Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Giorgio Fioravanti

 
Dal saggio "Della superastuzia, megalomania, litigiosità spensieratezza delle genti italiche" 1992

Conclusioni
 
I tedeschi parlano bene della Grande Germania, i francesi parlano generalmente bene della douce France cher pays de mon enfance, i sudditi del regno Unito (che poi non è unito manco per niente perché le popolazioni di origine celtica contestano il predominio anglo-sassone e non hanno ancora digerito le batoste di Culloden, di Snowdon, del Boyne) sembrano contrari a rinunciare al loro splendido isolamento dal resto dell'Europa, soltanto gli italiani (ad eccezione dei governanti e dei dipendenti pubblici) dicono peste e corna del loro paese.
 
Però sotto sotto, se si gratta questa scorza di disfattismo, si scopre che gli italiani amano il loro paese e non lo cambierebbero con nessun altro al mondo.
 
E francamente non si può dare loro torto.
 
Procedendo da nord verso sud, la gioia di vivere, desolatamente ibernata nelle lande e nelle foreste del Grande Nord, come è descritto così efficacemente nei film di quel mattacchione di Ingmar Bergman, comincia a svegliarsi a Oslo e Copenaghen, cresce progressivamente dallo Schleswig - Holstein alla Baviera e in Italia diventa esplosiva come una girandola finale, per poi insabbiarsi senza speranza tra i mille problemi dell'Africa.
 
Chi non ha assaporato almeno una volta il brulicare festoso di Milano tra nebbia e odore stuzzicante di caldarroste, le pigre serate romane col ponentino ed il tramonto visto dal Pincio, i ghiacciai scintillanti e maestosi delle valli piemontesi, le guglie rosee e fiabesche delle Dolomiti che sbucano all'improvviso tra le nubi come le torri del Walhalla dimora degli dei, l'incanto e i merletti del gotico fiorito scivolando silenziosamente in gondola lungo i canali di Venezia, il trovarsi proiettati di colpo in una novella del Boccaccio per le strade di Firenze o di Siena fra il fraseggiare beffardo e frizzante dei toscani che hanno eletto celia e burle a regola di vita (se parlate con un toscano che non vi sta prendendo in giro potete essere sicuri che si tratta di un immigrato), i posteggiatori napoletani con chitarra e mandolino che vi fanno sospirare romanticamente nel bel mezzo di una spaghettata alle vongole veraci, la suggestione del teatro greco di Taormina con lo sfondo dell'Etna innevato che sembra il Fujiyama o il Kilimangiaro, la fioritura dei mandorli nella Valle di Templi, il fascino da ultimo paradiso delle spiagge scure delle isole Eolie con fumate gialle, acre odore di zolfo e pennacchi vulcanici che si innalzano verso il cielo, ma che bisogno c'è di andare fino in Polinesia, il verde sfavillante del mare della Costa Smeralda fra sceicchi del petrolio e capi spirituali carismatici con la bacchetta di re Mida, e mille altre cose ancora, chi non ha assaporato queste cose dicevo, e qui prendo fiato, non può dire di essersi veramente goduto la vita.
 
Quando il mio amico Mario Rossi deve trascorrere qualche settimana all'estero per motivi di lavoro, all'inizio è sempre entusiasta di tutto: l'efficienza dei servizi, l'educazione della gente, la cortesia dei dipendenti pubblici, il cibo, le bevande e un mucchio di altre cose, e sospira "Eh qui altro che in Italia".
Ma già alla fine delle prima settimana gli viene "el magùn" come dicono a Milano; stufo di cielo grigio, pioggia, monotonia della cucina, parte disperatamente alla ricerca di qualche Mamma Rosa o Zia Teresa dove ritrovare gli spaghetti al dente, il vino in caraffa che non costi un occhio della testa, un posteggiatore con chitarra che attacca O sole mio oppure una cassetta in sottofondo con Pavarotti che canta Nessun dorma.
 
E quando finisce la trasferta tutto sommato il mio amico Mario Rossi è contento, nonostante il ritorno alle incazzature quotidiane.
 
Ma da qualche tempo un vento nuovo ha cominciato a soffiare impetuosamente sull'Italia dalle Alpi a Capo Passero.
 
Molti italiani si rendono conto che la superastuzia paga a breve termine ma in modo estremamente effimero, mentre impegno civile e sociale pagano a lungo termine in modo ben più duraturo.
 
Molti italiani hanno capito che i più grossi sbagli della storia patria sono opera di megalomani che si ritenevano infallibili.
 
Molti italiani si sono resi conto che litigando si perde il proprio tempo e la fiducia del prossimo.
 
Molti italiani si stanno dando da fare per porre rimedio ai disastri provocati da mezzo secolo di spensieratezza goliardica dei loro governanti.
 
Se questo vento di rinnovamento continuerà a soffiare, e non si vede proprio perché dovrebbe smettere, l'Italia potrebbe diventare il più bel paese del mondo.

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