LA PIÚ GRANDE
ANTOLOGIA VIRTUALE
DELLA POESIA ITALIANA

Poeti contemporanei affermati, emergenti ed esordienti
  Poesie di Adriano Barghetti
Fino ad oggi
 
È stato tutto un inutile volo
verso qualcosa
che non era mio.
 
Ho ceduto al bisogno
 
forse l'avidità di dare vita
a un sogno
ma sono un uomo
ed ho diritto di sognare
 
oltre che di sbagliare
 
Scrivo per non morire
lo confesso
e non sono pentito di me stesso
come un Sant'Agostino
 
Vado avanti comunque
superbo forse
più di Farinata
Non amo il Dio che osserva
immobile
questa tragica sceneggiata
che è la vita
 
Amo chi si ribella
contro tutti e tutto
e vive il suo romanzo
bello o brutto che sia
 
Cerco l'anima mia
 
se sia dannata o eletta
lo ignoro
 
Forse non nata ancora.
 
 
Lasciandomi solo
 
Tutte le donne che ho amato
mi hanno donato una penna
 
non era un regalo qualunque
il "pensiero" più adatto
 
era il segno
che andava riscritto da capo
il mio destino
 
ora che lo so
mi sembra tardi
eppure va fatto lo stesso
 
dopo tutto la morte
è solo un passo
oltre il quale anche l'amore
diventa vero
 
 
Quanta gente
 
e quanta stupida guerra
con questa gente!
 
Poi la sera
nel silenzio in penombra
la rassegna di tutti
 
li rivedo
nel silenzio in penombra
la rassegna di tutti
 
li rivedo
come tanti bambini intestarditi
nelle pose del gioco
che è solo un bisogno d'amore
 
nel silenzio
l'evidenza del mondo sparisce
come finisce un film
 
calano tante ombre
ma dietro si fa strada
l'unica grande luce della sala.
 
 
Vedi ragazzo
 
se qualcuno ti dice
che il mondo
sarà sempre tale e quale,
che per quanto ti sforzi
di cambiarlo,
sarà fatto di santi e peccatori,
di poveri e signori,
di afflitti e di baciati dalla sorte,
sappi che questo
predica la morte.
 
Ama per un istante
fino in fondo
anche un capello della tua ragazza
e d'un capello
è già cambiato il mondo.
 
 
Certe sere di marzo
 
il tramonto è più forte,
una rossa ferita che si chiude
e la pace che resta
oltre la morte.
 
Certe sere di marzo
l'aria è tersa di trasparenze
che non sono nostre
e un'isola mai vista all'orizzonte
striscia di monte nuvola
su campo rosa traccia il paradiso.
 
Certe sere di marzo
non è sera
ma forte annuncio di una primavera
che cresce
senza cedere all'estate,
eternamente,
come Dio nel cuore.
 
Certe sere di marzo
un sole basso a mezzaluna rossa,
arancione moneta nello scrigno
del mare aspro
che ci lega a terra,
forma la porta vera
solo luce.
 
Certe sere di marzo
anche la notte poi rimane accesa
perché c'è un sole che risplende forte
dietro gli sguardi persi
nell'ascolto
di ciò che il sole dice
oltre il tramonto.
 
 
Vedi
 
l'Amore è solo nel silenzio
come la luna
in certe notti sole.
 
L'Amore non ha frasi,
non si dice:
la parola lo imbratta,
lo disturba,
lo imprigiona nel tempo
e lo distrugge.
 
L'Amore è eterno
perché è eterno istante,
non ha prima né dopo,
né durante.
 
L'Amore è qui,
ora,
per sempre
e tutto il resto
è solo inesistente.
 
L'Amore non sei tu,
non sono io
ma come siamo
senza tu né io.
 
L'Amore
 
basta questo
anzi è già troppo un nome.
 
Taci
 
ed accade
come la luce all'alba che si apre
scioglie la notte
e illumina le strade.
 
 
Pasqua
 
ed è sole
 
sui tetti,
sui prati una valanga
di bimbetti
colorati
 
pennellate di nero
dei merli
su smeraldi sterminati
e l'amore che intreccia
mani avide
di coppie appassionate.
 
Pasqua
ed è sole
che risorge tutto
 
silenzio di campane
nel primo pomeriggio
su armonia di finestre semiaperte
come un coro di bocche
canta piano.
 
Pasqua
ed è sole,
sole più lontano
ma più vicino
se più caldo tocca la pelle
e chiama verso il mare.
 
Pasqua
ed è sole
 
oggi voglio amare.
 
 
Davanti S. Andrea
 
Sono ancora qui: le mani in tasca,
come da ragazzo.
 
La piazzetta è deserta
nella sera che cala come un velo
di seta acquamarina
sui marmi quadrati e rotondi.
 
La chioma della palma
che zampillava colla terra al collo
ora tocca la giostra delle rondini;
 
sono le loro grida
echi lontane delle nostre
in gioco.
 
Sono ancora qui: le mani in tasca,
e vi rivedo amici
e vi ricerco
scalmanati d'intorno ad un pallone.
 
Un giorno ci divisero le donne.
 
A giocare eravamo sempre meno.
 
Ognuno prese il treno
iniziando il viaggio della vita.
 
Io no,
io li ho perduti tutti e
sono ancora qui: le mani in tasca,
ad aspettarvi.
 
S'è fatta notte sopra il vecchio pino,
alto, stracarico di nidi
che, come i vostri,
dormono sereni.
 
 
L'uomo e la ragazza
 
Dal muretto di Lerici
una notte
guardavamo miriadi di lampade
spezzarsi
in un riflesso
di morbidi gradini
sul prato bruno d'acqua
palpitante,
scuro profilo a rendere
netto e sereno
un dondolio di bianche barche.
 
Il Golfo abbracciava
tremando
le nostre sospese confidenze.
 
Alta, La Rocca, da una parte,
in luce,
con materno cipiglio sovrastava
senza passato.
 
Il tuo orizzonte aperto
oltre la sagoma
più nera dei colli
ti prometteva voli di destini
incerti e vasti
nel lucore di un mare senza limiti
oltrepassati i fari
 
a me
acqua più ferma
e vento che si placa
sul ritrovato porto.
 
 
Solitudini
 
Non c'è altro posto che questo
Bar della Stazione
quando
a notte fonda
mi trovo a corto di sigarette.
 
Finisco tardi perché
vendo musica
nei soliti locali
dalle lampade fioche, immerse
nel latte fumoso
che spira da bocche di piacere
e di noia.
 
Finisco tardi e tardi qui
s'aggruma la deriva
dei rifiuti umani,
come sassi scuri, sparsi
spuntano dal mare dell'indifferenza
ghiaccia di sguardi
dei baristi, di luci al neon
e un pavimento brutto,
sporco di pedate.
 
A quest'ora però sono loro
i sovrani del posto
e noi gli intrusi,
pertanto giusto il tempo
di un pacchetto per tornare
presto
nella giostra di fari,
radi sulla strada.
 
Hanno ragione dello sguardo ostile
con cui perlustrano
tutti quelli che entrano
ma fanno parte d'una follia diversa,
che non è quella nuda,
più vera, forte,
che a fatica difendono nel giorno
e che di notte
rivendica il suo angolo
di paradiso.
 
 
Piazza Mazzini
 
Ascolto la freschezza di questa fontana,
getti sparati nel vuoto del cielo,
assalti che falliscono e ricurvano
in frantumi di pioggia che s'abbatte
su rombi molleggiati d'acqua smeralda
entro l'ottagono specchio della vasca:
stella di piazza che profila certezze
e persuade il ribelle elemento
a domestici giochi. Come noi
bisognosi di sentirci figli
d'un cielo fatto Padre negli slanci
che abbiamo senza mai toccarlo,
perché la mente piega su se stessa
ogni suo geometrico zampillo
e non comprende d'essere compresa.

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