Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Racconto di 
Giovanni Racalbuto

Solo un'ombra
 
Girava tutto il giorno lungo il margine di una bella vasca di cemento circolare con le maioliche di molti colori, posta al centro di un giardino pieno di fiori e arbusti sempreverdi. Faceva giri in senso orario e più raramente, quando aveva desiderio di cambiare, anche giri in senso antiorario. Era solo nella vasca e suo compito principale era quello di mangiare le larve di zanzare. Slam, slam... ogni boccata erano quattro o cinque larve che finivano nella sua bocca dove, con piacere, le sentiva muovere prima i inghiottirle con voluttà.Ogni tanto nell'acqua cadeva anche qualche mosca o qualche formica che gli variavano la dieta e lo distraevano in quella vita solitaria, ma tutto sommato non spiacevole.
Quando nella vasca misero un giovane pesce rosso stupendo nei suoi vari colori iridescenti, il pesce gatto non fece né ah, né bah . E dopo pochi convenevoli di circostanza per fare conoscenza: - Da quando sei qui?- Da dove vieni?-, ognuno già girava per conto suo nell'acqua. In senso orario o in senso antiorario, secondo il capriccio del momento.
Fu il pesce rosso a dire,molto saggiamente nonostante la sua giovane età:
-Collega non creiamo disarmonia nel giardino. Se ognuno va per conto suo diamo un senso di disordine, che mal si addice alla simmetria dei gerani, degli oleandri e della facciata del palazzo. E' meglio che d'ora in poi , procediamo appaiati.
Al pesce gatto la proposta parve ragionevole e rispose: -Andiamo appaiati e in senso orario. E poiché io ho l'abitudine di nuotare rasente al fondo, tu resterai in superficie e io sotto.
E così fecero.
Il pesce rosso guizzava facendo di tanto in tanto eleganti salti sopra la superficie dell'acqua limpida, di modo che certe volte spruzzava le signore che si sedevano sul bordo della vasca. Queste, continuando a chiacchierare non si arrabbiavano,ma anzi emettevano squillanti gridolini di sorpresa.
Il pesce gatto, dal momento che questi erano i patti, strisciava sul fondo badando di seguire l'immagine del pesce rosso che vedeva tremolante sopra di sé come una piccola nube iridescente.
Un giorno dei bambini che giocavano accanto alla vasca ebbero l'idea di sbriciolare nell'acqua un pezzo di biscotto. Rapido il pesce rosso si appropriò di tutte le briciole dicendo che queste gli appartenevano dal momento che lui era il padrone o quanto meno l'usufruttuario della superficie dell'acqua.
A questo punto il pesce gatto cominciò a pensare che il suo collega cominciava ad esagerare. Non solo lui era più anziano di età,ma anche da più tempo abitava nella vasca. Non avrebbe quindi sopportato altre angherie: il pesce rosso girasse come e dove voleva, lui avrebbe fatto lo stesso, e ognuno avrebbe mangiato quel che trovava sopra o sotto la superficie. Il giorno dopo glielo avrebbe detto chiaro e tondo,in modo gentile, ma fermo.
In effetti non disse nulla, ma in compenso continuò a pensare a quello che gli avrebbe detto decidendo anche di abbandonare il tono gentile per gridargli decisamente in faccia che era un prepotente .
Più il tempo passava più si allungava il discorso che immaginava di fargli su quella loro forzata convivenza nella vasca: - Sta a sentire, ragazzino, che tu sia rosso, brillante, iridescente non me ne importa niente. Abbiamo tutte e due gli stessi diritti e non mi importa più niente dell'armonia del giardino. Se ho accettato di girare in coppia l'ho fatto in un momento di debolezza e senza pensarci abbastanza. E' vero che io ho accettato di stare vicino al fondo della vasca, ma non si era parlato di cibo e come questo doveva essere ripartito. Anzi era sottinteso che ognuno avrebbe mangiato quello che trovava...
Questo era, in sintesi, quanto pensava il pesce gatto, ma a dirlo al pesce rosso non si decideva, mentre cresceva a dismisura il discorso nella sua mente, trovando sempre nuovi filoni di ragionamento, a volte profondi a volte fantasiosi, contro i continui soprusi che andava subendo.
Ma dalla bocca non usciva una sillaba.
Col tempo e con il ripetersi delle sopraffazioni, il discorso del pesce gatto- divenne, nella sua testa, anche violento: Schifoso figlio di puttana, io, se voglio, ti stritolo, ti schiaccio, ti frantumo... cretino, maleducato, profittatore,ignorante,!
Lo cose proseguivano però sempre allo stesso modo, e i bambini che si affacciavano sull'acqua sporgendosi sull'orlo della vasca erano portati a fare questa considerazione:- Guarda quei due pesci, quello rosso sembra che abbia sempre la sua ombra sotto di sé, anche se non c'è il sole.
E il pasce gatto, in effetti, strisciando così scuro nella vasca sembrava proprio un'ombra ondeggiante sul fondo.
Un giorno il pesce rosso ,senza tante perifrasi fece questo discorso: - Caro collega di vasca, come abbiamo ambedue constatato, le larve di zanzare, forse a causa degli insetticidi usati nel giardino, sono assai diminuite e non bastano a nutrire tutti e due. Io che in base al nostro libero accordo, nuoto in superficie, mi nutrirò di tutte le larve che potrò catturare, tu mangerai gli insetti che più pesanti cadono nell'acqua e scendono al tuo livello... Questo non per dire che ti considero di basso livello ,naturalmente,ma solo per indicare il fatto fisico della caduta dei corpi nei liquidi a seconda del proprio peso specifico.
La cosa naturalmente non piacque al pesce gatto che, dentro di sé inveì violentemente e a lungo contro l'arroganza del collega.
Ma ancora silenzio, anche quando gli fu chiaro che gli insetticidi che avevano decimato le zanzare avevano fatto lo stesso con gli altri insetti. Ogni tanto una mosca, ancor più raramente una formica... il pesce gatto cominciò a deperire a vista d'occhio. Solo il discorso che avrebbe dovuto fare al suo coinquilino aumentava dentro la sua testa: -Brutta carogna che non sei altro, te ne approfitti perché sei più piccolo, vuoi proprio che ti stritoli. Non hai che da dirlo e lo faccio, perché non sono abituato a scherzare, io!...
Intanto gli insetti mancavano e non era neppure il caso di pensare che il pesce rosso gli lasciasse qualche larva di zanzara. Ne mangiava a più non posso così che di giorno in giorno assumeva un colore brillante e dimensioni più grandi. Diveniva più bello ma la sua ombra sempre più miseranda.
Alla fine il pesce rosso, divenuto bellissimo,ebbe compassione della sua ombra divenuta l'ombra di se stessa e le consentì di nutrirsi, in mancanza di altro, dei suoi escrementi.
- Dal momento che sei sempre sotto di me - gli disse- non ti costa fatica, basta solo aspettare e il cibo scende da solo. Tutto sta nell'abituarsi al nuovo sapore.
Il pesce gatto che aveva mangiato l'ultimo insetto tre giorni prima provò, sempre imprecando e minacciando dentro di sé, a nutrirsi in questo modo.
Ma fu l'ultimo sopruso subito dal momento che in preda a una nausea terribile e a conati di vomito, si era infilato nell'angolo più nascosto della vasca, sotto alcune foglie imputridite, muschi e altro marciume, al quale entro breve termine, e senza più muoversi, si sarebbe mischiato per sempre.
Ma ancora aveva un pensiero che giganteggiava dentro di lui dandogli l'impressione di essere lui stesso un gigante: - ...adesso ti rovino, ti distruggo, ti uccido !

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