespro d'aprile,
ormai terso dalle rabbiose
nubi gravide di pioggia,
che ne hanno violentata
la sua nitidezza per buona
parte del giorno,
mi ripropone la diuturna (quotidiana)
tribolazione dell'essere umano
che solo al calar del giorno
tende a rallentare i ritmi
frenetici dell'operare,
scivolando verso la meritata
pausa, preludio del vitale
riposo, nell'abbandono
di mente e membra,
fra le rilassanti e rigeneranti
braccia di Morfeo.
 
È nell'alternarsi fra
sonno e risveglio
che si compendiano le sempiterne (eterne)
fasi dell'uomo nato "Guerriero".
 
 
 
La libido
 
Fu il Padre "Freud" a dare lustro al nome
attribuendo ad essa la funzione
di stimolare, e poi ci disse come,
nell'uomo, e non soltanto, la pulsione
 
che dritta mira e stimola erotismo
e in tale sfera porta a sublimare
tutto quanto è cagion di masochismo
per chi nel veder trova un bell'affare
 
ma il pomo di discordia essa divenne
fra il Nostro e Jung, suo diletto allievo,
che per più tempo a sé egli trattenne
fin quando la scissione segnò l'evo
 
fu Jung a sovvertire tal teorema
svestendo l'erotismo da libido
ed ecco che "l'analisi" qui trema
altisonante inviando al mondo un grido:
 
quale sarà la mente illuminata
che detentrice sia di verità?
quella del Padre Freud dai più ossannata
o Jung con la sua caparbietà?
 
ardua così com'è tale sentenza
ai posteri si suol venga affidata
ma par che ad oggi ancora l'alta scienza
non l'abbia né raggiunta né tentata.
 
Ma tutto quanto venga detto o scritto
soggiacere dovrà comunque a prova
se assumere a sé vuole il diritto
d'essere considerata "teoria nuova"
 
questo la scienza chiede con fermezza
se giungere all'altar dritti si vuole
di quella "verità" che l'incertezza
la scienza stessa rigettare suole.
 
 
 
Poesie tratte dal libro "Poesia: Verbo dell'anima"
 
 
 
Il trapasso
 
Non v'è dubbio che questo sia l'inferno
nel quale si è costretti a permanere
sino a quando il volere dell'Eterno
non ci chiami a far luce sul "sapere"
 
prima ancora però che lì si giunga
pare d'uopo guardare un po' a ritroso
evitando che poi vaghezza punga
per avere all'oblio porto il doloso
 
quando giunti sarem di Lui al cospetto
quel Colui che su tutto farà luce
col "mea culpa" dovrem battere il petto
quel "mea culpa" che solo al vero induce
 
sarà allora che giusto in un istante
proiettata vedrem l'intera vita
senza nulla di vago o di mancante
ma pellicola chiara e definita
 
non sarà più a quel punto dato "dire"
ma saran solo i fatti proiettati
a cagionar condanna oppur lenire
lo scotto da pagare pei peccati
 
rimane da sperar nel Dio clemente
poiché di dolo e colpe siamo intrisi
acchè da "Pater" nostro ed indulgente
motivi di perdono Egli ravvisi.
 
 
 
Dar solo per dare
 
Salvar colui ch'a un filo stia sospeso
non è da tutti in questo mondo strano
dove ciascuno pare sia proteso
a negare ai suoi simili la mano
 
e pure v'è qualcuno ch'ancor sente
l'affiorar di qualcosa dal profondo
ed ascoltando il cuor più che la mente
contro corrente andando in questo mondo,
 
tende la mano all'altro simil suo
per trarlo dal periglio ad acqua cheta
disconoscendo il dire: - è affare tuo -
vedendo nel salvar la giusta meta.
 
Sovente accade che, salvo dal danno
però l'aiuto disconosca il "Vile"
e il cor disponga, ancor che senza inganno,
a un forte sentimento avverso e ostile
 
è questa, non per tutti, grazie a Dio!
la natura distorta dell'umano
ma non per questo, e il primo sono io,
sentirò mai di ritirar la mano.
 
Se credi fermamente essere nel giusto
non ti crucciar d'innanzi a simil torti
del mondo tuo d'agir cogli il buon gusto
non ti aspettar compensi dai distorti
 
persegui il fin di dar solo per dare
non per voler qualcosa quale scambio
il "Do ut des" in te non può regnare
se dentro hai maturato il giusto cambio
 
e in fine nego che risponda al vero
che chi, nascendo quadro non muor tondo,
poiché sono convinto, e questo è mero
che il buon esempio può cambiare il mondo.
 
 
 
Il tergo e la vita
 
Nella pace d'un bosco,
quanto meno tal pare,
sono immerso e ancor fosco
volgo il guardo anch'al mare
 
mi sovvien ciò ch'andato
guardo in là nell'eterno
e mi sento isolato
qui nel mezzo, l'inferno
 
nella mente s'accalcan
sovrastanti pensieri
le risposte mi mancan
son'io l'oggi o son ieri?
 
quel ch'assale è il domani
coi suoi crucci e dilemmi
metto avanti le mani,
i pensieri son fermi
 
fra le tre dimensioni
scorre lenta la vita
fra tormenti e passioni
qual'è il senso ch'addita?
 
non lo so, non m'è dato
di scoprire l'arcano
mi rifugio nel fato
sarà questo poi sano?
 
sta di fatto comunque
che non torna il mio conto
perché mai chiedo dunque,
al futuro esser pronto?
 
esser pronto ad offrire
senza fine il mio tergo
continuando a soffrire,
masochista son, ergo
 
il bilancio mi sprona
alla mera certezza
che la vita ti prona
con tagliente freddezza
 
quindi credo all'assunto
che già il nascere è un male
per poi giungere al punto
d'agognare il finale.
 
 
 
Prodigalità è Narcisismo
 
Pel biblico concetto chiunque "Dona"
par serbi dentro sé l'amor divino
donar, d'alcune colpe ci scagiona
e meritare fa il perdon, perfino.
 
Donar, fa guadagnar dei "Cieli il Regno"
sereno rende sempre più il trapasso
del Paradiso "Il Prodigo" par degno
quando il suo spirto lascia il corpo lasso.
 
Ma, mi domando e dico, se il Creatore,
che come tal conosce la natura
e perciò stesso l'intimo valore
del suo prodotto fino a sepoltura,
 
speculasse un po' meglio nella "Ratio",
della creatura sua, così complessa,
si renderebbe conto a quale strazio
è esposto quel colui che a sé confessa
 
di dare non per dar, fine a sé stesso,
ma teso ad appagar, perché incapace
di valutare a pieno un tale nesso,
solo il suo "Ego" e da ciò trarne pace.
 
Scruta per un momento sino in fondo
ed analizza "Te" in introspezione:
Nel dar di tuo qualcosa a chiunque al mondo,
agli occhi altrui parrà una buona azione,
 
che a te ritornerà gratificante
poiché solo a lustrar l'"Ego" sottende
nel mentre obbedir pare al lacerante
desio di far del bene. M'ha ciò non tende.
 
Quand'anche del donar, non già l'umano,
ma solo un fiore, ne divien l'oggetto
per cui se beve, vita alla tua mano
e ai sentimenti tuoi deve, e rispetto
 
monologar con "Te" varrà a capire
che se non altrui, "Tu" avrai lustrato
quell'"Ego" tuo a cui rivolgi il dire:
"Donar" pur sempre è sol finalizzato.
 
Prova ne sia, se ancor ciò non t'aggrada,
la smorfia compiaciuta del tuo viso
che in tale guisa approva che ciò vada
ad innaffiar con gioia il tuo "Narciso".
 
 
 
Mia madre e il trapasso
 
L'affanno, un rantolo, la contrazione
l'ultimo spasmo ed ecco Lei che spira
mia Madre non c'è più, è la conclusione
del lottar con la morte che l'attira
 
quel che rimane è lì, un vetusto soma
un abito consunto, ormai dismesso
che offeso e vilipeso fino al coma
dell'erosivo tempo ha il volto espresso
 
le membra rinsecchite come arbusti,
la mente che connetter più l'è dato,
il sonno che l'avvolge è quel dei giusti,
è giusto ormai l'epilogo del fato.
 
Ma nel fissare te, Madre mia cara
mentre veloci scorrono le foto
ch'allietata han la vita spesso amara
un pensiero mi scuote dall'immoto
 
un pensiero egoistico e profondo
riflette mi fa sul gran vantaggio
che rispetto a me, tu, lasciato il pondo,
hai, intrapreso il fatidico passaggio
 
che pone e ha posto fine al tuo soffrire
che a livellare è volto ogni scompenso
d'una vita che deve pur finire
sublimand'ogni affanno senza senso.
 
Ahimè, io sono qui pur nell'attesa
che scorrendo la tenda del sipario,
l'ultima scena al mondo avendo resa,
con fischi o applausi termini il calvario.
 
 
 
Ad un nascituro
 
Come è triste dover toccare con mano
che il prodotto del gran mistero arcano
non venga accolto con l'amor ch'è d'uopo
sentendosi gravar di colpe dopo
pur non venuto al mondo sponte sua
ma pilotato quale nave a prua.
 
Come appare crudele il mondo, spesso
quando per l'egoismo che v'è in esso
non si vuol fare spazio lì nel cuore
negando a chicchessia "Fraterno Amore".
 
Continuerà per sempre Cristo a dire
"Amatevi Fratelli" e a non capire
che la natura che ci ha dato è pietra
per rendere ancor più la vita tetra.
 
Egli spera di fare un mondo lieto
ma non ricorda che fu posto un veto
dal Padre Suo, che l'uomo ha condannato:
"dovrà sempre soffrir pel suo peccato".
 
Ma una creatura che d'esso n'è frutto
"Cazzo", pagar non può per "Tutti - Tutto"
sin dal momento in cui, venuto e accolto
l'amor di quei "Fratelli" gli vien tolto.
 
Soltanto di interessi, e ancor più: "Brama"
di potere nonché di gloria e fama
avidi s'è su questa crosta fredda
che meglio definirsi può con "Merda".
 
Elevare lo spirito nelle more
di un coerente equilibrio superiore
certamente non è da queste genti
e se dici di "Sì" lo sai, Tu Menti.
 
Perchemmai ignoriam l'esoterismo
nascondendoci dietro un berbenismo
che nulla di profondo in esso accoglie
ma appaga solamente basse voglie
nel guardar quale fine al "Voluttario"
per calar sulla vita poi il sipario?
 
Sì, ma poi che saremo lì al cospetto
di "Quel Colui" ch'è l'unico "Architetto"
pur rodendoci il dubbio quale "Tarma"
senza scampo dovrem pagare il "Carma".
 
Sarà allora che stando in un cantuccio
apparirà sul volto il vero "Cruccio"
per la vita vissuta senza amore
ma da pagar pur sempre col dolore
e l'amarezza del "Senno Tuo Di Poi"
per aver fatto solo i "Cazzi Tuoi".
 
Comunque stai tranquillo, figlio atteso
tu non potrai restar da me indifeso
perché con grande amore e orgosglio "Io"
implorerò per Te " La mano di Dio".
 
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