Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Racconto di

Ernesto Bertino


Organigrammi.



Mario, seduto dietro alla sua scrivania in un momento di solitudine e di relax nel corso della giornata di lavoro, pensava a come, negli ultimi decenni, la tecnica del lavoro del suo ufficio si era evoluta.
Il suo era un lavoro che, all'esterno, era generalmente definito come " amministrativo", per distinguerlo da quello "tecnico", legato al prodotto e alla sua produzione. Mario non si interessava di prodotto, ma di gestione del Personale, come si diceva all'inizio della sua carriera; di Personale e Organizzazione poi, e, oggi, di gestione delle Risorse Umane. Uno strano tipo di attività che suonava come " interessante" per un umanista mancato come Mario, ma che difficilmente era spiegabile fuori, agli amici, alla moglie…Gestire, mah !, cosa vuol dire? Elaborare politiche, regole? Mistificare le relazioni interne?...
Sicuramente da quando era stato impostato e realizzato " il sistema" all'interno della sua azienda, che unica lo adottava, essendo esso stato ideato completamente all'interno, il ruolo di potere esercitato dalla "Funzione", come tra addetti si usava ormai definire l'attività delle vecchie Direzioni del Personale, aveva compiuto un grandioso balzo in avanti nell'equilibrio dei poteri interni.
Era lontano ormai, nella sua organizzazione, il tempo in cui l'uomo del Personale veniva ricevuto in ore vespertine negli uffici delle Direzioni, per definire in gran segreto l'evoluzione del modo di lavorare nei vari uffici. Si compilavano allora i famosi moduli E 01, gli organigrammi, che i capi e gli uomini del Personale illustravano agli interessati mediante lunghi processi di comunicazione, gestendo di conseguenza sia le delusioni che gli eccessivi insuperbimenti.
Schiere di addette operative votate al segreto professionale, quali vergini vestali di un antico rito, elaboravano le varie bozze facendo finta di non vedere ciò che scrivevano sui PC. Buste riservate partivano dagli uffici centrali della "Funzione", sigillate con scotch a doppio giro e con timbri "esclusivamente riservato all'interessato", per gli uffici dell'Amministrazione. Qui si apportavano i necessari aggiornamenti su tutti i documenti ufficiali interni ed esterni; si inviavano le comunicazioni ufficiali agli interessati, con la comunicazione dei nuovi gradi, stipendi, benefits.
Ora tutto questo non esisteva più: "il sistema" consentiva di gestire in maniera, diciamo così, spedita tutte le fasi della gestione del personale ma era soprattutto apprezzato per il suo utilizzo in uno dei momenti più importanti della vita aziendale, vale a dire il licenziamento.La cancellazione di un nome dal modulo salvato nell'apposita directory contenuta nel programma inserito nel computer palmare dato in dotazione a Mario e a pochissimi altri alti dirigenti dell'azienda, dava inizio a un processo irreversibile. Il click su di un tasto trasmetteva un input al computer dell'Amministrazione che trasmetteva una comunicazione e-mail al PC di lavoro dell'interessato, illustrando in termini giuridici la motivazione del licenziamento, comunicando i conteggi delle eventuali spettanze e la data di versamento sul conto corrente nel quale solitamente era versatoogni mese lo stipendio. La comunicazione arrivava, in contemporanea, alla Sorveglianza. Ciò consentiva l'invio, in tempo reale, di un incaricato nell'ufficio del licenziato per sincerarsi che la persona lasciasse sulla scrivania tutto quanto avesse in uso di proprietà dell'azienda, comprese le chiavi dell'auto in dotazione. Tale ritualità costituiva l'unico tocco "umano" della procedura, che non prevedeva alcun altro colloquio con figure che motivassero l'azione dell'azienda. Così era stato risolto l'eterno problema di trovare chi accettasse di comunicare le notizie spiacevoli in modo esauriente e senza imbarazzo: per quanto riguardava, invece, le notizie positive non c'era bisogno di tecnologie.
Per consentire, infine, una gestione ottimale di questo tipo di procedure, era stata, a suo tempo, studiata appositamente l'organizzazione delle postazioni di lavoro. L'attività dell'azienda aveva consentito di pensare unicamente ad uffici individuali con una porta d'entrata principale che si affacciava sul corridoio interno; una seconda porta, le cui chiavi erano in mano alla sola Sorveglianza, si apriva direttamente sullo spiazzo del cortile al piano terra, sulla scala esterna antincendio nei piani superiori.
Un'accorta gestione, poi, degli orari di comunicazione, che privilegiava le tarde ore serali e la giornate prefestive, consentiva una certa " discrezione".
Mario aveva partecipato, anni prima, al gruppo di lavoro che aveva ideato e perfezionato " il sistema": si trattava di un gruppo di giovani informatici assunti per l'occasione e di elementi di spicco della Direzione del Personale e Organizzazione. Il lavoro era durato quasi due anni, la palazzina nella quale il team era ospitato era inizialmente stata presa in affitto in altra zona della città, senza insegne aziendali, con indicato al campanello del portone " studio medico".
Il test era stato la ristrutturazione di un società affiliata al Gruppo, con sede decentrata, il cui personale era stato licenziato senza colpo ferire. Mario ricordava anche la pantomima degli operatori del Team travestiti da operai di una società di manutenzione, che, a un certo punto, aveva dovuto girare in alcuni ambienti di lavoro per operare sui sistemi di collegamento elettronico.
In omaggio al detto " chi di spada ferisce…" tutti i componenti del gruppo di lavoro erano stati licenziati con la nuova procedura, tempo due mesi dalla conclusione del lavoro. Mario, invece, doveva la sua carriera a una sapiente gestione del " sistema".
Un esempio di questa gestione sapiente era stato il licenziamento di cui sopra. Appena terminata l'installazione definitiva del " sistema", Mario aveva convinto il responsabile della Direzione Sistemi ad inserire ognuno dei giovani ingegneri informatici del gruppo, in altrettanti servizi, motivando il fatto come necessità aziendale di un nucleo di promettenti risorse dotate di Know-how particolarmente interessante e, soprattutto, come di un'azione fortemente voluta dalla proprietà.
Alle persone, invece, era stata fatta balenare l'idea di appartenere ad un nucleo particolare, destinato ad essere usato per particolari esigenze o progetti, come era stato questa volta. Una specie di cellula dormiente, insomma, destinata ad essere risvegliata all'occorrenza. Condizione necessaria, però, era l'assoluta riservatezza; il non essere considerati come gruppo dagli altri e, da ciò, la necessità di inserimenti differenziati, con assoluto divieto di mantenere contatti tra loro se non autorizzati dalla Gestione del Personale.
La conoscenza di ciò che si poteva realizzare con il " sistema", faceva credere a quei giovani di possedere un'arma, diciamo così, di ricatto nei confronti dell'azienda e li rendeva fiduciosi in una gestione personale differenziata con prospettive di sviluppi interessanti all'interno dell'azienda.
Ottenuto lo scopo, Mario, nelle ore più impensate al di fuori di quelle di normale attività, si era intrufolato nei vari uffici, dei quali possedeva, lui solo, la completa mappatura e aveva aperto i cassetti delle scrivanie usando le doppie chiavi. A questo punto aveva inserito nel cassetto una fotocopia del documento che riportava gli schemi operativi finali del " sistema", artefatto in precedenza con l'apposizione in vari punti di ogni pagina di un timbro con la seguente dicitura
" Documento riservatissimo-assolutamente non riproducibile-vincolato al più assoluto segreto aziendale. Ogni copia deve essere intesa come non autorizzata". Ogni timbro era poi contrassegnato dalla sigla del direttore generale, abilmente contraffatta da Mario.
La mattina seguente il deposito del documento, non appena l'interessato aveva messo piede in ufficio si era presentato un sorvegliante, che aveva chiesto di fare un'ispezione " scoprendo" il documento: la segnalazione del Capo dei sorveglianti aveva fornito a Mario la possibilità di cancellare i nomi dagli organigrammi. Nel corso di pochissimi minuti, davanti allo sguardo assente del sorvegliante che non si era mosso di un passo dalla scrivania, l'interessato aveva letto sulla propria posta elettronica una comunicazione della Direzione che gli comunicava il licenziamento per gravi violazioni della deontologia aziendale, connesse alla diffusione di segreti inerenti le proprie mansioni. Immediatamente dopo era avvenuto l'accompagnamento alla porta.
Un altro filone di successo di Mario era stato il facile convincimento della proprietà, sempre sensibile al fascino della riduzione dei costi, della progressiva inutilità di gran parte degli organici del dipartimento di Gestione del Personale stesso: ora la vecchia struttura nella quale Mario aveva iniziato la sua carriera era ridotta a Mario stesso e due o tre altre unità collegati ad una rete di professionisti esterni che, dietro input dell'azienda, impostavano le comunicazioni da far arrivare ai dipendenti interessati e alle banche. Mario non si era inoltre lasciato sfuggire le opportunità che, come gestore riconosciuto del " sistema", gli si aprivano per sistemare anche alcune pendenze, diciamo così, private: ricordava ancora perfettamente, a distanza di anni, lo sguardo tra curioso e stupefatto di un collega, responsabile commerciale, che non avendo potuto soddisfare la sua richiesta di accogliere tra i propri collaboratori il figlio di Mario, era stato improvvisamente allontanato dall'azienda per gravi mancanze in materia di deontologia aziendale. La fuoriuscita era avvenuta come da norma, senza altra motivazione che quella riportata nell'e-mail e senza altro contatto umano se non quello del sorvegliante. I loro sguardi si erano incrociati un sabato mattina in una via centrale della città. Mario ricordava anche molto bene la segretaria del Direttore Amministrativo che aveva attirato le sue attenzioni senza essergli riconoscente: Mario aveva cancellato il suo nome dall'organigramma la sera stessa del rifiuto alle sue avances, tornando in ufficio. La poveretta aveva trovato il sorvegliante vicino alla scrivania, la mattina seguente.
Eh sì, l'aver partecipato a quel gruppo di lavoro aveva segnato una svolta nella vita aziendale di Mario: tutte le volte che l'attività dell'ufficio rallentava un po', gli piaceva soffermarsi su questi suoi autocompiacimenti. La sua posizione all'interno dell'azienda si era rafforzata negli anni; aveva saputo destreggiarsi molto bene con i vari direttori generali avvicendati dalla proprietà portandoli tutti dalla sua parte e seminando una giusta dose si diffidenza verso gli altri colleghi. Rimasto il più anziano componente del Comitato Direttivo, rappresentava di per sé un segno della continuità.
Oltretutto, mancavano ormai solo un paio di anni alla maturazione del pensionamento, porta, negli auguri di Mario, di un'ulteriore rosea epoca di consulenze in un ambiente perfettamente da lui plasmato.
Qualche nuvola soltanto si era affacciata di recente con il nuovo direttore generale giunto da sei mesi: nonostante il trascorrere del tempo le relazioni non riuscivano ad andare al di là del formale. Anzi, Mario passava sempre più le sue giornate in ufficio, non più " in direzione" a far da filtro tra la realtà dell'ambiente aziendale e la percezione del direttore generale. Ora, in direzione, si assisteva sempre di più alla processione dei colleghi. La cosa, però, non lo preoccupava più di tanto, convinto com'era che la sua conoscenza di tanti segreti aziendali maturata negli anni, rappresentasse un ancoraggio molto solido con la proprietà….Se poi il nuovo superiore gerarchico avesse voluto veramente operare un cambiamento al vertice della Gestione del Personale, Mario avrebbe collaborato con il nuovo venuto, secondo le migliori tradizioni della sua professionalità, sempre ammesso che si trattasse di persona inattaccabile dal punto di vista dell'osservanza della "deontologia aziendale…"
Uno scuotimento alla porta risvegliò Mario: entrarono nella sua stanza due sorveglianti che, con espressione tra il formale e il dispiaciuto, dissero: " Le chiavi, dottore !". Mario, come stordito per la sorpresa e ancora soprappensiero, allungò la mano destra facendo scivolare il mouse sulla propria scrivania in modo da annullare lo screen saver: apparve sul monitor del PC l'elenco dei messaggi in arrivo, uno dei quali inviato dalla direzione pochi istanti prima: " Egr. dottore….., siamo spiacenti di essere addivenuti alla decisione di interrompere il suo rapporto di lavoro a tempo indeterminato con decorrenza immediata, a causa di sue gravi violazioni della deontologia aziendale in materia di segreto appreso nel corso della sue mansioni, con conseguente impossibilità di mantenere il rapporto fiduciario.
Le sue competenze di uscita le saranno accreditate a partire dal…… presso l'agenzia n.dell'Istituto bancario da lei segnalato per l'accredito delle competenze mensili..
Cordiali saluti
La Direzione."
 
Mario aprì il primo cassetto in alto a destra della sua scrivania: si udì l'appena percettibile fruscio del movimento lungo le guide ben oliate. Lo sguardo scese all'interno del cassetto per ricercare il mazzo di chiavi, davanti all'atteggiamento a questo punto assolutamente impersonale dei sorveglianti: sotto di esse c'era la fotocopia di un verbale di riunione di alta direzione contrassegnato in vari punti di ogni pagina dal timbro: "Documento riservatissimo -assolutamentenon riproducibile-vincolato al più assoluto segreto aziendale. Ogni copia deve essere intesa come non autorizzata", siglato dal direttore generale.

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Ins. 01-05-2008