LA PIÚ GRANDE ANTOLOGIA VIRTUALE DELLA POESIA ITALIANA Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

Poesie di  Gaetano Caricato

Jenne   Gli ultimi riverberi del Sole indorano il fondo della valle. Nel silenzio profondo che l'avvolge le dolci note dell'Ave Maria rasserenano il cuore. Si accendono le luci nelle strade i cipressi sulla rocca oscillano docilmente carezzati da un tenue vento; l'Altuino, il Monte della croce, il Francolano ammantati di ornelli, carpini e lecci paiono giganti addormentati. D'improvviso un rombo lontano e una lunga scia nel limpido cielo m'accendono nella memoria i drammi dell'Oriente non lontano: Uccisioni selvagge senza fine kamikaze a seminar terrore non campi da arare ma officine per ordigni d'immane distruzione. Che occorre, più che il pianto delle madri a spegnere la sete che corrode e acceca i responsabili di tanti orrori? Vorrei poter prorompere dal cuore     La massa già scura dell'Altuino Si staglia nel cielo limpido Soffuso d'un lieve rosato a ponente; Il borgo che domina la valle Cosparso di luci Pare una nave pronta per salpare. Il mormorio lontano dell'Aniene Vela il silenzio profondo che v'è intorno E qualche poiana alando Beve ampi sorsi di tanta pace. Vorrei poter prorompere dal cuore Un canto di gioia al Creatore Che rende sì leggero il mio fardello E sempre m'infonde coraggio. Ma forse soltanto quell'uccello Può godere pienamente questa pace.     E con ansia struggente   Come ogni altra creatura lascerò il corpo che m'ingombra ma che pure tante gioie m'ha donato alla Terra che l'alimenta mentre il Sole che illumina e tutto trasforma offre al mio sguardo bellezze immense e cosmiche tragedie che mi stupiscono o mi fanno tremare. La primavera rida splendore ai fiori rinverdisce ligustri, ippocastani platani e faggi rinnova l'erba tenera nei prati ma tenui speranze affiorano nella mente mia. E con ansia struggente chiedo al Creatore che pure in modi arcani fa evolvere tutto il Creato quale funzione avrà l'anima mia.     Citara   Tra punta Imperatore e le pietre rosse il mare turchino si estende con rare increspature spumeggianti che si allontanano lentamente. Una bianca vela è quasi in sosta presso la battigia. Mollemente adagiato sulla sabbia fine la brezza mi reca di lontano un tenue profumo di salsedine che invita ad un tenero abbandono. Rivedo i bianchi muri delle case che splendono di buganvillee le palme, gli olivi e la tepida piscina il rosmarino che accoglie ipnotiche cicale la bianca chiesa del Soccorso che alta si protende sulla costa di Forio a ricordare le lotte degli isolani contro il mare avaro e selvaggio. La brezza che m'accarezza dolcemente sembra mi sussurri misteriose parole affioranti dal profondo mare: l'abbagliante brillio mi confonde.

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