Autori contemporanei
affermati, emergenti ed esordienti
Opere di
Domenico De Ferraro

Vocazione all'arte investigativa
 
Mattino di sole tenero entra caldo gioioso in casa. Scrivo tra questi bianchi righi il selvaggio mio pensiero.
Vagherò in labirinti segreti m'intrufolerò dentro e con aria disincantata Canterò arie melodrammatiche.
A dire il vero vorrei fuggire da questa ipocrisia meridionale.
Figure stolte ladre di idee e melodie dimenticate.
Aspetterò come mio solito il risveglio di una coscienza lungimirante preparata ad ascoltare i figli della strada. Il paese dei balocchi e così lontano dall'altra parte della barricata.
Dovrò di nuovo imparare a dialogare con me stesso e con gli altri? Se vorrò sopravvivere. Porto a spasso queste mie idee. Rivoluzione e intellettualismo Sociale. Troppo pericoloso per passare in incognito sotto gli occhi del vigile. M'invita ad andare avanti. Il traffico sembra impazzito.
Automobilisti protestano ad alta voce. Non ne possiamo più. Basta con questa storia. Ribellarsi ai contenuti. Alle forme burocratiche.
Alla fila agli sportelli. Al potere dell'impiegato di destra di sinistra di centro destra di centro sinistra. La diritta via aveva smarrita.
Bruciamo le macchie. prendiamo la metropolitana. coltiviamo fiori piante di Maria. Non facciamoci fregare dal signor padre padrone il delitto è all'ordine del giorno. Presi due ladri cinesi. Arriva la polizia. Largo largo cosa succede. Sono stati loro agente. hanno tentato di rapinare questo povero passante.
Quando sarò grande diventerò un ottimo investigatore.
Intanto imparo. Passo le mie notti in lunghe ore di studio. Conosco le più celebri e famose indagini di detective privato un gioco comprendere la psicologia criminale di un individuo. Giorni e giorni d'accurato studio. Basta poco trovare la soluzione a un insolito caso. Ci vuole pazienza una lucida logica. Chiara conoscenza. Una gioia profonda riempie il cuore. Hai trovato finalmente il colpevole sei felice orgoglioso di te stesso. Sei sulla buona strada per divenire un ottimo detective. Compare la tua foto nelle pagine di cronaca nera. Valoroso investigatore in compagnia del suo fido cane sgomina intera banda di malviventi. La leggenda entra nella tua vita. Sei conosciuto. Al bar dello sport sei il terrore numero uno dei borseggiatori. Il commissario capo ogni tanto ti manda a chiamare. Vuole qualche consiglio da un giovane esperto. Dupin Marlowe Maigret l'ispettore Carvalho sono spiriti affini al tuo Giudizio investigativo. Una profonda soddisfazione morale sembra farsi largo nell'intima coscienza.
Ecco a voi il vincitore di questo quiz televisivo. Ho vinto sono ricco.
Emanuelaaaaa ho fatto tredici. La città è in festa. I matti escono vestiti da santi ignudi.
Il telegiornale delle ore venti trasmette la notizia.
Il capo dello stato è informato immediatamente della strana vincita. La curia si riunisce in riunione straordinaria. Suonano le campane. Il traffico impazzisce. Scendono dalle macchine. Un lungo corteo si snoda sino a piazza del popolo. La radio trasmette i connotati dell'individuo responsabile di tale insurrezione fermi non fatemi del male. Io ero un povero sfortunato orfanello. Fui allevato miseramente dal mio padre adottivo. Di professione guardia giurata. Un santo uomo che la mamma gli preparava il tegamino pieno di carne al ragù. Mezza pagnotta di pane casereccio. Una bottiglia di vino rosso emiliano.
Il poverino se lo mangiava nel botteghino del posto di guardia. Soddisfatto s'accendeva la TV e si fumava una cicca dopo l'altra.
Lui mi ha ispirato la missione investigativa. oggi vi narro la mia triste storia. Non so' cosa voi penserete infine di me. Ma sento di avere la coscienza pulita di aver fatto il mio dovere di cittadino e di futuro tutore della giustizia. Vi ringrazio per il vostro buon cuore. Per questi vent'anni di galera che mi date. Grazie per avervi difeso. Voi e le vostre famiglie. Per aver sorpreso l'amante di vostra moglie con le mani nel sacco. Per aver taciuto su i vostri traffici illeciti. Grazie per la vostra disonestà.
Grazie per tutto il male che mi avete fatto fin da piccolo.
Grazie per questa vita di burattino. Per le altre cento vite che io avrei voluto vivere, sì lo confesso sono il prodotto delle vostre ruberie, dei vostri intrighi.
Perché io sono il sogno rapito di un povero ladro.
Principio questo di una nuova indagine fantastica.
 

Il capo
 
Avrei voluto esserci anch'io a quella riunione con il capo.
Spiegare così finalmente le mie ragioni.
Forse quell'incontro sarebbe stato decisivo per la mia vita d'impiegato.
Ci sono sempre tante buone ragioni per cambiare vita.
Una di queste è il naso a proboscide del signor Bianchi. Seduto di fronte tutto il giorno davanti la mia scrivania. È un delirio.
Da ragazzo a scuola copiavo i compiti allungando il collo vertiginosamente. Leggevo e ricopiavo velocemente. Gli amici mi chiamavano giraffa.
La mia vita lo trascorsa imitando. Narrando la vita altrui.
Di mio c'era poco.
Grandi avvenimenti non ce ne sono mai stati. Un problema esistenziale. Ridicolo. Non direi. Basta provare. Imparare e copiare.
Saper essere l'altro. Il professore, il dottore, il fico, l'attore, il regista, il meccanico, eccetera eccetera. Importante è saper interpretare il soggetto. Recitare e vivere. Ho passato tanto tempo a osservare i difetti e le virtù degli altri. L'importante è partecipare. Essere primi o ultimi non ha importanza.
Essere di nuovo essere qualcos'altro.
Per quella riunione mi ero preparato bene.
Avevo inventato tutta una serie di gesti e colpi di occhi, di parole fatte.
Mi dissi questa è la volta buona. Arrivai sorridendo. Verso mezzogiorno il capo volle parlarmi. Ebbi, confesso, un leggero smarrimento, non ricordavo più la parte. Lessi e rilessi il copione che avevo in mente. Ma lui, il capo, fu più veloce, mi disse: LEI È LICENZIATO.
Tutto l'ufficio applaudì calorosamente. La gente per strada si fermò a sentire. A Montecitorio fermarono una importante riunione parlamentare.
Il presidente della repubblica s'affacciò dal balcone del Quirinale.
Il KGB chiede di sapere qualcosa, l'FBA risponde di non sapere di cosa sta succedendo lì in Italia.
Un boato e s'apre l'inferno, io mi sentii tanto, tanto solo.
Verso le quattro di un pomeriggio schiacciasolepicchiaduro uscii dall'edificio.
Lungo il corso principale affrettai il passo. Urtati distrattamente una signora che portava a spasso il suo cagnolino. Piango, chiedo scusa, lei si volta e con un sorriso dolce mi dice: Si figuri la perdono. Mi giro di scatto a guardarla. Era la morte. Terrorizzato lancio un urlo. Mi sveglio, sudaticcio.
La mia giornata è appena iniziata.
Vado in bagno, mi lavo i denti.
Quella faccia vederla allo specchio m'angoscia. In fretta scendo, prendo l'autobus. Era stracolmo. Arrivo al lavoro. SCIOPERO GENERALE.
Oggi non si lavora. Mi siedo davanti ai cancelli. Guardo dal basso la stanza del capo. Prendo la rivoltella, sparo Bang Bang.

Un terno al lotto
 
Che uomo sfortunato, poverello, deve avere pure un sacco di pidocchi. Così ogni giorno lo puoi vedere a chiedere la carità seduto per terra fuori qualche chiesa osteria teatro. Passanti frettolosi gli gettano piccole elemosine inteneriti dall'aspetto di quel povero uomo. Domenica suonano le campane a festa all'unisono sulla città dolente, entra in ogni casa un po' di gioia, giorno di pace dove sembrano tutti felici. Sotto la pioggia lui corre a nascondersi sotto i portici. Filippo cerca un riparo. In quel momento una macchina carica di monelli gli passa accanto.
Alla sua vista prendono a buttargli addosso mele marce e ridendo, facendo schiamazzi s'allontanano soddisfatti della loro misera azione.
Filippo a ginocchioni per terra, riparato dalle sole mani, si alza pian piano, simile a un animale bastonato si spolvera e s'avvia verso il dormitorio pubblico gestito dai monaci Francescani.
La pioggia è gelida e le pozzanghere dove egli posa il piede gli inzuppavano i pantaloni stracciati. Arriva morto dal freddo chiedendo al padre superiore qualcosa da mangiare prima di andare a dormire.
Gli fu dato un pezzo di pane e una minestra di brodo vegetale caldo. Quando stava per andare a coricarsi incontra il suo vecchio amico Adriano, un mezzo alcolista di un paese vicino Trento da vent'anni a Roma.
Anche lui vagabondo e accattone, Filippo ti cercavo da diversi giorni, quel biglietto al lotto te l'ho giocato, tieni, è un mio regalo di Natale però se vinci ricordati di me.
Non so come ringraziarti, ci speravo. L'estrazione di sabato l'attese con pazienza, così dopo aver aspettato per un'ora circa che un anziano signore lasciasse il giornale sopra la panchina legge l'estrazione desiderata, trentadue, ventisei e quarantasei, i suoi numeri giocati sulla ruota di Venezia. Fa' un salto di gioia, una piroetta, ubriaco di gioia corre per le strade della città. A sera tardi aspettò nel suo giaciglio del dormitorio pubblico il suo amico Adriano. Abbiamo vinto.
Non ci credo, fammi vedere.
Fanno salti di gioia, s'abbracciano e festeggiano la vincita, facendo mille progetti per l'avvenire.
Il freddo è intenso e la pioggia continua a scendere fitta e gelida. Le signore in abiti firmati entrano in teatro impettite, buttando qualche spicciolo o biglietto nel misero cappello unto di Filippo. Questa vincita al lotto in verità è un sogno fatto lì per terra da Filippo in quella sera fredda d'inverno.
L'acqua piovana era tanta, entrava nelle calze e gli bagnava i piedi, le ossa sono stanche di camminare per tornare a dormire di nuovo in quel dormitorio pubblico. Cosa regalargli, un sogno è un fuoco dove si riscalda l'animo e non ti fa piangere e non ti fa sentire solo perché è una speranza, una fiammella accesa che arde davanti a una immagine sacra. Un sogno e un domani migliore, un sorriso, un... terno al lotto.

Figli d'Annibale
 
Nella mia prima giovinezza, il mio giudizio sulla divinità veniva paragonato a un sogno d'amore, un àncora di salvezza universale.
L'individuale certezza di un luogo interiore, la futura realizzazione del proprio Io nel mondo.
Ebbi un momento di paura, di smarrimento quando questa piccola divina realtà cadde e si frantumò in mille pezzi.
Riflessi di una vita raminga, socialmente appannaggio di una classe borghese. Ebbero il significato di tramutarsi in una rivoluzione di forme e bisogni primordiali.
Cercai l'intima radice del mio male atavico.
Come nemico di me stesso denuncia il mio essere italico. E costruì nel silenzio la dura scorza dell'uomo qualunque.
Volevo camuffarmi da uomo libero.
La stella di Davide non più era cucita su i miei abiti. Quella stella dei padri macchiata di sangue.
Simbolo sogno e preghiera sofferta. Come un vanto, un canto d'amore, nascosto in un sogno annunciato in una notte di primavera.
Volevo ritornare a vivere nella terra dei padri perché avevo preso coscienza del mio essere perché avevo compreso dopo generazioni di sofferenza e umiliazioni da dove provenisse la mia etnia.
E il cielo sembrò squarciarsi e apparire Dio trionfante, circondato d'angeli e cherubini che mi sorridevano e m'invitavano a sedermi al loro tavolo colmo di manna e primizie, Eliconi, vini e maturi frutti del giardino dell'esperide.
Provavo soggezione, parlai con un cherubino come andassero effettivamente le cose lassù in cielo.
Mi guardò con due profondi occhi azzurri e smarrito rosso di vergogna, volò via suonando la sua arpa, una musica triste e malinconica.
Dai monti celesti scesero i guardiani del sonno e della veglia ultima, armati fino ai denti, su cavalli ferrati galoppando scesero fino a valle urlando e incitando i loro destrieri e i loro compagni alla battaglia finale.
Fuite se non vulite murire. Uhe cosa succede? Donna Giuseppina affacciatevi dal balcone vi debbo dare una buona notizia.
Non posso immacolata sono impegnata, sto cambiando il pannolino al bambino.
Civiltà la chiamano, domani vado a parlarci io con il vice sindaco, è già una settimana che questa puzza entra fin dentro casa, è una cosa terribile.
È un tubo fognario rotto, ve l'ho detto ragioniè.
Abbiamo spedito già una decina di richieste all'ufficio competente.
Dicono mancano gli operai, sono impegnati in altri servizi.
Quando finiranno verranno qui ad aggiustarlo.
Ho fatto un sogno, ho visto Annarella andare in giro sorridente come ai vecchi tempi.
Rideva e salutava tutti.
Oggi vive su una sedia a rotelle seduta fuori l'uscio della sua casa.
Forse aspetta di morire sul serio, quando mi guarda negli occhi mi sembra lontana vedo i suoi momenti felici, la sua tristezza e non so darmi ragione perché tutto ciò.
Ritornerò sul Pincio a guardare Roma dall'alto.
Ritornerò a casa a pregare, a sperare di ridere su queste piccole, infinite, miserie umane.

La neve và
 
Sulla strada del lungomare cittadino di mattina c'è sempre qualcuno di corsa ad allenarsi.
Il mare sciarabonda a riva spumeggiando e schizzando portando con se verso il porto ogni cosa. Perfino il cadavere d'un povero marinaio caduto dalla nave la notte prima dopo aver bevuto e ballato insieme ai suoi compagni di vascello. Finito in mare ubriaco. Tutto sommato è una bella giornata, l'aria fresca del mattino mette la voglia di sgranchirsi le gambe con una bella passeggiata. Scendere per strada nella luce del mattino dalla collina attraverso le viuzze e i mille scalini incastrati nella roccia fin giù verso il mare azzurro. Gabbiani s'alzano in volo con nel becco chiuso pezzetti di cuori. Da lontano scorgo la folla radunata davanti al molo. Per terra disteso il povero marinaio coperto da un misero lenzuolo.
Mentre un vigile dai grossi baffi disperatamente tenta d'allontanare la folla, la confusione sale ogni momento. Giungono sul posto i primi reporter, qualche TV locale. La notizia di bocca in bocca del ritrovamento dell'annegato fa il giro della città.
Le macchine in doppia fila si fermano numerose a guardare l'accaduto.
Nel giro di mezz'ora il traffico impazzisce bloccando così l'intera circolazione stradale. Una passante trascinando il suo cagnetto al guinzaglio corre a casa a riferire gli eventi, preannunciando lo sbarco dei soldati e l'imminente scoppio di una guerra. Il cielo è scuro, all'orizzonte si notano dei grossi nuvoloni.
Infilo il mio naso tra la gente, non riseco a vedere nulla. Il vigile dai grossi baffi m'allontana fischiando e gesticolando.
La situazione sembra cadermi dalle braccia quando girando gli occhi vedo un monello infilare la sua mano nella mia saccoccia.
Mi giro lesto e afferrandogli la mano gli grido: brutto furfantello molla l'osso, lui mi guarda coi suoi due grandi occhi azzurri, mi sorride e tirando la mano scappa via gridando ò mariuolo ò mariuolo. Il ladro alla fine sarei io, non ho il coraggio di rincorrerlo.
La pioggia incomincia a cadere lentamente poi a grossi goccioloni.
La folla si disperde rimangono gli irriducibili curiosi giocatori di terni al lotto.
Il telo che copre il corpo del povero marinaio è completamente bagnato lievemente sporco di sangue. Dopo due ore d'attesa la sirena d'una autombulanza della Misericordia s'avvicina. Due barellieri, uno alto, l'altro basso, lesti sotto la pioggia scendono dall'autombulanza. La pioggia è intensa, il vigile dai grossi baffi, risollevato dal caso concluso, s'allontana dialogando con un suo collega.
Il corpo viene caricato dentro l'autombulanza e a sirene spiegate condotto all'obitorio, scompare nel traffico cittadino.
A me non resta che continuare la mia passeggiata sotto la pioggia. Mi rifugio dentro una caffetteria, ordino un caffè, m'accendo una sigaretta. La città è bagnata fradicia. Al largo, in mezzo al mare, una grossa nave si muove lentamente sbuffando nuvole di vapore accompagnata da uno stormo di gabbiani va, sull'onde libere va.

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Agg. 15-10-2003