LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
Francesco Sinibaldi
Ha pubblicato il libro

 

Francesco Sinibaldi - Let it be

 

 

 

 

 

 

Collana I gigli (poesia) 14x20,5 - pp. 80 - Euro 8,00 - ISBN 88-8356-723-4

Introduzione
Prefazione
Poesie
  


Introduzione
Francesco Sinibaldi è poeta di consumata esperienza letteraria e vanta ormai pubblicazioni di varie raccolte poetiche. In questa nuova silloge si ritrovano eterni rimandi e costanti ritorni dei quali è disseminata la sua poesia con il consueto vocabolario fatto di chiarori, bagliori, aurore, incanti perduti e dolcezze mormorate.
Voce estasiata o fanciullo zittito, dolore nascente al limitar d'un pianto o angelico tremulo canto: le candide visioni, le sfumate immagini, le rimembranze in natura silente son sempre rese con virtuosa maestria.
"Se non ci fossero i sogni e se il cuore piangesse a vedere di quei canti/ l'infinito chiarore, ogni cuor muterebbe il sorriso come soffio in paura,/... Se tu non ci fossi, l'amor, sì turchino e creato, di quel sol morirebbe".
Ecco il tocco argentino d'una mano poetica.
 

Massimiliano Del Duca


Prefazione
 
Applicando e disapplicando la "costruzione sul suono", procedendo di volta in volta alla prioritaria ricerca del suono e del senso, e facendo seguito a quanto già da me intrapreso ed analizzato, seppur in forma accennata,nei primi anni Novanta, introduco in questa nuova opera, "Let it be", la distinzione ed il parallelismo tra composizioni "costruite sul suono" o sul significato.
Applicando la "costruzione sul suono" ed inserendo, nella medesima composizione, differenti tipologie poetiche, ottengo una nuova categoria di composizioni che identifico come "disarmoniche".
In "A day in the life" ho in tal senso unificato tre diverse tipologie, "dantesca/descrittiva", "costruita/ descrittiva" e "semplice/sentita".
La composizione è quindi una "disarmonica tripla in tre fasi", costruita sul suono.
Disapplicando la "costruzione sul suono" e nell'intento di raggiungere, scrivendo in pochi minuti (così come per le poesie "leopardiane dirette"), i medesimi effetti ottenuti con le composizioni "leopardiane meditate" (come nel "Il canto della festa"), introduco altra nuova tipologia di poesie che identifico con il nome di "leopardiane dirette in forma meditata".
Tali composizioni sono totalmente costruite sul significato, con utilizzo di termini "duri" e con particolare attenzione attribuita alla punteggiatura, al fine di giungere a diminuzione della velocità.
Giungo,in tal modo,all'elaborazione di tre tipologie di composizioni nell'ambito delle poesie che identifico come "leopardiane".
"Nadia", composta nell'inverno del 2004, rientra nella categoria delle composizioni "leopardiane dirette in forma meditata".
"Beware of darkness", scritta pochi giorni prima del Natale 2003, è una poesia "leopardiana diretta", così come "Play the game" ed "Immagine" presentate in precedenti opere.
Tra le composizioni proposte compare l'idillio "Stella", recentemente scritta e dedicata a Stella McCartney.
 

Francesco Sinibaldi


Let it be
 

Vecchio uomo del fiume
 
Bagliori inquieti di un'aurea e sperduta monotonia al termine di ogni calmo e meditato riposo, colmo d'invidia fluente e di insperata rinascita, ed il luccichio regolare e tracotante delle lucciole inermi, rinverdite oramai di pallida brina.
Quel vecchio paesano, colmato d'orgoglio per la nuova intenzione che ora lo aveva riportato per sempre alla dolce e riposante atmosfera della semplice solitudine, poggiava le gambe inerte accanto a quei massi, bagnati d'accordo dallo scorrere quieto di quel gelido fiume, e la barba grigia e colorata più in su di un argenteo e caloroso perdono lo ringiovaniva ancor più trasportandolo senza pietà tra i meandri sperduti dei ricordi giovanili, quando nei prati si respirava solo il sapore della rivincita e più tardi, accanto a sguardi stupiti d'insperata e materna grazia, si meditavano piu' fredde le mosse azzeccate di una futura illusione.
Lo sguardo abbassato, gli occhietti nervosi, si rendeva oramai a se stesso, confessando a quell'animo colpito per sempre dalle frecce appuntite con l'astio giocando, i peccati incolpati ma non commessi con il senso dei più, e le verdi catene giganti, gli alberi secolari, le valli nascoste da altre più chiare baciate d'incanto da una fervida chiazza di nuvolosa e tempestosa mestizia, s'incrociavano ora con la triste rassegnazione dell'attesa vigilia, nel magmatico insieme di infelici e perduti sogni, amici di sempre da anni perduti. Tanti ricordi stampati sul liquido inquieto di quel luogo silenzioso, lassù, in mezzo alle montagne, con l'unica compagnia di un tiepido ed incerto torpore,portatore da sempre di un'ingrata chimera. Una pipa paterna, uno stracciato e ricurvo cappello, si voltava cadenzato a ritrovare un sorriso e lontano, tra le piane sfiorite di una seducente collina, musa ispiratrice dalla chioma fluente richiamata con la zampogna fantastica di una melodica e vociante rima, un timido drappello di esili cerbiatti, a ritrovar fintanto le gocce vitali di una puerile ricerca, conclusasi tremante tra gli instabili salti di un faticoso cammino; il collo abbassato ed il volgere sfuggente ed inquieto delle timide orecchiette, fautrici così di un tranquillo risveglio, fissava con calma la corsa guizzante della lingua inumidita di felicità,ed i piccoli premi di quel paterno e candido animaletto sorseggiavano inerti la quiete velata di quel giorno di festa.
Carezze pulite su quel lisciato e sognato manto, e lo sguardo infelice, carico di nostalgica attesa per un momento tanto sperato, accompagnava maestoso il ritorno quieto di quel candido ed umano gruppetto, dietro il ricordo della magica collina.
Ed ora, più vecchio che mai, ammirava estasiato il rossore confuso di un tramonto insensato, e quel fascio di tinte dipinte così nella corrente dei pensieri traditi, sfondavano spietate le barriere inventate da un cuore infuocato.Col fuoco ingiallito dell'aprile volgare.
Nella sera dei ritorni sbiaditi cavalcava infuriato tra le buie ed ombrose domande del defunto destino, ed inerme, con le mani spelate dalla breve avventura di un affetto perduto, ammirava lontano i contorni lucenti della basilica paesana, ed i pensieri gentili delle umili borgate e delle voci estasiate zittivano d'un colpo alla vista remota di una guglia imbiancata con sfumati chiarori di uno sfondo inventato da quel vecchio malandato.
Vecchio uomo del fiume...
 

 
A day in the life
 
Co fronde inquiete 'n passar de ribaldi mattini, rinasce l'autunno.
Odo 'l cuor mio silente gioir pe l'ariette ricolme de candida speme, e 'l suon di que manto che freme d'eterno sì duolsi ne lume.
Prope fuggita ov'io fossi intelletto e quinci nel mar sì novello al dispregio, ch'entra al tintinno al par dell'aurora gaudente posata al timido marmo d'affanno dipinto, in dir d'etate stanco al fuggitivo.
Ed al fin di codesta poesia, l'auretta mia dolce m'invita a fiatar di una mesta armonia, e Paul nel mio cuore, e il soffio del vento che fugge nel chiaro, e un canto infinito a mirar nostalgia.
 

 
Shameless
 
Al tramontar del sole, onde sovente il passerotto fulge decantando l'infinito, e mi sovvien nel suono al fiorir del giunco, e ricanta il mio chiaror nel cuore, odo cantiche finire, e rimbombi ritornare.
Noto il palpitar de l'invernale pianto, allor che l'occhio fugge al al passar d'un cantileno, e la gallina, rinata a mirar nel novello mattino, di rosa in rosa balza nel morir d'un pio pensiero.
Fa festa la stagione, lieve ritorno del mio cuor pensieroso, e nel tocco argentino d'una mano sfiorita, odo mesto, e silente, del suo canto nel lume.
 

 
L'amor nel cuore
 
Candido vello di pace, che gioisci quando sorge il mattino, ascolta questa mia rima beata, che canta a lei, amore d'un tempo.
Vociava sereno tra il lume di un prato e i biancastri rimandi di un ridente sorriso, e là, nel tramonto che odo aprirsi tra mille siepi, un fringuello saliva tra rossori e rimandi infuocati d'orgoglio. Veloce cantava quel vallo, e il fiume donava al ruscellin d'autunno vago il ricordo di una sua melodia, e di un canto, ora morto e passato. Racconta al sole il fiatar di un castano e così, tra fronde vetuste e ritorni beati, una luce vedrai, taciturna e incantata.
 

 
M'appar
 
Scendeva nel vallo d'aurora invaghito il soffio più dolce
d'un giorno beato, col tristo fiorello a cantar pe sereni e
rusci e laghetti più soavi de cinci.
Ed ella sanz'opre ma al treccio apparìa, che il fasto ridonda pe cesti e tramonti, e d'odi e d'ariette tintinna nell'aria le belle pasture.
 

 
Il porto delle novelle storie
 
Sussurrando le melodie di una cantilena aggrappata alle paglie cadenti da un'intontita inferriata, un fiumiciattolo dall'aria spossata e vinta serpeggia tra i chiari di un'infantile paura, e dalla lucentezza dei cristallini brilli presenti in esso nasce l'immagine dell'incantata Genova.
 
Il soffio lussureggiante e ripieno di magiche atmosfere presente nei bagliori amabili della riviera di Levante tocca, con allusioni a un'antica vanità, il marmo cingente le facciate delle chiese romaniche, disegnate con dolcezza e nel rispetto dell'ingegno altruistico ed operoso, e l'arietta brillante ed al contempo leggera proveniente dalla calma delle onde nascenti tra le immensità della vista fuggitiva invita l'animo di un gruppo di vecchiette dal nobile passo ed appostate tra le ombre di una panchina legnosa ad acquietarsi ammirando la quiete che dimora ovunque, dalla cima di un cipresso alla base di una quercia millenaria. Uccellini vispi ed intontiti dal vociar del rinato mattino dimorano tra le sporgenze della Cattedrale di S. Lorenzo, illuminata coi barlumi cingenti d'ardori le vette dello sconfinato albeggiar, e la luce presente tra le maree di intarsiature del Palazzo Doria si confonde colla tinta giallognola che ricopre il viso della Chiesa di S. Stefano, luogo dallo sguardo austero ed emanante aloni di leggiadria mista ad amore per i ricordi perduti; la Galleria del Palazzo Bianco dona agli occhi delle fanciulle allibite ad ammirar tale mirabile chimera dei sensi i profumi della leggiadria, presente anche tra le voci del porto, culla dei pescatori e degli umili in cerca d'avventure.
Poco lontano dalla città, tra paesaggi pittoreschi e profili d'inusitata bellezza, sbocciano le castità della divina Santa Margherita, ed attorno a lei, situate nel cuore dell'incanto, risplende la meraviglia di Camogli, di Portofino,e di Rapallo, luoghi ricchi d'atmosfere soffiate dal lampeggiar della nascente luna.
 
 

 
Symphony in blue
 
Allor quando un canto esulta,
odo provenir dai giunchi fuggitivi
l'odor del tramonto perpetuo,
e augelli appassiti al chiar
d'un vitreo pianto son soffi per me.
Tremante accenno d'esile passato,
ancor giovine apparìa, ridente,
il bruno terreno al passeggero,
ed ancor beato l'affanno
nella sciagura dipinge, in
tenerissimo piovo, il fiocco caduto
nel balcon dell'artigiano.
Appresso la piazzuola,
poggiando il crine nel sapor
del cantileno, s'ode il garzoncello
passar nel tristo d'innaturale loggia,
e l'opre apprestasi in precario canto
a limitare il roseo, del tramonto
sconsolato.
 

 
 
Il teatro degli studi
 
Il soffio gelido del venticello proveniente dalla punta di un casto mattino rimbomba nei fallaci attimi di una quiete apparente, ed il tocco dei primi fiocchi di primavera,uniti al penetrar dei raggi tra miscugli d'odori, disegna sulla sommità del monte il profilo inquieto della magica ed incantevole Napoli.
 
La leggiadrìa di un mazzo di concetti uniti nel nome della cultura dominatrice delle menti s'impegna a dosare la intensità dei colori giungenti dall'alto di una parete, simbolo degli studi universitari ospitati dalle cattedre raffinate degli intelletti attenti a non rifuggir nel vanto della conoscenza, ed una tela ingraziata dal riflesso nato nel cuore di un'armonia cinge i muri dell'Università ove ancor s'odono i battibecchi tra studenti e dotti professori. Poco lontano dal Duomo, rigoglioso nell'atmosfera creata dal passeggiare degli sguardi, si notano le maschere dell'antica cittadina nell'atto di recitare le illusioni tra le pareti purpuree e ricche di nostalgia del Teatro San Carlo, luogo ove a notte,nel silenzio voluto dalla quiete eterna, frotte di ragazzini si ritrovano ad ammirare i primi bagliori del nuovo giorno nascente tra gli ardori della fanciullezza; gli angioletti sorridenti della cupa e tenebrosa dimora posta tra i chiari del battistero San Giovanni in Fonte paiono gingillarsi nell'attesa che il suono timoroso del vescovo si confonda con le sinfonie di una banda domenicale, mentre lo sguardo dell'ammirevole Palazzo Reale s'incanta alla vista di una colomba svolazzante tra le immensità del cielo turchino.
E poco lontano, attorniata dai sospiri delle residenze imperiali romane e baciata dal soffio soffice proveniente dalla brezza marina si nota lo splendido sorriso di Capri, isoletta tanto amata dagli animi dimoranti tra i suoni d'un pensiero ridente.

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Ins. 23-06-2004