Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Guido De Meola
Ha pubblicato il libro

Guido De Meola - L'airone volò più in alto

Vite anonime ma vere




 

 

 

 

 

 

Collana I salici (narrativa)

 

14x20,5 - pp. 220 - Euro 13,80

 

ISBN 88-6037-190-2

 


In copertina fotografia

di Guido De Meola


Ogni allusione a fatti o personaggi realemente esistiti

è puramente casuale  


Presentazione
Incipit


Presentazione
 
Il libro racconta uno spaccato della vita di ANGELO, il protagonista. È già un mito, lo chiamano Genio per le strane storie che si tramandano sulla sua infanzia e da adulto, fatti esoterici, che stupiscono anche lui e lo influenzano; la gente parla così tanto che un gruppo di amici ne raccoglierà le dicerie. l'IO narrante è uno di loro che ebbe modo di conoscerlo...

Note sul romanzo
 
 
La «Premessa» dovrebbe bastare a capirne l'assunto, tuttavia, essendo già in forma romanzata, forse richiede un riassuntino meglio esplicativo.
Il libro racconta uno spaccato della vita di ANGELO, il protagonista. È già un mito, lo chiamano Genio per le strane storie che si tramandano sulla sua infanzia e da adulto, fatti esoterici, che stupiscono anche lui e lo influenzano; la gente parla così tanto che un gruppo di amici ne raccoglierà le dicerie. l'IO narrante è uno di loro che ebbe modo di conoscerlo.
Angelo non è il solo protagonista, infatti un altro uomo, Peppin dell'aia, diventa per una strana casualità il soggetto di una particolare attenzione e di ricerca poi, fino all'incontro dei due, avvenimento che risolve una situazione scabrosa di un altro uomo, Kurt.
Angelo è un poeta, un timido e un po' misantropo; con i proventi di un libro di liriche riesce a comprare un appartamento, nel ripulirlo, prima di andarvi ad abitare, trova una busta che contiene uno scritto che diventerà una prova, una testimonianza importante che servirà a scagionare il padre, ormai defunto, di Kurt, il quale arriva dalla Germania per cercare quel testo che Angelo ha rinvenuto. Nel dattiloscritto si parla della vita di Peppin dell'aia che per una fortuita casualità si salva da una fucilazione dei tedeschi in fuga da un paesino italiano. Nel frattempo Angelo vive, ovviamente, momenti di tensione; piccoli e grandi drammi vengono affrontati con vibrante emotività, soprattutto interiore, con periodi di solitudine voluta, di auto-critica, di riflessioni su certi comportamenti della società che, secondo lui, si è data certe regole discutibili. Tutto si risolve, anche con le donne che egli ricorda nei sogni, e con quelle che incontra: una poetessa amica ed una amante, purtroppo sposata, che emergono sulle altre e di contorno c'è la figura della madre.
Per un certo periodo osserva una coppia di aironi appostatisi in un laghetto nella periferia della sua città, La Spezia; li studia e li ama fino alla loro scomparsa per l'avanzare dell'urbanizzazione. Questi uccelli lo entusiasmano, lo toccano ed egli pensa di imitarli. Angelo emigrerà, anche spiritualmente; il titolo del romanzo non è altro che l'elevazione di Angelo verso un altro tipo di vita.
 

Guido De Meola


Questo testo ha conseguito i seguenti riconoscimenti:
 
- 1998, 3° class. ex-aequo, Premio Letterario Internazionale «Città di Lerici», (SP).
 
- 1998, Diploma di merito, Premio «Atheste», Este, (PD).
 
- 2000, Segnalazione di merito, Premio letterario Internazionale «Nuovo millennio», Lugo dei Marsi, (AQ).
 
- 2000, 5° class. ex-aequo, Concorso Letterario Internazionale «Giovanni Gronchi», Pontedera, (PI).
 
- 2001, 3° class. Concorso di Letteratura «Città di Firenze», Vada, (LI).
 
- 2001, Finalista, «Premio Italia Letteraria», Milano.
 
- 2001, Finalista, premio letterario «Kalendimaggio», Milano.

L'airone volò più in alto
Vite anonime ma vere
 


"...SE L'INTELLIGENZA FOSSE GRATIS

 

SAREBBE POSSEDUTA DA TUTTI,

 

PURTROPPO BISOGNA SPENDERE

 

MOLTO IMPEGNO PER AVERLA..."

 
 
PREMESSA
 
 
Ogni vita è un caso a sé, che per la maggior parte delle volte rimane sconosciuta. Il destino ha voluto che si conoscessero vite anonime ma rigorosamente vere, le quali non passeranno mai alla storia, sebbene meritino ogni onore per l'influenza dell'opera svolta.
Le cronache del tempo non si sono mai occupate di queste vite, ma esse hanno uguale importanza, come quelle dell'umanità intera, anche se si svolgono sconosciute e non diverranno mai pubbliche. I luoghi e i personaggi sono mascherati per non farli individuare per cui potrebbero provocare qualche reazione, quindi tutte le verità sono state esposte senza riferimenti precisi per non offendere nessuno, né destare curiosità anomale.
Il tribunale che giudicò la strage della quale io parlerò più avanti, non è riconoscibile, né sono nominati i luoghi, i nomi delle persone o le storie dei personaggi più importanti. Ciononostante vengono menzionati avvenimenti e individui ugualmente anonimi, perché pur sempre di romanzo si tratta. Vite vere, dunque, ma sempre senza nome talché non è stato facile raccontarle, specie per quanto riguarda il protagonista, un poeta, perché le sue vicende non si sono conosciute in ordine cronologico. Se n'è parlato tanto; ognuno ha detto la sua, narrando diversi aneddoti circa la sua storia, perlopiù riferiti a un periodo di qualche anno, perché non è stato possibile ricostruire tutta la vita.
Il fascicolo intitolato "Peppin dell'aia" è stato rinvenuto solo per caso poco tempo prima della definitiva stesura di questo libro, e per di più sgualcito e incompleto in alcune parti, e quindi ricostruito a fatica. Oggi è introvabile: ingoiato com'è dal mistero, ne rimane solo una piccola traccia che ho riportato più avanti.
Si sa per certo che i libri pubblicati dal protagonista ebbero un discreto successo, anche perché lo stesso lavorò a lungo a un romanzo, isolandosi per circa tre anni lontano dalla gente tanto che per molto tempo non se ne seppe più nulla. Quando però uscì il libro lui era già scomparso e non lo rivide più nessuno. Sembrava volato via come l'airone amato dal poeta.
Tutto quello che viene riportato è pertanto frutto delle dicerie e delle confidenze di due donne importanti vissute qui, nella nostra città.
Naturalmente i racconti di queste signore non potevano essere cronologici e, se pur tinti talvolta in maniera incredibile di giallo, sono stati raccolti e riferiti con esattezza anche se nella forma d'aneddoti a sé stanti.
Quello che si tenta di raccontare è la figura del protagonista che durante le sue avventure cercava da solo la propria identità psicologica.
Per la naturale spinta della curiosità del suo carattere è sembrato un essere strano e solitario, ma sicuramente un personaggio. Inoltre al fine di esporla meglio si è dovuto ricamare molto sulla verità però in fondo le vite sono vere.
Le modeste pagine di questo libro sono dedicate a tutti coloro che passati in questa nostra vituperata e amata terra, sono rimasti sconosciuti ai più.
 

La Spezia, 1997.

 
 
1
 
STRANEZZE
 
 

VERRA' UN GIORNO.

I MESSAGGERI.

REAZIONE A CATENA.

LA PENNA DI GENIO.

IL CENTRO DELL'UNIVERSO.

 
 
 
Verrà un giorno
 
 
Verrà un giorno che ti fermerai
per un breve momento, uomo che corri,
e vedrai la vita intera racchiudersi
in una piccola immagine a te avanti.
Allora ti chiederai,
osservandola sgomento,
tu... se la miseria aborri,
che il vissuto non può concludersi
e vorrai continuarlo senza sosta
e inutili pensieri,
ma è la volta che vedrai il tuo destino
nell'immagine opposta...
da bimbo fino a ieri,
allora ti guarderai come innanzi
al grande specchio della sintesi,
e sottrarti non potrai
perché la coscienza parlerà...
pochi secondi, quando sarai vecchio
ed il compendio lì farai,
perché dal cuore il ver si stanerà.
Se avrai perduto lo scopo della vita,
lo capirai rapidamente
quando il tuo volto
si staglierà ben di fronte,
quello sarà tutto il tuo vissuto,
ristretto nel piccolo confine
dello spazio limitato delle dita,
e ti darai il senso preciso
del tuo essere terreno... di uomo,
e al tempo stesso,
la coscienza non sarà svilita.
"Amore", una parola breve,
oppure "un sol peccato",
dominerà l'anima quel giorno.
Non avrai più tempo,
sarai perciò conciso,
con l'essere tuo umano e non alieno,
sarai sincero! Tanto morirai lo stesso!
La vita sarà greve
e il conto ormai saldato,
perché morrai quel dì, senza ritorno.
 
 
I messaggeri
 
 
Angelo, un uomo buono, onesto e leale ma sfortunato, che tutti chiamavano Genio, ha fatto parlare molto di sé fino a quando sfumò gradatamente nei ricordi della gente per divenire una specie di mito.
È sparito, non si sa come, ma forse perché non doveva rivelare a nessuno la sua straordinaria e avventurosa esperienza. Soltanto lui ha conosciuto due eroi extraterrestri, ancora per poco sopravvissuti alla fine del loro pianeta, e si riteneva fortunato poiché per un certo periodo era stato l'unico depositario del segreto.
Una lontana sera d'agosto, particolarmente calda, in preda a profonde riflessioni sulla sua vulnerabile condizione d'uomo isolato e solitario, scelse di salire sulla collina dov'è la chiesina di Santa Lucia, poco distante da Ortonovo in provincia di La Spezia, città dove abitava.
"Chi non conosce ancora quel luogo è bene che s'affretti a visitarlo..." Insisté Angelo nel raccontare l'episodio degli eroi che lo illuminarono sull'era moderna della nostra terra. Chi erano e da dove venivano non l'ha mai capito esattamente.
Quella sera prima del tramonto, camminava dietro la chiesina calpestando l'erba non molto alta, e quando si fermò per voltarsi, stranamente vide dietro di sé altre orme fresche che non erano le sue, perché l'erba schiacciata si ricomponeva rapidamente. Questo fenomeno accadeva oltre che per le proprie anche per altre due orme, perciò s'impressionò. "Chi mi sta seguendo rimanendo invisibile?" Si chiese però senza paura. Ma non ebbe il tempo di rifletterci perché una voce lo chiamò. Rapidamente e senza rendersene conto si trovò circondato da due persone fisicamente non manifeste: un uomo e una donna. Lo aveva capito dalle orme e dalle voci.
A un tratto "lei" lo chiamò per nome dicendogli di non spaventarsi.
"Siamo due messaggeri... e presto ripartiremo... Siamo qui da tre giorni aspettando che ci vengano a prendere"
"Chi siete? Da dove venite?"
"Molto tempo fa" Cominciò la donna "siamo stati portati sulla terra per vedere come "funziona", perché il nostro pianeta è in via d'estinzione"
Era sogno, magia, fantasia? Non si rendeva conto: stava in piedi ascoltando una donna che non vedeva? Quale stranezza della sua vita era quella? Sognava?
"Sappiamo chi sei..." Disse l'uomo "ti abbiamo seguito sino da bambino..."
"Abbiamo capito" Disse lei "che tu non appartieni a questo pianeta.
Devi venire con noi"
"Ma volete dirmi chi siete?" Sbottò Angelo" E come vi chiamate? Perché non vi mostrate?"
"Andiamo a sederci" Rispose la donna mettendosi a sedere.
Il tramonto, nel frattempo, si stava svolgendo innanzi a loro.
Respirò profondamente il breve alito di brezza che veniva dalla piana di Sarzana. Il colore che andava evolvendo verso l'arancio, gli arrossì le mani che teneva intrecciate sul ginocchio destro accavallato sull'altro.
"Materializzatevi!"
"Non possiamo. Lo faremo prima di partire, forse questa sera stessa... io sono Genio e lei è... Santa"
"Genio e Santa?" Domandò stupito.
"Sì. Hai capito bene"
"Che strani nomi! Raccontatemi..."
"Avevo sedici anni e lui venti, quando ci hanno portati in due nazioni diverse. Siamo cresciuti separatamente e ci siamo incontrati, attratti dal nostro reciproco magnetismo... Ora non abbiamo età... e non invecchieremo mai, ma moriremo quando il nostro pianeta cesserà di vivere"
Parlava quasi sempre lei con voce che era di una pacatezza sconosciuta, molto dolce, risuonava come una soave musica in accordi profondi e delicati.
"Ti ho seguito da bambino. Ti conosco meglio di tua madre"
Angelo provò vergogna per i suoi peccati. Arrossì. Aveva quasi dimenticato sua madre, morta moltissimi anni prima. Lo aveva lasciato acerbo d'amore, anche se uomo, desideroso delle sue carezze che non ricordava più... così lontane... sfumate, e il dolce suono della sua voce, svanito anch'esso... perduto.
"Mia madre?" Disse "l'hai conosciuta? Te la ricordi? La riga centrale nei capelli? Il paffuto viso... Ti ricordi il suo sguardo?
Com'era dolce il suo tratto... e che smorfia di dolore rimase sul volto... da morta! Ti ricordi anche questo?"
Il tramonto, con le sue tinte, magnificava il "re sole" e i suoi raggi lo scaldarono in quel ricordo gelido della morte.
"E mio padre? Che mi dite di lui?"
"Ti amava... ma non te lo volle dire"
"Già... che tristezza m'infonde il suo ricordo... di un uomo tormentato dalla sua stessa esistenza. Credo che fu la falsa copia di se stesso; voleva esprimersi com'entità ma non ci riuscì mai... avrei voluto la sua eredità morale però non ho fatto in tempo a prenderla.
Mi credeva sempre un bambino"
"Infatti, ti credono sempre un bambino"
"Chi?"
"Chi non ti conosce bene!"
"Ma non c'è nessuno che mi conosce"
"Noi sì"
Sentiva a tratti che si muovevano correggendo la loro posizione, ma gli stavano sempre seduti accanto.
"Forse stasera, se non partiremo, ci manifesteremo" Disse Genio.
"Siamo messaggeri di pace." Riprese Santa "Dobbiamo capire se è possibile riprodurci e mescolarci fra voi umani. Abbiamo ancora molti dubbi e vogliamo verificare se esistano uomini validi per fondare una specie eletta. Nel nostro pianeta abbiamo esaurito tutte le fonti d'energia e presto morirà. Ma noi abbiamo la capacità di farlo risorgere e se saremo capaci di replicarci in fretta, forse ci riusciremo"
Gli pareva che la realtà fluttuasse fra sogno e verità. Eppure era là, sulla terrazza di S. Lucia... la chiesina alle sue spalle, il gran cielo arancione e il sole c'erano, lui c'era e c'erano le voci, le ascoltava, ne sentiva l'alito. Però, al tempo stesso, quel dialogo gli sembrava così fantastico e irreale.
"Genio... ma tu non parli?" Chiese ansioso.
"Guardo le creste di marmo... cioè da dove dovrebbe partire il raggio-messaggio"
"Perché m'avete scelto?"
"Perché hai magnetismo planetario"
Trascorsero alcuni minuti in silenzio. Angelo era sconcertato ma non aveva paura e s'identificava nell'apprezzamento. Si mise a pensare e rivide il film della sua vita: in fondo era andato lassù per riflettere. Riusciva a sprofondare nel suo passato burrascoso per proiettarsi nel futuro, immaginandosi vecchio e decrepito, sul punto di morire, ma ancora lucido per vedersi nel presente e cercare di giudicarsi. Impresa che pochi riescono a fare, lui non ne conosceva alcuno. Anzi, quando tentò d'esporre questa magica operazione mentale di fantastica immedesimazione, di staccarsi dal corpo, vedendosi in due luoghi diversi, nessuno fu in grado di capirlo.
Il rumore di una fucilata lo distolse dalla riflessione.
"Noi andiamo. È giunta la nostra ora, il viaggio sulla terra è finito. Ritorneremo al nostro pianeta e moriremo là"
"Non andate!" Gridò "Perché avete cambiato idea?"
"Abbiamo capito. Questa sera è terminato il viaggio. Conserva il nostro ricordo e opera secondo i tuoi principi morali. Custodisci il nostro segreto e ti salverai!"
Un'altra fucilata echeggiò nella vallata sottostante mentre il sole calava e il tramonto rossastro li circondava. Passò una capinera e un passero cadde poco lontano, stecchito, mentre la sagoma di un airone si stagliava netta davanti al sole.
"Dove siete? Da che parte? Vi voglio vedere! Portatemi con voi! Non lasciatemi morire in questo sporco pianeta... Santa! Genio! "Gridò con quanta voce aveva: "Replichiamoci!"
Un terzo sparo consolidò la sua disperazione. S'alzò appoggiandosi al parapetto. Osservò la vita tecnologica e l'orizzonte che stava fagocitando il sole.
Eppure di lassù tutto sembrava bello. Il nostro pianeta appariva meraviglioso nonostante che i tralicci dei ripetitori TV spezzassero il panorama delle creste marmoree, affascinanti anche se solcate dagli sconvolgimenti dei cavatori.
Le luci della Versilia spiccavano in crescendo, nello smorzarsi del giorno morente, nell'attimo crepuscolare da fotografare con gli occhi della mente. I fanali lontani ma percettibili delle automobili si muovevano come fantasmi, rincorrendosi freneticamente per battere l'orologio, mentre, il treno, riconoscibile nella pianura, riprendeva lemme lemme il suo percorso...
Le orme erano là, per provare le misteriose presenze. Tornò alla panchina e si sedette. Guardò ancora l'orizzonte.
"È stato tutto vero? Perché mi hanno lasciato?" Si chiese.
Echeggiò un altro sparo. Forse non era stato un sogno, ma capì il messaggio.
Quando raccontò quell'incontro fu preso per uno 'strano'.
 
Reazione a catena
 
 
Angelo era ormai sulla bocca di tutti. Man mano che i mesi passavano da quest'incontro, s'andavano inventando storie su di lui, vere o false che fossero non importava, ognuno voleva dire la sua:
"Genio", così ormai lo chiamavano. Divenne la guida spirituale della "buona coscienza" nella città e si sparse in tutta la regione questa fama. Forse ognuno credeva di migliorare se stesso, attribuendosi di lui tutto ciò che di buono scaturiva dalla memoria nel menzionarlo.
Probabilmente fu uno sfogo collettivo, una nevrosi generale, per placare le ansie, di cui spesso le masse patiscono.
Non era scomparso dunque, bensì viveva in tutti, ed era il simbolo del luogo: il saggio nostrano che dettava morale con i suoi ricordi.
Ma, quanto fosse stato saggio, non lo seppe mai nessuno: era un modo d'esprimersi comune: "...l'ha detto Genio..."; anche se è facile intuire che ognuno voleva essere lui il vero Genio.
Gli attribuivano tutto ed effettivamente caricava di moralità la gente che fiera di questo suo prodotto casereccio lo additava quasi come un profeta moderno. Anche a scuola se ne parlava.
"Ragazzi!" Esordì un giorno la professoressa di lettere di una prima media all'inizio dell'anno scolastico "conoscete la reazione a catena?"
"Quella atomica?" Chiese la solita studentessa bionda e formosa, e corteggiata da tutti, intromettendosi come sempre.
"No Stefania! Sei sempre la solita!"
"Quale?" Chiese Piero.
"Un uomo con un'idea ne incontra un altro. Si parlano scambiandola, quando si lasciano, hanno due idee ciascuno. Uno di loro, con due idee, ne incontra un terzo, quando si separano ne hanno tre ciascuno, e così via. Capite?"
"È una favoletta di Genio!" Intervenne Piero stizzito.
"Calma ragazzi" Interruppe l'insegnante "Ditemi... anzi fate un commento"
Un ragazzo in disparte prese la parola, somigliava stranamente ad Angelo. Era nuovo nella classe quell'anno, e disse:
"Secondo me è il significato di tutta l'umanità. È la morale di tutti i tempi. L'uomo e la sua cultura, il progresso, il presente e l'avvenire. Scienza, storia, vita, arte, speranze, tecnologia, l'oggi e il futuro"
Nel silenzio dell'aula la professoressa annuì. Nessuno di loro, prima, avrebbe immaginato tanto da quel ragazzo e si stupirono, pentendosi di averlo in precedenza scalzato.
"Non ho conosciuto questo Genio. Non ne ho sentito mai parlare"
Aggiunse quest'ultimo allievo "ma vorrei che m'informaste"
"Già... ma pochi lo conobbero. Uscirà un libro sulla sua vita, curato dal nostro preside che una volta l'incontrò, e ne sapremo tutti di più" Rispose la professoressa.
Quel giorno, finita la lezione, andarono via più contenti e sereni, sentendosi gonfi d'emozione e sapienza.
Tutti ne parlarono e quell'argomento fu dibattuto anche nelle famiglie.
Genio era presente più che mai. Anche i bimbi, che lui amava tanto, seppero di quella lezione.
La reazione a catena, dunque, aveva funzionato a macchia d'olio.
 
 

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Ins. 19-11-2006