LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Gianni Burroni
Ha pubblicato il libro
Gianni Burroni - Pensieri vacui di una stagione lunga un giorno


 
Collana Le schegge d'oro (i libri dei premi)
 
14x20,5 - pp. 38 - Euro 5,50
 
ISBN 978-88-6037-6862
 
 
 
 

In copertina:
fotografia di Gianni Burroni
 
Presentazione
Poesie

Presentazione
"L'imperfezione sarà sempre sua anima gemella..."
Ed il poeta osserva. Cerca di capire le emozioni della gente. Si erge su piedistalli di cristallo. Si pavoneggia.
La sua poesia sarebbe niente senza platea, ma allo stesso tempo nella sua intima e più recondita genesi risulterebbe priva di alcuna critica, priva di paura.
In un giorno però nasce, improvvisa, l'esigenza di rendersi viva.
Così è stato per me. Come una folgorazione, una stagione di "Pensieri sconnessi vacui e dissestati" del mio tormentato modo di vivere.
Una stagione di amori, delusioni, dolori e passioni, che mi ha trapassato senza che io me ne rendessi conto, privandomi di una cognizione temporale persistente.
Osservare.
Vivere e scrivere senza decidere.
Poi una lacrima...
 

 



Pensieri vacui di una stagione lunga un giorno
 
La lacrima
 
Mille Poesie.
 
Una sola lacrima che fluisce,
lieve lungo il viso
e ricolma di speranza,
di rabbia, di rancore,
di passione ed abbondanza.
Di ardore.
 
Avvolta nella nebbia ed invisibile,
si mimetizza
e scorre nella strada buia.
 
Una lacrima una sola
coraggiosa e paziente,
vanamente ricerca un Paradiso terrestre.
 
Non si accorge...
 
Si strazia e si appropria della vita,
con irruenza travolge emozioni e desideri.
 
E non si accorge...
 
Del cuore ribelle malato e passionario
che freme e gronda come in un sudario.
 
Non si accorge...
 
Degli occhi affascinati
dagli istinti della vita,
dell'odore del sentore
di speranza infinita.
 
Non si accorge del frastuono,
se ne frega del decoro.
Riverbera in lontananza,
come un tuono.
Luccica specchiandosi in un lampo,
come l'oro.
 
E non si accorge...
Non si accorge...
 
Ma tutto quello che cerca...
L'ha già trovato.
 
 
In un giorno una stagione intera.
E quest'insensata voglia di scrivere.
 
 

 
 
Il desiderio del poeta
 
Lussuoso il vezzo del poeta.
Delle parole fa uso innalzandosi alla gloria,
dà sfoggio di vanità e racconta la sua storia,
canti, gioie, frustrazioni e noie
nella solitudine il poeta gioisce e si commuove.
Pretenzioso il vanto del poeta.
Si atteggia a supremo pensatore dell'essenza,
nel narcisismo declama la sua fastosa presenza,
dei suoi pensieri crea una virtù,
alza gli occhi al cielo e scrive un verso in più.
Fantastica l'abilità del poeta.
Scrive poesie senza avere una meta,
non si pone obbiettivi e scorre sulla seta,
amante della vita e del piacere carnale,
si finge solitario eremita celestiale.
Contraddittorio il fascino del poeta.
Può sembrare presuntuoso, ozioso, scandaloso,
o amante delle feste e nel cuore fantasioso,
può sembrare solitario, scorbutico, irritante,
o più semplicemente il perfetto amante.
Le donne dolci ne adorano la sensibilità,
per quelle più acerbe non ha virilità.
Meravigliosa l'arte del poeta.
Il sogno scorre come il pennello sulla tela,
ogni rima ha un suo tono e crea l'atmosfera,
vaga la mente ed immagina la scena,
la perfezione è ambita come assurda chimera.
Improbo il desiderio del poeta.
Non potrà mai esistere la poesia più bella,
l'imperfezione sarà sempre sua anima gemella.

Il visionario
 
Cerca l'ispirazione nel fondo della bottiglia,
la follia esplode in un battito di ciglia,
il visionario sgrana gli occhi nel vento
e la sua lacrima ignora la preghiera del momento.
Soffia gelido l'impeto dentro la spirale,
il pensiero è ibernato da un morbo che l'assale,
la fantasia è una farfalla che non può volare,
il vortice di pazzia non si riesce a colorare,
la visione non appare, la ragione permane,
la ragione fa ammorbare, ha sembianze disumane.
Il casolare dimesso ed abbandonato
si trova nella collina lungo un prato sconfinato,
il visionario osserva dentro la bottiglia:
vede lacrime di donna in un battito di ciglia.
Danza forte fantasia e disegna tra i filari
chicchi d'uva, vino rosso e canti di giullari,
l'allegria ormai risiede dentro ad un bicchiere
la farfalla si sprigiona e gorgheggia tra le fiere.
La donna triste si abbandona dentro la bottiglia,
la lacrima svanisce in tutto questo parapiglia,
gli sbalzi della mente sono troppo umorali,
la bottiglia si sgretola con un battito d'ali.

Il poeta post-moderno
 
Il poeta post-moderno beve whisky e fuma narghilè.
Si abbatte alla ricerca dell'essenza più reale,
ambisce al vuoto come meta della riflessione universale.
Niente turba i suoi pensieri in assenza di gravità,
niente è più indecente della sobrietà.
Disprezza la vita ed i suoi moralismi,
odia gli esibizionismi,
detesta l'ipocrisia e l'indifferenza,
odia chi non si schiera ed invoca clemenza.
Aspira alla ribellione,
ma è la prima vittima di un sistema che disprezza l'amore.
Non esiste tempo per salvare la sensibilità,
in poche parole il poeta fa prosperare la beltà...
Poi fuma, beve ed ignora,
aspetta l'alba come sintomo di gioia
mentre in realtà decade sulla propria gloria.
Al risveglio un velo bianco gli riserverà la noia.
Il poeta post-moderno ha chiuso gli occhi ed ignora.

Il visionario dimesso
 
Pensa che sia tutto qua e non ha più voglia di sognare.
Il visionario ha imparato a guardare la realtà,
si sentiva bello ed affascinante nel suo incerto mondo
[surreale,
ora si sente indifeso e non sa cosa pensare.
Per un attimo riflette sulla saggezza,
sul divino, l'aulico e l'umana bellezza,
poi sconfina verso le problematiche sociali,
sui poveri, sui ricchi e sui politici maiali.
Pensa all'amore, pensa all'amicizia,
paragona sorridendo caos e pigrizia.
Il visionario dimesso non sa ancora ciò che vuole,
assapora la realtà e tutto quello che si muove,
critica l'effimero pur facendone parte,
compra vestiti fuori moda,
prova a comportarsi ad arte.
Strana la realtà nell'immensa sobrietà,
tutti sembrano sicuri di ciò che li aspetterà,
senza tanti problemi e senza fantasia
tutti lavorano aspettando che arrivi il messia.
Il visionario ormai dimesso osserva ed ignora,
ormai sta perdendo la via della gloria.
Le porte sono pronte per essere aperte,
le nostre percezioni potrebbero essere molto più vaste,
non si tratta di assumere strane sostanze,
si tratta solo di rifiutare la divisione in caste.
Di fronte a un foglio bianco siamo tutti uguali,
ai nostri pensieri dobbiam donare le ali.
Il visionario ha bisogno dei nostri desideri.

Il vero artista
 
Affabile l'animo dell'artista,
si destreggia tra gli altri per piacere a se stesso,
ogni tanto siede ed appare dimesso,
pensieroso invece crea il suo pensiero,
il suo quadro, la canzone, la poesia,
la scultura, la sua arte, la fantasia.
Il consenso diventa il suo più grande ossesso,
a lui piace piacere e deve farlo per forza,
talvolta si fa plagiare, talvolta sta male,
talvolta si esprime in modo celestiale.
Senti Dio dell'arte com'è splendida la voce,
suadente ci invita al banchetto del piacere,
sta succedendo il miracolo più grande,
stanno per essere abbattute le assurde chimere.
I sogni deliranti degli artisti più pazzi
si tramutano in mattoni per fastosi palazzi.
È una pioggia di colori,
l'artista dimora adesso tra i bagliori,
la morte gli ha donato vita infinita,
giusta ricompensa di una vita da eremita.
Da povero folle a Dio,
l'ipocrisia non farà mai parte del tuo IO.
Tu e solo tu sei il vero artista.

Il tempo
 
I colori colano partendo dalla cima del dipinto,
qualcuno sta piangendo: il tempo,
si è mosso e l'immagine sta sbiadendo.
Il cielo rosa arancio del tramonto
è solo un bellissimo ricordo,
nell'infinito mare sovrastante navigavano nuvole
a trasportare le menti in viaggi meravigliosi,
dolci amanti si lasciavano andare a gesti sensuali.
Adesso nella fragile notte
la luna è uno spicchio di limone, acido,
il cane abbandonato ulula versi al cielo
poi geme ed ansima
e riprende un incerto cammino.
Il vagabondo ubriaco sta delirando
ed elenca farfugliando nomi di famigliari ormai dispersi.
I colori si sono mischiati a terra come spruzzi di vernice,
il caos regna e sovrasta i sensi,
un vortice di facce prende forma.
La festa notturna è iniziata,
i colori nella discoteca
sono coriandoli che cascano dall'alto,
vivaci elettrizzano stimolando frenetici impulsi
che si rispecchiano in balli eclettici ed animaleschi.
La mente scorda.
L'alba è arrivata con la sua lieve luce
ed i colori sono sbiaditi,
sopraggiunge la stanchezza e la musica è finita.
Il dipinto ormai è bianco
e le lacrime cascate a terra si asciugano,
spazzate via da una nottata coloreranno un altro quadro.
Qualcuno ha pianto: è stato il tempo.

Con leggerezza
 
Verso la leggerezza,
l'ignoto presagio armonizza una sensazione sublime,
il corpo si esprime in movimenti eleganti,
un sorriso raggiante appare,
scompare,
seduce l'anima.
Il vento soffia nelle membra,
senza affanno il respiro sembra emozionarsi,
una sensazione piacevole sembra far perdere il fiato.
Ad occhi chiusi,
il velo magenta del vestito da sera
oscilla all'orizzonte sul tramonto,
la splendida donna ha camminato portando via il giorno,
graziosamente ci ha affascinato...
E noi veneriamo e stiamo a guardare.
Leggerezza,
perpetua col suo moto soave,
come la foglia cade dall'albero,
con movimenti oscillatori trasportata dal vento,
come il respiro profondo della sera,
dell'emozione infantile del tramonto.
Sontuose divengono le immagini,
trasognato l'esploratore
dimora disteso su campi di fieno,
le nuvole sono magiche,
disegnano alberi gustosi,
e i frutti prelibati della poesia
si possono cogliere in sottili giochi di trasparenze.
Con leggerezza la nuvola spira,
poi si ricompone e disegna l'alcova.
Muore la ragione in un solo istante,
quieto il pensiero fluisce al cervello,
come un massaggio,
lieta sensazione di serenità.
Lontano dagli agognati scompigli della vita.
Riflessione,
assenza della voglia di deflagrazione,
con leggerezza l'occhio brama ed ammira la bellezza...
E tutto entusiasma come la prima scoperta,
la più nuova scoperta...
Con leggerezza.

I veri angeli
 
Esperienze furiose in un regno sovrastante
che tutti ritengono inesistente.
I demoni luccicanti emanano il loro bagliore rosso,
si contorcono e si mischiano in strani intrecci
che distorcono colori fantastici.
Soffrono intrappolati nella loro cattiveria
e si mordono le teste,
con le mani si afferrano gli organi vitali,
se li straziano e piangono e provano dolore,
muoiono e si rigenerano più cattivi e più forti,
combattono senza pietà e si scherniscono a vicenda.
Contenti nel dolore
palpitano i loro cuori straziati
privi di pudore,
senza vergogna si mostrano
di fronte ad un pubblico di angeli
corrotto e ben ammaestrato.
Scene nauseabonde
di battaglie, di esseri dannati
appagano questi meravigliosi angeli
che privi del peccato si sentono inconclusi.
Angeli ipocriti che aprono ali incantevoli
e si alzano nel loro volo verso il cielo
mostrandosi belli per quello che non sono.
La falsità collega il loro mondo
con quello dello straziato diavolo moribondo.
Comuni esseri mortali impotenti inorridiscono
e disprezzano questa assurda novella,
tra i filari d'uva corrono e sbraitano
quando arriva il periodo della vendemmia,
imprecando e ridendo raccolgono i grappoli
dai quali nasce il buon vino
ignari del fantasioso regno divino.
Ogni tanto si ubriacano bevendo
e rimangono nell'inedia a riposare
o si mettono contenti a festeggiare.
Stanno bene all'aria aperta ed hanno raggiunto la pace,
sono i veri angeli di questo mondo rapace.

Festa del paese
 
C'è da bere, da cantare e da fumare,
c'è grande frastuono dentro le persiane,
le amiche si sollazzano lasciandosi amare,
il vedovo se ne frega e sta con le puttane.
La festa del paese non delude nessuno,
l'ubriaco con il fiasco urina contro il muro,
nell'angolo di piazza è pronto il raduno,
i bicchieri dei potenti sono colmi di cianuro.
Gli artisti di strada manifestano folclore,
gli spettatori bivaccano e li stanno a guardare,
il casottino dei dolci emana buon odore,
i bambini più ghiotti stanno sempre a mangiare.
Ognuno fa ciò che vuole sotto le persiane,
i casinisti sotto le porte stanno ad urlare,
gli amanti indispettiti si mettono a bofonchiare,
i ragazzetti arrapati guardan sotto le sottane.
Il via vai delle comparse rallegra la mia mente,
osservare il fermento fa passare lo sgomento,
la buriana di paese mi risulta divertente,
parlo, bevo e sono allegro, ben lontano dal tormento.
Giudice di vita tu sei ipocrita e fetente,
se ci guardi un po' schifito puoi marcire col potente,
nella gabbia del paese mangerai con i maiali
e umiliazione ancor più grande avrai nudi i genitali.
Come noi, peggio di noi come mamma ti ha creato,
di vergogna morirai senza soldi e senza letto,
dormirai con quelle bestie che tanto hai maledetto,
capirai la sfortuna del barbone malandato.
Fremono impazienti gli abitanti del paese,
aspettano decisioni senza molte pretese,
un po' di soldi tanto amore ed un boccale di vino,
campare con ironia sbeffeggiando il divino.
La festa del paese è solo un vecchio pretesto,
una serata in allegria e sembra tutto meno mesto,
il domani porterà a un improbabile risveglio,
distesi nel prato staranno tutti mentre veglio.
Proteggo i vostri pensieri vaneggianti sognatori,
voglio starmene lontano dalla stanza degli orrori,
senza assurde preghiere assaporo buoni odori,
sono i vostri profumi in attesa dei bagliori.
Tutto sembra melodia e canta,
alla festa del paese c'è la mano santa.

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