LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti

 

Alfonso Di Benedetto
 
A Marinella
 
Figlia, tu lasci l'alveare
di nutrito affetto
per altri lidi,
poiché in te improvviso
esplose l'amore
ed è giusto che sia:
il fiume per ricomporsi,
deve dividersi
in tanti rivoli
 
Ma non annullare mai
la tua vera autenticità.,
profusa d'amore
e di serenità.
Attingi l'equilibrio
dalla materna fonte
nei momenti incerti
o di smarrimento,
riverberati
nelle tue salde radici.
 
Ricordati
dei volti della medaglia:
il progresso, l'emancipazione
se eccessivi,
controproducono e disgregano
patria e famiglia.
Sii sempre te stessa,
fedele amica, dolce e cara.
 
 
 
 
Ai coniugi Bertocchi
(per le loro nozze d'oro)
 
Nuvole bianche o grigie
battono in tempo
in una girandola di stagnola.
Così transitano le lune,
ma le griselle reggono
senza estinguere i falò.
 
Carissimi
Maria Carla e Amelio Bertocchi,
è già una grande vittoria
ricucire gli strappi
di mezzo secolo
e resistere alla clessidra.
 
Le onde che erompono
nella battigia,
non vi hanno nemmeno scalfito.
 
 
 
Una lapide sul cuore
 
All'avanzare del cadenzato
piede nemico,
crollarono le vite e le mura.
Attoniti dall'orrore,
un urlo soffocato di dolore
proruppe più forte del tuono.
Si strinsero i fratelli intorno,
con l'animo in fermento, di fuoco...
digrignando i denti.
E l'occhio, dapprima luccicante,
adesso torvo
allo scoppiettare del sidecar.
 
Soggiacere al vile massacro
inermi?
Insorse l'italico sangue di Boves!
Giorni neri d'ansia precoce
che batte negli agguati, rappresaglie
e scontri: ancora mieté
la falce maledetta senza posa,
un segno, una croce.
Ridotto a brandelli,
lo straniero estromesso,
al grido esultante.
 
Tributo di alberi e arbusti
nell'ora offusca, crudele
di giorni vuoti di Cristo
Rodaggio di prodi convinti
nel loro credo di libertà.
Lo sconto inestimato, atroce
dei superstiti
nel pianto inappagato
che non perdona.
 
Sul cuore da tempo una lapide,
coi cari nomi incisi:
presenti nelle vene oggi,
sacrario riflesso domani.
Riconoscenti dell'olocausto,
si reclini ai fautori, o fratelli,
rinascita di un'Italia scheggiata.
 
 
 
 
Godiamoci questo S. Natale
 
Godiamoci questo S. Natale,
senza farci altro male,
ricordandoci che siamo fratelli
non energumeni ribelli,
con l'odio che lievita nel cuore,
che non ci fa connettere, ragionare
e ci fa sentire rabbiosi come cani,
pronti a romperci le corna,
a menar le mani.
 
Perché tanto terrore fra la gente:
bombe, morti, per niente?
Che è tutto 'st'odio? 'sta violenza?'
Non c'è un minimo di creanza
fra giovani e l'anziano.
Che vale stringerci la mano,
augurandoci: «Buon Natale!»
se nel cuore del mondo c'è tanto male?
 
Fratelli, siamo in una brutta svolta:
riprendiamo la via di una volta
del perdono e dell'amore...
e della pace nel cuore.
 
 
 
 
I Pilati
 
Destra e sinistra, sinistra e destra,
perché guastar la festa?
Mangiamo la minestra
e non se ne parli più!
 
Che vale lottare
senza guadagnare...
rimetterci la pelle,
la pelle e le palle,
le palle del bigliardo,
la salsiccia e il lardo,
la pasta col ragù
il fesso sei sempre tu.
Ché corri a dritta e a manca
e mai hai l'aria stanca,
illuso come sei
dalle promesse di costei...
 
Sedotto con inganno,
ormai sei fuori di senno:
compi gesti eclatanti
dietro la spinta dei potenti,
che si lavan le mani come Pilato
dei poveretti stesi sul selciato.
 
Ma come farti capire
che è sempre Pantalone a pagare?
 
Dai, dunque, retta a nonno Poldo,
segui la sua linea...
poiché in questo mondo balordo,
gira e rigira,
siamo sempre al capolinea.
 
 
 
 
Invidia
(Una risposta)
 
Esiguo vermiciattolo che rode
e fermenta veleni.
 
Acqua cheta a distesa d'oasi
tra gorgheggi e spazi tersi.
Pungiglione d'ape che ronza,
la rimuove, l'agita tumultuosamente.
Come ragno tesse la sua trama,
elaborandola a perfezione.
 
Dal fondo affiori. Ti sento venire su
gorgogliante, minuscola invidia.
Irrimediabilmente tento d'opporti
un antidoto per soffocarti...
Mi sfuggi e prorompi!
 
Dunque, l'uomo, incrollabile
baluardo che fa e disfa a iosa,
è tuo schiavo?
 
 
Per i miei cari scomparsi
Mia sorella Teresa e suocera
(Un'altra risposta)
 
Ogni persona cara che ci lascia
incide solchi profondi al cuore,
che provocano
grandi depressioni e dispiaceri.
I dispiaceri
sono esigui rivoli
che, però, convengono
allo stesso fiume, lievitando
atroci dolori
nel baratro dell'anima, ma più forte
e più intensi
del pianto e della disperazione.
 
 
 
 
Urla nel sole
(Al mio Sud)
 
Urla nel sole di un popolo
dissanguato,
di un popolo assetato di giustizia
e d'uguaglianza.
Dai Greci ai Vespri, da Garibaldi
a tutt'oggi:
quante promesse, mai mantenute?
 
Gli anelli si stringono intorno,
in un susseguirsi di perché,
senza una risposta
e ognuno ritorna a tessere
la sua tela,
nell'illusione che un giorno
cambi.
 
Ma è necessario altro fraterno
sangue?
 
O cristi dell'incomprensione
O demoni
che vi opponete alla concordia,
all'amore!
O folletti
agitatori della mente e del cuore,
che seguitate a spandere
il seme maligno, astenetevi,
vi prego!
 
E tu, Nettuno, placa i marosi
e dona un po' di refrigerio
a coloro che da millenni
soggiacciono nell'ingiustizia
e nella disuguaglianza.
 
 
 
 
A Mario Gori
 
Hai chiuso il giorno
della verde collina tormentosa
e un astro fulge tra tanto squallore
e schiude menti
e cuori di carne, di terre, di catoi1
a una consapevole realtà
dell'oggi.
 
Di te, o fratello, io canto
l'umiltà vissuta nel tuo andare
senza meta...
ove profondevi fratellanza e amore
d'apostolico
figlio d'una terra bella e avara,
che non ti donò, in vita,
ciò che agognavi.
 
Ma sulla tua scia,
o bel Saraceno, domani andranno
gli animi eletti
a rinverdire l'antico fervore;
e il cielo
non sarà così alto da rubare
una stella
e un fiore rigoglioso adageranno
sul tuo generoso cuore.
 
1catoi: case basse a pianterreno
 
 
 
 
Venezia
 
L'ignavia degli uomini
ti lascia sprofondare
giorno dopo giorno,
o Serenissima!
mentre le insidie venali
deturpano
il tuo volto fiabesco.
 
Come mi attanagli il cuore!
 
Eri nel fiore. E l'alacrità
dei Dogi
t'agghindò di platino
di trine, d'oro zecchino.?
E tu,
con smagliante sorriso,
specchiavi le vette
e le fronde arabesche
nell'irido del mare.
 
Quel giramondo di Marco
celebrò la tua dottrina
in molti lidi esotici.
fama e fulgore
corsero sul labbro
straniero.
 
Balenarono le armi:
mari e terre
si vestirono di vermiglio
per riaverti.
Ma l'ingrato errore
si ripeté ancora:
nessuno ti domò e tu
lentamente cali nello specchio
opaco della laguna.
 
 
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